fabian t.
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lunedì 8 febbraio 2016
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una grande opera minore
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Ed eccolo il tanto atteso film di Tarantino, già considerato un po' frettolosamente il migliore, soprattutto quando ci si fa prendere dall'entusiasmo o dalla voglia di affermare che qualunque suo film sia sempre migliore del precedente. Ma per essere un minimo obiettivi basta analizzare a mente fredda "Hateful Eight" per coglierne oggettivamente pregi e difetti. A mio avviso, infatti, il film - dopo un avvio magistrale - diviene narrativamente sempre più abbandonato a se stesso e la suspense, alla lunga, così ben ricreata, si smorza inevitabilmente a mano a mano che la storia procede, fino a quei momenti cruciali (tutti contro tutti) in cui Tarantino, invece di sorprendere, sembri quasi improvvisare.
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Ed eccolo il tanto atteso film di Tarantino, già considerato un po' frettolosamente il migliore, soprattutto quando ci si fa prendere dall'entusiasmo o dalla voglia di affermare che qualunque suo film sia sempre migliore del precedente. Ma per essere un minimo obiettivi basta analizzare a mente fredda "Hateful Eight" per coglierne oggettivamente pregi e difetti. A mio avviso, infatti, il film - dopo un avvio magistrale - diviene narrativamente sempre più abbandonato a se stesso e la suspense, alla lunga, così ben ricreata, si smorza inevitabilmente a mano a mano che la storia procede, fino a quei momenti cruciali (tutti contro tutti) in cui Tarantino, invece di sorprendere, sembri quasi improvvisare. In fondo, non è tanto la lughezza del film ad appesantire la qualità della storia, anzi, ma la mancanza di uno sforzo maggiore nell'ideare una conclusione degna di nota. Intendiamoci, "Hateful Eight" è un gran film certamente, con una fotografia e scenografia da Oscar e attori bravissimi, ma non si colloca tra i migliori in assoluto di Tarantino il quale, già nel precedente "Django Unchained", aveva realizzato un'opera più curata ed equilibrata, dall'inizio alla fine. Splendide le musiche di Morricone (da capolavoro!), gustosi i dialoghi ed elettrici quei momenti di trepida attesa verso colpi di scena che però stentano ad arrivare, tanto da giungere lentamente a un finale - ahinoi - scontato, senza guizzi creativi, non all'altezza dei precedenti film, nonostante l'impegno nel riempire la stanza di sangue e splatter a profusione. La sceneggiatura, insomma, sforzatasi di mettere in piedi una sorta di giallo, non riesce a reggere fino in fondo e non è da Tarantino. Ciò che rimane in primo piano, senza dubbio, è la scoppiettante relazione caratteriale tra i personaggi che funziona a meraviglia e tiene incollati allo schermo. Per il resto, diciamolo: Tarantino ha tentato di rimettere in piedi "Le iene" in salsa western ma non è riuscito nell'intento, costruendo comunque una grande e irresistibile opera minore. Anche solo per l'inconfondibile stile registico, "Hateful Eight" è da vedere sicuramente (con una strepitosa Jennifer Jason Leigh di altissimo livello!), seppur senza aspettarsi quei colpi di genio che ogni buon fan di Tarantino vorrebbe in ogni suo film.
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emanuele99
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domenica 14 febbraio 2016
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l'inferno di tarantino
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Come in ogni film di Tarantino la critica, sia quella fornita dai critici sia quella del pubblico, ci appare sempre divisa: c'è chi grida al capolavoro e c'è chi boccia il film; io appartengo a quelli della prima categoria. L'inizio del film è una presentazione dei personaggi, obligatoriamente statica dove i dialoghi la fanno da padrona; già da subito si puó avvertire la tensione che c'è tra i personaggi che anche se non è ricca di azione, ti rimane incollato allo schermo a causa dei continui dettagli che il film ci presenta, dove alcuni degli 8 hanno avuto indirettamente in oassato spiacevoli legami oppure per alcune drasi che destano sospetti sia tra i personaggi sia allo spettatore.
