dario
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domenica 2 ottobre 2016
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modesto
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E' un film sbagliato, si è divertito solo Tarantino. Una vicenda dilatata, compiacuta, esagerata, senza una logica (troppi mort ammazzati, perchè anche il vecchio?). Troppe parole e troppa crudelta (tanto che diventa incredibile, virtuale, da fumetto). Strana lentezza per Tarantino. molto rumore per nulla. Caduta verticale del regista, incapace persino di raccontare come sa. Recitazione schizofrenica. Meglio evitare, purtroppo.
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raffiraffi
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venerdì 5 febbraio 2016
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il sogno americano è solo un ricordo
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Cosa accade a una nazione che ha armato il proprio popolo fino ai denti, nutrendone l'anima con il denaro? Che si crea una nazione di assassini pronti a uccidere per denaro, dal momento che la vita non vale più nulla. Il mito leggendario di Abramo Lincoln è diventato una menzogna che, tuttavia, ancora fa presa sull'immaginario collettivo del popolo americano. L'America è una donna che viene picchiata senza posa, un occhio perennemente pesto, il volto insanguinato, l'idioma volgare. La giustizia è latente, ormai indissolubilmente legata a doppio filo al denaro e alla morte: la forca (leggi: la pena di morte ancora praticata in molti stati dell'unione ) sembra il solo obiettivo possibile e il boia (la coscienza collettiva americana), avido della ricompensa, si pavoneggia di essere parte del macabro sistema.
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Cosa accade a una nazione che ha armato il proprio popolo fino ai denti, nutrendone l'anima con il denaro? Che si crea una nazione di assassini pronti a uccidere per denaro, dal momento che la vita non vale più nulla. Il mito leggendario di Abramo Lincoln è diventato una menzogna che, tuttavia, ancora fa presa sull'immaginario collettivo del popolo americano. L'America è una donna che viene picchiata senza posa, un occhio perennemente pesto, il volto insanguinato, l'idioma volgare. La giustizia è latente, ormai indissolubilmente legata a doppio filo al denaro e alla morte: la forca (leggi: la pena di morte ancora praticata in molti stati dell'unione ) sembra il solo obiettivo possibile e il boia (la coscienza collettiva americana), avido della ricompensa, si pavoneggia di essere parte del macabro sistema.
L'abuso sui neri è vendicato con una ferocia sottile e il sogno di essere davvero alla pari è un'illusione che si consuma sotto i colpi della realtà: l'eredità, ormai fasulla, del sogno americano è nelle mani di un uomo di colore che, alla fine della storia, "non ha più le palle" neppure per difendere i propri sogni. Un capolavoro che cela molteplici livelli di lettura, difficili da cogliere nel corso di una sola visione: il Cinema con la "C" maiuscola che continua a parlarti nel tempo. Un film imperdibile.
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dave san
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giovedì 3 marzo 2016
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gli spietati di quentin
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In primo piano sulla locandina spiccano le spalle ammantate di un pistolero. Al suo fianco le spalle di altri tre personaggi, circondati dalla neve e dal gelo. Sullo sfondo l'emporio di Minnie simile a un casale di Raimi. Davanti alla casa i quattro "coinquilini" si parano sullo sfondo. La scenografia è composta dalla stalla, dall'emporio e da una latrina simile agli odierni bagni chimici, distante e isolata. Alcune inquadrature dello scenario, quasi ricordano la base artica de "La Cosa". Un'impressione, ovviamente. Questo in realtà è un western. Ambientato poco dopo la guerra di secessione. Quasi tutta la trama si sviluppa all'interno dell'emporio di Minnie dove nessuno degli attuali presenti si potrebbe definire raccomandabile.
