“Captain Marvel” (id., 2019) è il quarto lungometraggio della coppia californiana Anna Boden eRyan Fleck. E’ il ventunesimo film della Marvel Cinematic Universe; scritto dagli stessi registi con G. Robertson-Dworet e J. Schaeffer.
Ironia, autoironia, scherzi, dolcetti, sano equilibrio e politico correct quanto basta per un Marvel che vuoi e (forse) desideri e farsi crogiolare dal sito marchio fedele a se stesso: ecco l’ultimo filmone dalla produzione magniloquente che lascia lo spettatore stordito quanto basta e arzillo perenne quando serve.
Dopo trenta minuti succede poco e quasi…stremato l’orologio si fa guardare, dopo un po’ arriva la guerra intergalattica stile ‘stellari’, il guazzabuglio
E il solito finale dopo i primi titoli di coda, come il solito extra finale (che non è) dopo gli interminabili titoli di schiere di aiutanti, effetti, location, digitalizzazioni, location e non so più contare quant’altro (minuti e minuti...), la scrivania, la targa Marvel, il silenzio e il gatto (premio come non protagonista...) che sale sopra, guarda scruta,...pensa di essere ancora sul set. Ed ecco che si chiude il giro...per questa volta.
I fumetti Marvel scavano sempre il fondo, raschiano bene il barile, aggiustano a piacere il piatto. Servono bene la misure delle porzioni (con bis a volontà…), avvolgono lo spettatore, chiosano con intelligenza, usano un sarcasmo pop, arrivano per piacere e riescono a smaliziare anche il non avveduto. Per chi conosce fumetti e capitoli a memoria fa fuori di giuggiole, per altri che vogliono passare il tempo il biglietto ha il suo perché, per altri ancora (che poi sono pochi o molti è tutto relativo) la voglia di già visto e rivisto balza subito adombrando in se una certa noia. Per carità la sensazione può essere soggettiva e molto personale, certo è che all’uscita rimane il fumetto e poco altro (anche se la confezione è di quelle da vetrina).
Impero Kree, Skrull e destini opposti, Nick Fury e S.H.I.E.L.D., Talos e la scatola nera, la dottoressa Wendy ovvero Mar-vell, un oggetto immaginario, il Tesseract, la perdita di un occhio e una scatola in regalo, un(a) felino(a) molto particolare che visita molti luoghi e ha strane ‘fusa’, fino alla fine per chi aspetta tutti (ma proprio tutti) i titolo di coda.
Montagne di fuoco in distanze siderali, mani di fuoco e pugni goldrake, skrull e titani, intelligenze superiori e voli super galattici.
Amori e ricordi, visi lunghi e orecchie sfacciate, miste lune e pianeti, distruzioni e fughe, lacerazioni e titoli.
Restyling e refrain, rivolution e involution, ritorni e intorno(i), madre e figlia, eroina e bambina, fumi e stelle cadenti.
Veste e riveste, visto e non rivisto, veemente e vacillante, voluminoso e vuoto, vistosamente colorato.
Efficacemente distruttivo, effettivamente infuocato, Enterprise fastoso, festosamente fumettistico.
Linearmente facile, lungaggini per prossimo, laconicamente avanti, lungo per altri e corto per il futuro, felino avanti che l’inquadratura si oscura.
Lavato e levigato, lisciato e lineare, lungo il filo della memoria di un bambino in sogno perenne, Aspettando il prossimo sonno e sogno.
“Ti sei chiesta perché gli aerei hanno forma di un uccello…?”. Ecco che l’’inciampo può essere doppio per volare e darsi al volo, per non pensare al sesso degli angeli o forse il doppio senso è involuto.
“Non siamo soli”. Ecco che la frase di allarme è solo indicativa, basta girarsi, è vero Nick, ma gli incontri diventano ‘molto ravvicinati’ (come non pensare a ‘Noi non siamo soli’ frase di lancio tra le altre di ‘Close Encounters of the Third Kind” -1977- di S. Spielberg) e le paure si vincono giocando bene e con il gatto tra le mani…
Brie Larson, (Carol, Vers, Captain Marvel) giostra bene con i suoi poteri ma si ha la sensazione di non ‘accasarsi’ completamente e bene per il proprio vantaggio. Sbadatamente eroina e viso non istrionico.
Samuel L. Jackson)Nick Fury), il più ironico, il guastafeste o il meglio pagato per essere ‘caduto’ bene tra le braccia (accoglienti) della Marvel (Studios).
Annette Bening(Suprema Intelligenza/Mar-Vell/Wendy) ci piglia e accipiglia, forse accipicchia per il nome e la dimostrazione che la Mar-Vell non scherza.
Jude Law(Yon-Rogg): ecco che il nostro attore (preferito?!) si adegua al cerchio o circo Studios Kree. Da A.I. (Artificial Intelligence, 2001) a Y.R. (personaggio a cui bada) il passo è breve e anche il congruo cachet.
Regia a coppia, collaudata senza sbavatura e con i crismi supereroi-ci.
Voto: 6/10 (**½). –non si voglia, non si vuole, non va bene, ad ognuno il suo voto-
[+] lascia un commento a loland10 »
[ - ] lascia un commento a loland10 »
|