morganakam
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lunedì 25 maggio 2015
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deludente rispetto al libro
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Premetto che ho letto il libro e forse sono stata influenzata molto da questo, ma se non si legge non si capisce granché del film.
Il libro è un capolavoro, mentre il film discreto perché troppo veloce, trancia le scene di netto e non sviluppa molto i vari temi della storia.
La storia è un accadimento vero durante la dittatura staliniana degli anni '50 e tocca temi interessanti (serial killer, spionaggio, i gulag, l'omosessualità, il clima di terrore), gli attori sono a dir poco bravissimi a partire da Tom Hardy, ma anche Noomi Rapace, Gary Oldman e tutto un cast molto preparato (anche il dispotico Charles Dance se pur 3 minuti), il clima è quello giusto e tutto sommato la storia non si discosta molto dal libro ma è tutto buttato alla rinfusa anche se tutto sommato il finale è migliore ancora di quello del libro.
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Premetto che ho letto il libro e forse sono stata influenzata molto da questo, ma se non si legge non si capisce granché del film.
Il libro è un capolavoro, mentre il film discreto perché troppo veloce, trancia le scene di netto e non sviluppa molto i vari temi della storia.
La storia è un accadimento vero durante la dittatura staliniana degli anni '50 e tocca temi interessanti (serial killer, spionaggio, i gulag, l'omosessualità, il clima di terrore), gli attori sono a dir poco bravissimi a partire da Tom Hardy, ma anche Noomi Rapace, Gary Oldman e tutto un cast molto preparato (anche il dispotico Charles Dance se pur 3 minuti), il clima è quello giusto e tutto sommato la storia non si discosta molto dal libro ma è tutto buttato alla rinfusa anche se tutto sommato il finale è migliore ancora di quello del libro.
Per buona parte il film è quasi noioso tranne qualche scena un po' più concitata (le lotte e verso la fine) però secondo me è eccessivo parlare di thriller..infatti poteva sviluppare meglio le caratteristiche di questo serial killer, non si è visto niente dei corpi dei bambini. Doveva essere più crudo e brutale, nel libro è spiegato perfettamente mentre qui sembra tutto insabbiato, insomma siamo nel 2015 e queste cose dovremmo dimenticarle? Come, con tutti i film splatter che ci sono in giro e qui neanche una goccia di sangue? Troppo pudico e riservato..doveva calcare molto di più la mano. Anche dei personaggi non si capisce granché, alcuni si sono visti solo per poco tempo. Secondo me poi ci voleva anche la voce di un narratore esterno oppure delle scene alternate tra presente e passato.
Quelli che hanno detto che il film è bellissimo non so cosa abbiano capito..che provino a leggere il libro e poi vediamo se la pensano ugualmente.
In conclusione il mio voto è 7. (3 stelline)
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enzo70
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venerdì 10 febbraio 2017
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film storico da vedere; contiene qualche pecca
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Buona trasposizione cinematografica del best seller di Tom Rob Smith. Parte della critica ha fatto riferimento alla paranoia, anche se, in realtà, il termine è perfetto per definire la cultura dei regimi, in cui la paura è l’unica garanzia di ordine e disciplina. Child 44 è, soprattutto, un film storico di denuncia del regime comunista del compagno Stalin e del terrore che imperava nell’Unione sovietica. Leo Demidov è un ufficiale dell’MGB, la polizia segreta sovietica; è un uomo disciplinato, integerrimo; ma l’obbedienza al partito non gli ha fatto perdere l’umanità. E due circostanza sconvolgono la vita sua e della moglie: l’omicidio del figlio di un amico, archiviato come incidente, in quanto l’assassinio di un bambino non è compatibile con il credo di Stalin; e l’accusa del partito alla moglie di essere una traditrice.