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Come in ogni film di Tarantino la critica, sia quella fornita dai critici sia quella del pubblico, ci appare sempre divisa: c'è chi grida al capolavoro e c'è chi boccia il film; io appartengo a quelli della prima categoria. L'inizio del film è una presentazione dei personaggi, obligatoriamente statica dove i dialoghi la fanno da padrona; già da subito si puó avvertire la tensione che c'è tra i personaggi che anche se non è ricca di azione, ti rimane incollato allo schermo a causa dei continui dettagli che il film ci presenta, dove alcuni degli 8 hanno avuto indirettamente in oassato spiacevoli legami oppure per alcune drasi che destano sospetti sia tra i personaggi sia allo spettatore. Dal capitolo 3 in poi inizia un vero e proprio inferno, dove la violenza e lo splatter (non troppo esagerato) fanno da padrona; un susseguirsi di colpi di scena da far rimanere incollati allo schermo. Ottima prova per ogni attore dove tutti sono stati all'altezza. Ottima fotografia con inquadrature mozzafiato e sceneggiatura magistrale. I complimenti peró vanno anche al maestro Morricone che ha composto una suggestiva colonna sonora che a tratti è inquetante ed ipnotica. Questo film ha avuto critiche per il fatto che Taranto si è un po' ispirato ad altri suoi film; infatti ricorda un po' le Iene ed a mio avviso Bastardi senza gloria nella scena finale e Pulp FIction perchél la lettera di Lincoln ricorda un po' Ezechiele 25:17. Io credo che questo film non bisogna giudicarlo da questo, ma giudicarlo per come è, ed a mio avviso è un signor film che oggi ne realizzano sempre di meno. Cercate di vederlo in 70 mm e credetimi quelle 3 ore passano subito.
P.s. ripassatevi un po' la guerra di secessione americana
Buona visione
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filippotognoli
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lunedì 1 febbraio 2016
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le iene nel 1865
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Dopo averci dato la sua versione del nazismo nella 2nda guerra mondiale, e della schiavitu' negli USA del sud a fine '800, Tarantino ci delizia con un altro capolavoro dei suoi raccontandoci la sua Guerra Civile Americana nelle montagne innevate del Wyoming.La struttura e' quella di una vera e propria Opera Sinfonica, suddivisa in 6 atti, supportata dalle superbe musiche dell'immortale Morricone.Proprio come a teatro, con quasi solo 8 attori del titolo, in una location unica, riesce magicamente grazie alla sua sempre straordinaria sceneggiatura a creare una storia eccezionale. Tutti sospettano di tutti, nessuno e' quello che dice di essere, e lo spettatore non puo' che rimanere per oltre tre ore a godere nel cercare di capire chi tradira' chi e quali siano le reali intenzioni dei personaggi.
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Dopo averci dato la sua versione del nazismo nella 2nda guerra mondiale, e della schiavitu' negli USA del sud a fine '800, Tarantino ci delizia con un altro capolavoro dei suoi raccontandoci la sua Guerra Civile Americana nelle montagne innevate del Wyoming.La struttura e' quella di una vera e propria Opera Sinfonica, suddivisa in 6 atti, supportata dalle superbe musiche dell'immortale Morricone.Proprio come a teatro, con quasi solo 8 attori del titolo, in una location unica, riesce magicamente grazie alla sua sempre straordinaria sceneggiatura a creare una storia eccezionale. Tutti sospettano di tutti, nessuno e' quello che dice di essere, e lo spettatore non puo' che rimanere per oltre tre ore a godere nel cercare di capire chi tradira' chi e quali siano le reali intenzioni dei personaggi. Le caratterizzazioni sono fantastiche, tutti gli attori sono calati perfettamente nel ruolo, e danno prova che, con un regista del calibro di Tarantino, i dialoghi sono i veri protagonisti. Si parla di avidita', tradimento, inganno, taglie, ricompense, ma anche di razzismo, giustizia, politica e storia. Il linguaggio e' sempre diretto e senza censure, in puro stile Tarantino.La violenza e la crudezza, a volte splatter, e' sempre giustificata e mai gratuita.Rende in immagini fisiche la vera violenza che e' quella mentale degli "odiosi otto".Samuel L. Jackson, anche alla luce delle polemiche della comunita' nera, meritava ampiamente almeno una nomination come miglior attore protagonista. Cosi' come il non aver messo in nomination la sceneggiatura e' un vero delitto. Da vedere in 70mm per apprezzare in pieno il vero spirito western del vero cinema di una volta.
