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giovedì 2 dicembre 2021
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pugno di mosche
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Ogni madre è “sposata” con suo figlio maschio. Essere solidi e affidabili come Abatantuono non paga
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elgatoloco
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mercoledì 1 dicembre 2021
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notevolissimo fim made in italy
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Anche se il cinema italiano da tempo langue e peggio ancora va per la"italian comedy", ogni tanto c'è qualche eccezione, anche recente, come"Tutto il mio folle amopre"(Gabriele Salvatores, sceneggiatura di Umberto Contarello e Sara Mosetti, da un ormanzo di Fulvio Ervas, 2019), dove un ragazzo autistico, di cui il padre adottivo ha sposato la made, viene"scovato"dal padre naturale, che lo vede per la prima volta, Dopo varie vicende, che lo vedono(il padre natruale), che è un cantante melodico detto"il Modugno della Dalmazia", cacciato dalla casa dei due genitori, di cui uno, appunto adottivo, inizia un viaggio quasi"inziatico"per entrambi, padre e figlio, che li conduce nell'Est europeo(SLovenia , in buona sostanza, non molto altro), andando incontro a molti problemi, da un incidente all'essere classificati come"clandestini"(in realtà il padre naturale dove cantare in quelle zone, non era un impostore), alla piacevole anche se contrastata prima esperienza sessuale del ragazzo.
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Anche se il cinema italiano da tempo langue e peggio ancora va per la"italian comedy", ogni tanto c'è qualche eccezione, anche recente, come"Tutto il mio folle amopre"(Gabriele Salvatores, sceneggiatura di Umberto Contarello e Sara Mosetti, da un ormanzo di Fulvio Ervas, 2019), dove un ragazzo autistico, di cui il padre adottivo ha sposato la made, viene"scovato"dal padre naturale, che lo vede per la prima volta, Dopo varie vicende, che lo vedono(il padre natruale), che è un cantante melodico detto"il Modugno della Dalmazia", cacciato dalla casa dei due genitori, di cui uno, appunto adottivo, inizia un viaggio quasi"inziatico"per entrambi, padre e figlio, che li conduce nell'Est europeo(SLovenia , in buona sostanza, non molto altro), andando incontro a molti problemi, da un incidente all'essere classificati come"clandestini"(in realtà il padre naturale dove cantare in quelle zone, non era un impostore), alla piacevole anche se contrastata prima esperienza sessuale del ragazzo. Decisamente un film intelligente, che si può classidficare come"drammatico"MA CON VARI EXCURSUS COMICI, data l'imprevedibilità delle reazioni del ragazzo e delle ulteriori risposte-reazioni che provoca. Il tutto si regge sulla bravura degli interpreti, da DIEGO Abatantuono(IL PADRE ADOTTIVO)A vALERIA gOLINO/LA MADRE)A cLaudio Santamaria, a Giluiom Pranno(il ragazzo), che danno vita a un"gioco infenrale"che ha anche tratti piscologicamente molto interessanti, per la caratterizzazione dell'autismo(il ragazzo dà risposte stereotipate, mangia solo patate, per fare un esempio extra-comunciazione verbale), ma anche e forse soprattutto per la dinamica del microguppo"genitoriale", do ve si intendono ovviamente i genitori naturali e il padre adottivo, con relative dinamiche intragruppali o meglio intramicrogruppali. Decisamente un film che si distingue dal sostanziale grigiore del cinema italiano degli anni Duemula ormai avviati, in quanto proprone un tema e anche un essere"on the road"che non è solo sostazianlenente insolito in ambiente italico, ma riesce anche a includere in sé la probleatica dell'autismo, in specie in età adolescenziale, dopo quel capolavoro che era"Rain Man", film però totalmewnte differente e assolutamente non paragonabile, né tematicamente nè per gli sviluppi drammaturigi a"Tutto il mio folle amore". Da notare, per le musiche, "Cosa sono le nuvole"; frutto dell'inedita accoppiata Pier Paolo Pasolini(testo)e Domenico Modugno(musiche). El Gato
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felicity
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mercoledì 17 marzo 2021
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il rapporto di due adulti con l’essere genitori
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Tutto il mio folle amore segue alla lettera gli stilemi dell’on the road ed è sempre all’altezza dell’arduo compito. Viaggiamo così insieme ai personaggi avvertendone gradualmente e senza forzature i cambiamenti.
Gabriele Salvatores parte dalla storia vera di un padre, di un figlio e di un viaggio, e volge lo sguardo all’indietro, verso la riscoperta di alcuni toni e colori cinematografici a lui molto cari.
Il regista ambienta il suo film nei Balcani e grazie alla luce del fidato direttore della fotografia Italo Petriccione, ne restituisce sia le sfumature malinconiche che le tonalità calde del giallo dei campi, riportandoci indietro al Tavoliere di Io non ho paura.