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Buona trasposizione cinematografica del best seller di Tom Rob Smith. Parte della critica ha fatto riferimento alla paranoia, anche se, in realtà, il termine è perfetto per definire la cultura dei regimi, in cui la paura è l’unica garanzia di ordine e disciplina. Child 44 è, soprattutto, un film storico di denuncia del regime comunista del compagno Stalin e del terrore che imperava nell’Unione sovietica. Leo Demidov è un ufficiale dell’MGB, la polizia segreta sovietica; è un uomo disciplinato, integerrimo; ma l’obbedienza al partito non gli ha fatto perdere l’umanità. E due circostanza sconvolgono la vita sua e della moglie: l’omicidio del figlio di un amico, archiviato come incidente, in quanto l’assassinio di un bambino non è compatibile con il credo di Stalin; e l’accusa del partito alla moglie di essere una traditrice. Inizia un lungo viaggio nel cuore del delirio del regime sovietico. Ottimi gli attori, bravo il regista che, però, pecca in diversi passaggi del film introducendo un eccesso di azione, a mio avviso, estraneo al contesto narrativo del film.
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gianleo67
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sabato 20 maggio 2017
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10 grammi di piombo...dietro la nuca
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Confinato insieme alla consorte in un remoto avamposto degli Urali, il funzionario della polizia segreta sovietica ed ex eroe di guerra Leo Demidov, accetterà di collaborare con il generale comandante della locale milizia nell'indagine su di un pericoloso maniaco pedofilo responsabile dell'assassinio di numerosi bambini. La sua attività e la sua posizione però, sono fortemente osteggiate dall'inetto e ambizioso Vasili, deciso a distruggere definitavamente la reputazione politica dell'ex collega e ad ereditarne il ruolo ai vertici dell'organizzazione repressiva.
Adattando l'omonimo romanzo del britannico Tom Rob Smith ed ispirandosi liberamente alle vicende del serial killer Čikatilo, Daniel Espinosa (Safe House - 2012) imbastisce la solita epica drammaturgica e romanzesca del blockbuster all'americana in una ricostruzione oleografica dell'imperio stalinista per un banale thriller poliziesco che alterna celebrazioni storiche ed esemplari vicende umane, polizia politica e killer seriali, antagonismi professionali e oscurantismo etico; insomma il solito calderone di passioni e soprusi dove è esplicita la contrapposizione tra caratteri antitetici separati dalla netta demarcazione tra le forze del bene e quelle del male.
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Confinato insieme alla consorte in un remoto avamposto degli Urali, il funzionario della polizia segreta sovietica ed ex eroe di guerra Leo Demidov, accetterà di collaborare con il generale comandante della locale milizia nell'indagine su di un pericoloso maniaco pedofilo responsabile dell'assassinio di numerosi bambini. La sua attività e la sua posizione però, sono fortemente osteggiate dall'inetto e ambizioso Vasili, deciso a distruggere definitavamente la reputazione politica dell'ex collega e ad ereditarne il ruolo ai vertici dell'organizzazione repressiva.
