Titolo originale | Metro Manila |
Anno | 2013 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Gran Bretagna |
Durata | 114 minuti |
Regia di | Sean Ellis |
Attori | Jake Macapagal, John Arcilla, Angelina Kanapi, Reuben Uy, Althea Vega Leon Miguel, Mailes Canapi, Ana Abad-Santos, Erin Panlilio, JM Rodriguez, Moises Magisa. |
Uscita | mercoledì 21 giugno 2017 |
Tag | Da vedere 2013 |
Distribuzione | Bunker Hill |
MYmonetro | 2,90 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento mercoledì 13 aprile 2022
Premio del Pubblico al Sundace Film Festival 2013, il film di Sean Ellis descrive le conseguenze della povertà nelle Filippine. Il film ha ottenuto 1 candidatura a BAFTA,
CONSIGLIATO SÌ
|
Il raccolto di Oscar e Mai - contadini di Banaue, nel nord delle Filippine - è così misero che i due non dispongono neanche dei semi necessari per ripiantare l'anno venturo. Decidono così di trasferirsi a Manila con i figli, in cerca di un lavoro che permetta loro di sopravvivere. Ma la metropoli mostrerà il suo volto più crudele.
Le ragioni che hanno portato all'assegnazione del premio del pubblico del Sundance Festival a Metro Manila sono in fondo semplici da individuare: lo sguardo occidentale su gioie e dolori dell'Estremo Oriente in genere funziona, in un accattivante connubio di delizia e crudeltà, e comunica con la dovuta dose di stereotipi la malìa esotica di mondi lontani.
Il britannico Sean Ellis, reduce da una commedia come Cashback ma anche da un horror come Rotto, conferma il suo tocco del tutto impersonale, adattandosi a una narrazione che risente tanto di Refn che di Nolan, (fin troppo) attenta alla direzione intrapresa dal cinema d'autore contemporaneo.
Se l'epilogo, folgorante e di rara potenza, appartiene fieramente al cinema di genere e mostra le indiscutibili doti tecniche di Ellis, il percorso che conduce ad esso è dominato da uno sguardo sulla realtà delle bidonville e dei cittadini meno agiati che sperpera il verismo in situazioni già viste - molti i richiami a Kinatay di Brillante Mendoza - e riproposte in uno stile ai limiti del didascalico. Le sventure che si abbattono su Oscar e Mai si accumulano e si sovrappongono con perfetta quanto poco credibile funzionalità narrativa. D'altronde lo scopo principale del primo e prevalente segmento del film di Ellis è quello di predisporre al mutamento etico e comportamentale dei protagonisti, talmente consequenziale da annullare ogni effetto sorpresa. Ma il calvario che caratterizza le peregrinazioni di Oscar, in cerca di un lavoro, e le umiliazioni di Mai, costretta a vendere il proprio corpo, aggiungono poco a territori abbondantemente esplorati.
A Metro Manila avrebbe forse giovato una maggiore insistenza sugli elementi action (lo spunto originario del soggetto riguarda proprio un caso di cronaca nera legato a un furgone portavalori), ma il mix impressionista di stili e la superficialità con cui questi sono affrontati può paradossalmente allargare il potenziale target del film, come dimostra il successo della pellicola nel circuito festivaliero.
Metro Manila è un film molto duro che rappresenta una visione della società disperante e mostra uno squarcio disperato della vita urbana nella capitale delle Filippine. Oscar e Mai Ramirez vivono nella municipalità rurale Banaue, zona famosa per le risaie nel Nord del Paese. Hanno due figlie una di nove anni e l’altra piccolissima.
Giunto finalmente nelle nostre sale cinematografiche con ben 4 anni di ritardo rispetto a quando nel 2013 ha ricevuto il premio da parte del pubblico nel corso del Sundance Festival, "Metro Manila" del regista Sean Ellis risulta come uno dei migliori films della stagione. Assai cruda e spietata per ciò che concerne la vicenda, la pellicola racconta una storia inventata [...] Vai alla recensione »
Fuggiti dalla miseria e dagli stenti delle risaie terrazzate di Bamau, Oscar e Mai si trasferiscono insieme alle due figlie ancora piccole nell'area metropolitana di Manila. La ricerca di un lavoro e di migliori condizioni di vita portano lei ad esibirsi come ballerina in un night e lui a trovare impiego come metronotte in una società di trasporti.
Uno dei più bei thriller drammatici che ho mai visto
"Se sei destinato ad impiccarti non affogherai mai". Emblematica e profetica, è la sentenza che anticipa la parabola esistenziale di Oscar Ramirez, contadino del nord Filippine che con la famiglia volge a Manila cercando la fortuna. La giungla metropolitana non esita a manifestarsi, portando lui e moglie in professioni ai limiti se non fuori dalla legalità.
Sconvolgente dramma anglo-flippino, che mostra l'inimmaginabile degrado di una metropoli corrotta e violenta. È spaesato a Manila il campagnolo Oscar, sfuggito con la moglie e le due bambine alla miseria delle risaie. Più volte imbrogliato, diventa portavalori sui blindati della polizia, accanto al disonesto veterano Ong. Forse si stava meglio prima.
Ambientazione e interpreti sono filippini ma il regista è inglese e anche la produzione. È un film di quattro anni fa, premiato al Sundance festival, tempio mondiale del cinema emergente. Per molti versi il sapore è quello di tanti film del dopoguerra e dei primi anni Cinquanta, italiani in particolare ma non solo. Una famiglia di miserabili contadini lascia la campagna per inurbarsi nella caotica [...] Vai alla recensione »