william
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mercoledì 12 agosto 2015
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merita
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Ho preferito dare 5 stelle piuttosto che 4 perché reputo che il film sia completo: divertente in alcune parti e commovente in altre.
Mi ha ricordato UP (credo che siano gli stessi creatori) e Wall-e.
Sì, è un bel film, lo consiglio, merita molto!
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eugenio
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sabato 22 agosto 2015
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piccole emozioni crescono
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Era dai tempi di Up che non si osservava in casa Pixar un prodotto fresco e originale. Chi non si ricorda la casa che poteva volare con il peso dolce dei palloncini in cielo, la figura del burbero vecchietto e quello del bambino esploratore?
Bene, Pete Docter, regista del fortunato film produce un seguito originale, capace di commuovere e far riflettere generazioni di genitori e figli.
Inside out, questo il titolo dell’ultimo lavoro, appare un prodotto fresco e vivace, stimolante e mai noioso. Basicamente introdotto come un racconto di formazione, ponendosi come altri prodotti Disney, dal punto di vista “basso” del bambino protagonista, qui l’undicenne Riley, si insinua poi come un “cuore emotivo” capace di mettere alla luce le diverse sfaccettature del nostro animo, ovvero sfruttando la personificazione di emozioni: gioia, paura, disgusto,rabbia,tristezza, che albergano in ognuno di noi.
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Era dai tempi di Up che non si osservava in casa Pixar un prodotto fresco e originale. Chi non si ricorda la casa che poteva volare con il peso dolce dei palloncini in cielo, la figura del burbero vecchietto e quello del bambino esploratore?
Bene, Pete Docter, regista del fortunato film produce un seguito originale, capace di commuovere e far riflettere generazioni di genitori e figli.
Inside out, questo il titolo dell’ultimo lavoro, appare un prodotto fresco e vivace, stimolante e mai noioso. Basicamente introdotto come un racconto di formazione, ponendosi come altri prodotti Disney, dal punto di vista “basso” del bambino protagonista, qui l’undicenne Riley, si insinua poi come un “cuore emotivo” capace di mettere alla luce le diverse sfaccettature del nostro animo, ovvero sfruttando la personificazione di emozioni: gioia, paura, disgusto,rabbia,tristezza, che albergano in ognuno di noi.
Su queste cinque coprimarie, stilisticamente perfette e concettualmente vive, si basa Inside out, che presenta sin dall’inizio un meccanismo opposto a quello di Up. Se il precedente film insinuava un’analisi emozionale dal punto di vista “esterno” con un procedimento inverso, Inside out ci descrive i turbamenti, le mosse, i ricordi, i sogni, la mente di una bambina al limite della pubertà pronta ad affrontare con le sue paure, con l’impegno e grinta la sua vita. E il punto di vista è quello proprio delle emozioni governate dinanzi a un pannello di controllo da Joy, appunto, personificazione della felicità che anima il cuore di ogni bambino/a.
Solo in apparenza perchè Riley, trasferitasi dal Minnesota a San Francisco con i suoi genitori, cerca difficilmente di adattarsi alla nuova vita a scuola, alle attività sportive (l’hockey, suo sport d’infanzia), alla sua iniziale reticenza ad entrare “in empatia” con quel nuovo mondo. A peggiorare le cose ci pensano Sadness e Joy, la prima ostinata a partecipare ai cambiamenti emotivi di Riley, la seconda risoluta a garantire alla bambina felicità e gioia appunto. Peccato che tutto si declini in eventi decisamente poco piacevoli per Riley che la porranno dinanzi a fondamentali scelte di cui buon peso avrà la sua intelligenza e buonsenso.
Tra ricordi base, venati di un giallo oro che tanto sa di piacevole e qualcuno venato dall’azzurra tristezza , tra isole dell’inconscio collegate dal treno dei pensieri alle cui fermate non è raro trovare gli amici immagginari dell’infanzia (qui con il corpo di un proboscidato Bing Bong), Docter lavora nell’Inside out con un film che tutti noi abbiamo in qualche modo visto crescere dentro magari non personificando le emozioni ma sicuramente percependole come cuore pulsante della nostra vita e delle nostre scelte.
Nel divertente e a tratti maliconico ritratto delle inquietudini di una ragazzina, il regista scava grattando con un raschiello la superficie delle cose sino a farci entrare e renderci participi del pensiero onirico di una bambina nel faticoso passaggio dall’infanzia alla pubertà.
