Loro 2 |
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Un film di Paolo Sorrentino.
Con Toni Servillo, Elena Sofia Ricci, Riccardo Scamarcio, Kasia Smutniak.
continua»
Biografico,
Ratings: Kids+13,
durata 100 min.
- Italia 2018.
- Universal Pictures
uscita giovedì 10 maggio 2018.
MYMONETRO
Loro 2
valutazione media:
3,14
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Ambizioso e ispirato ma non centra il risultato
di Emiliano Morreale La Repubblica
Loro entra nel vivo con la seconda parte, ma il suo progetto era già chiaro. Adesso è Berlusconi il protagonista, e con lui arrivano alcune delle scene migliori. Su tutte il lungo monologo in cui Berlusconi chiama una sconosciuta al telefono spacciandosi per venditore, per saggiare le proprie antiche abilità di piazzista. La voce di Servillo dalle cadenze lombarde alla Guido Nicheli torna se stessa; non vediamo più Servillo che imita Berlusconi, ma, per così dire, il contrario, in un gioco di specchi. Ma già lo avevamo visto sdoppiarsi nel clone berlusconiano Ennio Doris e duettare con se stesso. E sempre un gioco interno ai media è un'altra scena riuscita, una parodia alla Boris della tv-spazzatura, con le attricette rifatte che, dice il produttore Max Tortora, «vogliono fa' tutte Giovanna d'Arco o Rita Levi Montalcini». L'idea, insomma, è che il senso di B. non vada cercato in profondità, ma proprio nella superficie: il che significa sfidare l'immaginario berlusconiano sul proprio terreno. «La sinistra non riesce a mettermi a fuoco: pensa che tutto sia sempre complesso», dice il personaggio. E invece il film suggerisce che tutto sia lì, che non ci sia niente da capire se non in un mondo di forme, colori e corpi. Ma il rischio è il déjà vu, ed è difficilissimo trasfigurare il materiale in maniera originale. Per non lasciarsi contagiare dall'euforia delle immagini (cui tenderebbe: si veda la scena della canzone Meno male che Silvio c'è) Sorrentino vira sul quaresimale, definitivamente fa di Berlusconi un vecchio mesto, in fondo un fallito, mentre torna il simbolo femminile di purezza che nei film del regista acuisce sempre il senso di disfatta (la bruna Alice Pagani). Dopo il momentaneo trionfo della caduta del nuovo governo Berlusconi, c'è un altro cambio di passo: Veronica Lario (che la cultura ha reso infelice quanto la Giovanna Ralli di C'eravamo tanto amati) assume il ruolo di coscienza politica e formula un atto d'accusa didascalico, sul sesso, le origini delle fortune eccetera. La condanna, quasi un Dies Irae, attraversa il finale ambientato a L'Aquila, con citazione rovesciata dalla Dolce vita. Ma questo passaggio ulteriore, che incastona il film tra un prologo di un'ora e un epilogo di mezz'ora, conferma l'impressione di un film sbilenco, che prova a tenersi su con la musica e il montaggio ma trova solo a tratti l'ispirazione e la chiave per essere all'altezza del proprio ambizioso progetto.
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