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In primo piano sulla locandina spiccano le spalle ammantate di un pistolero. Al suo fianco le spalle di altri tre personaggi, circondati dalla neve e dal gelo. Sullo sfondo l'emporio di Minnie simile a un casale di Raimi. Davanti alla casa i quattro "coinquilini" si parano sullo sfondo. La scenografia è composta dalla stalla, dall'emporio e da una latrina simile agli odierni bagni chimici, distante e isolata. Alcune inquadrature dello scenario, quasi ricordano la base artica de "La Cosa". Un'impressione, ovviamente. Questo in realtà è un western. Ambientato poco dopo la guerra di secessione. Quasi tutta la trama si sviluppa all'interno dell'emporio di Minnie dove nessuno degli attuali presenti si potrebbe definire raccomandabile. Il posto di per sé è accogliente e spazioso: un baluardo di ospitalità allestito da altri. Utilizzato da questi ceffi come centro di smistamento dei rispettivi piani. L'accostamento più diretto sembra essere "Le Iene". Anche quelli si riuniscono in uno spazio per tirare le somme. In The Hateful Eight il covo viene creato appositamente, un palcoscenico pianificato ad arte da questi. La porta fissata con tavole e chiodi, è un primo indizio. Il Maggiore Marquis Warren (L. Jackson), sarà una specie di "Sherlock Holmes" losco tra i loschi. Fitte e colorite sessioni di dialoghi e schermaglie movimentano a lungo gli interni. Fuori è tempesta continua. L’incedere della storia svelerà l'intrigo tra i protagonisti. Immancabilmente inizieranno a cadere teste e dispiegarsi situazioni grottesche al limite del farsesco. In realtà si potrebbe anche individuare una sorta di catarsi finale. Una catarsi satirica e per certi aspetti, nichilista (realista?). Nessuno qui s'immola per niente. Il regista non sembra volerci elettrizzare con sessioni di azione alla Tarantino, né appassionare con valori che si fanno strada tra gangster, nazisti o razzisti organizzati. Nessuno si salva, e non solo moralmente. Gli interpreti sono decisamente di mestiere. Otto istrioni travestiti da faine. Quentin non ci priverà del suo grand guignol o del suo iperrealismo bislacco e mirato: una pellicola a tratti scabrosa che diventa, così, tipicamente Tarantiniana. Non di rado certi artisti si esibiscono dando le spalle al grande pubblico. Tralasciando di consolidare in senso “solare” la propria aura. The Hateful, sembra porsi più o meno in questi termini.
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paolorol
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mercoledì 30 marzo 2016
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agata christie al pomodoro
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All'estero la critica è stata unanime
nel giudicare questo film come mediocre. Fa eccezione come spesso succede l'inchino della critica nostrana, sempre pronta all'osanna nei confronti della produzione tarantiniana. Non salverei molto di questo film. Butterei a mare persino l'Oscar attribuito ad Ennio Morricone per una colonna sonora orrenda, pesante, noiosa, scontata e prevedibile. E dire che oltretutto non la si può definire neppure invadente dato che la maggior parte delle scene ne sono prive... Ma quel poco è più che sufficiente.
Film altrettanto pesante, abnormemente lungo, totalmente prevedibile come tutti i film di Tarantino ormai.
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All'estero la critica è stata unanime
nel giudicare questo film come mediocre. Fa eccezione come spesso succede l'inchino della critica nostrana, sempre pronta all'osanna nei confronti della produzione tarantiniana. Non salverei molto di questo film. Butterei a mare persino l'Oscar attribuito ad Ennio Morricone per una colonna sonora orrenda, pesante, noiosa, scontata e prevedibile. E dire che oltretutto non la si può definire neppure invadente dato che la maggior parte delle scene ne sono prive... Ma quel poco è più che sufficiente.
Film altrettanto pesante, abnormemente lungo, totalmente prevedibile come tutti i film di Tarantino ormai. Film che finiscono perché tutti sono finalmente morti, la sola insignificante variante è come muoiono, ma anche lì poche sorprese, sempre e solo un prevedibile abuso grandguignolesco di salsa di pomodoro. Interessante la riesumazione del formato superpanoramico abbandonato nei lontani anni sessanta, d'accordo..! Ma tutto il resto è tempo sprecato.
In compenso sarà stato sprecato non troppo denaro grazie all'impianto teatrale del film, al 95 % girato in un unico locale, l'emporio di Minnie trasformato nel solito mattatoio. Remake del remake del remake del remake: tutta qui la genialità di Tarantino? Personalmente non sono turbato da tutta quella serie di effettacci e da tutto quel pomodoro, sono solo mortalmente annoiato. Mille volte meglio Agatha Christie, devo tristemente dare ragione a mia nonna.
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liuk!
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martedì 17 maggio 2016
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inutile splatter
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Film dal doppio volto. Una parte iniziale in stile giallo ambientata in una drogheria del far west: molto godibile ed interessante, con una grande attenzione nella descrizione dei personaggi. Poi il delirio finale, in puro stile Tarantiniano ma senza un reale scopo cinematografico o di trama: lo splatter. Teste che esplodono, sangue ovunque, violenza ad ogni costo. Imbarazzante.
