emifisa
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domenica 10 novembre 2019
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road movie pieno di follia e amore
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Salvatores si conferma un regista da premio oscar con questa inaspettata uscita che ha divertito dall'inizio a fine film. Quanto è bello sentire ridere in sala il pubblico e commuoversi con una scenneggiatura cosi intelligente e non scontata. Ti fa ricordare che il cinema italiano non è morto e in questa seconda rinascita Gabriele crea un bellissimo capolavoro da vedere. Il ma di questo film e quindi le 4 stelle sono dovute alla coppa Abatantuono-Golino, in quanto il Diegone nazionale fa una prova attoriale eccellente, la Golino non è da meno ma il suo personaggio in questo film non lo vedo incastrarsi bene nei personaggi, oltre ad alcune scene che mi hanno lasciato un attimo perplesso. La bevuta di birra davanti l'ubriacone sloveno, nosense e mal costruita oltre che prova attoriale pessima li, oppure la scena della piscina assolutamente fuori luogo secondo me, potevano essere costruiti molto meglio quei due momenti dato che la ottima scrittura in questo film non manca non capisco cosa sia successo in queste due scene che trovo un po infantili e non all'altezza del resto del film non tanto a livello tecnico ma proprio come scrittura.
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domenica 10 novembre 2019
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la figura della madre
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Perché Vincent rimane con la madre secondo te?
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elena
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domenica 10 novembre 2019
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favoloso
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che dire, Salvadores ci regala un altro film dolce e leggero pur parlando di uno dei dolori più grandi per un genitore... avere un figlio fuori dalla normalità .
Ti accompagna alla scoperta della responsabilità genitoriale non dettata dal puro dovere ma dall'amore che unisce indissolubilmente chi procrea e chi è stato procheato.
Un amore che cresce solo se il genitore è sufficientemente maturo per accettare la diversità e non vivere la diversità del figlio come un bimbo a cui si è regalato il giocattolo sbagliato
Esci dalla sala con un'anima picevolmonte rigenerata.
E' incredibile come due splendidi film in uscita contemporanea Joker e Tutto il mio folle amore dove in entrambi si parla di
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che dire, Salvadores ci regala un altro film dolce e leggero pur parlando di uno dei dolori più grandi per un genitore... avere un figlio fuori dalla normalità .
Ti accompagna alla scoperta della responsabilità genitoriale non dettata dal puro dovere ma dall'amore che unisce indissolubilmente chi procrea e chi è stato procheato.
Un amore che cresce solo se il genitore è sufficientemente maturo per accettare la diversità e non vivere la diversità del figlio come un bimbo a cui si è regalato il giocattolo sbagliato
Esci dalla sala con un'anima picevolmonte rigenerata.
E' incredibile come due splendidi film in uscita contemporanea Joker e Tutto il mio folle amore dove in entrambi si parla di diversità ti lascino senzazioni tanto forti quanto diametralmente opposte
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elgatoloco
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mercoledì 6 novembre 2019
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salvatores eccelso
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Finalmente un vero grande"road.movie"italiano, but american Style: questo"Tutto il mio folle amore"(2019)di Gabriele Salvatores, già ottimo regista teatrale, ma ormai stabilmente prestato al cinema, con esiti straordinari. scomparsi Fellini, Antonioni, Visconti, Pasolini, Ferreri, a parte Pupi Avati, Salvatores è ormai l'unico vero cineasta(ossia autore-.regista, dove sir Alfred Hitchcock è per me modello assoluto)italiano in circolazione. Partendo da un romanzo, che ha spunti assolutamente"reali".documentati, di Fulvio Ervas, Salvatores ci mostra l'inseguimento dei due genitori(di cui uno aodttivo)di un sedicenne autistico, che incontra il proprio paà naturale, detto"Il Merda"dal papà adottivo, dove il papà naturale è un cantante che rifà Domenico Modugno in Slovenia, Croazia e posti affini.
