zarar
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lunedì 28 settembre 2015
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un approccio da capovolgere
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Film ingegnoso, variegato, esplosivo nelle forme e nei colori, con una punta di consapevole pedagogismo nell’approccio esplorativo, simile agli sperimentalismi che ci portavano a fare viaggi immaginari con la macchina da presa all’interno del corpo umano, percorsi anche questi con il duplice target bambini/adulti, pieni di fascino e – vorrei dire – di spirito d’avventura, alla ricerca di nuove frontiere nella rappresentazione filmica. Belle sperimentazioni. Perché questo viaggio che dà volto e colore alle emozioni non mi ha invece entusiasmato? Innanzitutto trovo sempre più insopportabile l’enfasi eretistica da cui sono invasati i personaggi (diffusissima oggi più che mai nelle animazioni): una tensione esasperata nei gesti, nel linguaggio, nelle azioni, che alla lunga infastidisce e stanca, ma – ahimé – entusiasma i bambini spettatori che poi la mimeranno regolarmente per la gioia degli adulti.
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Film ingegnoso, variegato, esplosivo nelle forme e nei colori, con una punta di consapevole pedagogismo nell’approccio esplorativo, simile agli sperimentalismi che ci portavano a fare viaggi immaginari con la macchina da presa all’interno del corpo umano, percorsi anche questi con il duplice target bambini/adulti, pieni di fascino e – vorrei dire – di spirito d’avventura, alla ricerca di nuove frontiere nella rappresentazione filmica. Belle sperimentazioni. Perché questo viaggio che dà volto e colore alle emozioni non mi ha invece entusiasmato? Innanzitutto trovo sempre più insopportabile l’enfasi eretistica da cui sono invasati i personaggi (diffusissima oggi più che mai nelle animazioni): una tensione esasperata nei gesti, nel linguaggio, nelle azioni, che alla lunga infastidisce e stanca, ma – ahimé – entusiasma i bambini spettatori che poi la mimeranno regolarmente per la gioia degli adulti. Alla fine del film – per dirne una - vorresti avere tra le mani Joy e torcerle il collo per vedere se sta un attimo zitta e si dà una calmata, così simile com’è a un certo tipino molto americano dall’entusiasmo compulsivo tutto self-esteem, assertiveness e think positive. Non è un caso che sia personaggio dominante in tutto il film e sia comunque lei a pilotare la catatonica Sadness verso un happy end. In secondo luogo (e soprattutto) ho trovato fastidioso e veramente riduttivo l’approccio primitivo e meccanicistico al tema: un noto studioso colse una volta il passaggio da una visione primitiva ad una più complessa della psiche umana nel confronto tra Iliade e Odissea: nell’Iliade impulsi diversi guidano le distinte parti del corpo e le diverse azioni dell’eroe; nell’Odissea Ulisse, non più burattino disarticolato, ma uomo, si autogoverna come un tutt’uno complesso, in cui raziocinio/emozioni/azioni sono inscindibili tra loro. Con le debite differenze, qui mi è parso di tornare al primo modello, che di fatto cancella la povera Riley come protagonista e ne fa un burattino che si muove a seconda di come le sue disarticolate emozioni tirano i fili. Non mi sembra un gran passo nell’analisi della complessità, di cui oggi avremmo tanto bisogno… Il progetto esplorativo sarebbe forse più riuscito se l’approccio fosse stato completamente capovolto, dalla bimba al mondo della psiche e non viceversa. Tre stelle all’originalità e alle buone intenzioni. In fondo, un’occasione mancata.
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nino pell.
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lunedì 28 settembre 2015
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film innovativo ma a tratti troppo astratto
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"Inside out" merita sicuramente l'elogio di essere un film di animazione caratterizzato da una lodevole componente innovativa ed intimista e che come tale riesce, pertanto, a rompere i rassicuranti schemi narrativi fatti di solarità e di positività nella trattazione dei personaggi e delle immagini, come appunto da oltre un secolo la Walt Disney ci ha sempre abituato. Mai in precedenza un film per bambini si era così spinto ad analizzare la psicologia umana e le sue mutazioni interiori, come appunto è riuscito a fare "Inside out", il quale, tra l'altro, trova il suo punto forte soprattutto in una considerevole componente narrativa che si dimostra articolata e fantasiosa da parte degli autori nel narrare la vita della giovane protagonista Riley attraverso i diversi stati d'animo del suo carattere.