Adattando l'omonimo romanzo del britannico Tom Rob Smith ed ispirandosi liberamente alle vicende del serial killer Čikatilo, Daniel Espinosa (Safe House - 2012) imbastisce la solita epica drammaturgica e romanzesca del blockbuster all'americana in una ricostruzione oleografica dell'imperio stalinista per un banale thriller poliziesco che alterna celebrazioni storiche ed esemplari vicende umane, polizia politica e killer seriali, antagonismi professionali e oscurantismo etico; insomma il solito calderone di passioni e soprusi dove è esplicita la contrapposizione tra caratteri antitetici separati dalla netta demarcazione tra le forze del bene e quelle del male. Se il filo conduttore è dichiaratamente quello del peccato originale di una nazione che ha costruito la sua gloria e le sue fortune sul sacrificio di un'infanzia rubata (il protagonista è un orfano dell'Holodomor, il pedofilo è un bambino abusato, l'antagonista un creatore di orfani) e la sua protervia ideologica sulla negazione di questo peccato (il crimine comune, compresi i delitti pedofili, come prerogativa delle degenerazioni borghesi), il riscatto dell'uomo nuovo, eroe di guerra cooptato da un regime fondato sul sospetto e la repressione, non può che essere la parabola edificante di un reietto che dalle stelle (mostrine azzurre dei funzionari dell'MGB) precipita nelle stalle di un esilio uralico e da qui ascende alfine alla gloria di un nuovo corso della storia patria e di un personale riscatto etico. Insomma una ricostruzione d'ambiente che non ostante l'accuratezza scenografica e l'angosciante cupezza della tavolozza cromatica, ricapitola con enfasi retorica i luoghi comuni del clima da caccia alle streghe del regime bolscevico (le retate dei '58' come la delazione familiare, le lotte intestine agli apparati dello Stato come l'immorale tolleranza dei reati comuni, fino all'uso dei 'socialmente vicini' come manovalanza non ufficiale al servizio della polizia politica) quale banale cornice narrativa per una detection story fondata sulla neutralizzazione dell'ambiguità dei caratteri e l'esaltazione dell'azione drammatica. Eroismo e buoni sentimenti che scontano un impianto narrativo non privo di incongruenze (la fedeltà coniugale e politica della moglie), caratteri secondari malamente abbozzati e l'esasperante lentezza di un ritmo penalizzato dalle discutibili scelte del montaggio di impianto chiaramente televisivo. Gli attori, per carità, si danno tutti un gran daffare: dal testosteronico dinamismo di un bovino Tom Hardy alla protervia ferina di una combattiva Noomi Rapace, fino all'eleganza aristocratica di un irreprensibile Gary Oldman; ma questo non basta a riscattare un prodotto di intrattenimento domestico che si conclude con l'inevitabile disfatta dei cattivi e l'edificante esaltazione della moralità dei buoni; promozioni professionali brezneviane e adozioni filiali incluse. Il Ministero della Cultura russo però non sembra aver colto, bandendo il film per un ritratto immorale del popolo russo e la palese falsità della ricostruzione storica: per la cronaca, il vero Mostro di Rostov è stato giustiziato nella prigione della omonima cittadina sul Don nel 1994, con i classici 10 grammi di piombo dietro la nuca con cui lo stalinismo usava togliere di mezzo gli indesiderati reietti del suo Paradiso Comunista.
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jackiechan90
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giovedì 14 maggio 2015
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un gioiellino riuscito a metà
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Dalla casa di produzione dei fratelli Scott è uscito questo gioellino imperfetto che è “Child 44”. Gioiellino perché si riconosce il tocco dei fratelli Scott (pur non essendo loro i registi) che unisce cinema di genere e ricerca personale, unita al gusto per le ambientazioni retrò. In questo caso ci si spinge nella Russia Sovietica del dopoguerra, ricostruita nelle ambientazioni, negli oggetti e nei dialoghi colmi di citazioni letterarie e storiche. La vicenda narra degli omicidi brutali da parte di un serial killer di bambini (il famoso “mostro di Rostov”) e di servizi segreti non meno brutali di questo.