Il gioco delle emozioni, la futuristica stazione di controllo che alberga in ognuno di noi, sono specchio dei risvolti della nostra vita, degli errori da cui apprendiamo, dell’interazione sociale con altri, dotati come noi di medesimi “dispositivi” elettronici. Specchio dal quale ogni mattina osservandoci, siamo pronti a muoverci, saldi nei nostri affetti e passioni di sempre come isole fluttuanti in mezzo al mare onirico dei nostri pensieri, affrontando nuove sfide e percorsi nel complicato cammino della vita.
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claudiofedele93
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mercoledì 16 settembre 2015
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il grande ritorno della pixar.
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Inside Out arriva in un momento cruciale per la casa di animazione più famosa del pianeta, dato che negli ultimi anni la saltellante lampadina aveva perso un po' di quella luce d’originalità che l'aveva sempre resa unica e inimitabile, abituandoci, nell’ultimo ventennio, a pellicola capaci di riuscire ad andare ben oltre un pubblico di bambini ed a proporre tematiche e riflessioni che, talvolta, solo un adulto poteva apprezzare appieno.
Il 2015 si presta, dunque, a dare un giudizio sulla situazione generale di un gruppo di registi e sceneggiatori che hanno accompagnato l'infanzia di molti, e gli interrogativi, assieme ai dubbi, nati di recente, erano ormai agli sgoccioli, dato che in molti temevano di aver perduto per sempre quei progetti animati che, in un futuro non troppo lontano, avrebbero avuto la forza di essere chiamati classici.
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Inside Out arriva in un momento cruciale per la casa di animazione più famosa del pianeta, dato che negli ultimi anni la saltellante lampadina aveva perso un po' di quella luce d’originalità che l'aveva sempre resa unica e inimitabile, abituandoci, nell’ultimo ventennio, a pellicola capaci di riuscire ad andare ben oltre un pubblico di bambini ed a proporre tematiche e riflessioni che, talvolta, solo un adulto poteva apprezzare appieno.
Il 2015 si presta, dunque, a dare un giudizio sulla situazione generale di un gruppo di registi e sceneggiatori che hanno accompagnato l'infanzia di molti, e gli interrogativi, assieme ai dubbi, nati di recente, erano ormai agli sgoccioli, dato che in molti temevano di aver perduto per sempre quei progetti animati che, in un futuro non troppo lontano, avrebbero avuto la forza di essere chiamati classici.
Ebbene, dietro a qualche leggera caduta come poteva essere Cars 2 o Brave - Ribelle, che tuttavia non ci sentiamo di bocciare nella maniera più assoluta, John Lasseter rammenta a tutti noi perché le sue creazioni hanno sempre fatto breccia nell'immaginario collettivo, e la sua nuova fatica, diretta da Peter Docter, è la prova definitiva che lungometraggi di tale bellezza, al momento, sono solo in grado di farli in un unico universo, quello Disney Pixar.
Arrivati finalmente a dire la nostra su Inside Out, possiamo tranquillamente ammettere che questi è un semplice capolavoro, come lo era stato Toy Story, così come lo fu nel 2008 Wall•e e due anni dopo Up, e, aspetto più importante, è una fonte inesauribile di grande Cinema, che è capace di colpire chiunque gli si pari davanti, presentandosi sovraccarico di originalità e brio, elegante nella sua messa in scena, nel design, nelle animazioni e forte di una storia tanto ben costruita da poter sembrare verosimile e reale.
Gioia, Disgusto, Tristezza, Rabbia e Paura sono quattro stati d'animo che accompagnano ognuno di noi fin dalla nascita, sono quelle sensazioni e sentimenti che ci fanno interagire con il mondo e determinano la nostra natura, ma, aspetto ancor più importante, condizionano i nostri ricordi. Quando, ormai alle porte dell'adolescenza, Riley si trasferisce con i suoi genitori dal Minnesota a San Francisco, le cose prendono una piega inaspettata, e saranno proprio i quattro sentimenti a non comprendere, dalla loro sala di controllo, i cambiamenti emotivi della ragazza. La colpa, apparentemente, ricade su Tristezza, la quale contamina con il proprio stato d'animo quelli che erano momenti felici della giovane protagonista e, durante una lite con Gioia, le due vengono risucchiate all'interno della memoria dei ricordi. Lasciata la cabina di comando a Paura, Disgusto e Rabbia, Riley non trova più un equilibrio interiore e l'improvvisa natura irrequieta si riversa anche nel mondo, a partire dai genitori, i quali non sanno più comprendere appieno lo strano comportamento della figlia.