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"Inside out" merita sicuramente l'elogio di essere un film di animazione caratterizzato da una lodevole componente innovativa ed intimista e che come tale riesce, pertanto, a rompere i rassicuranti schemi narrativi fatti di solarità e di positività nella trattazione dei personaggi e delle immagini, come appunto da oltre un secolo la Walt Disney ci ha sempre abituato. Mai in precedenza un film per bambini si era così spinto ad analizzare la psicologia umana e le sue mutazioni interiori, come appunto è riuscito a fare "Inside out", il quale, tra l'altro, trova il suo punto forte soprattutto in una considerevole componente narrativa che si dimostra articolata e fantasiosa da parte degli autori nel narrare la vita della giovane protagonista Riley attraverso i diversi stati d'animo del suo carattere. Questi ultimi sono rappresentati fantasticamente da cinque bizzarri personaggi che vivono dentro la mente della bambina e che simboleggiano rispettivamente la gioia, la tristezza, la rabbia, la paura e il disgusto. Ognuno di loro possiede la capacità di anticipare preventivamente le azioni di Riley, digitando i tasti di una sofisticata console computerizzata e facendone così prevalere lo specifico stato d'animo a seconda degli stimoli che si susseguono dal mondo esterno. La quasi totalità della vita della bambina, dall'età dell'infanzia fino ai suoi 11 anni, sembra essere dominata dal sentimento della gioia, anche nei momenti più difficili. Ma capita all'improvviso che i genitori della ragazza saranno costretti a trasferirsi in un'altra città e pertanto Riley, costretta ad abbandonare il suo ambiente ideale, le sue passioni sportive, i suoi amici, andrà incontro verso un confusionale stato d'animo che provocherà una sorta di momentaneo black out, tale da far smarrire la perfetta armonia psicologica in cui ella era sempre vissuta fino a quel momento. E di conseguenza i piccoli personaggi inizieranno a perdere il controllo della console e addirittura due di loro, "Gioia" e "Tristezza" saranno catapultate verso un'altra dimensione fatta di sogni e di percorsi bui che richiedono un enorme spirito di avventura affinché esse possano ritornare al quartier generale e ripristinare la normale situazione fatta di serenità e di felicità per la piccola Riley, la quale nel frattempo è costretta a vivere momenti cupi fatti di rabbia, di disgusto e di paura, ma soprattutto di rabbia. Dal mio punto di vista personale, questa parte del racconto che occupa tutto il secondo tempo, la ritengo eccessivamente prolissa e troppo astrattamente cerebrale: i bui corridoi, le ardue e ripide salite rendono ad un certo punto il racconto addirittura monotono e ostico non solo per i bambini, ma anche per gli adulti. Sarebbe stato bello che tale momento di blackout fosse durato meno e che magari il ragazzo immaginario che compare nel subconscio dei sogni avrebbe fatto la sua reale comparsa nella vita di Riley con una maggiore presenza nella trama e determinando nella psicologia della ragazza, come conseguenza delle emozioni dell'innamoramento, una continua alternanza tra i suoi vari stati d'animo creando una sorta di agonismo e comica rivalità tra i cinque minuscoli personaggi. Ed invece il racconto si snoda, appunto, in una sorta di astrattismo fantasioso rendendo il film interessante, ma personalmente noioso da rivedere, sebbene il significato finale del ritorno alla felicità attraverso la coscienza della tristezza e della nostalgia non è tutto sommato male.
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morganakam
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martedì 29 settembre 2015
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il migliore della disney
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E' un film d'animazione unico..non sapevo bene la trama prima di andarlo a vedere al cinema e ne sono rimasta entusiasta!
Certo che non è un film proprio per bambini piccoli..si, li divertirebbe però non capirebbero il vero significato del film. Secondo me va bene dai 9-10 anni.
I significati sono molto interessanti e importanti per la vita di tutti i giorni..quali ricordi teniamo vivi sempre e quali cestiniamo?
Soprattutto mi sono piaciuti i personaggi di Gioia..che cerca sempre di dare il massimo anche se magari non ascolta l'opinione di altri, Tristezza che fa ridere ma a volte risulta anche saggia e Bing Bong a volte buffo e a volte pasticcione.