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lionora
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domenica 7 febbraio 2016
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gli odiosi in una stanza: un film riuscito a metà
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Le stelline potrebbero essere tre se non fosse che l'attesa era tanta e la delusione gioca brutti tiri.
Il film si può dividere idealmente tra una prima parte, la più riuscita, dove il gruppo di questi odiosi otto comincia a comporsi all'interno di questo spazio claustrofobico l'Emporio di Minnie, tipico del racconto giallo più classico, arricchito da spunti estremamente moderni. La tensione cresce, i personaggi convincono, caratterizzati e interpretati in maniera perfetta. Il gruppo è composito, racchiude nordisti e sudisti, cacciatori di taglie, sceriffi, cowboy: sono un pezzo della storia e tradizione americana racchiusi in unico spazio, un'idea davvero geniale,le dinamiche del gruppo funzionano e ci si diverte intrigati dal giallo che prende forma.
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Le stelline potrebbero essere tre se non fosse che l'attesa era tanta e la delusione gioca brutti tiri.
Il film si può dividere idealmente tra una prima parte, la più riuscita, dove il gruppo di questi odiosi otto comincia a comporsi all'interno di questo spazio claustrofobico l'Emporio di Minnie, tipico del racconto giallo più classico, arricchito da spunti estremamente moderni. La tensione cresce, i personaggi convincono, caratterizzati e interpretati in maniera perfetta. Il gruppo è composito, racchiude nordisti e sudisti, cacciatori di taglie, sceriffi, cowboy: sono un pezzo della storia e tradizione americana racchiusi in unico spazio, un'idea davvero geniale,le dinamiche del gruppo funzionano e ci si diverte intrigati dal giallo che prende forma...
Poi qualcosa si spezza, dopo il primo morto, Tarantino decide di dirci molto di più del necessario attraverso un'inutile voce fuori campo, il climax si spegne, la tensione si affloscia, in poche parole il giallo non funziona più, troppe morti si accavallano, e soprattutto alla fine c'è una soluzione che più banale non si può...Peccato perché la parte migliore: la dinamica dei rapporti tra i personaggi continua a funzionare fino all'ultimo, stupendoci in maniera davvero inaspettata, facendoci anche pensare però che spreco che non sia stato sviluppare meglio la trama.
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no_data
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lunedì 8 febbraio 2016
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si. ma...
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il film è bello, non si discute. immagini, personaggi, situazione, costruzione, capitoli, dialoghi brillanti, violenza efferata che provocano risate in sala per la sottile ironia degli eventi come la fine brutale degli uni e gli altri cosi lontana del solito ordine "logico" di sparizione. si muore ma non solo, i corpi esplodono schizzando pezzi di organi e si vomita sangue a fiume ! il tutto orchestrato a meraviglia dal maestro e dalla fenomenale interpretazione degli attori. Ma, non c'è genialità, non c'è più. Ormai si riconoscono il film di Scorzese di Spielberg, Ridley Scott perché, anche se cambia la storia, la voce narrante rimane la stessa, e tutto diventa scontato e noioso. L'estrema originalità di Tarantino e il suo talento nel sorprendersi, con questo ultimo film, seppure bello, si è spento.
