onufrio
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lunedì 8 aprile 2019
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roma on the road (by night)
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Sequel del fortunato "Smetto quando voglio". Pietro Zinni, capo della banda, finisce in carcere, lo spiraglio per uscirne pulito è accettare la missione dell'ispettore antidroga Paola Coletti. Pietro accetta e riunisce la banda.. chiamoli gli Zinni's Ten, per aggiungere un ennesimo tocca di cinema a stelle e strisce che in questa pellicola di Sibilia di certo non manca. A tratti molto esuberante e piena di caciara (cosa che non tanto prediligo), la storia prosegui e prende una piega non proprio ottimale, tutto sarà risolto ( o almeno lo si spera) nel terzo capitolo della saga.
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marcloud
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venerdì 26 ottobre 2018
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il ritorno della banda
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Sono tornati e continuano a regalarci risate e colpi di scena. Non arriva al primo episodio ma rimane un seguito geniale.
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paolp78
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venerdì 24 novembre 2017
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funziona anche il secondo
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Nonostante non possa contare sull'originalità del primo film, l'idea di base è così spiazzante che anche questo secondo capitolo funziona benissimo.
Non mi stupisce che dalla prima pellicola ne sia nata una trilogia: infatti "Smetto quando voglio" è uno dei pochi film italiani nati da un'idea veramente apprezzabile, in mezzo ad un mare di pellicole mediocri e senza spunti che il cinema nostrano ci propina da anni.
Questa volta sai cosa ti aspetta, ma i vari personaggi sono così buffi e godibili che è comunque un piacere rivederli in scena.
Il cast è rimpinguato con qualche new entry: una poliziotta (ma perchè in questi film comici le forze dell'ordine devono essere sempre piene di belle ragazze??), personaggio necessario per lo sviluppo della trama, ma per il resto trascurabile; il nuovo cattivo, che si vede solo per poco alla fine, promettendo di farsi meglio conoscere nel terzo film; e tre nuovi componenti della banda, che tutto sommato non sono all'altezza di quelli della prima pellicola (si poteva fare meglio).
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Nonostante non possa contare sull'originalità del primo film, l'idea di base è così spiazzante che anche questo secondo capitolo funziona benissimo.
Non mi stupisce che dalla prima pellicola ne sia nata una trilogia: infatti "Smetto quando voglio" è uno dei pochi film italiani nati da un'idea veramente apprezzabile, in mezzo ad un mare di pellicole mediocri e senza spunti che il cinema nostrano ci propina da anni.
Questa volta sai cosa ti aspetta, ma i vari personaggi sono così buffi e godibili che è comunque un piacere rivederli in scena.
Il cast è rimpinguato con qualche new entry: una poliziotta (ma perchè in questi film comici le forze dell'ordine devono essere sempre piene di belle ragazze??), personaggio necessario per lo sviluppo della trama, ma per il resto trascurabile; il nuovo cattivo, che si vede solo per poco alla fine, promettendo di farsi meglio conoscere nel terzo film; e tre nuovi componenti della banda, che tutto sommato non sono all'altezza di quelli della prima pellicola (si poteva fare meglio). I personaggi originali sono di nuovo tutti in scena (senza defezioni) e tutti in grandissima forma, costituendo anche stavolta la vera forza del film.
Le reciproche accuse e recriminazioni tra i criminali-professori, fanno ancora ridere; come il primo film anche questo risulta molto verboso, ma questa caratteristica che solitamente è negativa, qui invece è utile a sviluppare la comicità dei personaggi.
A mio avviso funziona sempre meno il personaggio affidato a Valeria Solarino, che in fin dei conti spezza solo il ritmo della pellicola, attenuandone l'effetto comico.
La durata poteva essere contenuta, con qualche taglio si sarebbe potuto opportunamente accorciare di un quarto d'ora: tuttavia, benchè ci vada vicino, non arriva ad annoiare.
Manca il finale, lo vedremo soltanto nel terzo e conclusivo capitolo: scelta commercialmente furbetta, ma francamente la storia non mi è parsa dotata di una carica avvincente tale da invogliare il pubblico a correre nelle sale cinematografiche per scoprirne l'epilogo. Tuttavia, per farmi ancora quattro risate, magari ci andrò.
