The Looming Tower

La minaccia di Al Qaeda e gli errori che hanno permesso l'11 settembre

Recensione di Andrea Fornasiero

Nel 1997 Ali Soufan si unisce all'FBI, reclutato da John O'Neill, capo della divisione antiterrorismo. Nello stesso anno la CIA riesce a ottenere un disco fisso, con informazioni sull'estremismo islamico, ma Martin Schmidt, che dirige la sezione dell'Agenzia deputata a occuparsi di Bin Laden, preferisce non condividere le informazioni. L'anno successivo hanno luogo gli attentati contro le ambasciate americane in Africa, dove il più devastante è quello a Nairobi. Qui era di servizio un altro uomo di John O'Neill, Robert Chesney, veterano dell'antiterrorismo.

"Ci sono due cose che volevo essere sicuro di raccontare in questa miniserie. La prima è un uomo: Ali Soufan, un musulmano-americano immigrato dal Libano quando aveva quindici anni e divenuto un vero patriota americano. Se cercasse di venire in America oggi avrebbe molti problemi, lo rifiuteremmo e saremmo per questo un Paese meno sicuro. Volevo mostrare un uomo in cui sono profondamente radicati sia i valori del patriottismo sia quelli dell'Islam. La seconda cosa era cercare di provocare le autorità a dare qualche risposta alle famiglie e agli amici delle vittime dell'11 settembre, che dopo 17 anni ancora attendono chiarimenti alle loro domande".
Dan Futterman

Mentre la minaccia di Al-Qaeda inizia a prendere corpo, John O'Neill vorrebbe più uomini sul campo per raccogliere intelligence mentre Martin Schmidt cerca di farsi autorizzare vari bombardamenti. Vuole eliminare Bin Laden alla testa dell'organizzazione, senza preoccuparsi più di tanto dei danni collaterali, che invece turbano i suoi superiori al punto di rifiutargli spesso l'ok a queste operazioni.

Prodotta dal documentarista Alex Gibney, che è anche regista del pilot, The Looming Tower inizia il 9 marzo in Italia e i suoi dieci episodi saranno pubblicati settimanalmente su Amazon Prime Video. Lo showrunner è Dan Futterman, già sceneggiatore di Truman Capote - A sangue freddo e Foxcatcher, oltre che tra gli autori della terza stagione dell'In Treatment americano.

L'impianto è molto liberamente tratto dal libro di non-fiction "Le altissime torri. Come Al-Qaeda giunse all'11 settembre" (Adelphi) di Lawrence Wright, anche lui tra i producer. Futterman, oltre ad aver dato alla serie una forma più narrativa e meno da reportage, ha anche scelto di iniziare nel 1997, quindi decenni dopo il libro, che risale invece alle radici del terrorismo fino agli anni 40.

I protagonisti sono Jeff Daniels, Tahar Rahim e Peter Sarsgaard. Il primo interpreta John O'Neill, uomo irruento e di incontrollati appetiti (finisce nei debiti e cerca di giostrarsi tra la moglie e due amanti) ma pure dal grande intuito. È lui a capire prima di tutti la portata della minaccia di Al-Qaeda e per questo vuole al suo fianco qualcuno che ne comprenda l'ideologia, la lingua e il credo come Ali Soufan, interpretato da Tahar Rahim. Lanciato da Il Profeta di Jacques Audiard, l'attore francese era stato tra i protagonisti della serie pan-europea di Sky The Last Panthers e questo è per lui il primo ruolo per la Tv Usa. Sarsgaard, reduce dalla docu-fiction per Netflix Wormwood, interpreta invece Martin Schmidt della CIA, il cui credo è di proteggere le vite americane letteralmente a ogni costo, fosse anche la morte di vittime innocenti di altre nazionalità. Come O'Neill ha in sé il fervore di un uomo con una missione, ma lo applica freddamente e lucidamente, tanto da considerare che l'imbarazzo di Bill Clinton per il caso Lewinsky è un'occasione perfetta per ottenere fare approvare operazioni tempestive e incerte.

Tra i due fuochi di O'Neill e Schmidt si trova Richard Clarke, interpretato da un Michael Stuhlbarg (Chiamami col tuo nome) dai capelli bianchi, inoltre Alec Baldwin ha il ruolo di un altro dirigente CIA e lavora per l'agenzia anche Diane Priest, che ha il volto di Wreen Schmidt (Outcast) ed è la sola persona che sembra vicina al solitario personaggio di Sarsgaard. Bill Camp (The Night Of) infine è l'agente FBI Robert Chesney e ha alcune delle scene migliori dei primi tre episodi, in particolare un interrogatorio nella terza puntata dove sfoggia tutto il proprio talento.

Messa in scena con ritmo e disponibilità di mezzi, The Looming Tower è stata girata in diverse location, dagli Stati Uniti all'Inghilterra fino al Medio Oriente. Atto d'accusa rivolto ai metodi della CIA - come ci si aspetta da Alex Gibney - e allo scarso dialogo tra Agenzia e Bureau, è inevitabilmente molto dialogata e vede dunque la regia al servizio dell'ottimo gruppo attoriale.