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il film è bello, non si discute. immagini, personaggi, situazione, costruzione, capitoli, dialoghi brillanti, violenza efferata che provocano risate in sala per la sottile ironia degli eventi come la fine brutale degli uni e gli altri cosi lontana del solito ordine "logico" di sparizione. si muore ma non solo, i corpi esplodono schizzando pezzi di organi e si vomita sangue a fiume ! il tutto orchestrato a meraviglia dal maestro e dalla fenomenale interpretazione degli attori. Ma, non c'è genialità, non c'è più. Ormai si riconoscono il film di Scorzese di Spielberg, Ridley Scott perché, anche se cambia la storia, la voce narrante rimane la stessa, e tutto diventa scontato e noioso. L'estrema originalità di Tarantino e il suo talento nel sorprendersi, con questo ultimo film, seppure bello, si è spento. Stanley Kubric è uno dei pochi che si riconosce dalla genialità, dalla capacità di portarci dallo spazio alla storia, dalla follia alla guerra. Vedo almeno 2 film in sala alla settimana; amo la spettacolarità, ma mi sto stufando della poca creatività. il cinema americano è in calo. gli oscar sono spesso piatti. Il cinema europeo mi sta regalando sensazioni migliore. Non perché sono italiana, anche perché non lo sono, ma Garrone e Sorrentino in quanto genialità meritano di più e gli aspetto per tornare al cinema di qualità che sorprende e lascia qualcosa che ti fa pensare o sorridere anche giorni dopo la visione. il cinema spagnolo con l'Isla Minima che gira in troppo poche sale, il belga con la deliziosa comedia "Dio esiste...." e altri ancore mi hanno maggiormente entusiasmata. Rimango con Pulp Fiction tra i più amati di sempre, ma Tarantino non è più lui, o è lo è troppo.
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mikevigo
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mercoledì 10 febbraio 2016
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permettetemi di dire la mia..
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Parlando di questo film con amici mi sono trovato tra opinioni contrastanti, ma tendenti al negativo, ho dato loro questa risposta e visto l'effetto avuto beh.. permettetemi di dire la mia (senza nessuna pretesa =) ;) ).
La prima critica riguardava i colpi di scena, beh è vero.. dire che c'è n'erano, sarebbe troppo, ma che diamine signori miei, anche se s'ipotizzava la morte fin dall'inizio di tutti.. si ipotizzava proprio quella! Non la trama! Non mi direte che fin dall'inizio si sapeva che c'era un compare e che sarebbe andato a provare a salvare la "sudicia sgualdrina" propio li? All'inizio del film si poteva addirittura pensare (visto anche il trailer) che l'attenzione non era per niente sulla "condannata donna dai facili costumi", ma solo sugli uomini.
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Parlando di questo film con amici mi sono trovato tra opinioni contrastanti, ma tendenti al negativo, ho dato loro questa risposta e visto l'effetto avuto beh.. permettetemi di dire la mia (senza nessuna pretesa =) ;) ).
La prima critica riguardava i colpi di scena, beh è vero.. dire che c'è n'erano, sarebbe troppo, ma che diamine signori miei, anche se s'ipotizzava la morte fin dall'inizio di tutti.. si ipotizzava proprio quella! Non la trama! Non mi direte che fin dall'inizio si sapeva che c'era un compare e che sarebbe andato a provare a salvare la "sudicia sgualdrina" propio li? All'inizio del film si poteva addirittura pensare (visto anche il trailer) che l'attenzione non era per niente sulla "condannata donna dai facili costumi", ma solo sugli uomini.
Inoltre, all'inizio si poteva anche pensare di vederla questa "cavolaccio di accidenti" di RedRock, solo dopo quando è chiaro che come in un teatro tutto si sta svolgendo nella casa, si intuisce che così sarà e che un compare c'è e in tutto ciò finché, successivamente, non si dice esplicitamente non era ovvio fossero un intera banda di bandidos, no?
E poi.. ladies and gentlemens, quale pubblicità ha mai così tanto insistito su un numero? L'8, che in continuazione ci veniva sottolineato, addirittura "Gli odiosi otto" grande come una cosa e poi? E POI SALTA FUORI CHE C'è UN NONO CACCHIO! e permettetemelo... salta fuori sparando alle palle di Samuel Fottuto Lee Jackson?! da sotto la casa?? che neanche si era pensato che quella casa avesse un "sotto"? haha impagabile!
Insomma, per me, non era tutto così scontato da dire che "lo sapevo".
Inoltre, il fatto che si sapeva fin dall'inizio che morivano tutti io lo trovo più un punto a favore che contro, perché? Perché è quello che ha reso grande e immortale questo genere di film: Il Western.