Pellicola con delle potenzialità ma distruttura dalle manie del regista che, personalmente, hanno stancato.
Non ho compreso l'oscar a Morricone, la colonna sonora non è particolarmente incisiva.
Complessivamente non mi sento di consigliarne la visione.
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luca1968
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lunedì 30 maggio 2016
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che delusione!
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Che delusione! Ho atteso mesi per vederlo in dvd poichè l'avevo perso al cinema e le aspettative erano altissime. Io non sono un tarantiniano convinto. Le iene era molto interessante. Pulp Fiction un film dalle due facce: strepitosa quella con Travolta, orribile quella con Willis. Jackie Brown da dimenticare. Kill Bill affascinante ma esagerato. Bastardi senza gloria simpatico, impreziosito dalla meravigliosa interpretazione di Christophe Waltz. Poi il capolavoro inaspettato: Django Unchained. Nonostante non ami particolarmente i western, è un film eccezionale. Dialoghi, interpretazioni, musica, fotografia. Tutto perfetto (solo Jamie Foxx non era il massimo come scelta, ma nel complesso si salva).
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Che delusione! Ho atteso mesi per vederlo in dvd poichè l'avevo perso al cinema e le aspettative erano altissime. Io non sono un tarantiniano convinto. Le iene era molto interessante. Pulp Fiction un film dalle due facce: strepitosa quella con Travolta, orribile quella con Willis. Jackie Brown da dimenticare. Kill Bill affascinante ma esagerato. Bastardi senza gloria simpatico, impreziosito dalla meravigliosa interpretazione di Christophe Waltz. Poi il capolavoro inaspettato: Django Unchained. Nonostante non ami particolarmente i western, è un film eccezionale. Dialoghi, interpretazioni, musica, fotografia. Tutto perfetto (solo Jamie Foxx non era il massimo come scelta, ma nel complesso si salva). Degno dei film di Sergio Leone. Così mi sono entusiasmato quando ho saputo di un nuovo western di Tarantino. Ho pensato che probabilmente il genere western fosse il più adatto allo stile del regista, ma mi sbagliavo di grosso. Un film claustrofobico (laddove Django era arioso, un inno alla libertà), che avrebbe tuttavia potuto funzionare ugualmente se... Se fosse durato mezz'ora di meno, tenuto conto di una trama risicata. Se i dialoghi fossero stati all'altezza di Tarantino (il racconto di Jackson sulla fine del figlio di Bruce Dern è davvero osceno). Se le interpretazioni, con l'eccezione di uno sprecato Kurt Russell, non fossero state così caricaturali o insignificanti (Jackson per l'ennesima volta insopportabile, Roth inesistente, Madsen la solita faccia da schiaffi che non sa recitare, la Jason Leigh che non vedevi l'ora finisse impiccata... per finire con un attore mediocre quale Walter Goggins che si ritrova a gigioneggiare come solo i grandissimi attori possono permettersi di fare). Se la seconda parte non fosse così gratuitamente splatter (in stile Kill Bill). Per non parlare della musica: la peggiore che Morricone abbia mai scritto. Anzi, è talmente insulsa, pesante e priva di musicalità che non sembra nemmeno scritta dal grande maestro. Immaginare che sia stato premiato con l'oscar per questa schifezza, anzichè per capolavori come Mission, C'era una volta in America, Giù la testa, etc. è persino offensivo. Insomma, se in Django i tratti inconfondibili dello stile di regia di Tarantino hanno finalmente trovato il giusto equilibrio, in Hateful Eight vengono purtroppo esaltati i suoi difetti (dialoghi interminabili e inutili, scene splatter e fiumi di sangue fini a se stessi). La più grande delusione dell'annata 2015-2016 e forse degli ultimi anni
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riccardo tavani
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venerdì 25 novembre 2016
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solo un fottuto trucco di tarantino
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La scena finale del film lo confessa: si è trattato solo di un trucco. Quella fasulla lettera del Presidente Lincoln al Maggiore Marquis Warren racchiude in sé tutto il senso del film: da appallottolare e gettare via.
Tarantino serra claustrofobicamente la grande epopea western dentro un unico ambiente chiuso, trasformandola in un dramma teatrale per interni, nel quale le armi da fuoco hanno diritto di parola più delle bocche vomitanti insulti degli odiosi otto protagonisti. Poi srotola il prodotto nel super formato cinematografico Ultra Panavision da 70 mm, contro di quello normale da 35 mm, ma non funziona. Vorrebbe restituire i grandi spazi esterni negati in questa vicenda alla sua macchina da presa, però, anche se lo guardassimo su uno schermo esteso come uno stadio di calcio non sarebbe certo questo aspetto geometrico-spaziale a far funzionare il film.