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mircosoft
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mercoledì 22 novembre 2017
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divertete, ma...
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Il film è dvertente e si segue con piacere, ma purtroppo manca la novità che rappresentava il primo episodio. Film più che sufficiente, ma non so se varrà la pena vedere il terzo...
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stramonio70
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sabato 30 settembre 2017
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seguito di transizione = giudizio sospeso
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Il primo "Smetto quando voglio" era veramente un bel film, fatto molto bene. Questo seguito riprende esattamente da dove finiva il primo e finisce dove dovrebbe iniziare il terzo ed ultimo episodio di questa saga. Questa cosa sinceramente mi ha dato un po' fastidio perché non amo molto i seguiti intermedi non "autoconclusivi" (tipo "Ritorno al futuro 2" o "Le due torri" per intenderci). Penso che nel vedere il seguito di un film bisogna ovviamente aver visto il film precedente ma non necessariamente dover vedere il film successivo. Una conclusione alla storia occorre darla, non si può lasciare un film in sospeso proprio sul più bello.
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Il primo "Smetto quando voglio" era veramente un bel film, fatto molto bene. Questo seguito riprende esattamente da dove finiva il primo e finisce dove dovrebbe iniziare il terzo ed ultimo episodio di questa saga. Questa cosa sinceramente mi ha dato un po' fastidio perché non amo molto i seguiti intermedi non "autoconclusivi" (tipo "Ritorno al futuro 2" o "Le due torri" per intenderci). Penso che nel vedere il seguito di un film bisogna ovviamente aver visto il film precedente ma non necessariamente dover vedere il film successivo. Una conclusione alla storia occorre darla, non si può lasciare un film in sospeso proprio sul più bello. Dopo questa breve premessa devo dire che questo "Masterclass" è più o meno sulla stessa linea del predecessore. Forse appena un gradino sotto per via di alcune inutili lungaggini specie nella prima parte. Non mi sono piaciute molto alcune new entry (come Giampaolo Morelli e Marco Bonini) che non solo non aggiungono nulla ma anzi tolgono solo spazio ad un gruppo già folto e collaudato di bravi attori. Purtroppo non essendoci un finale manca un elemento fondamentale per dare un giusto voto. Ad ogni modo per esprimere un giudizio definitivo su questa trilogia, che spero sia positivo, mi riservo di vedere il terzo ed ultimo capitolo ("Ad honorem") nella speranza che non succeda come per "Matrix": un primo film bellissimo e due seguiti totalmente inutili.
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laurence316
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domenica 20 agosto 2017
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esilarante, quasi all'altezza dell'originale
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Seguendo l'esempio (non si sa quanto virtuoso) di certi franchise americani, il regista ritorna alla sua creatura d'esordio, quel Smetto quando voglio che nel 2014 aveva stupito un po' tutti per via della sua assoluta originalità rispetto a ciò che di solito riserva il panorama cinematografico italiano, raddoppiando: si tratta infatti del primo di due seguiti, girati in contemporanea, di cui il secondo uscirà poi nel novembre dello stesso anno. Ed aumentando un po' su tutti i fronti: personaggi (con l'introduzione di ben 2 nuovi componenti della banda, Giulio Bolle [Bonini] e Lucio Napoli [Morelli], oltreché dell'ispettrice Paola Coletti [Scarano], e di Walter Mercurio [Lo Cascio] che avrà evidentemente un ruolo centrale nell'ultimo capitolo), esagerazione generale, battute sparate a raffica, soprattutto si aumenta sulle scene d'azione (che diventano preponderanti nella seconda parte).
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Seguendo l'esempio (non si sa quanto virtuoso) di certi franchise americani, il regista ritorna alla sua creatura d'esordio, quel Smetto quando voglio che nel 2014 aveva stupito un po' tutti per via della sua assoluta originalità rispetto a ciò che di solito riserva il panorama cinematografico italiano, raddoppiando: si tratta infatti del primo di due seguiti, girati in contemporanea, di cui il secondo uscirà poi nel novembre dello stesso anno. Ed aumentando un po' su tutti i fronti: personaggi (con l'introduzione di ben 2 nuovi componenti della banda, Giulio Bolle [Bonini] e Lucio Napoli [Morelli], oltreché dell'ispettrice Paola Coletti [Scarano], e di Walter Mercurio [Lo Cascio] che avrà evidentemente un ruolo centrale nell'ultimo capitolo), esagerazione generale, battute sparate a raffica, soprattutto si aumenta sulle scene d'azione (che diventano preponderanti nella seconda parte).