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E' un film d'animazione unico..non sapevo bene la trama prima di andarlo a vedere al cinema e ne sono rimasta entusiasta!
Certo che non è un film proprio per bambini piccoli..si, li divertirebbe però non capirebbero il vero significato del film. Secondo me va bene dai 9-10 anni.
I significati sono molto interessanti e importanti per la vita di tutti i giorni..quali ricordi teniamo vivi sempre e quali cestiniamo?
Soprattutto mi sono piaciuti i personaggi di Gioia..che cerca sempre di dare il massimo anche se magari non ascolta l'opinione di altri, Tristezza che fa ridere ma a volte risulta anche saggia e Bing Bong a volte buffo e a volte pasticcione.
Questi sono i film che servono per mostrare che la vita non è come vorremmo e anche che la perdita delle persone a noi care ci fa stare male.
La trama non è sviluppata così bene ma il film regge molto, la storia è originalissima, divertente e a tratti commovente. Lo consiglio a tutti.
Voto finale: 9+. Ho messo 5 stelline ma non sono piene.
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dany101
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martedì 29 settembre 2015
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ri-animazione
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Esperimento in casa Pixar,ma con cognizione di causa?..
Innanzitutto ci si chiede se la Pixar sia cosciente o meno del travestimento equivoco qui insito:l'indovinare cosa emotivamente muove una persona-curiosamente-aderisce alla necessità della Pixar INDUSTRIA MILIONARIA di intercettare i gusti del pubblico UTENTE.Si ha un'autoreferenzialità che sfocia in un'enorme gap narrativa,primo grosso auto-gol tra i molti altri.
Questo didattico viaggio in cabina di controllo del cervello umano,con gli autori compiaciuti di essere saliti in cattedra,non manca d'essere sospetto.Prende di petto argomenti sui quali nemmeno i massimi demiurghi hanno ancora fatto luce,ma con il massimo demerito possibile su tutta la linea.
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Esperimento in casa Pixar,ma con cognizione di causa?..
Innanzitutto ci si chiede se la Pixar sia cosciente o meno del travestimento equivoco qui insito:l'indovinare cosa emotivamente muove una persona-curiosamente-aderisce alla necessità della Pixar INDUSTRIA MILIONARIA di intercettare i gusti del pubblico UTENTE.Si ha un'autoreferenzialità che sfocia in un'enorme gap narrativa,primo grosso auto-gol tra i molti altri.
Questo didattico viaggio in cabina di controllo del cervello umano,con gli autori compiaciuti di essere saliti in cattedra,non manca d'essere sospetto.Prende di petto argomenti sui quali nemmeno i massimi demiurghi hanno ancora fatto luce,ma con il massimo demerito possibile su tutta la linea.
Pretenzioso e soltanto imbastito.
Falso dispensatore-eppure-ladro di didattica,ambizione e originalità.
Involucro multifaccia(di cui tutte confuse)malgestito e zeppo di banalità.
Per un film che coccola i bambini,il rapporto che instaura col pubblico è-tutto sommato-assai ricattatorio.C'è del subdolo.Ogni risata è strappata,ogni lacrima estorta,ed è triste che il saltellamento tra queste due sia ridotto a uno "zapping tra due canali"(la vita di Riley,e la cabina di guida).Sarebbe una caduta rovinosa ma qui c'è così "tanta pochezza" da non muovere rumore alcuno.La durata complessiva stessa ne indica sia il margine che lo spessore,in fondo..
Compartimento allagato-quando di solito impermeabile alle critiche-anche quello dell'animazione,per motivazioni non slegate dalla scelleratezza dell'intero impianto.Si è-infatti-abbagliati da note di colore chìc di un ricercato rigore minimal,e che purtroppo appaiono come layout pubblicitari non finiti.Intiepidito pure l'aspetto visivo,si ha l'impressione di essere rimasti senza nemmeno il premio di consolazione.
Lontani dal podio,rimane la desolazione.
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fabiofeli
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mercoledì 30 settembre 2015
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fiabe per crescere
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Inside out di Pete Docter.
