Paradise in Service

Film 2014 | Drammatico, Storico 133 min.

Titolo originaleJun zhong le yuan
Anno2014
GenereDrammatico, Storico
ProduzioneTaiwan
Durata133 minuti
Regia diDoze Niu
AttoriEthan Ruan, Jianbin Chen, Regina Wan, Edison Wang, Davy Chan, Daniel Chen Yu-Hsing Fan, Regina Wan.
TagDa vedere 2014
MYmonetro 3,47 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Doze Niu. Un film Da vedere 2014 con Ethan Ruan, Jianbin Chen, Regina Wan, Edison Wang, Davy Chan, Daniel Chen. Cast completo Titolo originale: Jun zhong le yuan. Genere Drammatico, Storico - Taiwan, 2014, durata 133 minuti. - MYmonetro 3,47 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento martedì 10 marzo 2015

Nel bordello taiwanese 831 si avvicendano le storie di clienti e prostitute, tutti in stallo sentimentale perpetuo, in attesa di vincere una guerra contro la Cina maoista che non finirà per decenni Il film ha ottenuto 3 candidature a Asian Film Awards,

Consigliato sì!
3,47/5
MYMOVIES 4,00
CRITICA
PUBBLICO 2,94
CONSIGLIATO SÌ
Scheda Home
Critica
Cinema
Trailer
Un film-fiume di rara poesia e semplicità che evita tutte le trappole della banalità.
Recensione di Gabriele Niola
venerdì 13 febbraio 2015
Recensione di Gabriele Niola
venerdì 13 febbraio 2015

Nell'isola di Kinmen la resistenza taiwanese è costantemente bombardata dall'esercito maoista ormai impadronitosi della Cina. Mentre si medita un contrattacco e si sogna di riprendere il proprio paese, un manipolo di uomini tra locali e cinesi separati dalle proprie famiglie si muove lontano dal fronte. Dopo un addestramento con i corpi speciali a cui non ha resistito Pao viene trasferito nella miglior destinazione possibile grazie all'aiuto di un istruttore comprensivo, è il bordello per soldati gestito direttamente dall'esercito. Con il suo candore e il suo senso del dovere sarà un ottimo gestore e tuttofare. Lì entra in contatto con una prostituta che sfrutta i clienti per farsi fare regali extra e raccimolare un buon gruzzolo, una più misteriosa e fascinosa, quelle eternamente rivali e alcuni commilitoni tra i moltissimi clienti che ogni giorno si recano al bordello 831. Le loro storie diventano le sue e la sua (ha una ragazza che lo aspetta in Cina e da cui spera di tornare un giorno) diventa la loro, mentre continuano ad aspettare una svolta nel conflitto che non arriverà mai.
Se la caratteristica principale della guerra è di de-umanizzare i suoi protagonisti, nel bordello 831 visto da Doze Niu Chen-Zer, c'è il più grande risarcimento che il cinema potesse regalarci. La guerra e il conflitto non sono mai negati ma anzi usati per mettere in evidenza ciò che vorrebbe annullare.
C'è infatti tutto lo riscaldamento del cuore del miglior cinema americano commerciale in questo lavoro per nulla superficiale di Doze Niu Chen-Zer, benedetto da Hou Hsiao Hsien. Dentro una delle zone meno convenzionali del conflitto, esplora l'umanità partendo dai contrasti che un contesto estremo come quello della guerra e della lontananza dalla propria terra lasciano emergere, mette i suoi protagonisti schiacciati sotto il gioco maoista, sempre bombardati e riparati e mai bombardieri, sognatori di un domani vittorioso ma sempre rintanati, destinati a rimanere in quella situazione per decenni ma in quegli anni ancora speranzosi.
Le trappole di sentimentalismo becero e di semplicismo erano mille in un'opera scritta e girata in questa maniera, con una passione per l'abbellimento e il rifiuto di ogni ruvidezza propria del realismo. Eppure Doze Niu Chen-Zer le evita tutte, scarta le frasi fatte, le immagini scontate, non si fa nemmeno tentare dalle lacrime più facili e riesce a filmare delle amare confessioni nel pianto con una delicatezza e un equilibrio (quelli si!) commoventi.
Nonostante duri le due canoniche ore che spettano a questo tipo di film, Paradise in service ha il sapore del film-fiume, scorre impetuoso traendo la forza da mille storie che fungono da affluenti, una magnificente messa in scena d'umanesimo che manipola materia difficilissima come gli archetipi narrativi con la migliore passione e senso della pietà. Non comprare lo spettatore ma raccontargli delle storie, non influenzarlo ma condurlo per mano in un affresco in cui la pulizia estrema di tutte le superfici (prostitute di sogno, natura idilliaca, sole e sentimenti elevati) non sono un paesaggio stucchevole ma un modo per cercare, con il giusto misto di arroganza intellettuale e umiltà cinematografica, quell'impresa che è trasformare la vita in poesia. Tra i molti piccoli esempi di come questo film apparentemente canonico elevi la materia più acchiappa-pubblico a vera opera d'arte ci sono un soldato che si bea di un raggio di luce sul suo volto, una prostituta che tenta di sedurre un uomo refrattario ai suoi servigi con una mutandina o il finale onirico dei "possibili futuri" dei protagonisti.
Inoltre, come il miglior cinema americano degli anni '70 che metteva in scena il passato recente, anche Paradise in service, pur senza sbandierarlo, è contaminato da una paradossale nostalgia, da un senso di perdita e rimpianto verso un passato in quanto tale, in quanto irraggiungibile e addolcito dal ricordo. Non negando mai la terribile situazione degli esuli in Taiwan, illusi di poter davvero riconquistare il proprio paese da Mao, e anzi calcando la mano sulle famiglie separate e gli affetti spezzati, Doze Niu Chen-Zer riesce comunque a realizzare un film insaporito dalla dolce patina del ricordo, dall'abbellimento di situazioni tragiche che solo il tempo può donare alla memoria.
C'è allora un'abilità artiginale tutta particolare nella maniera in cui il soldato Pao attraversa il bordello 831 (che il massimo dell'umanità sia individuata nella caratteristica delle società popolose di dare ad ogni cosa un numero è fantastico, un atto quasi rivoluzionario), guardando, toccando e mettendo bocca o occhi in quasi tutte le storie, come un concierge d'hotel della letteratura d'altri tempi.

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