La bellezza (a volte distruttiva per chi guarda, perché lentissima nel suo scorrere) di quei film era propio sapere il finale, sapere che si sarebbe concluso tutto con un ultimo feroce e finale atto tra buoni e cattivi!.. e l'eroe vinceva!
Quest'aspetto era noto e rendeva forse ancora più bella l'attesa, spasmodica e lentissima del finale, essenza stessa dell'apoteosi conclusiva che si pregustava, ma che non arrivava, che ad ogni interminabile dialogo ti faceva fremere per vederla, ma che allo stesso tempo ti permetteva di immedesimarti totalmente nei personaggi, conoscendoli e dandogli una grande profondità, perché ognuno alla fine rappresentava esattamente qualcosa per te, un personaggio ben definito in quell'universo classico che è il vecchio west, e apportava un piccolo plus d'immaginazione del mondo che era il film. Ho provato la stessa cosa vedendo ieri il questo film.
Sono d'accordo con l'affermazione che a volte è solo una questione di gusti, ma spero di avervi trasmesso un po' della magia che questo tarantiniano film mi ha trasmesso, nonostante non si stia parlando Clint Eastwood o di Charles Bronson nei tempi d'oro, ma di un tarantiniano film appunto, che a modo suo ha riproposto qualcosa aggiungendo molto del suo, cose anche che minimamente avevo percepito, come l'inclinazione politica trovata in alcuni recensioni lette qua e la.
Un saluto e buona sera ladies e gentlemen, grazie per l'attenzione dedicata a questo nostalgico fan dei western di una volta, che se non si era capito non sono solo delle pietre miliari del cinema, ma soprattutto dei miei ricordi.
Un abbraccio freddo come quel diavolo di freddo di quel diavolo di Wyoming! =)
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mauridal
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domenica 14 febbraio 2016
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quegli otto anzi nove carogne di film
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THE HATEFUL EIGHT un Film di Quentin Tarantino USA 2015
Quando un titolo di un film evoca e riporta alla memoria altri titoli, altre storie altri film che pure sono rimasti impressi nell'immaginario tuo e di moltri altri,allora fin dal titolo puoi capire che c'è qualcosa d'interessante da vedere ,da scoprire. Quando il regista del film , è anche l'autore della storia , e quindi colui che ha voluto evocare fin dal titolo altro dalla sua opera, e quando il regista è Quentin Tarantino , onnivoro della Cinematografia, allora possiamo stare tranquilli , il film è già qualcosa di buono. Dunque , contando i titoli di film di genere dai Quattro dell'Ave Maria, i quattro dell'Apocalisse , i Sette uomini d'oro, quella sporca dozzina, i sette samurai, i magnifici sette, i sei della grande rapina, e soprattutto , i Dieci piccoli indiani di Renè Clair, i tredici assassini e via , si arriva ai nostri otto detestabili, di Tarantino ma che alla fine dei conti sono in tutto ,nove carogne e non è poco! Basterebbe questo, per fare letteralmente i conti ! con un geniale regista americano che realizza film western saccheggiando i precedenti storici alla Ford per intenderci ma anche dagli spaghetti western italiani.
