filiberto donzelli
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domenica 20 settembre 2020
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favolacce mon amour
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PRO:
- Regia
- Sceneggiatura
- Fotografia
- Interpretazione di Elio Germano
CONTRO:
- Film troppo internazionale per essere apprezzato in Italia come si deve
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mr. blonde
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martedì 15 settembre 2020
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una favola moderna per tutti
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Che grandissimo esempio di cinema. Almeno tre le scene da segnalare negli albi: 1) la cena in cui il personaggio di Dennis si strozza 2) il personaggio di Amelio che insegna a guidare al figlio 3) tutta la parte finale (no Spoiler). C’è qualcosa di speciale in questo film, credo si chiami Cinema, Cinema a tutti gli effetti
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carloalberto
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sabato 12 settembre 2020
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il cupio dissolvi dei fratelli registi
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Cupio dissolvi,con inno finale alla morte cantato nella Passacaglia della vita, dei fratelli registi, che si suicidano artisticamente, dopo la perfezione raggiunta all’esordio con La terra dell’abbastanza, mettendo in scena il suicidio degli innocenti, non a caso fratelli, metafora del suicidio necessitato dell’arte di fronte all’ineluttabilità irreversibile del misfatto compiuto, la trasformazione di un popolo in miserabili cloni di modelli stereotipati d’oltreoceano, abitanti automi di villette a schiera tutte uguali, con giardino sul retro dove fare la carne alla brace, e per i più fortunati piscine fuori terra status symbol del vorrei ma non posso.
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Cupio dissolvi,con inno finale alla morte cantato nella Passacaglia della vita, dei fratelli registi, che si suicidano artisticamente, dopo la perfezione raggiunta all’esordio con La terra dell’abbastanza, mettendo in scena il suicidio degli innocenti, non a caso fratelli, metafora del suicidio necessitato dell’arte di fronte all’ineluttabilità irreversibile del misfatto compiuto, la trasformazione di un popolo in miserabili cloni di modelli stereotipati d’oltreoceano, abitanti automi di villette a schiera tutte uguali, con giardino sul retro dove fare la carne alla brace, e per i più fortunati piscine fuori terra status symbol del vorrei ma non posso.
Le favole sono fatte per essere ascoltate ed in questo caso il sonoro lascia a desiderare e per lo più i dialoghi risultano incomprensibili. Il film andrebbe visto sottotitolato. La voce volutamente impastata e a tratti indecifrabile del narratore Tortora completa il quadro.
I fratelli registi sperimentano e si vede, per esempio, nelle inquadrature dalla prospettiva dell’acqua, ma l’ansia di raccontare, ancorché svincolata dalla successione cronologica degli eventi e dalla verosimiglianza con situazioni reali, compromette l’innovazione tentata. Si rimane ancorati a vecchi schemi di narrazione cadendo nella trappola della chiusura a loop con la scena finale che ricalca quella iniziale. L’aspirazione ad uscire fuori dai canoni si rivela pura velleità se le citazioni si riducono alla mimesi del già visto e si riesuma, nelle movenze e nelle espressioni, l’icona del borgataro pasoliniano, l’inimitabile, peraltro, Ninetto Davoli.
Favolacce risulta artificiosamente cerebrale e privo degli slanci emozionali dell’opera prima. Il cerchio si è chiuso e le borgate romane difficilmente potranno essere ulteriore fonte di ispirazione per questi giovani artisti invecchiati improvvisamente.
Elio Germano giganteggia, catalizzando l’attenzione e meravigliando per le camaleontiche capacità trasfigurative da un film all’altro.
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giorgiapiricci
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giovedì 3 settembre 2020
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tra 20 anni...
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Chissà tra 20 anni come sarà questo paese... chissà se ricorderemo Favolacce solo come un gran film o se sarà diventato lo specchio di una generazione. Una generazione che ha attraversato il Covid, Salvini, Black Lives Matter... con questo film che contiene tutti i temi senza argini. Film da vedere e rivedere (sul dvd c'è un dietro le quinte molto interessante su cui si scopre tanto... ma hanno dovuto sottotitolare i registi perché se non sei romana è impossibile capire cosa dicano)
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francesca97
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giovedì 3 settembre 2020
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miracolo italiano
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Credo che da "appassionata-ignorante" del mondo del cinema possa aggiungere ben poco a tutto ciò che è stato già detto su ‘Favolacce’. Dopo averlo visto per la prima volta ciò che ho provato come prima reazione generale è stato un profondo senso di smarrimento e incertezza. Con le visioni successive ho maturato un'elaborazione un po' più sofisticata, riuscendo a soffermarmi anche sui brevi momenti rappresentati a suon di immagini, senza alcuna parola, e addentrandomi con più sicurezza nelle conversazioni, talvolta taglienti e squarcianti, che regnano indiscusse nell'intero film.