Approcciarsi ad un opera come quella di Inside Out è tutt'altro che semplice, il film di Peter Docter opera su più livelli, oltre che su ben due narrazioni, unite dal fatto di essere sempre focalizzate su un unico personaggio, Riley, ma ambientate in due mondi completamente diversi. Alla vita reale, quella che condividiamo tutti, viene sovrapposta l'esistenza dei solari, irrequieti, tristi e arrabbiati sentimenti, la cui convivenza, per quanto rocambolesca, raggiunge sempre un particolare equilibrio, il quale, una volta venuto a mancare, darà il via alle (dis)avventure di Gioia e Tristezza, la prima intenta a salvare la memoria della bambina, mentre la seconda in colpa proprio per essere costantemente causa di guai e dolore.
E' una pellicola incredibilmente intelligente, su cui la Pixar ha puntato molto, ed allo stesso tempo ha colto l'umiltà che ha sempre contraddistinto il suo marchio di fabbrica, cercando, proprio in coloro che allontaniamo, di relegare una natura diversa, ma non per questo cattiva o nociva. Accadeva, anni addietro, per Flick in A Bug's Life, dove la formica guastafeste era vista in malo modo dal proprio formicaio in quanto libero pensatore e anticonformista, per poi essere l’unico capace di comprendere appieno la situazione in cui esse vivevano, ed accade, in un certo senso lato, anche qui con Inside Out, ove il messaggio, all'arrivo dei titoli di coda appare ben chiaro: noi tutti, così come i nostri ricordi, siamo un insieme di elementi che possono e devono convivere assieme, e la convivenza, grazie alla diversità, conferisce alle nostre persone un determinato equilibrio.
Eppure, vi è legato, a quest'ultimo gioiello dell'animazione anche un percorso di crescita e formazione, non a caso la pellicola si appresta ad essere quasi un romanzo picaresco trasposto sul grande schermo, proponendo non solo un protagonista dinamico, ma mostrando i tanti mutamenti di quest'ultimo presentandoceli fisicamente. Quel che conta, tuttavia, è la memoria, i ricordi, senza i quali non potremmo vivere, che suggeriscono chi siamo, che ci aiutano a capire dove andare quando temiamo di perderci o non cogliere più il senso di quel che ci accade attorno, e sono proprio i momenti che ricordiamo, alcuni di essi, che formano la nostra persona, il nostro Io.
Affiancate, queste importanti tematiche, a tutta una serie di battute e momenti esilaranti, ma contenuti, perché il film non arriva mai a vette demenziali, né sembra accontentarsi di servire solo gaffe per un pubblico diadolescienti, restano particolari interessanti rivolti alla società americana, osservazioni capaci di vivere in completa armonia con la natura del progetto e che riguardano una sfumatura dell'America quasi ormai divenuta un cliché, vale a dire il concetto di cambiare abitazione e traslocare da una parte all'altra dei cinquantuno stati.
Era successo con il primo Toy Story, e la storia si ripete esattamente anche ora, vent'anni più tardi, ove una famiglia è costretta, per esigenze economiche, a cambiare casa e allontanarsi dal proprio luogo di origine. John Lasseter torna così su un elemento a lui assai caro, causa, per di più, del vero motivo di smarrimento e preoccupazione della piccola Riley, ma allo stesso tempo, è bene notare, come tale cambiamento, la porterà a crescere, dopo aver attraversato tutta una serie di mutamenti e conflitti (interni) che la condurranno ad una nuova serenità emotiva.
Sotto il profilo delle animazioni la Pixar rimane insuperabile, cura nel dettaglio ogni personaggio, caratterizza ogni aspetto espressivo e estetico di protagonisti e comprimari, rende credibili i movimenti fisici e le interazioni dei quattro sentimenti con l'ambiente circostante e le scenografie sono straordinariamente ispirate. Passiamo, infatti, da una biblioteca di ricordi, che hanno una forma sferica, per poi cadere letteralmente in un Tartaro buio e ricoperto di fumi particolarmente suggestivo che potrebbe sposarsi benissimo con una visione originale dell'Inferno Dantesco o quello Omerico. La colonna sonora di Michael Giacchino, alla sua ennesima collaborazione con la casa di produzione co-fondata da Steve Jobs, è una delle migliori scritte dal compositore di origini italiane, i motivi appaiono orecchiabili, ma sopratutto capaci di esprimere alla perfezione quel che accade sullo schermo.
Inside Out mette a tacere in modo definitivo tutti coloro che avevano pensato che la Pixar fosse ormai alla deriva, chi aveva iniziato a mettere in giro cattive voci sul fatto che la vena artistica degli studi di animazione, della fantomatica lampadina, avessero ormai perso il proprio estro, rifugiandosi in pellicole di scarso valore artistico o lontane anni luce dalle migliori da loro prodotte. Dopo una lenta discesa, John Lasseter, assieme a Peter Docter, torna alla ribalta con un film capace di emozionare in modo sincero e parlare per immagini come il grande Cinema sa fare, che riesce a catturare e godere di un fascino fiabesco quasi inarrivabile per la concorrenza.