Riley è una bambina alle soglie dell'adolescenza che vive con i genitori nel Minnesota, uno stato degli USA dove c'è un inverno vero con neve e ghiaccio. Il suo sport preferito è l'hockey, perché già fin da piccola pattina come la Messner. Conduce una vita tranquilla e ordinata in una famiglia borghese, fin quando, come spesso accade nel deregolato mondo americano, il padre si trasferisce per lavoro a San Francisco, luogo del tutto diverso. Lo sradicamento della bambina è tale che le sue reazioni infantili, fino ad allora governate prevalentemente dalla gioia, virano al disgusto per la vita di città, alla tristezza ed alla paura della solitudine per le amicizie perse ed alla rabbia per il cambiamento forzato.
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Inside out di Pete Docter.
Riley è una bambina alle soglie dell'adolescenza che vive con i genitori nel Minnesota, uno stato degli USA dove c'è un inverno vero con neve e ghiaccio. Il suo sport preferito è l'hockey, perché già fin da piccola pattina come la Messner. Conduce una vita tranquilla e ordinata in una famiglia borghese, fin quando, come spesso accade nel deregolato mondo americano, il padre si trasferisce per lavoro a San Francisco, luogo del tutto diverso. Lo sradicamento della bambina è tale che le sue reazioni infantili, fino ad allora governate prevalentemente dalla gioia, virano al disgusto per la vita di città, alla tristezza ed alla paura della solitudine per le amicizie perse ed alla rabbia per il cambiamento forzato. Tutte queste emozioni sono personificate e vivono nella centralina della sua testa intervenendo su una consolle per manifestare i suoi sentimenti. Si sente talmente fuori posto che nemmeno i ricordi positivi, basilari nella sua personalità, bastano per far predominare la gioia che aveva permeato la sua vita fino a quel momento. Tradisce la sua famiglia rubando i soldi per tornare da sola nel Minnesota e si sgretolano via via i capisaldi della sua educazione, rappresentati come cittadelle: la onestà, i momenti di gioco (la "stupidera"), l'amicizia, lo sport preferito e la famiglia stessa. Ma si accorge ben presto in preda ad una tristezza sempre più pesante che non può gettare via la sua vita precedente. La consolle della ulteriore crescita sarà molto più complessa, adatta a governare la vita fuori dalle fiabe dell'infanzia...
Il mondo delle fiabe è popolato da sentimenti controversi e contraddittori; altro che rose e fiori! La letteratura fantastica, da Esopo a Collodi, da Andersen ai Grimm - soprattutto nelle edizioni non edulcorate di questi ultimi -, è gremita di accadimenti difficili e crudeli per bambini e animali innocenti. I bambini durante l'ascolto bersagliano il narratore di perché; spesso vogliono che le si racconti di nuovo, per capire a fondo il pensiero umano ed i comportamenti corretti. In questa storia capisaldi e ricordi gioiosi cadono nell'oblio ed è solo grazie ai cinque personaggi delle emozioni, nessuno escluso, con l'aiuto determinante della fantasia e della poesia (il fantastico Bing Beng) se Riley supera la prova e si affaccia alla pubertà. Pete Docter strizza l'occhio a genitori ed educatori: non si possono tenere i figli nella bambagia e bisogna essere attenti all'impatto dei cambiamenti bruschi su di essi; le reazioni infantili difformi da quello che si vorrebbe sono l'indice di un limite da non superare per non schiacciare e distruggere la loro personalità. Il film regala momenti di autentico divertimento quando descrive il mondo dei sogni come un film con tanto di regista ed una polizia ottusa che deve prevenire e reprimere variazioni del copione; ma ci sono anche momenti di commozione quando cadono nel dimenticatoio la fantasia e la poesia. È di certo una storia che fa molto american way of life, ma è così raffinata che supera il localismo.
Da non mancare.
Valutazione ****
FabioFeli
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jack beauregard
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lunedì 5 ottobre 2015
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non mi unisco all'esagerato coro di elogi
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Per carità, si tratta di un buon film, che parte da un'idea abbastanza originale e pure molto ambiziosa. La realizzazione non era facile e la riuscita è, tutto sommato, discreta.
Però, io tutto questo gridare al capolavoro, sinceramente, l'ho trovato esagerato. Siamo lontani da Monster's & Co, ma anche dai primi dieci minuti di Up! (lì sì che ho pianto di commozione).