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La scena finale del film lo confessa: si è trattato solo di un trucco. Quella fasulla lettera del Presidente Lincoln al Maggiore Marquis Warren racchiude in sé tutto il senso del film: da appallottolare e gettare via.
Tarantino serra claustrofobicamente la grande epopea western dentro un unico ambiente chiuso, trasformandola in un dramma teatrale per interni, nel quale le armi da fuoco hanno diritto di parola più delle bocche vomitanti insulti degli odiosi otto protagonisti. Poi srotola il prodotto nel super formato cinematografico Ultra Panavision da 70 mm, contro di quello normale da 35 mm, ma non funziona. Vorrebbe restituire i grandi spazi esterni negati in questa vicenda alla sua macchina da presa, però, anche se lo guardassimo su uno schermo esteso come uno stadio di calcio non sarebbe certo questo aspetto geometrico-spaziale a far funzionare il film. Neanche lo spazio musicale intessuto da Ennio Moricone riesce a farlo decollare verso i grandi orizzonti drammatici della storia umana che la colonna sonora vuole evocare.
Eppure l’inizio, con quella diligenza inseguita dalla tempesta nelle vallate innevate del Wyoming, e quel crocefisso di legno esposto al vento gelido della crudeltà, non è male. Neanche lo stacco mitologico dei personaggi è male: il delinearli nel vestiario, nel parlare, atteggiarsi, grugnire, minacciare. Un mix di leggendari stereotipi sedimentati in tutta la storia dei cinema western, sapientemente distribuiti e cuciti addosso alle maschere, alle cartucciere, alle Colt, ai cappelli dei suoi eroi. Appena però realizzi che tutta quella overture per esterni serve solo a giustificare meglio la messa a serraglio della carovana dentro l’emporio di Minnie sperduto tra le montagne, cominci ad avere tu la sensazione di esserti cacciato in una trappola. E così è. Da quella pièce teatrale con la porta inchiodata a martellate, non uscirai più fino alla fine. Anche se il film lo vedi su un super schermo nel mitico studio 5 di Fellini a Cinecittà, sempre nello spazio angusto, chiuso tra le assi di legno, infisse al soffitto, alle pareti, al pavimento di quel piccolo emporio resti.
Spazio angusto anche dal punto di vista drammatico. Per tutti i sensi, i significati, i riferimenti alla storia e alla contemporaneità americana; per tutti gli stilemi scenici e iconografici della storia e della contemporaneità cinematografica mondiale, americana e tarantiniana, tu voglia sviscerare, il tessuto drammatico della vicenda è quello che è. Già il cinema non dovrebbe essere mai teatro ripreso con una cinepresa e meramente riprodotto su uno schermo, se poi è anche scena che non aggiunge niente di nuovo, allora il discorso si impicca da solo su se stesso. Se, inoltre, al culmine del dramma in sedicesimo, si usano persino trucchi sotterranei, scorrette omissioni narrative e flashback di terz’ordine per giustificarle, allora ci arrendiamo senza neanche il bisogno ci venga puntato un fucile Winchester addosso. E degnamente, in tutta quella scena, potrebbe puntarcelo addosso solo Samuel L. Jackson
Naturalmente i tarantiniani di ferro resteranno fedeli alla linea del maestro, niente da dire, per carità, ma per quello che ci riguarda preferiamo restare fermi a Django, in attesa del passaggio della prossima tragica diligenza, che non vada, però, a inchiodarsi dentro un altro asfittico emporio tipo quello di Minnie.
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fedeleto
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domenica 29 gennaio 2017
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l ultima diligenza di tarantino
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Una diligenza con un bounty killer ammanettato con una do nna ricercata e' diretta a Red Rock e soccorre due uomini, un cacciatore di taglie e un futuro sceriffo. Arrivati a destinazione sembra tutto molto strano e misterioso, qualcuno forse vuole liberare quella ragazza, ma chi è? Tarantino ( pulp fiction, le iene) dirige un western dall'ambientazione alla grande silenzio di Corbucci, ma siamo ben lontani dal capolavoro, nonostante la suspense non manchi.Scene non proprio memorabili ( Kurt Russel che vomita sangue adosso alla donna) sangue a fiumi come sempre, e gli attori sono in forma, ma si poteva fare ben di meglio..