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Tutto il mio folle amore segue alla lettera gli stilemi dell’on the road ed è sempre all’altezza dell’arduo compito. Viaggiamo così insieme ai personaggi avvertendone gradualmente e senza forzature i cambiamenti.
Gabriele Salvatores parte dalla storia vera di un padre, di un figlio e di un viaggio, e volge lo sguardo all’indietro, verso la riscoperta di alcuni toni e colori cinematografici a lui molto cari.
Il regista ambienta il suo film nei Balcani e grazie alla luce del fidato direttore della fotografia Italo Petriccione, ne restituisce sia le sfumature malinconiche che le tonalità calde del giallo dei campi, riportandoci indietro al Tavoliere di Io non ho paura. Attraverso le tappe dei concerti di Willy, padre e figlio viaggiano per la Slovenia e per la Croazia, passando da Nova Gorica a Svetana, da Otocici a Sveta Marija.
Il risultato è un’ottima commedia che attraverso il viaggio e i suoi significati simbolici, travalica i temi più espliciti del film, come l’autismo, per raccontare tutt’altro. L’esordiente Giulio Pranno affronta in modo sorprendente la prova attoriale, ma il disturbo del ragazzo non è il punto focale della storia, che ruota invece attorno al rapporto di due adulti con loro stessi e con l’essere genitori, e ancor di più nello specifico al rapporto di una madre che deve riscoprire il figlio, farlo nascere per la seconda volta.
Ogni tappa di Tutto il mio folle amore racconta un inseguimento, l’andare verso se stessi e verso l’altro dei veri protagonisti Willy e Elisa, attorno ai quali gravitano i punti solidi, Vincent e Mario (un imponente Abatantuono, vero contrappunto comico del film).
E poi la colonna sonora, a cui Salvatores come sempre affida ogni sua scena senza remore, spaziando fra Modugno, Don McLean e gli Imagine Dragon.
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wolvie
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domenica 1 novembre 2020
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salvatores torna al road movie
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Salvatores torna quasi alle origini e tra spezzoni di road movie e canzoni di Modugno e Bertoli ritrova in parte la mano felice degli esordi, quasi un " Turne'".
Assecondato da un sempre bravo Santamaria e da un Abatantuono da tempo non così "a piombo", il film si destreggia nel solco della commedia all' italiana dei colonnelli (il ruolo del Modugno della Dalmazia sarebbe stato top per Vittorio Gassman) e il road movie new age inventato da Dino Risi nel "Il Sorpasso" e rielaborato da Salvatores con " Marrakech Express".
Liberamente ispirato al romanzo di Fulvio Ervas, narra il rapporto padre e figlio autistico di Andrea e Franco Antonello.
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Salvatores torna quasi alle origini e tra spezzoni di road movie e canzoni di Modugno e Bertoli ritrova in parte la mano felice degli esordi, quasi un " Turne'".
Assecondato da un sempre bravo Santamaria e da un Abatantuono da tempo non così "a piombo", il film si destreggia nel solco della commedia all' italiana dei colonnelli (il ruolo del Modugno della Dalmazia sarebbe stato top per Vittorio Gassman) e il road movie new age inventato da Dino Risi nel "Il Sorpasso" e rielaborato da Salvatores con " Marrakech Express".
Liberamente ispirato al romanzo di Fulvio Ervas, narra il rapporto padre e figlio autistico di Andrea e Franco Antonello.
Anche la disabilita trova il suo modo di essere rappresentata senza pietismo o svenevolezze inutili.
Molto azzeccato l' utilizzo delle canzoni, emotivamente felice, menzione per "Marinai, Donne e Guai" e "A Muso Duro" di Bertoli.
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alessia g
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lunedì 1 giugno 2020
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ottimo film
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Poco chiare alcune scene come l'incidente e la scena della piscina che, a mio parere, erano poco credibili e improbabili.
Il film mi è piaciuto tantissimo. Poco scontato e molto toccante.
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onufrio
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venerdì 29 maggio 2020
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vincent, nato a trieste
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Vincent è un ragazzo problematico, fuori dal "normale" e Salvatores lo riassume sin dalle scene iniziali, dove il ragazzo è indolente e a tratti ingestibile. Il ritorno del vero padre a distanza di 16 anni, apre in Vincent un nuovo mondo nel quale ci si tuffa volentieri. Prenderà così vita un Road Movie picaresco con padre e figlio alle prese con numerose avventure ed avversità. Personaggi "reali" nella loro interpretazione particolarmente umana, nel quale spicca ovviamente Giulio Pranno nei panni del ragazzo protagonista.