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THE HATEFUL EIGHT un Film di Quentin Tarantino USA 2015
Quando un titolo di un film evoca e riporta alla memoria altri titoli, altre storie altri film che pure sono rimasti impressi nell'immaginario tuo e di moltri altri,allora fin dal titolo puoi capire che c'è qualcosa d'interessante da vedere ,da scoprire. Quando il regista del film , è anche l'autore della storia , e quindi colui che ha voluto evocare fin dal titolo altro dalla sua opera, e quando il regista è Quentin Tarantino , onnivoro della Cinematografia, allora possiamo stare tranquilli , il film è già qualcosa di buono. Dunque , contando i titoli di film di genere dai Quattro dell'Ave Maria, i quattro dell'Apocalisse , i Sette uomini d'oro, quella sporca dozzina, i sette samurai, i magnifici sette, i sei della grande rapina, e soprattutto , i Dieci piccoli indiani di Renè Clair, i tredici assassini e via , si arriva ai nostri otto detestabili, di Tarantino ma che alla fine dei conti sono in tutto ,nove carogne e non è poco! Basterebbe questo, per fare letteralmente i conti ! con un geniale regista americano che realizza film western saccheggiando i precedenti storici alla Ford per intenderci ma anche dagli spaghetti western italiani. Questo film comunque lo si voglia definire , Pulp, ultra splatter, rimane una pietra miliare tarantiniana che per il suo pubblico è una vera goduria. Intanto vengono rispettate tutte le regole del genere , i personaggi sono tutti particolarmente appropriati , tutti cattivi, vere carogne ma anche in fondo buoni il maggiore Warren soldato rinnegato , capolavoro di Samuel Jackson , amico di penna di Lincoln, vuole difendere la causa dei negri come pure l'impiccatore Ruth , che addirittura si commuove a leggere la presunta vera lettera di Lincoln al caro amico Warren che per un caffè avvelenato non può portare a conclusione la sua missione, cioè impiccare la ingloriosa bastarda Daisy -lady macbettiana che sarà alla base di tutto il massacro finale , canonico stallo messicano. A proposito di questo L'ironia del cartello affisso all'interno dell'emporio- stazione di Minnie per le diligenze in sosta, verso la mitica Red Rock luogo irragiungibile da buoni e cattivi, recitava : vietato l'ingresso ai cani e ai messicani, ora Tarantino qui si conferma un vero son of a bitch, non può sfuggire infatti che , amico e a volte collaboratore dei suoi film è il regista messicano Rodriguez,sodale nello stile cinema” pulp” ma questo ci conferma l'anima goliardica di Quentin che non può fare a meno di inserire scene e dialoghi estremi pur di scandalizzare o nauseare il pubblico. Il finale del film è degno della frase che recita :tutti i bastardi meritano di essere impiccati, ma i grandi bastardi sono quelli che impiccano. E così in fondo riscatta in parte La Daisy che muore sì penzolando ad un cappio e tuttavia i tirapiedi sono peggio di lei. Dunque Tra le righe per tutto il film si intravvede un messaggio para politico di Tarantino : la questione dei nigger, ovvero il razzismo che è ancora irrisolto in America , e in questo western al posto del duello finale , vi è un regolamento di conti tra l'ex generale confederato Smithers razzista e il maggiore nero unionista Warren, e la questione della giustizia , intesa come giuste leggi da applicare ad una società democratica come gli Usa , il discorso del boia di Red Rock è significativo, lui esercita il mestiere di boia, in nome della legge, oggi ammazzo te, domani l'altro , ma senza coinvolgimento, lui fa il boia senza passione. Da qui la conclusione che la giustizia si applica senza passione, altrimenti corre il rischio di non essere giusta. Ma quel boia è anche un assassino e su di lui pende una taglia che nessuno potrà incassare . L'unico che si potrà salvare come il buono , è il sedicente sceriffo Mannix che non prende accordi con nessuno dei fuorilegge tranne che con il negro, il maggiore Warren, ed insieme pur colpiti a morte nella sparatoria finale, impiccheranno la detestabile Daisy , leggendo con nostalgia le ultime righe della mitica lettera del presidente Lincoln all'amico Warren. Cos'altro si può concludere, se non che bere un caffè a volte è fatale, ma che le ingiustizie razziali, sociali e d umane non si risolvono neanche con le pallottole. P.S. Il doppiaggio in italiano, non rende, la vera natura del linguaggio slang crudo dei personaggi. ( MAURIDAL )
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alexmanfrex
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domenica 7 febbraio 2016
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quando il western non è più western
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Dopo tanto parlare, arriva in sala finalmente "The Hateful Eight".
Un film che come valore ha principalmente quello di essere tarantiniano: font vintage anni 70 da sottoproduzione cult, musiche di Morricone che vengono brutalmente interrotte assieme alla lunghissima scena, un po'di splatter, lunghi dialoghi, un senso di grottesco, attori feticcio ...
