Titolo originale | Fukushima: A Nuclear Story |
Anno | 2016 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 84 minuti |
Regia di | Matteo Gagliardi |
Attori | Massimo Dapporto, Pio d'Emilia . |
Tag | Da vedere 2016 |
MYmonetro | 3,34 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento domenica 24 aprile 2016
Un viaggio con il giornalista Pio d'Emilia attraverso il Giappone colpito dal terremoto e dallo tsunami. Scritto da Christine Reinhold, Matteo Gagliardi e Pio d'Emilia.
CONSIGLIATO SÌ
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Giappone, 2011. Dopo le prime avvisaglie di un problema grave occorso alla centrale nucleare di Fukushima, a seguito del terremoto e del susseguente tsunami, Pio D'Emilia cerca di raggiungere la città ma trova ogni strada bloccata. Il suo racconto e le sue testimonianze dirette rivivono insieme alla ricostruzione di quanto avvenuto in quei giorni e soprattutto di quanto è stato occultato dalla TEPCO, società proprietaria della centrale.
Tra tweet, post e remotizzazione del lavoro, il mestiere dell'inviato pare quasi un rituale antico, il relitto di un tempo andato. Come se per raccontare la notizia non fosse più essere necessario stare dentro la notizia. L'esempio di Pio D'Emilia ci dimostra l'esatto opposto, con la sua presenza fisica di testimone oculare in ogni avvenimento cruciale capace di tenere con il fiato sospeso il mondo, sia esso il flusso migratorio alle porte dell'Ungheria o il movimento degli ombrelli che occupa Nathan Road a Hong Kong.
Ma Fukushima: A Nuclear Story è molto più di un semplice reportage giornalistico. Il documentario girato da Matteo Gagliardi e concepito da D'Emilia - che sul tema aveva già pubblicato il libro Tsunami nucleare - racchiude in tre dolorosi atti avvenimento, occultamento della verità e ricostruzione storica di come si sia arrivati a questo. Disegni in stile anime nipponico e grafiche digitali aiutano a comprendere ciò che non si può vedere e quel che è avvenuto alle vittime di Fukushima: un dramma superato solo dalle immagini della zona "proibita" in quanto radioattiva, in cui D'Emilia ci conduce come un novello Virgilio tra carcasse di animali, tra maiali e cavalli che scorrazzano per le strade, tra malati terminali che non possono muoversi da lì, tra macerie e abbandono. Scene viste solo nella Phnom Penh del 1975 o in un film di fantascienza apocalittico (e la macchina da presa non si sofferma per caso sui Dvd di Neon Genesis Evangelion a casa di D'Emilia).
Infine l'ultimo atto, forse il più doloroso in assoluto. Quello che ci fa riflettere sulle colpe dei padri, ripercorrendo le responsabilità degli Stati Uniti nell'incentivare, durante la guerra fredda, il ritorno al nucleare del Paese che proprio loro avevano colpito con l'uranio a Hiroshima e Nagasaki, e che ci insegna come la salvezza di Tokyo e di milioni di vite umane si debba, oltre che al sacrificio di alcuni eroici individui, a un imprevisto, a un banale malfunzionamento tecnico. Che ci dimostra da un lato come sia impossibile pensare di presiedere a tutto e prevenire ogni errore e dall'altro come il nostro destino sia costantemente appeso a un filo. A oggi, infatti, ma non si sa per quanto, le centrali nucleari sul suolo nipponico sono tutte spente. Nel resto del mondo e tutto intorno a noi ancora no.
Nel 2011 a seguito di un violento terremoto il Giappone venne sconvolto anche da un terribile tsunami che provocò ingenti danni alla centrale nucleare di Fukushima. Pio d'Emilia e Massimo Gagliardi mettono in piedi un bellissimo documentario che ricostruisce, anche attraverso alcune sequenze animate, tutto quello che è stato Fukushima.
E' un prodotto corretto, ma le conclusioni sono errate. Un incidente nucleare ad una centrale non può causare danni a grandi distanze, e, anche se sono ingenti, ricordo che la causa dei 20 mila morti sono stati dello tsunami.