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Dalla casa di produzione dei fratelli Scott è uscito questo gioellino imperfetto che è “Child 44”. Gioiellino perché si riconosce il tocco dei fratelli Scott (pur non essendo loro i registi) che unisce cinema di genere e ricerca personale, unita al gusto per le ambientazioni retrò. In questo caso ci si spinge nella Russia Sovietica del dopoguerra, ricostruita nelle ambientazioni, negli oggetti e nei dialoghi colmi di citazioni letterarie e storiche. La vicenda narra degli omicidi brutali da parte di un serial killer di bambini (il famoso “mostro di Rostov”) e di servizi segreti non meno brutali di questo. Una storia che sembra presa da Dürrenmatt per il suo mettere in scena personaggi ambigui e una soluzione che resta in sospeso, risolta più per caso che per le capacità intellettuali dei due improvvisati investigatori, Leo e Arissa, due “traditori del regime” che vedono nella risoluzione del caso la possibilità di un pallido riscatto morale. La capacità di unire generi diversi (al thriller, al melò, al dramma storico) e la forza della ricostruzione d’ambiente non riesce però a non dare l’impressione che comunque il prodotto sia riuscito a metà. Come la soluzione del caso, infatti, lo stesso film appare un pretesto per offrire un gioco di primi piani e fughe rocambolesche, un omaggio (forse indiretto) ai film di Hitchcok, peraltro con la retorica, tutta made in USA, del regime staliniano che rimanda, inevitabilmente, a quello presente. Il tutto però viene diluito con semplicità, liquidato in due parole e con soluzioni troppo semplici facendo, di fatto, una squallida riproduzione di un thriller hitchcockiano ma con meno pathos, meno coinvolgimento. Un’opera, quindi, riuscita a metà pur rimanendo una delle sorprese migliori uscite quest’anno.
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morganakam
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lunedì 25 maggio 2015
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deludente rispetto al libro
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Premetto che ho letto il libro e forse sono stata influenzata molto da questo, ma se non si legge non si capisce granché del film.
Il libro è un capolavoro, mentre il film discreto perché troppo veloce, trancia le scene di netto e non sviluppa molto i vari temi della storia.
La storia è un accadimento vero durante la dittatura staliniana degli anni '50 e tocca temi interessanti (serial killer, spionaggio, i gulag, l'omosessualità, il clima di terrore), gli attori sono a dir poco bravissimi a partire da Tom Hardy (che è pure bono e assomiglia a Channing Tatum), ma anche Noomi Rapace, Gary Oldman e tutto un cast molto preparato (anche il dispotico Charles Dance se pur 3 minuti), il clima è quello giusto e tutto sommato la storia non si discosta molto dal libro ma è tutto buttato alla rinfusa anche se tutto sommato il finale è migliore ancora di quello del libro.
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Premetto che ho letto il libro e forse sono stata influenzata molto da questo, ma se non si legge non si capisce granché del film.
Il libro è un capolavoro, mentre il film discreto perché troppo veloce, trancia le scene di netto e non sviluppa molto i vari temi della storia.
La storia è un accadimento vero durante la dittatura staliniana degli anni '50 e tocca temi interessanti (serial killer, spionaggio, i gulag, l'omosessualità, il clima di terrore), gli attori sono a dir poco bravissimi a partire da Tom Hardy (che è pure bono e assomiglia a Channing Tatum), ma anche Noomi Rapace, Gary Oldman e tutto un cast molto preparato (anche il dispotico Charles Dance se pur 3 minuti), il clima è quello giusto e tutto sommato la storia non si discosta molto dal libro ma è tutto buttato alla rinfusa anche se tutto sommato il finale è migliore ancora di quello del libro. Dal libro infatti non si discosta più di tanto.
Per buona parte il film è quasi noioso tranne qualche scena un po' più concitata (le lotte e verso la fine) però secondo me è eccessivo parlare di thriller..infatti poteva sviluppare meglio le caratteristiche di questo serial killer, non si è visto niente dei corpi dei bambini. Doveva essere più crudo e brutale, nel libro è spiegato perfettamente mentre qui sembra tutto insabbiato, insomma siamo nel 2015 e queste cose dovremmo dimenticarle? Come, con tutti i film splatter che ci sono in giro e qui neanche una goccia di sangue? Troppo pudico e riservato..doveva calcare molto di più la mano. Anche dei personaggi non si capisce granché, alcuni si sono visti solo per poco tempo. Secondo me poi ci voleva anche la voce di un narratore esterno oppure delle scene alternate tra presente e passato.
Quelli che hanno detto che il film è bellissimo non so cosa abbiano capito, è meglio se leggono il libro e poi vediamo se cambiano idea.