Il tutto si differenzia non poco dal film dal precedente: dove quello era soprattutto un mezzo per satirizzare in maniera intelligente ed ironica sulla situazione in cui versano l'economia e la società italiane e in particolare i giovani, questo Masterclass si afferma come un pura commedia d'azione, un puro prodotto d'intrattenimento dai toni sempre più farseschi e surreali, per poi approdare infine ad una sorta di "degenerazione" da thriller cospirazionista sul finale. Ecco, il finale è l'unico, vero, vistoso punto debole di un film che per il resto è del tutto all'altezza dell'originale: è un punto debole perché trattasi non di finale vero e proprio, ma bensì di un clamoroso cliffhanger con tanto di trailer dell'episodio conclusivo nel bel mezzo dei titoli di coda (neanche si trattasse di una serie TV).
D'altra parte, il film originale era un film finito, nonostante il finale non fosse neanche in quel caso proprio del tutto conclusivo, e difatti gli autori sono poi riusciti brillantemente con questo secondo capitolo ad allargarne la portata fino ad approdare, come detto, nei territori dell'action all'americana. Però, in ogni caso, il primo film dava l'idea di una vicenda conclusa e non si avvertiva particolarmente la necessità di un sequel (figuriamoci due), e pertanto rimane pur sempre superiore, da questo punto di vista, a questo nuovo film che invece appare come un semplice sequenza di raccordo tra il precedente e l'ultimo passo della trilogia (difatti, le scene iniziali non trovano nessuna spiegazione se non nel successivo capitolo).
Ma, nonostante tutto, Masterclass, pur nei suoi limiti di film senza un vero inizio e senza una vera fine, per la gran parte della durata diverte e riesce a far ridere forse addirittura di più del predecessore (esilarante, tra le altre, la sequenza del treno). E, in fin dei conti, è questa la sua vera funzione e ragion d'essere. E i punti di forza del primo film rimangono: recitazione, dialoghi, montaggio serrato. Concorrono a fare di questo film, tutto sommato, un buon secondo capitolo, e non è cosa da poco, poteva, dopotutto, rivelarsi ben peggiore.
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liuk!
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mercoledì 31 maggio 2017
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senza finale nessuna sufficienza
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Il film è sicuramente divertente, con il solito cast frizzante e battute a raffica, ma quando si offende lo spettatore non terminando la narrazione allora tutto il castello crolla. Non ne consiglio la visione, eventualmente attendete l'uscita del terzo e li vedere tutti assieme.
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alberto
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venerdì 19 maggio 2017
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sequel ambizioso e scatenato
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Sequel della sorpresa italiana del 2014 "Smetto Quando Voglio", una pellicola con un cast corale, una fotografia acida con prevalenza di colori tendenti al giallo e al verde e una trama che richiama la celebre serie tv "Breaking Bad", nonché una regia esordiente del giovane Sydney Sibilia. Una ricetta vincente che ha prodotto una commedia gustosa, attuale e innovativa per il cinema nostrano, ultimamente risvegliatosi grazie soprattutto al sapiente lavoro del produttore Matteo Rovere, che ha diretto anche un'altra pellicola fantastica, "Veloce come il vento".