Qui ho trovato funzionanti ed esilaranti i momenti di interazione tra cervelli (che avrebbero meritato maggior spazio e sviluppo), quando entrano in gioco le emozioni dei vari soggetti (la scena a tavola in famiglia è forse la migliore), e che sono, insieme alle sequenze finali con i cervelli di cane e gatto le scene più divertenti.
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Per carità, si tratta di un buon film, che parte da un'idea abbastanza originale e pure molto ambiziosa. La realizzazione non era facile e la riuscita è, tutto sommato, discreta.
Però, io tutto questo gridare al capolavoro, sinceramente, l'ho trovato esagerato. Siamo lontani da Monster's & Co, ma anche dai primi dieci minuti di Up! (lì sì che ho pianto di commozione).
Qui ho trovato funzionanti ed esilaranti i momenti di interazione tra cervelli (che avrebbero meritato maggior spazio e sviluppo), quando entrano in gioco le emozioni dei vari soggetti (la scena a tavola in famiglia è forse la migliore), e che sono, insieme alle sequenze finali con i cervelli di cane e gatto le scene più divertenti. Invece, mi è sembrata troppo lunga e, a tratti, abbastanza noiosa tutta l'avventura di Gioia e Tristezza per rientrare alla centrale operativa.
Capisco l'intento: affrontare il trauma di un cambiamento nell'età pre-adolescenziale, da un punto di vista che non si era mai visto prima (scusate il gioco di parole), cioè rendendo concrete e visibili le emozioni e che si tratta di un intento difficile da mettere in pratica, ma la resa è, al massimo, più che sufficiente, certo non memorabile.
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alexmanfrex
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martedì 6 ottobre 2015
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siamo fatti così !!!
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Diciamoci la verità: Inside Out ha veramente spiazzato !!
Ci sono cinque "ometti": Gioia, Tristezza, Disgusto, Paura e Rabbia ... e una bambina, Riley, i cui stati d'animo sono regolati da questi 5 personaggi (che controllano il tutto da una sorta di torre di controllo computerizzata nel suo cervello !!!) ... e ancora: i ricordi come biglie stipate in sconfinati archivi, le realtà quotidiane rappresentate come vere e proprie isole felici, e tanto altro ...
L'antropomorfizzazione dei meccanismi che regolano il nostro corpo, riporta un po'indietro al successo dei cartoni animati della serie "Siamo fatti così", in cui le funzioni del nostro organismo venivano reappresentate da un campionario di simpatici (quanto improbabili) ometti, mostriciattoli, oggetti, mezzi di trasporto (e diciamocelo, quanti di noi hanno creduto per anni che tutto fosse effettivamente vero !!!).
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Diciamoci la verità: Inside Out ha veramente spiazzato !!
Ci sono cinque "ometti": Gioia, Tristezza, Disgusto, Paura e Rabbia ... e una bambina, Riley, i cui stati d'animo sono regolati da questi 5 personaggi (che controllano il tutto da una sorta di torre di controllo computerizzata nel suo cervello !!!) ... e ancora: i ricordi come biglie stipate in sconfinati archivi, le realtà quotidiane rappresentate come vere e proprie isole felici, e tanto altro ...
L'antropomorfizzazione dei meccanismi che regolano il nostro corpo, riporta un po'indietro al successo dei cartoni animati della serie "Siamo fatti così", in cui le funzioni del nostro organismo venivano reappresentate da un campionario di simpatici (quanto improbabili) ometti, mostriciattoli, oggetti, mezzi di trasporto (e diciamocelo, quanti di noi hanno creduto per anni che tutto fosse effettivamente vero !!!). Pur appoggiandosi a questo modello, IO va oltre: gli ometti buffi diventano emozioni che trafficano con i ricordi e le azioni/reazioni di Riley fin dai primi vagiti, per arrivare all'età dell'adoloscenza e delle primi crisi esistenziali.
Portare la psicologia al cinema non è mai stata una cosa semplice, terreno decisamente insidioso. Inserirla in un cartoon poi ... Si è vero: ormai siamo abituati a cartoni animati che, parallelamente al tentativo di intrattenere, indagano sempre più i risvolti dell'animo umano e creano un terreno fertile per affrontare con freschezza e intelligenza le complessità relazionali ...
Inside Out però fa un netto passo in avanti: crea un mondo e un ambiente rivoluzionari, dove sentimenti ed emozioni non sono più solo frutto di dinamiche fra i persoanaggi ... sono i personaggi stessi !!!!