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Finalmente un vero grande"road.movie"italiano, but american Style: questo"Tutto il mio folle amore"(2019)di Gabriele Salvatores, già ottimo regista teatrale, ma ormai stabilmente prestato al cinema, con esiti straordinari. scomparsi Fellini, Antonioni, Visconti, Pasolini, Ferreri, a parte Pupi Avati, Salvatores è ormai l'unico vero cineasta(ossia autore-.regista, dove sir Alfred Hitchcock è per me modello assoluto)italiano in circolazione. Partendo da un romanzo, che ha spunti assolutamente"reali".documentati, di Fulvio Ervas, Salvatores ci mostra l'inseguimento dei due genitori(di cui uno aodttivo)di un sedicenne autistico, che incontra il proprio paà naturale, detto"Il Merda"dal papà adottivo, dove il papà naturale è un cantante che rifà Domenico Modugno in Slovenia, Croazia e posti affini...Tra papà e figlio(che pure ritorna alla fine dai(e con i) suoi genitori"veri", dove la madre è tale, il papà acquisito ma innamorato di quel figlio"difficile")si crea una simbosi straordinaria, decisamente superiore a ogni possibile aspettativa, non senza che il ragazzo conosca anche biblicamente l'amore per una donna, per la prima volta. Road movie, perché ci si muove sempre con mezzi di locomozione, anche decisamente di fortuna, con problemi vari(la Croazia non è.-ancora- oarte della Comunità Europea), si è sempre in viaggio e nolte cose sono molto difficili, ma... nonostante ogni difficoltà(straordinario però il riferimento a"Arthur Gordon Pym"di quello scrittore geniale che è Edgar Allan Poe...), si ha non ho uno"Happy end"che sarebbe, nella concezione di Ervas ma sopratuttto di Salvatores una banalità, certo una riconciliazione tra perosne diverse, dove non è la parentela di sangue a giocare un ruolo, ma invece ben altro, compresa la capacità di relazionarsi con chi è ritenuto(la persona autistica)"fuori dal campo relazionale", odve naturalmente siamo in presezna di uno sciocco pregiudizio, dato dall'ignoranza. Straordinari interpreti Claudio Santamaria(anche cantante dal vivo), Diego Abatantuono, Valeria Golino, Giulio Pranno(il ragazzo autistico), che darà varie altre grandi prove di sé, Daniel Vivian, in un'interpretazione estramemtne toccante, nel ruolo di un aspirante suicida in quanto minato da un"male incurabile". El Gato
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antonio
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domenica 3 novembre 2019
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anche per noi...
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...non chiaro il finale ne per me ne per mia moglie
[+] la nuotatrice indolente
(di elena)
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lbavassano
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domenica 3 novembre 2019
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bentornato
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Molto bello, fra i migliori italiani delle ultime stagioni per storia, immagini e personaggi, regia ed interpreti.
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cricri
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venerdì 1 novembre 2019
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l’autismo per raccontare un padre e un figlio
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Non è un film sull’autismo, ma la storia del rapporto ritrovato tra un padre ed un figlio. “ Strani” entrambi, come dice Willi, genitore sregolato e squattrinato, che tira avanti interpretando celebri canzoni del passato. Ma è proprio con quel padre stravagante che Vincent, questo il nome del ragazzo affetto da disturbi della personalità, scopre un nuovo modo per comunicare e conosce una realtà diversa, Una realtà fatta di imprevisti, avventure, ben lontana dal mondo rassicurante che ha saputo dargli Mario, compagno della madre, nonché suo genitore adottivo. Ma quel mondo è piatto e prevedibile e, quando il padre irrompe nella villa dove vive Vincent, il ragazzo non perde occasione per infilarsi nel cofano dell’auto di Will e dare inizio ad un nuovo capitolo della sua vita.
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Non è un film sull’autismo, ma la storia del rapporto ritrovato tra un padre ed un figlio. “ Strani” entrambi, come dice Willi, genitore sregolato e squattrinato, che tira avanti interpretando celebri canzoni del passato. Ma è proprio con quel padre stravagante che Vincent, questo il nome del ragazzo affetto da disturbi della personalità, scopre un nuovo modo per comunicare e conosce una realtà diversa, Una realtà fatta di imprevisti, avventure, ben lontana dal mondo rassicurante che ha saputo dargli Mario, compagno della madre, nonché suo genitore adottivo. Ma quel mondo è piatto e prevedibile e, quando il padre irrompe nella villa dove vive Vincent, il ragazzo non perde occasione per infilarsi nel cofano dell’auto di Will e dare inizio ad un nuovo capitolo della sua vita. Qui il film decolla, commuove e l’interpretazione del giovane attore cresce sempre di più, evidenziando un talento straordinario, nello sguardo, nelle movenze, nella voce. Un animale da cinema qualcuno l’ha definito ed io concordo perfettamente.
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loland10
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venerdì 1 novembre 2019
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acqua e fuoco
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“Tutto Il mio folle amore” (2019) è il diciottesimo lungometraggio del regista-sceneggiatore napoletano di Gabriele Salvatores.
Tratto dal romanzo ‘Se ti abbraccio non aver paura’ di Fulvio Ervas in cui si racconta la storia vera di Andrea, autistico, e del padre Franco, che hanno viaggiato nei Balcani).
L’ultimo film come qualcosa da ricordare, da rifiorire e da rivedere.
Un road-movie come incontro tra lontani e sconosciuti. Un figlio di sedici anni che non ha visto mai il padre, un padre che ritorna a sorpresa, una mamma apprensiva e forte, un marito che segue l’onda.
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“Tutto Il mio folle amore” (2019) è il diciottesimo lungometraggio del regista-sceneggiatore napoletano di Gabriele Salvatores.
