Titolo originale | Ausma |
Anno | 2015 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Lettonia, Polonia, Estonia |
Durata | 92 minuti |
Regia di | Laila Pakalnina |
Attori | Antons Grauds, Vilis Daudzins, Wiktor Zborowski, Aris Rozentals, Andris Keiss Liena Smukste, Girts Krumins, Rudolfs Plepis, Ivars Brakovskis, Beatrise Gulbe, Gatis Gaga, Uldis Lieldidzs, Peteris Liepins, Ziedonis Locmelis, Rolans Prihodjko, Vilmars Sokolovs, Sentis Sprogis, Aigars Stirna, Anete Saulite, Dita Katrina Tase, Marcis Manjakovs, Edgars Marcinkevichs, Indra Brike, Zhanis Alberts Briedis, Artis Drozdovs, Teodors Ozolinsh, Anis Abolinsh, Mia Gailuma, Kirils Stecs, Ella Hermansone, Darta Belova, Guna Zarina, Egils Osis, Antons Zamishlajevs, Guntis Veilands, Vilnis Kiepis, Almants Bartushevics, Mare Hermine Vizule. |
Tag | Da vedere 2015 |
MYmonetro | 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 29 gennaio 2016
Un mondo moralmente confuso in un'epoca recente, l'era sovietica, quando adulti e bambini persero le loro certezze in nome dei cosiddetti ideali.
CONSIGLIATO SÌ
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Durante l'epoca staliniana, in Russia, gli ideali di patria sovvertono quelli del cuore così il piccolo Janis denuncia il proprio padre, che vede come un nemico della cooperativa agricola Ausma (che ha il significato di "alba"). Stando alle Sacre Scritture il padre ha il diritto di uccidere il figlio che l'ha tradito, ma Janis è talmente imbevuto dell'ideologia sovietica che il confronto non lo spaventa affatto, anche perché il suo punto di riferimento ora è Karlis, il capo del kolchoz.
Dai canti epici e popolari di Sergej M. jzenštejn e Aleksandr Dovženko, Ausma ingloba in sé il sentire poetico di Andrej Tarkovskij e gli eccessi visivi di Aleksej German, aggiungendo un originale straniamento nero che spinge a perdersi nei continui movimenti di una sinfonia in maggiore.
Al centro della sceneggiatura della stessa regista, la lettone Laila Pakalnia, c'è la vicenda di Pavlik Trofimovi Morozov, giovane russo che - vuole la mitologia del Partito Comunista dell'Unione Sovietica - denunciò il padre per vendita di grano a contadini ricchi venendo per questo ucciso dai suoi familiari nel 1932, a soli quattordici anni. Inventata o meno dalla propaganda sovietica come esempio di chi per il bene dello Stato era disposto a rinunciare persino alla famiglia, la storia del supposto martire doveva già essere al centro di Il prato di Bežin (1937), travagliatissimo lavoro di jzenštejn bloccato dal governo centrale e poi andato distrutto.
Partendo da un spunto artistico tanto ingombrante, Laila Pakalnia svolge un esercizio di messa in scena complesso e affascinante, un ponte tra il cinema rivoluzionario russo e una sua riscrittura critica. Visivamente eccitante, con inquadrature spesso sul punto dell'esplosione, Ausma si compone di carrellate lunghissime e sequenze inventive, orchestrate secondo un ritmo drammatico che offre una visione della realtà più emotiva e partecipata. Il forte controllo dello sguardo registico e la cura della costruzione fotografica non portano necessariamente al classico esercizio di stile, rimanendo il tema principale quello dello spaesamento dell'infanzia, o meglio del suo tradimento.
Difatti, il cuore del film è il condizionamento di Janis, al punto che il suo scegliere tra affetti famigliari e bene dello Stato si specchia fino alla tragedia greca e alle implicazioni bibliche, mostrandoci l'abominio di ogni totalitarismo.
Una satira sul potere condotta con gli stessi strumenti cinematografici di cui quello stesso potere si servì: potente, ironico, complesso, un film intelligente e di rara forza espressiva anche per merito della fotografia contrastatissima di Wojciech Staro.