La bellezza del significato di questo film risiede nell'evoluzione che coinvolge appunto le cinque emozioni nei loro rapporti reciproci, nel carattere di ognuno (Gioia che inizia a provare sconforto, Tristezza che scopre di poter donare in un certo senso una felice consapevolezza ...) per giungere alla conclusione che, tutte le emozioni sono utili e funzionali nel percorso di maturazione degli esseri umani, che non necessariamente sono in netto contrasto fra loro, ma quanto mai legate (anche se, bisogna dirlo, Gioia la fa da mattattrice in tutto questo !!).
Sviluppato ottimamente il duplice piano su cui si muove la vicenda, quella introsepttivo e quello esterno, inevitabilmente legati l'uno all'altro ...
Insomma: un cartone che non è certo un capolavoro memorabile, ma di una bellezza spiazzante (molto toccante anche il cortometraggio introduttivo "Lava").
A lungo abbiamo ricercato un cartoon intelligente, ai limiti della sensibilità e dell'attenzione per le tematiche esistenziali !! Beh è arrivato (ed "evviva") con un potenziale non indifferente per eventuali sequel (cosa c'è di più inesplorato ed esplorabile dell'animo umano ???).
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no_data
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martedì 6 ottobre 2015
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molto carino ma niente di più
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l'idea era buona ma il film è risultato scontato a noi adulti, e incomprensibile ai bambini in sala, annoiati quasi subito, con apprezzamenti gioiosi unicamente per le gag classiche. Do 3 stelle lo stesso, ma rimango nell'idea che un'animazione riuscita che si rivolge a grandi e piccoli non è completa se non trova la giusta misura. Comunicare a tutti e molto difficile. Metterei una stella in più ai Minions che hanno soddisfatto la sala intera, senza pretese.
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mr.movie
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martedì 6 ottobre 2015
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il ritorno in grande stile della pixar.
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Visto in italiano ed in versione originale. Questo film riesce a far ridere e commuovere anche ad una seconda visione. Personaggi, storia ed ambientazioni fantastici. Che dire, Pete Docter, dopo i due capolavori "Monter & Co." e il commovente "Up", ci consegna questo altro capolavoro, che ritengo essere il miglior film Pixar mai fatto.
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la vega
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mercoledì 7 ottobre 2015
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bruttino parecchio
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La storia ci offre una protagonista perfetta e ben inserita in un mondo stucchevole. Il dramma però è in agguato; i genitori cambiano città per esigenze di lavoro e la poveretta va a vivere in una bella casa ma sporca. In effetti un padre attento come il suo avrebbe dovuto chiamare un'impresa di pulizie, ma non lo ha fatto. Inoltre la pizzeria vicino casa è pessima. E non è finita qui perchè tragedie di questa portata si susseguono implacabili.
Ma insomma che senso ha scrivere una storia per un film di animazione, non rocambolesco ma dei buoni sentimenti, dove l'eroina te la fanno rimanere antipatica dopo 5 minuti mentre al padre affidano la parte di colui che si preoccupa tanto perché gli toccherà di licenziare della gente.
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La storia ci offre una protagonista perfetta e ben inserita in un mondo stucchevole. Il dramma però è in agguato; i genitori cambiano città per esigenze di lavoro e la poveretta va a vivere in una bella casa ma sporca. In effetti un padre attento come il suo avrebbe dovuto chiamare un'impresa di pulizie, ma non lo ha fatto. Inoltre la pizzeria vicino casa è pessima. E non è finita qui perchè tragedie di questa portata si susseguono implacabili.
Ma insomma che senso ha scrivere una storia per un film di animazione, non rocambolesco ma dei buoni sentimenti, dove l'eroina te la fanno rimanere antipatica dopo 5 minuti mentre al padre affidano la parte di colui che si preoccupa tanto perché gli toccherà di licenziare della gente. I problemi e i drammi sono tenuti a debita distanza e anche quando ci sono riguardano altri. Almeno il padre poteva essere preoccupato per il suo licenziamento, noi spettatori avremmo magari condiviso con lui il suo smarrimento.
Per fortuna però ci sono delle gag proprio da ridere, la più bellina mi è parsa quella dove viene mostrata la mente del gatto.
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[+] bellino parecchio
(di stefano)
[ - ] bellino parecchio
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