Tratto dal romanzo ‘Se ti abbraccio non aver paura’ di Fulvio Ervas in cui si racconta la storia vera di Andrea, autistico, e del padre Franco, che hanno viaggiato nei Balcani).
L’ultimo film come qualcosa da ricordare, da rifiorire e da rivedere.
Un road-movie come incontro tra lontani e sconosciuti. Un figlio di sedici anni che non ha visto mai il padre, un padre che ritorna a sorpresa, una mamma apprensiva e forte, un marito che segue l’onda. Ecco che le partenze diventano tante come le fughe, le distanze paiono dilatarsi ma ogni silenzio si apre perché il ragazzo non offre problemi ma quasi da soluzioni o vicine.
Una vita di sequenze, un set da costruire e degli spazi da riempire: pare quasi una prova a soggetto come inizio di una nuova vita. L’imprecisione e qualche aggiustamento paiono fastidiosi e utili; come le varianti ad ogni mattino paiono incongrue ma in vita, operanti su quello che non t’aspetti. Come un figlio mai visto e conosciuto.
Willy, un cantante di serie B è il girovago in piazze di paese, per racimolare qualche soldo, uno zampano’ in tono minore con in testa e nei modi le suonate di Modugno; è sempre fuori in cerca di aiuto tra un confine pericoloso e conoscenti da stare attenti.
Ha un figlio, Vincent, mai incontrato. Vuole vederlo, cerca di sorprendere la madre del ragazzo, Elena, ma riceve pochissime attenzioni. Il padre che lo ha cresciuto, Mario, ha un netto rifiuto. Vincent invece, stranamente scappa di casa e segue Willy e si infila dentro la sua auto di nascosto.
Inizia una storia a due, di conoscenza, di avvicinamento e di linguaggi nuovi per interagire. Scontri e incontri, silenzi e canzoni.
Le parole base sono ‘acqua e fuoco’ per capirsi, e lo schema di una vita sottosopra. Uno scorrere di piccoli passi fino a frasi spezzate con una tastiera e un monitor che si fa comodo.
Elenae Mario partono subito per riportare il figlio a casa...L’arrivo è casuale, i vuoti, le auto ferme, l’andare a piedi, le piazze misere, le feste tra pochi, i balli in balere, i luoghi senza conforto, le ragazze di piacere e il gioco di una corsa in moto. Willy e Vincent forse non si incontrano mai e sicuramente interagiscono come automi e forze solitarie. Le parole dette sono pericolose, quelle scritte ‘aleggiano’ in un desiderio di ‘commozione’ (che pare tarpata per una retorica sottrattiva e uno sguardo lontano).
Film riuscito bello ma imperfetto, interessante ma non scorrevole, in alcuni frangenti la sceneggiatura non è indirizzata in alto. Un racconto di basso profilo con intensità fluttuanti come le ‘dimostranze’ di nascita di Vincent (ripete la sua vita più volte nominando i veri genitori e chi lo ha protetto).
Sequenza finale a tre, stile duello senza nessun fuoco: quello dovrebbe ardere dentro; inaspettato (fino ad un certo punto) l’epilogo con ‘nessun’ vero padrone della scena.
Cast di ritorno per il regista che ripesca vecchi stilemi adeguandosi ad oggi e a nuove emozioni.
Claudio Santamaria(Willy): in parte, sentitamente vero, riesce a prendere la storia e il suo personaggio; tende a silenziare ogni intensità vacua.
Diego Abatantuono(Mario): i suoi modi ci sono sempre, il suo naso di gomma vuole sorprenderci e lo sguardo dietro le lenti appare appassito e intenso: come il suo ascolto degli altri.
Valerio Golino(Elena): partecipe e volitiva, un’attrice che cerca sempre il ‘bello’ in ogni recita.
Giulio Pranno(Vincent): colpisce la sua intensa prova; libero di farsi largo.
Regia: forse non piacevole ma efficace per luoghi e volti.
Un appunto al linguaggio: non volgare certamente ma inutilmente sovrappiù di parole inefficaci.
Voto: 7/10 (***) -cinema gitano-
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giovanni
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mercoledì 30 ottobre 2019
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bello
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Bellissimo mood e belle immagini, si sente e si vede molto bene.
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foffola40
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mercoledì 30 ottobre 2019
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una favola della follia
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Dopo un inizio piuttosto repellente la follia di Vincent si snoda su un registro surreale e della dolce favola. La madre rappresenta la parte ansiosa a volte disperata per il figlio malato di un disturbo neurologico di cui si vedono gli effetti ma di cui non si sa la natura peraltro manifestatosi alla nascita. La scoperta del vero padre Willi presentatosi di sorpresa quando Vincent ha già 16 anni sposta ancora la favola sul road movie poetico e fantasioso come nella realtà sarebbe difficile immaginare . Insomma se volete sognare pur nella tragedia andate a vederlo (foffola40)
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