Tuttavia, Inside Out resta un lavoro impeccabile sopratutto per quel che vuole mostrare e cerca di raccontare, e nel farlo non lascia spazio ad interpretazioni superficiali o retoriche. La tristezza, per quanto sempre difficile da digerire, è una sensazione che ci condiziona, che ci aiuta a crescere e maturare ed è essenziale per noi tutti, così come la felicità, la rabbia, la paura e il disgusto. Questo che abbiamo di fronte è un film che, quando vuole, sa essere cinico e crudele, che affronta in modo netto i nostri ricordi, ricordandoci quanti di essi perdiamo con il passare degli anni e quali, come in una selezione naturale, rappresentino i più importanti, grazie ai quali ci formiamo. Gioia, Rabbia, Paura, Disgusto e Tristezza sono il fiore all'occhiello di questa produzione, ed è un peccato non averli conosciuti prima, oppure, forse, restano così familiari perché abbiamo a che fare con loro ogni giorno, da sempre.
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dariotto
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giovedì 17 settembre 2015
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cartone per adulti
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un gran bel film animato ricco di sentimento e morali ,non la classica storiona con parecchie battute divertenti ,una storia che comunque coinvolge , e ci si riconosce nei personaggi che stanno nella testa,tutti presenti per il giusto funzionamento del carattere,vai a spiegare ai piu piccoli ,alcune finezze ,pubertà e che la vita è piu tristezza che gioia , spiegata da un cartone forse è piu accettabile,sull acquisto del dvd ,scoperto il finale,il divertimento ....
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davidino.k.b.
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sabato 19 settembre 2015
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capolavoro animato
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tenero, divertente, commovente, nulla di più???? Inside Out da vedere
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mario nitti
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sabato 19 settembre 2015
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due film in uno
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Era un po’ che non andavo al cinema tuffandomi nella baraonda provocata da un esercito di bambini, accompagnato da solerti genitori: molti sono così piccoli da dover stare su un seggiolino per vedere lo schermo, alcuni piagnucolano, altri cercano gli occhialini caduti per terra, altri sprofondano le manine le manine in colossali contenitori di popcorn, tutti rumoreggiano. “Non ce la posso fare!”
Poi inizia il film e si compie la magia: i piccoli tacciono, ridono quando c’è da ridere, altrimenti sono presi dalla storia e smettono di disturbare. Straordinario, anche perché “Inside out” non è un film per loro, non solo almeno.
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Era un po’ che non andavo al cinema tuffandomi nella baraonda provocata da un esercito di bambini, accompagnato da solerti genitori: molti sono così piccoli da dover stare su un seggiolino per vedere lo schermo, alcuni piagnucolano, altri cercano gli occhialini caduti per terra, altri sprofondano le manine le manine in colossali contenitori di popcorn, tutti rumoreggiano. “Non ce la posso fare!”
Poi inizia il film e si compie la magia: i piccoli tacciono, ridono quando c’è da ridere, altrimenti sono presi dalla storia e smettono di disturbare. Straordinario, anche perché “Inside out” non è un film per loro, non solo almeno. L’ultimo cartoon della targato Disney – Pixar, racconta la storia di una ragazzina di 11 anni attraverso i conflitti che nel suo cervello contrappongono i protagonisti del racconto che sono la personificazione delle emozioni base della giovane, cioè gioia, tristezza, rabbia, disgusto, paura. Un viaggio nella mente, nell’evoluzione che trasforma il mondo emotivo di un fanciullo in quello di un preadolescente, raccontato in modo emozionante e convincente, con intuizioni a volte fulminanti e passaggi geniali. Alla Pixar si sono superati e ci hanno regalato un film che può esser visto a due livelli, ma che alla fine mette tutti d’accordo perché ad uscire dalla sala con un sorriso soddisfatto erano sia i più piccoli, sia i più grandi.
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william
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domenica 20 settembre 2015
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estremamente bello
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Divertente e commovente allo stesso tempo.
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mcmurphy92
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domenica 20 settembre 2015
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la pixar è ritornata a meravigliare
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La pixar ha realizzato uno dei migliori film della pixar che ha saputo regalare emozioni indimenticabili,ogni cosa nel film funziona perfettamente e l'immaginazione raggiunta per realizzare questo film è qualcosa di indescrivibile e uno di quei film da vedere almeno una volta nella vita e ribadisco di nuovo che è veramente un capolavoro
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ile97
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domenica 20 settembre 2015
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inside out,dentro e fuori un capolavoro.