In conclusione il mio voto è 7. (3 stelline)
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rustin
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mercoledì 27 maggio 2015
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peccato, occasione persa.
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Child 44 è considerabile un'occasione persa se si tiene conto della vicenda che il film si propone di trattare. Ci troviamo nella Russia post bellica ed il protagonista della vicenda è Leo Demidov un ufficiale del MGB nonchè eroe di guerra il cui passato ci viene rapidamente esposto attraverso l'analessi che contraddistingue l'incipit del film. Dopodichè comincia la narrazione vera e propria, che ci porta a seguire i metodi inquisitori della polizia segreta cui fa capo Leo e trovandosi nella russia stalinista si può ben immaginare come si vada poco per il sottile. Molto spesso infatti senza che esistano tangibili capi d'accusa le persone si trovano ad essere arrestate e private nel migliore dei casi della propria libertà.
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Child 44 è considerabile un'occasione persa se si tiene conto della vicenda che il film si propone di trattare. Ci troviamo nella Russia post bellica ed il protagonista della vicenda è Leo Demidov un ufficiale del MGB nonchè eroe di guerra il cui passato ci viene rapidamente esposto attraverso l'analessi che contraddistingue l'incipit del film. Dopodichè comincia la narrazione vera e propria, che ci porta a seguire i metodi inquisitori della polizia segreta cui fa capo Leo e trovandosi nella russia stalinista si può ben immaginare come si vada poco per il sottile. Molto spesso infatti senza che esistano tangibili capi d'accusa le persone si trovano ad essere arrestate e private nel migliore dei casi della propria libertà. Leo è sposato con una donna , Raisa che fa l'insegnante, della quale si professa profondamente innamorato. A questo punto si ha una svolta dal momento che, il protagonista riceve l'ordine di investigare su sua moglie , accusata di tradimento, il cui nome è stato tirato in ballo da un uomo precedentemente braccato e catturato dallo stesso Leo con la sua squadra e indotto infine alla confessione. In realtà il film ci lascia intendere come la confessione sia stata montata ad arte da un collega di Leo, Vasili, invidioso del successo e della stima di cui gode il suo compagno. Allo stesso tempo spunta una nuova spinosa questione , l'uccisione di un bambino ritrovato morto nei pressi di una stazione ferroviaria. Questo bambino si scoprirà essere il figlio di caro collega di Leo il quale si troverà a fare i conti con ciò che riterrebbe giusto fare, ovvero approfondire le indagini in quanto vi è più di un indizio che porti a pensare ad un omidicio e il dimostrarsi come sempre fedele al regime secondo cui: ''Non ci sono omicidi in Paradiso''. Leo rifiutandosi di accusare la moglie viene ''solamente'' degradato e spedito assieme alla moglie nella cupa periferia russa, precisamente a Rostov Una volta qui il protagonista si imbatte in un nuovo omicidio che vede per vittima un bambino ed essendo perfettamente consapevole che la sua carriera è segnata decide di fare definitivamente luce sulla vicenda. La storia si basa sui fatti realmente accaduti riguardanti il ''Macellaio di Rostov'' che operò ben 53 omidici tra il 1978 e 1990, tuttavia il film è un adattamento del romanzo di Tom Rob Smith. Nel complesso si apprezzano la prova muscolosa e convincente di Tom Hardy così come quella della moglie Noomi Rapace, per il resto la sceneggiatura lascia abbastanza a desiderare visto che i personaggi non vengono ben caratterizzati e una volta terminata la visione si ha la sensazione che il film non abbia attecchito nel proprio animo lasciando una sensazione di indifferenza nonostante la pesantezza della tematica trattata, senza contare che ho trovato il finale abbastanza banale e buonista e ciò a mio parere stride con il contesto nel quale si svolgono i fatti.