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Credo che da "appassionata-ignorante" del mondo del cinema possa aggiungere ben poco a tutto ciò che è stato già detto su ‘Favolacce’. Dopo averlo visto per la prima volta ciò che ho provato come prima reazione generale è stato un profondo senso di smarrimento e incertezza. Con le visioni successive ho maturato un'elaborazione un po' più sofisticata, riuscendo a soffermarmi anche sui brevi momenti rappresentati a suon di immagini, senza alcuna parola, e addentrandomi con più sicurezza nelle conversazioni, talvolta taglienti e squarcianti, che regnano indiscusse nell'intero film. Obbligo la visione, ma con le dovute cautele da pensatori.
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millinoalessandra
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giovedì 3 settembre 2020
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album di fotografie
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Parliamo poi della cura nella fotografia, che mi ha ricordato alcuni scatti di Luigi Ghirri o dei fotografi americani come Larry Clark o William Eggleston. Assolutamente estasiata da ciò. Bravi!
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millinoalessandra
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mercoledì 2 settembre 2020
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un film della vita
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Il cinema come la vita.
L’unica sensazione che ho provato durante la visione di questo film è una profonda inquietudine; sin dall’inizio si sentiva aria di tragedia.
Ho visto personaggi morti sia dentro che fuori fin dal primo minuto, e alla fine il tutto si è concretizzato, ma è arrivato come un pugno nello stomaco.
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Il cinema come la vita.
L’unica sensazione che ho provato durante la visione di questo film è una profonda inquietudine; sin dall’inizio si sentiva aria di tragedia.
Ho visto personaggi morti sia dentro che fuori fin dal primo minuto, e alla fine il tutto si è concretizzato, ma è arrivato come un pugno nello stomaco.
E mi sento che questo sarà ricordato come un film storico.
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franco django
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lunedì 31 agosto 2020
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bisogna guardare
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Impossibile disconoscere a Favolacce il titolo di miglior film dell'anno. Sul piccolo schermo e poi sul grande, qui parliamo di Cinema con la C maiuscola (come scrisse Mastandrea in tempi non sospetti). Caligari? Pasolini? Io invece ho visto un maestro dell'horror: Dario Argento. Film da esportazione, ma teniamoci stretti i Gemelli D'Innocenzo, unici eredi dell'horror d'autore. Bisogna morire ma prima bisogna guardare.
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s-samanta
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lunedì 31 agosto 2020
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rapita
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Impattante, forte fisicamente, spezzante.
“Favolacce” non lascia spazio all’immaginazione del crudo, scombussolando lo spettatore in più scene. Il momento della cena, con rischiato strozzamento del personaggio di Dennis a causa di un pezzo di bistecca, è l’insieme di più emozioni/rappresentazioni che non possono lasciare indifferenti: il terrore della morte di un figlio, il salvataggio disperato alla bene e meglio, lo scarico di adrenalina, il crollo emotivo di tutta la famiglia, lo scombussolamento post rischiato trauma, la rabbia espressa manifestazione di profondità represse.
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Impattante, forte fisicamente, spezzante.
“Favolacce” non lascia spazio all’immaginazione del crudo, scombussolando lo spettatore in più scene. Il momento della cena, con rischiato strozzamento del personaggio di Dennis a causa di un pezzo di bistecca, è l’insieme di più emozioni/rappresentazioni che non possono lasciare indifferenti: il terrore della morte di un figlio, il salvataggio disperato alla bene e meglio, lo scarico di adrenalina, il crollo emotivo di tutta la famiglia, lo scombussolamento post rischiato trauma, la rabbia espressa manifestazione di profondità represse.
Ogni attore è al suo posto, pienamente a proprio agio con la parte per la quale è stato scelto. La regia dei Fratelli D’Innocenzo è cruda e in grado di cogliere le reazioni dei soggetti a 360 gradi. La colonna sonora, come un velo che cala dolcemente dall’alto, spegne ogni momento di leggerezza.
“Favolacce” merita di essere visto, ma riconoscendo dall’inizio la forza delle immagini incontro alle quali si va.
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ninopollastrini
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domenica 30 agosto 2020
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fin dove può spingersi il cinema
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Non siamo più abituati a vedere l’Italia dare lezione di grande cinema nel mondo.
I dettagli, le situazioni, i dialoghi, è tutto così vero, curato, illuminante e anche spassoso ed emozionante che non ci lascerà come eravamo prima della visione.
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Non siamo più abituati a vedere l’Italia dare lezione di grande cinema nel mondo.
I dettagli, le situazioni, i dialoghi, è tutto così vero, curato, illuminante e anche spassoso ed emozionante che non ci lascerà come eravamo prima della visione.
Fabio e Damiano D’Innocenzo scrivono e dirigono uno degli affreschi più potenti dell’Italia anni ‘00 mai realizzati, in un film che è lezione di vita e monito per tutti noi.
Sono senza parole, guardatelo il prima possibile.
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