Why Don'T You Play in Hell?

Film 2013 | Azione 126 min.

Titolo originaleJigoku de naze warui
Anno2013
GenereAzione
ProduzioneGiappone
Durata126 minuti
Regia diSion Sono
AttoriTak Sakaguchi, Jun Kunimura, Shin'ichi Tsutsumi, Fumi Nikaidô, Hiroki Hasegawa Tomochika, Gen Hoshino.
MYmonetro 2,52 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Sion Sono. Un film con Tak Sakaguchi, Jun Kunimura, Shin'ichi Tsutsumi, Fumi Nikaidô, Hiroki Hasegawa. Cast completo Titolo originale: Jigoku de naze warui. Genere Azione - Giappone, 2013, durata 126 minuti. - MYmonetro 2,52 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento giovedì 16 ottobre 2014

Muto è un gangster che vuole realizzare il sogno della figlia Mitsuko: recitare in un film.

Consigliato nì!
2,52/5
MYMOVIES 2,00
CRITICA
PUBBLICO 3,04
CONSIGLIATO NÌ
Uno zibaldone di citazioni che sotto fiumi di sangue nasconde un'ironica riflessione sul senso di fare cinema.
Recensione di Emanuele Sacchi
sabato 7 settembre 2013
Recensione di Emanuele Sacchi
sabato 7 settembre 2013

Hirata sogna di diventare regista e, in attesa della sua grande occasione, gira ovunque con la sua videocamera interferendo con la vita privata di gente comune, così come di yakuza che si picchiano in strada. Una di queste occasioni porta lui e la sua troupe improvvisata a incrociare i propri destini con la guerra in corso tra i clan Muto e Ikegama, che a sua volta ruota attorno alla giovane Mitsuko, figlia del boss Muto e attrice mancata. Quando Muto assume Hirata per fargli girare il primo film con Mitsuko protagonista, l'incontro di queste vite parallele converge definitivamente.
Dopo un ingresso a pieno titolo nel novero degli autori più interessanti degli ultimi anni, grazie a opere come Himizu e Land of Hope, Sono Sion sembra volutamente giocare la carta dissacrante per sfuggire al cliché. Why Don't You Play in Hell riprende un copione di quindici anni prima e sa inevitabilmente di progetto tenuto in naftalina per troppo tempo e solo frettolosamente rielaborato. Un divertissement su decenni di cinema action, nipponico innanzitutto, come gli yakuza eiga di Fukasaku Kinji con Bunta Sugawara, esplicitamente citati nei dialoghi, o il visionario Suzuki Seijun dei '60, di cui Sono Sion riprende l'uso dei colori primari accecanti (la sequenza della bambina che torna a casa e trova un lago di sangue su tutte) o ancora l'eccesso grandguignol delle produzioni Sushi Typhoon di oggi.
Ma nello zibaldone trovano posto anche l'eterno Bruce Lee, mediante un emulo che indossa la tutina gialla per tutto il film, l'icona di Lady Snowblood, incarnata sostanzialmente dal personaggio della madre e dai grotteschi spruzzi di sangue, e Quentin Tarantino con il suo Kill Bill, in un cortocircuito con rimbalzo, considerato quanto Tarantino stesso avesse saccheggiato il cinema dell'estremo oriente. Un omaggio sviscerato e cinefilo, che si serve dello scombiccherato gruppo dei Fuck Bombers per veicolare un'idea di vita (e morte) dedicata al cinema, ossessiva fino all'autodistruzione; con tanto di scontro con le autorità costituite, che schiacciano i sogni residui di un gruppo di ragazzi che hanno bloccato le proprie vite in una videocamera. Un delirio così contagioso da portare a una strage di yakuza - totalmente bidimensionali e caricaturali, come fossero cartonati estratte da locandine di Battle Without Honor or Humanity - guidati da uno Jun Kunimura (Outrage, Hard Boiled) sempre più iconico nei suoi ruoli da gangster.
Come sempre, anche nei peggiori film di Sono Sion, abbondano le idee geniali - dal motivetto dello spot di un dentifricio agli slogan dei Fuck Bombers, passando per il personaggio surreale del boss rivale invaghito di Mitsuko - ma finiscono per essere reiterate all'eccesso o sprecate in uno zibaldone che fa dell'anarchia la propria cifra stilistica ma la coniuga male con una autoindulgente prolissità. Il director's cut ammonta infatti a 119 minuti di durata, davvero troppi per l'esilità di uno script, specie in una prima parte, oltremodo zoppicante, che temporeggia eccessivamente prima di portare la vicenda in medias res. Come ogni vecchio progetto riverniciato, inoltre, risulta già obsoleta la riflessione metacinematografica su pellicola, digitale, realtà e finzione, che ben altra allegoria avrebbe meritato.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
lunedì 5 giugno 2017
mtonino

Ennesimo film del prolifico regista giapponese Sion Sono (Guilty of Romance, Cold Fish, Love Exposure, Tokio Tribe) che lo conferma come uno dei registi più interessanti degli ultimi anni. Apprezzato a livello internazionale tanto che è già diventato un regista di culto, ma ancora quasi sconosciuto al grande pubblico, è stato spesso censurato in patria soprattutto a causa [...] Vai alla recensione »

venerdì 30 agosto 2013
Peer Gynt

Parodia del cinema e delle ossessioni giapponesi, con dentro di tutto: dalle bimbette canterine ai samurai in kimono e katana, dai personaggi ossessionati dal cinema pronti a filmare qualsiasi cosa gli passi davanti ai gangster in giacca e pistola (Kitano Takeshi per l'uno e l'altro), per finire con la fanciulla combattiva discinta e dal viso da bambola (si pensi ad esempio alla Eri Otoguro [...] Vai alla recensione »

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