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duke59
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domenica 3 maggio 2015
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una storia confusa e poco avvincente
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Sarà che non avevo letto il libro, sarà che mi aspettavo un thriller ... e invece mi sono trovato di fronte ad un film d'azione che descrive lotte politiche ambientate nell'Unione Sovietica Stalinista, ma a me questo film ha deluso parecchio.
Innanzitutto la storia è davvero molto confusa e la ricerca dell'assassino di bambini occupa si e no un 15-20% del tempo del film. I dialoghi li ho trovati spesso caricaturali e le scene di pestaggi e corpo a corpo durano davvero troppo.
Indagini vere e proprie non ce ne sono e l'assassino viene catturato quasi per caso collegando le zone del ritrovamento dei corpi all'attività degli ispettori di una fabbrica (ma come hanno fatto a collegare tra loro queste due cose?).
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Sarà che non avevo letto il libro, sarà che mi aspettavo un thriller ... e invece mi sono trovato di fronte ad un film d'azione che descrive lotte politiche ambientate nell'Unione Sovietica Stalinista, ma a me questo film ha deluso parecchio.
Innanzitutto la storia è davvero molto confusa e la ricerca dell'assassino di bambini occupa si e no un 15-20% del tempo del film. I dialoghi li ho trovati spesso caricaturali e le scene di pestaggi e corpo a corpo durano davvero troppo.
Indagini vere e proprie non ce ne sono e l'assassino viene catturato quasi per caso collegando le zone del ritrovamento dei corpi all'attività degli ispettori di una fabbrica (ma come hanno fatto a collegare tra loro queste due cose?).
La storia si dilunga nella descrizione di crudeli e violente faide interne al Partito Comunista Sovietico che finiscono con il travolgere crudelmente le persone più deboli ma i legami tra i vari personaggi restano poco chiari (ad esempio Raisa che legami aveva con il crudele Vasili visto che l'uomo al telefono la implora di "tornare con lui"?). E poi davvero troppe scazzottate e lotte. In certi momenti sembrava quasi un film di Bud Spender e Terence HIll ... in chiave triste. Di thriller questo film non ha praticamente nulla. Io lo definirei più un action movie a tema politico-
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(di topogrigio)
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gi.effe.emme.
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giovedì 7 maggio 2015
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pietà.
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Nei suoi infiniti, ingiustificati centotrentasette minuti tuttavia, il film non riesce quasi mai a convincere, ad emozionare, a coinvolgere, risultando nient’altro che la parodia di un kolossal. Se soldi e possibilità non mancavano, vista la mole della produzione e la qualità del cast, è impossibile non inquadrare le colpe in uno script banale e prevedibile, privo di qualsivoglia profondità, segnato da dialoghi insignificanti e da personaggi superficiali, sciatti, anonimi. Non c’è racconto del male patologico dell’assassino, non c’è narrazione del turbamento, dell’ossessione, della sofferenza che dovrebbe essere il vero motore della pellicola.
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Nei suoi infiniti, ingiustificati centotrentasette minuti tuttavia, il film non riesce quasi mai a convincere, ad emozionare, a coinvolgere, risultando nient’altro che la parodia di un kolossal. Se soldi e possibilità non mancavano, vista la mole della produzione e la qualità del cast, è impossibile non inquadrare le colpe in uno script banale e prevedibile, privo di qualsivoglia profondità, segnato da dialoghi insignificanti e da personaggi superficiali, sciatti, anonimi. Non c’è racconto del male patologico dell’assassino, non c’è narrazione del turbamento, dell’ossessione, della sofferenza che dovrebbe essere il vero motore della pellicola. La regia di Espinosa non riesce ad andare oltre un uso spropositato di primi piani, che tolgono respiro ad un film già claustrofobico, e che non aggiungono nulla sul piano del ritmo, relegando ai poveri Tom Hardy e Noomi Rapace il compito di tenere a galla una pellicola alla deriva. Quello che più spaventa nel vedere Child 44 è che sembra crogiolarsi nella convinzione di essere un grande film, un film riuscito, un epico racconto dei mali dell’Unione Sovietica e delle dittature in generale. La retorica eroicità delle musiche, le battute recitate forzatamente – a volte imperiose, altre umane- l’immancabile finale strappalacrime, sono tutti elementi che non possono non pesare sul giudizio complessivo di un film che alla conta conclusiva non sa di niente, non lascia nulla, non ha sapore, ricordando quei panini che nelle accattivanti immagini pubblicitarie sembrano essere squisiti, ma che, una volta provati, non sono nient’altro che polistirolo.
