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Ultimo aggiornamento sabato 16 novembre 2013
Teppo s'innamora di Sari. Ma Teppo è un neo nazista e Sari ha un figlio di colore. Riusciranno Teppo e il bambino a superare i reciproci pregiudizi? E come reagirà il gruppo di sodali di Teppo?
CONSIGLIATO SÌ
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Teppo si innamora, ricambiato, della bella Sari, eppure la loro sembra una relazione senza futuro. Teppo, infatti, è il leader di un gruppo di neo nazisti, mentre il figlio di Sari, Rhamadhani, ha la pelle nera. Per Teppo le cose si fanno subito problematiche: da un lato non vuole rinunciare all'amore, a due anni di distanza da una tragedia che gli ha congelato il cuore e lo ha spedito in prigione; dall'altro lato, passare sopra il proprio credo e chiedere ai suoi sodali di fare altrettanto non è impresa semplice.
Non si può dire troppo di Heart of a lion , non solo per non compromettere il delicato equilibrio del dramedy, ma anche perché non è nell'evoluzione della trama -piuttosto prevedibile- che si trova l'interesse del film, quanto piuttosto nella costruzione delle singole scene. Karukoski, che è cineasta ormai maturo, lascia che l'amore tra Teppo e Sari nasca da una notte di sesso occasionale, senza spiegazioni ma anche con estrema naturalezza e, con la stessa mancanza di retorica, gestisce il rapporto all'interno della vera coppia del film, quella composta da Teppo e Rhamu. Se le svolte narrative sono quasi scontate, dunque, non lo è mai la strada scelta per arrivare ad esse. E ancora: se la precoce crisi di coscienza di Teppo lascia ben sperare per la sorte della nuova famiglia, la tensione di una tragedia possibile non lascia mai la scena per troppo tempo e pesa sul film come l'esistenza di quella granata nascosta chissà dove dal fratello di Teppo, che non potrà non esplodere.
L'intelligenza del film sta inoltre nell'andare oltre la messa in mostra delle due facce della cultura nordica ritratta, quella della tolleranza pressoché totale e quella del suo estremo opposto, e nel guardare invece alle diverse facce della stessa medaglia, alle diverse implicazioni dei concetti di onore e di famiglia, o al paradosso per cui anche un gesto di estrema violenza può avere un risvolto positivo (se serve, per esempio, ad una cancellazione simbolica).
La star finlandese Peter Franzen incarna bene la doppiezza che fa gioco al film, alternando dolcezza e arroganza, senza dimenticare quel tocco d'ironia che serve a conquistare lo spettatore. D'altronde, il pretesto di partenza ha un ruolo minore nell'evoluzione del suo personaggio rispetto alla crescita che gli impone la nuova paternità, al di là delle differenze di colore.
Doppio significato anche per il titolo, che rimanda al tatuaggio del leone che la gang di Teppo porta sul cuore, ma anche al coraggio del protagonista di passare dalla parte di chi discrimina a quella di chi rischia di venire discriminato.
Dalla Finlandia arriva questo film,pieno di ironia e verità. L'ho apprezzato moltissimo al Festival di Roma,e mi dispiace che probabilmente non lo vedremo nelle nostre sale cinematografiche.