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Disney e Pixar collaborano per la creazione di un vero e proprio capolavoro sia dal punto di vista grafico che da quello della storia.
La protagonista è una bambina di nome Riley che vediamo crescere dalla nascita fino all'adolescenza. Anche se ho detto che lei è il personaggio principale in realtà non è esattamente corretto:la vera protagonista è la sua mente e tutto ciò che la popola.
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Disney e Pixar collaborano per la creazione di un vero e proprio capolavoro sia dal punto di vista grafico che da quello della storia.
La protagonista è una bambina di nome Riley che vediamo crescere dalla nascita fino all'adolescenza. Anche se ho detto che lei è il personaggio principale in realtà non è esattamente corretto:la vera protagonista è la sua mente e tutto ciò che la popola. Troviamo le emozioni (Gioia,Tristezza,Rabbia,Panico e Disgusto),le isole diAmicizia,Onestà,Famiglia,Hockey e Stupidera. Tutto ciò che è immaginario viene raccolto in "Immagilandia"(come il suo amico d'infanzia Bing Bong),per non parlare della "Cineproduzione Sogni". E infine tutto ciò che è dimenticato precipita e sparisce definitivamente nella discarica.
Riley ha tutto ciò che si può desiderare:una bella famiglia,un'amica del cuore,l'abilità nello sport e dunque la maggior parte dei suoi ricordi sono felici. Ma non può andare sempre tutto per il meglio. All'età di undici anni,Riley e la sua famiglia sono costretti a trasferirsi dal Minnesota a San Francisco dove trovano una casa orribile e una situazione che sembra costantemente peggiorare,ma la bambina all'inizio cerca di non scoraggiarsi e non scoraggiare chi la circonda provando a trovare in qualsiasi cosa un aspetto positivo. Ma ad un certo punto qualcosa nella sua mente comincia a non funzionare più perché Gioia e Tristezza vengono risucchiate via dal quartier generale e sono le altre emozioni a dover prendere il controllo rendendo Riley sempre disgustata,impaurita o arrabbiata fino al punto di farla scappare di casa. Dopo mille peripezie Gioia e Tristezza riescono a fare ritorno e grazie ad una loro preziosa collaborazione la bambina ritorna ad essere quella di prima.
Inside Out presenta una grande abilità dal punto di vista tecnico,tutti i personaggi sono sempre più verosimili sia nella fisionomia che nei movimenti. È però soprattutto la storia a lasciare un segno nello spettatore e mostra una realtà non sempre evidente:sono le nostre emozioni che definiscono chi siamo e come gli altri ci vedono,ma soprattutto c'è bisogno anche di quelle più negative per permetterci di crescere e compiere un percorso di formazione completo.
È un film che meriterebbe di essere visto da tutti i bambini perché insegna a conoscersi e a diventare grandi.
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midnight
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domenica 20 settembre 2015
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la pixar colpisce e fa centro !!!!
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Era tanto che al cinema un film di animazione non mi creava così tante emozioni.
La Pixar colpisce e fa centro!!!!
Attraverso gli occhi di una bambina, i nostri quattro amici ci fanno capire che per poter diventare grandi occorre una miscela di tutte le emozioni. Rabbia, paura, gioia e disgusto creano la nostra personalità e se loro non sono in sintonia, in noi origina il vuoto. Non so quanto questa pellicola possa essere a grandezza bambino, ma in sala anche i più piccoli e non solo, si sono appassionati alla storia di Riley ridendo e piangendo con lei.
Peter Docter tramite inside out ha risvegliato il bambino che è in tutti noi, facendo riaffiorare ricordi ormai persi nella memoria, dall’amico immaginario alle melodie che ancora oggi canticchiamo.
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Era tanto che al cinema un film di animazione non mi creava così tante emozioni.
La Pixar colpisce e fa centro!!!!
Attraverso gli occhi di una bambina, i nostri quattro amici ci fanno capire che per poter diventare grandi occorre una miscela di tutte le emozioni. Rabbia, paura, gioia e disgusto creano la nostra personalità e se loro non sono in sintonia, in noi origina il vuoto. Non so quanto questa pellicola possa essere a grandezza bambino, ma in sala anche i più piccoli e non solo, si sono appassionati alla storia di Riley ridendo e piangendo con lei.
Peter Docter tramite inside out ha risvegliato il bambino che è in tutti noi, facendo riaffiorare ricordi ormai persi nella memoria, dall’amico immaginario alle melodie che ancora oggi canticchiamo.
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