Tutta la vicenda si costruisce su questi meccanismi: una serie di personaggi che, per un motivo o per l'altro, si incontrano in una taverna nel bel mezzo di nulla durante una tormenta di neve, al centro una ragazza che sembra essere particolarmente cattiva da condurre in città per essere giustiziata, cacciatori di taglie e delinquenti ... Un cliché, nulla di innovativo e un intrigo neanche troppo avvincente .
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Dopo tanto parlare, arriva in sala finalmente "The Hateful Eight".
Un film che come valore ha principalmente quello di essere tarantiniano: font vintage anni 70 da sottoproduzione cult, musiche di Morricone che vengono brutalmente interrotte assieme alla lunghissima scena, un po'di splatter, lunghi dialoghi, un senso di grottesco, attori feticcio ...
Tutta la vicenda si costruisce su questi meccanismi: una serie di personaggi che, per un motivo o per l'altro, si incontrano in una taverna nel bel mezzo di nulla durante una tormenta di neve, al centro una ragazza che sembra essere particolarmente cattiva da condurre in città per essere giustiziata, cacciatori di taglie e delinquenti ... Un cliché, nulla di innovativo e un intrigo neanche troppo avvincente ...
Il film viene salvato dalla prova di forza degli interpreti, perché sono loro il film in questo caso, attraverso la difficoltà di un'interpretazione lunga più di due ore, dove c'è poca azione, poche location, poco movimento e tantissime parole ...
Non so bene dove volesse arrivare con questa opera Tarantino: di certo, se con Django Unchained era (quasi) riuscito a fare un film western, qui fa un passo indietro in questo senso: mette su una commedia noir grottesca, perfettamente in linea con il suo stile, che però ha l'aria di essere una delle scene di maggior impatto di uno qualsiasi dei suoi film precedenti (per esempio, la scena della cena a Candyland ...) allungata fino all'eccesso tanto da coprire l'intero film !!
Si questo è THE: una lunghissima scena che solo chi vuole tributare ancora onori a Tarantino, riesce a fare lo sforzo di sopportare ed apprezzare.
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l'imbecille
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mercoledì 10 febbraio 2016
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vale veramente poco
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Credo che tutte le recensioni positive siano per “devozione” e per fare gli “acculturati”. Il film è decisamente negativo: tra zero e dieci io darei menouno!! E vediamo perché. Inizierei da una parte lontana dal regista, dove lui non ha di certo “colpe”. Il doppiaggio. Qualcuno si chiederà ma che c’entra il doppiaggio?? C’entra, c’entra. La voce di Luca Ward questa volta non mi è sembrata pertinente con il personaggio principale. Scendiamo ora nel concreto. Il costumista. Ma vi sembra coerente con un ambiente così lontano, immerso in mezzo a montagne di neve, con bufere apocalittiche e con un vento polare in un ricovero alla fine del mondo e separati dal mondo, personaggi di primo piano con abiti da “salotto”, con cravatte e giacche da lounge bar? Abiti che poi restano immacolati quasi fino alla fine del film nonostante tutto quello che accade?? A me no.