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florentin
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martedì 7 febbraio 2017
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certi film vanno visti due volte. con pazienza.
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Lungo, ripetitivo,e anche oltre l'esagerazione 'normale' Tarantiniana. E' il suo 8^ film. E s'è inventato il SuperPanavision 70. Certo il Colorado (non il Wyoming: set nei dintorni di Telluride, poi ...Patagonia?) innevato non è male e l'invenzione della porta schiodata e chiodata ad ogni entrata/uscita, nemmeno. Il generale sudista Bruce Dern è un caratterista di rango (oltre che ottimo interprete ..onirico in 'Nebraska').
C'è molta noia; e vezzo registico, Tim Roth fatto recitare come se fosse Waltz (certo unico).
Piuttosto noioso alla fine, la lettera (falsa) di Licoln una buona trovata, i superstiti due: uno -'negro' maggiore dei 'doldati blu', l'altro un 'ribelle' dei Confederati.
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Lungo, ripetitivo,e anche oltre l'esagerazione 'normale' Tarantiniana. E' il suo 8^ film. E s'è inventato il SuperPanavision 70. Certo il Colorado (non il Wyoming: set nei dintorni di Telluride, poi ...Patagonia?) innevato non è male e l'invenzione della porta schiodata e chiodata ad ogni entrata/uscita, nemmeno. Il generale sudista Bruce Dern è un caratterista di rango (oltre che ottimo interprete ..onirico in 'Nebraska').
C'è molta noia; e vezzo registico, Tim Roth fatto recitare come se fosse Waltz (certo unico).
Piuttosto noioso alla fine, la lettera (falsa) di Licoln una buona trovata, i superstiti due: uno -'negro' maggiore dei 'doldati blu', l'altro un 'ribelle' dei Confederati. Così l'America c'è tutta. E un pensiero di vicinanza a chi sul set avrà poi dovuto ripulire quell'emporio da tutta quella materia sanguinolenta che forse ci saranno voluti giorni.
La colonna sonora riecheggia score già sentiti (c'è persino Montalabano) e secondo me è stata sopravalutata con l'Oscar-forse però dato alla carriera. Anche la creatività del grande Morricone non può essere eterna.
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ruggero
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mercoledì 15 giugno 2016
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noioso oltre che disgustoso
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Non desidero qui esprimermi sulle caratteristiche tecniche del film (Fotografia,musica,scenografia etc),ma esprimere un giudizio sul film e i suoi personaggi.Come in tutti i film di Tarantino,non esiste la moralità,non esiste un solo umano che possa essere chiamato uomo con la U maiuscola.Scene ridicole di uomini che in punto di morte ridono beatamente e assurdità del genere "Tarantino" che proprio rasentano l'ilarità nell'adulto e purtroppo generano entusiasmi nelle menti più deboli.Quentin mi hai ancora fregato grazie ai tanti fans che ti seguono nelle tue sanguinarie storie di bestie umane.Non esistono buoni,non esistono ideali (se non il denaro),l'uomo che racconti é sempre e solo un sanguinario,un egocentrico,un terrorista che nulla ha da invidiare ai peggiori terroristi.
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Non desidero qui esprimermi sulle caratteristiche tecniche del film (Fotografia,musica,scenografia etc),ma esprimere un giudizio sul film e i suoi personaggi.Come in tutti i film di Tarantino,non esiste la moralità,non esiste un solo umano che possa essere chiamato uomo con la U maiuscola.Scene ridicole di uomini che in punto di morte ridono beatamente e assurdità del genere "Tarantino" che proprio rasentano l'ilarità nell'adulto e purtroppo generano entusiasmi nelle menti più deboli.Quentin mi hai ancora fregato grazie ai tanti fans che ti seguono nelle tue sanguinarie storie di bestie umane.Non esistono buoni,non esistono ideali (se non il denaro),l'uomo che racconti é sempre e solo un sanguinario,un egocentrico,un terrorista che nulla ha da invidiare ai peggiori terroristi.Teste mozzate,corpi a brandelli e sangue umano a fiumi:a tutto questo si aggiungono dialoghi di una mefistofelica brutalità..come si può applaudire ad una simile totale negatività?Quando poi leggo certe recensioni..allora mi cascano le braccia e mi chiedo se il recensore ha in tyesta materia grigia oppure segatura
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[+] come hostel
(di dani4i)
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