Titolo originale | Atletu |
Titolo internazionale | The Athlete |
Anno | 2015 |
Genere | Biografico |
Produzione | USA, Germania, Etiopia |
Durata | 92 minuti |
Regia di | Rasselas Lakew, Davey Frankel |
Attori | Rasselas Lakew, Dag Malmberg, Ruta Gedmintas, Abba Waka Dessalegn, Johnny Ashenafi Woyneshet Belachew, Abebe Bikila, Arne Boysen, Yeneneh Ezra, Fekadu Gemechu, Mersha Getahun, Tigist Gurma, Benito Mussolini, Hristo Petkov, Ekaterina Petrova, Assefa Tegene, Zelalem Yetagesu. |
MYmonetro | 2,62 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 2 luglio 2015
La storia della prima medaglia d'oro del continente africano alle Olimpiadi.
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CONSIGLIATO NÌ
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La vita di Abebe Bikila (1932-1973), atleta etiope che ha conquistato due ori nella maratona, a Roma nel 1960, dove tagliò il traguardo a piedi nudi, e a Tokyo nel 1964. Da eroe nazionale a simbolo della volontà di non arrendersi dopo l'incidente automobilistico che lo privo dell'uso delle gambe, Bikila è mostrato attraverso le sfide in cui si è misurato, tiro con l'arco e gare di slittini trainati da cani in Norvegia comprese, fino alla prematura morte per emorragia cerebrale.
In Il maratoneta di John Schlesinger, il personaggio di Dustin Hoffman trovava ispirazione nel filmato che vede il campione etiope trionfare alle Olimpiadi: poche altre immagini della cultura sportiva, difatti, hanno la stessa forza di libertà di Abebe Bikila, a piedi nudi, inarrestabile, sull'asfalto capitolino. Davey Frankel e Rasselas Lakew, anche attore nel ruolo del protagonista, raccontano le diverse fasi di un percorso biografico fuori dal comune, tenendo ben presente proprio quel momento. Ma la fiducia nel dinamismo, nella velocità, nell'energia dei materiali di repertorio, alla lunga, crea un attrito col versante fiction, licenziando un'andatura troppo incerta, con alcune buone sequenze drammatiche mescolate ad altre schiettamente scialbe.
Il più grave dei difetti di L'atleta -Abebe Bikila è da cercare proprio nella mancanza di un andamento costante, nell'attrito tra realtà e ricostruzione così come in una visione troppo debitrice del biopic di matrice americana. Anche le correzioni della realtà a fini spettacolari, ad esempio, si iscrivono nella ferma intenzione di produrre un film il più possibile appetibile, che segue il cammino di un uomo prima baciato dalla fortuna e poi da essa abbandonato. Concettualmente, proprio questo punto di vista, non di rado retorico e convenzionale, cozza con i fatti messi in scena, con la fame di vita di un atleta in grado di affermare se stesso attraverso ogni tipo di sfida per lui possibile, travalicando i limiti imposti dalle origini, dalla geografia, dalla sorte stessa.
L'idea ottima di trarre un film dalla vita di quello che forse è stato il più grande maratoneta di tutti i tempi, la tecnica discreta, ma un po' troppo leccata, e una certa aridità narrativa ne fanno un lavoro che si lascia guardare senza colpire davvero il cuore. È il primo film di produzione etiope proposto per la categoria miglior film straniero degli Oscar senza poi finire nella cinquina dei candidati.