Titolo originale | Intimate Strangers |
Anno | 2018 |
Genere | Commedia |
Produzione | Corea del sud |
Durata | 115 minuti |
Regia di | J.Q. Lee |
Attori | Jin-woong Cho, Seo-jin Lee (II), Ha-yoon Song, Ji Woo, Hae-jin Yoo Jung-ah Yum, Ji-su Kim, Yoon Kyung-Ho, Sun Ja Choi, Yu-hwa Choi, Jang Dae-Woong, Lee Do-kyung, Jae-won Hwang, Chan-bin Jeong, Min-gyu Jeong, Seong-hwan Jeong, Ji Hoon Jung, Sin Joo-ah, Jo Jung-suk, Gi-nam Lee, Soon-jae Lee, Mi-ran Ra, Kim Min-kyo, Jin Sun-gyu, Seok-yong Jeong, Il-nam Yoon, Seok-ho Yoon. |
MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento giovedì 2 maggio 2019
Quattro amici decidono di fare un gioco che svelerà i loro segreti
CONSIGLIATO SÌ
|
Dei film che il cinema italiano offre alla pratica del remake estero, una realtà tra l'altro sempre più concreta visto il successo in patria della recente versione spagnola di Smetto quando voglio, senz'altro Perfetti sconosciuti è quello che racchiude il soggetto dal più alto livello di transitività. Nelle mani di uno sceneggiatore fantasioso e desideroso di spingersi oltre il puro e semplice calco imitativo, il metodo epifanico con cui una tranquilla cena tra amici si trasforma in autentica galleria degli orrori può davvero battere un'infinità di percorsi e imboccare altrettante vie di fuga.
Intimate strangers è solo uno dei tantissimi rifacimenti del film di Genovese e la curiosità, per un prodotto la cui copia originale ha così pochi anni di vita alle spalle, risiede proprio nella capacità non soltanto di adattare la storia ad una nuova sensibilità, in questo caso addirittura culturale, ma anche di correggere la rotta del racconto per proporre paesaggi umani differenti.
La prospettiva del regista sudcoreano Lee Jae-kyoo si avvicina quasi del tutto alla materia d'origine: quattro amici di lunghissima data, con mogli al seguito eccezion fatta per il divorziato Young-bae, si ritrovano per cena nella nuova e bellissima casa di uno di loro, il chirurgo estetico Seok-ho. Prendendo come pretesto una coppia di conoscenti da poco separati a causa di un tradimento, scoperto tramite sms, la compagnia decide, nonostante qualche timida resistenza, di posare i propri telefoni sulla tavolata e di condividere con i presenti messaggi e chiamate in arrivo. Inutile dirlo, nel giro di poche ore verranno messi in discussione tutti i rapporti del gruppo, sia quelli amorosi che quelli di amicizia. Poco cambia, dunque, rispetto all'assunto di Perfetti sconosciuti, eccezion fatta per una breve sequenza iniziale nella quale vediamo i quattro ragazzi, ancora bambini, che sulle rive di un lago ghiacciato scherzano tra loro in attesa di assistere all'eclissi, l'evento cui trentaquattro anni dopo faranno da spettatori proprio durante la fatidica cena. A conti fatti però, ed è questo il vero problema, si tratta seriamente dell'unico momento nel quale la storia acquista una sfumatura diversa, che approfondisce il parallelismo metaforico con l'eclissi e suggerisce un'idea di tramando generazionale non poi così banale.
Per il resto, parlare di Intimate strangers come di un'agghiacciante visione del mondo post-digitalizzato, popolato da mentitori seriali e meschini doppiogiochisti nascosti dagli schermi dei rispettivi smartphone, suona giusto solo nella misura in cui lo si distanzi dal film di Genovese. Cosa forse non del tutto possibile, soprattutto per noi italiani, e forse nemmeno corretta. La situazione di partenza poteva portare allo stesso concetto di smascheramento anche attraverso inedite rielaborazioni dello script; invece l'osservazione incondizionata alle dinamiche narratologiche del suo predecessore avvicinano Intimate strangers quasi al remake shot-for-shot, tanto che è solo qualche dettaglio a distinguerlo veramente (ad esempio il corrispettivo sudcoreano del personaggio di Edoardo Leo non è un tassista ma il novello proprietario di un ristorante e sua moglie è molto più ingenua e infantile rispetto ad Alba Rohrwacher). In questo modo il quadro che ne consegue, quello cioè di una borghesia piccola e mentitrice, composta da materiale umano tragicamente vuoto, perde di intensità poiché rievocazione di una scena fenomenica a cui abbiamo già assistito e poiché tentativo di ricognizione complessiva, dispiace dirlo, troppo vicino nel tempo per non far partire la macchina del paragone.