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[+] devo concordare
(di capitano nemo)
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brian77
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mercoledì 6 maggio 2015
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ma di che cosa stiamo parlando?
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Intervengo su questo film che non meriterebbe nemmeno di perderci tempo per un solo motivo.
Dopo un ottimo film come "American Sniper" leggevo maree di commenti che accusavano Eastwood di aver fatto un film di propaganda: cosa assolutamente non vera, perché pensava innanzitutto a raccontare un personaggio, una storia, e in modo tutt'altro che univoco. Davanti a un prodotto grossolano come questo, in cui una propaganda piuttosto becera viene esibita fin dalla prima sequenza e dalle prime scritte, invece nessuno sembra accorgersene. Ricordiamoci tanto per dire, che nella caccia al killer di Rostov la polizia sovietica si mobilitò eccome, e Mosca mandò a indagare i suoi investigatori: la storia per cui deve occuparsene un agente in modo personale perché non esistono assassini in paradiso è totalmente inventata.
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Intervengo su questo film che non meriterebbe nemmeno di perderci tempo per un solo motivo.
Dopo un ottimo film come "American Sniper" leggevo maree di commenti che accusavano Eastwood di aver fatto un film di propaganda: cosa assolutamente non vera, perché pensava innanzitutto a raccontare un personaggio, una storia, e in modo tutt'altro che univoco. Davanti a un prodotto grossolano come questo, in cui una propaganda piuttosto becera viene esibita fin dalla prima sequenza e dalle prime scritte, invece nessuno sembra accorgersene. Ricordiamoci tanto per dire, che nella caccia al killer di Rostov la polizia sovietica si mobilitò eccome, e Mosca mandò a indagare i suoi investigatori: la storia per cui deve occuparsene un agente in modo personale perché non esistono assassini in paradiso è totalmente inventata. In "paradiso" si indagava normalmente sugli assassini, e il mostro di Rostov fu catturato e processato, e la sua incolumità di detenuto venne difesa in carcere dove tutti volevano farlo fuori. Idem per la questione della carestia ucraina, che era notoriamente una delle tante scusanti addotte dall'imputato, ma era addirittura anteriore alla sua nascita. E così per tutto il resto. Questo è un thriller che può piacere o meno: io lo trovo molto grossolano, ma finisce lì.
Scambiare per quadro storico quella che è semplicemente un'ambientazione ad effetto tirata via malamente mi pare invece sintomatico. Non credo che "Child 44" voglia essere un film di propaganda, perché si limita a combinare una serie di elementi che si pensa possano funzionare sul pubblico: serial killer, matrimoni difficili, russi cattivi... è solo un immaginario da letteratura americana da edicola. Ma che si accusi Eastwood di propaganda e poi ci si bevano queste sciocchezze che scambiano i cliché dozzinali per storia, mah, mi lascia veramente perplesso.
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[+] quoto
(di 38ogeid)
[ - ] quoto
[+] il classico film brutta copia di un libro
(di ilciampo)
[ - ] il classico film brutta copia di un libro
[+] è solo un film..
(di etabeta)
[ - ] è solo un film..
[+] propaganda dove?
(di lucap96)
[ - ] propaganda dove?
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(di arnaco)
[ - ] ideologie
[+] commento ideologico
(di tonisartini)
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