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Sequel della sorpresa italiana del 2014 "Smetto Quando Voglio", una pellicola con un cast corale, una fotografia acida con prevalenza di colori tendenti al giallo e al verde e una trama che richiama la celebre serie tv "Breaking Bad", nonché una regia esordiente del giovane Sydney Sibilia. Una ricetta vincente che ha prodotto una commedia gustosa, attuale e innovativa per il cinema nostrano, ultimamente risvegliatosi grazie soprattutto al sapiente lavoro del produttore Matteo Rovere, che ha diretto anche un'altra pellicola fantastica, "Veloce come il vento". E Sibilia si mostra piuttosto ambizioso, poiché non solo è riuscito a realizzare un sequel, ma ha persino in serbo un terzo capitolo (SQV-Ad honorem). Fino a qui, almeno secondo me, si può affermare che il distico è una miscela riuscita di risate, thriller e azione, ma soprattutto di cultura, visto che i protagonisti sono tutti dei luminari emarginati dalla società e, consci del loro precariato o dei lavoretti con stipendio da fame, formano una banda per fare fortuna diffondendo nelle discoteche una nuova droga legale. Le cose ovviamente non procederanno come previsto e i membri si renderanno conto che non è facile "smettere quando si vuole". In questo secondo episodio avranno però un'occasione per riscattarsi e in accordo segreto con la polizia dovranno trovare 30 nuove "smart drugs" per avere la fedina penale pulita. A cominciare dagli attori la pellicola vince: il capo Pietro Zinni, neurobiologo riservato e insicuro negli attegiamenti, è interpretato magistralmente da uno dei migliori attori italiani in circolazione: Edoardo Leo, famoso soprattutto per “Perfetti Sconosciuti” e altre commedie recenti come “Noi e la giulia” e “Loro chi?”. Poi troviamo attori considerati secondari ma che al contrario di molti film americani riescono a emergere e ognuno viene caratterizzato adeguatamente: Stefano Fresi, chimico che diventa schiavo dei suoi stessi “prodotti”, offre un’altra performance notevole, tra isterismi e urladi disperazione (da ricordare tra le altre la scena iniziale dell’incidente che lo vede coinvolto, semplicemente sublime col sottofondo lirico); infine, da Sermonti a Calabresi (esilarante dopo la distruzione di un bene culturale), da Aprea a De Rienzo (curiosissimo), tutti regalano personaggi indimenticabili e, perché no, carismatici. Tra le new entry da segnalare la bravissima Greta Scarano e il napoletanissimo Giampaolo Morelli, uno dei tre nuovi “cervelli” della banda. Con una trama intrigante e passaggi del testimone tra scene da morire dalle risate e avventurosi inseguimenti alla Indiana Jones, il franchise funziona alla grande e non può far altro che trasmettere trepidazione per il prossimo capitolo che, vi assicuro, renderà la situazione un po’ più pesante.
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enzo70
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giovedì 20 aprile 2017
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il sequel perde la freschezza ma rimane gradevole
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Pietro Zinni sta scontando in carcere la pena per il reato di aver troppo studiato, mentre i suoi autorevoli colleghi sono alle prese con misure di detenzione alternative. Ma in giro ci sono altre bande pronte a smerciare droghe sintetiche frutto di combinazioni di agenti chimici; e per stanarle una poliziotta prova a collaborare con la coltissima banda di spacciatori. Il sequel di smetto quando voglio è in linea con l’impostazione che Sibilia ha dato al primo, riuscito, episodio; anche se, oggettivamente, manca un po' di quella freschezza narrativa che ha contraddistinto il primo film; come sempre l’originalità è difficile, se non impossibile, da replicare.
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Pietro Zinni sta scontando in carcere la pena per il reato di aver troppo studiato, mentre i suoi autorevoli colleghi sono alle prese con misure di detenzione alternative. Ma in giro ci sono altre bande pronte a smerciare droghe sintetiche frutto di combinazioni di agenti chimici; e per stanarle una poliziotta prova a collaborare con la coltissima banda di spacciatori. Il sequel di smetto quando voglio è in linea con l’impostazione che Sibilia ha dato al primo, riuscito, episodio; anche se, oggettivamente, manca un po' di quella freschezza narrativa che ha contraddistinto il primo film; come sempre l’originalità è difficile, se non impossibile, da replicare. Ma, comunque, la banda di ricercatori torna a far sorridere in un film che, chiaramente, ha uno dei propri punti di forza proprio nel non aver troppe pretese.
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tommy51
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venerdì 10 marzo 2017
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attesa delusa
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assolutamente deludente, inversamente proporzionale al suo predecessore......nessuna innovazione, situazioni assurde ancorchè ridicole, il napoletano poi, una macchietta senza alcun senso....peccato perchè ti fa passare la voglia di guardare anche il terzo della serie
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