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marzia
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domenica 12 gennaio 2020
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film da vedere
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Film bellissimo e emozionante. Bravissimo Giulio Pranno. Uno dei migliori film italiani
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marzia
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domenica 12 gennaio 2020
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film da vedere
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Film bellissimo e emozionante. Stupenda regia, Giulio Pranno eccezionale
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emanuele 1968
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domenica 17 novembre 2019
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buon film
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Bello, tanti spunti di riflessione, bravissimo Giulio Pranno
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antonio bianchi
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lunedì 11 novembre 2019
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salvatores finge di dare voce ma è un ventriloquio
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Scelgo spesso il film che vedrò muovendomi fra vincoli, l'offerta di titoli proposti, l'essere padre, marito, eccetera.
Questa volta i limiti di spazio e tempo sono particolarmente stretti, vado a vedere Tutto il mio folle amore.
Non ne ho intuizioni positive dalle due righe lette, non ho guardato il trailer. Sento risonanze che mi sono lontane.
"Lo guarderò con spirito di ricerca antropologica", mi dico, come faccio quando devo affrontare incontri che vorrei evitare.
Ci sono Gabriele Salvatores con Valeria Golino, Claudio Santamaria, Diego Abatantuono. Uno spiegamento di celebrità che, se spendesse parola, riuscirebbe a far eleggere anche me presidente della repubblica.
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Scelgo spesso il film che vedrò muovendomi fra vincoli, l'offerta di titoli proposti, l'essere padre, marito, eccetera.
Questa volta i limiti di spazio e tempo sono particolarmente stretti, vado a vedere Tutto il mio folle amore.
Non ne ho intuizioni positive dalle due righe lette, non ho guardato il trailer. Sento risonanze che mi sono lontane.
"Lo guarderò con spirito di ricerca antropologica", mi dico, come faccio quando devo affrontare incontri che vorrei evitare.
Ci sono Gabriele Salvatores con Valeria Golino, Claudio Santamaria, Diego Abatantuono. Uno spiegamento di celebrità che, se spendesse parola, riuscirebbe a far eleggere anche me presidente della repubblica.
E a cosa viene messa a disposizione tanta potenza persuasiva?
Ne sento arrivare le avvisaglie fin dall'inizio, poi sembrano allontanarsi. Vincent, ragazzo autistico, si comporta come una rappresentazione dell'autismo vorrebbe si comportasse, e il padre naturale è il condensato di deriva sociale che da un road movie ci si aspetta.
Ma poi ritorna quel vento viscoso, come quello descritto da Paolini nel suo Vajont, quando l'onda che ha scavalcato la diga sta per arrivare, ed eccolo manifestarsi con Vincent che digita sulla tastiera domande improvvisamente centrate, sintatticamente e semanticamente in sintonia; scrive con la mano del padre sulla spalla, con la comunicazione facilitata.
Ecco, riemergono tracce lontane di quel libro di cui avevo sentito, Se ti abbraccio non avere paura. Il padre, il figlio, la motocicletta, e la comunicazione facilitata. Un filone tristemente ricco quello dei libri nati da questa fandonia trasformata dalla volontà di ingannarsi in un'illusione collettiva. In tecnica con tanto di esperti. Ora ripresentatasi con l'acronimo di WOCE, Written Output Comunication Enhancement.
Nelle recenti occasioni formative ho riproposto quella slide sulla comunicazione facilitata che negli ultimi tempi avevo lasciato perdere. L'avevo accantonata un po' perché nelle ultime occasioni ci è sembrato necessario focalizzare sul tema dei libri in simboli, sugli elementi linguistici, e sul coinvolgimento del contesto, un po' perché il pericolo di fraintendimento fra comunicazione aumentativa e comunicazione facilitata sembrava ormai superato. Nel presentare il tema in queste ultime occasioni ho quasi avuto una sensazione di volere ribadire cose ormai risapute, e di essere inutilmente enfatico.
E invece eccolo, sbocciato come un fiore fresco, nuovo, sostenuto da una potenza di fuoco degna di migliore causa, questo capolavoro di sdoganatura di qualcosa che ha già fatto molto male. Chi non lo conosce provi a leggere o a vedere il film Pulce non c'è. O cerchi il pronunciamento della società internazionale di comunicazione aumentativa su questo. È un modo per sottrarre voce mentre di afferma di volerla dare, una forma di ventriloquio.
Nei titoli di inizio si dice che il film non vuole avere intento scientifico. Ma il fatto è che questo film con questi protagonisti e il battage mediatico di corredo ha una forza culturale maggiore di quanta ne possano avere quintali di letteratura scientifica.
E fa male vedere attori a cui sei affezionato prestarsi a una simile grave operazione.
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