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Credo che tutte le recensioni positive siano per “devozione” e per fare gli “acculturati”. Il film è decisamente negativo: tra zero e dieci io darei menouno!! E vediamo perché. Inizierei da una parte lontana dal regista, dove lui non ha di certo “colpe”. Il doppiaggio. Qualcuno si chiederà ma che c’entra il doppiaggio?? C’entra, c’entra. La voce di Luca Ward questa volta non mi è sembrata pertinente con il personaggio principale. Scendiamo ora nel concreto. Il costumista. Ma vi sembra coerente con un ambiente così lontano, immerso in mezzo a montagne di neve, con bufere apocalittiche e con un vento polare in un ricovero alla fine del mondo e separati dal mondo, personaggi di primo piano con abiti da “salotto”, con cravatte e giacche da lounge bar? Abiti che poi restano immacolati quasi fino alla fine del film nonostante tutto quello che accade?? A me no. E come tacere sulle luci? Dentro l’emporio non si comprende da dove possa venire la luminosità; e non solo, raffiche di vento che a momenti sfondano porta e pareti di legno e che non toccano minimamente le fiammelle di quelle quattro candele accese e delle lanterne. Si è per caso voluto “risvegliare” lo spettatore con quelle aberranti ed abominevoli nonché gratuite vomitate di sangue a fiume a seguito di quattro dita di caffè avvelenato e non si capisce perché per di più insapore? È stata una fortuna che il “menouno” che io gli attribuisco mi sia stato confortato e confermato dalla platea. Ho visto gente che dormiva, qualcuno se ne è andato a metà film non potendo attendere tutte le due ore e tre quarti, e non pochi giovani che anziché vedere il film “giocavano” con gli smart phones. Sembra comunque del tutto “ridondante” quello a cui i critici si sforzano di aggrapparsi nel citare Agatha Christie, Marilyn Monroe, “Bastardi senza gloria”, e tanti altri fino a coinvolgere gratuitamente financo Lincoln. Last but not least i dialoghi. Sono a tratti soporiferi, prolissi fino all’esasperazione e troppo scontati; s’indugia su pause e luoghi comuni che non aiutano certo a creare e sostenere quella tensione che ci si aspetta dal regista. Ma siamo nel west di Texiana memoria o ad Oxford; un parlare forbito, acculturato, dove nessuno interrompe l’altro e l’altro ancora ascolta senza dire una parola. Ma che western è questo: un’aula accademica?? Non fosse mai che il titolo <<gli odiosi otto>> volesse confrontarsi con <<i magnifici sette>>, no!! Sarebbe solo “blasfemo”.
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johnny1988
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domenica 31 gennaio 2016
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quando l'western incontra il kammerispiele
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Le (mie) ragioni per cui Hateful Eight andrebbe visto all'1 di notte, in lingua originale, in 70 mm formato superwide, uncut edition:
- Tarantino ha raggiunto l'apice della conoscenza della tecnica cinematografica e del gusto per il linguaggio visivo e narrativo.
- T. fa letteratura con il cinema, non i popcorn.
- Andrebbe visto a ridosso del Natale o della Pasqua, ma per concorrenza con Star Wars da noi non si poteva.
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Le (mie) ragioni per cui Hateful Eight andrebbe visto all'1 di notte, in lingua originale, in 70 mm formato superwide, uncut edition:
- Tarantino ha raggiunto l'apice della conoscenza della tecnica cinematografica e del gusto per il linguaggio visivo e narrativo.
- T. fa letteratura con il cinema, non i popcorn.
- Andrebbe visto a ridosso del Natale o della Pasqua, ma per concorrenza con Star Wars da noi non si poteva. Mai come quest'anno potrebbe esserci un film più vicino al tema del messaggio evangelico della solidarietà e dell'integrazione. Già solo il Gesù in croce e l'occhio nero di Daisy che incorniciano il film lasciano molto da dire.
- La lingua americana e i suoi dialetti hanno un plus valore nel cinema di Tarantino. Il doppiaggio, per quanto possa eccellere, squalifica i timbri vocali.
- Il film va visto in pellicola: grana, pasta, colore, profondità, contrasto, già detto tutto.
- La fotografia di Richardson vale l'Oscar, nessun dubbio. Stimolerebbe anche il più insensibile a sperimentarsi con le luci.
- La musica di Morricone vale l'Oscar, nessun dubbio.
- Il Western di J.Ford incontra il Kammerspiele di B.Brecht e il Poirot di A.Christie in un cocktail che solo Hitchcock, ai tempi, avrebbe apprezzato.
- Sebbene siano di gran lunga superiori ancora Pulp Fiction, Jackie Brown, Kill Bill per i risvolti ontologici, qui si ama la tensione in ogni inquadratura, il finale e che ogni tanto esca fuori "bianco bastardo", "fottuto negro" con qualche schizzo di cervella: catarsi.
- Unica pecca (personale): perché "I shout the Scheriff" non viene mai suonata!? A Rodriguez non sarebbe sfuggito un dettaglio così non poco insignficante.
- Ah, già perché all'1 di notte: perché tutti i biglietti sono stati prenotati per tutta la settimana d'anteprima. Ci si consola sapendo che l'adrenalina non manca e che una volta fuori si esce a far colazione con uno strano sapore di ferro e ruggine in bocca.
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