jardena
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giovedì 27 marzo 2014
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Il film tratta un tema di cui tutti siamo a conoscenza, ovvero il tema dello schiavitù dei neri. Ben possiamo immaginarci le torture, le umiliazioni, le sevizie a cui questi erano sottoposti, ma io ho trovato proprio macabro e fuori luogo la dovizia di particolari con cui le scene di violanza sono state descritte. C'era un compiacimento sadico in queste descrizioni, a mio parere invedibili, ed infatti ho chiuso gli occhi davanti a queste scene insopportabili.
Il film è eccessivamente lungo e mette a dura prova gli spettatori con delle immagini troppo crudeli che secondo me nulla aggiungono al valore artistico del film.
Troppo greve
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nino pell.
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domenica 23 marzo 2014
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perfettamente d'accordo con la scheda di mymovies
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Perfettamente d'accordo con tutto ciò che viene descritto nella scheda critica di mymovies curata dalla giornalista Marzia Gandolfi: il regista McQueen liquida la complessità del passato e di un sistema abominevole a favore della sua spettacolarizzazione e dei suoi effetti perversi. Io aggiungo che, almeno per la tematica trattata, il film è stato comunque meritevole di aver vinto il premio Oscar.
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jackmalone
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venerdì 21 marzo 2014
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god bless america
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Che cos'é la patria ? Forse un insieme di valori e di ideali che riescono a tenere uniti popoli e individui tanto diversi : schiavisti o liberali, sfruttatori o filantropi, generosi o intolleranti, psicopatici o saggi . Anche il più nefasto sfruttamento dell'uomo sull'uomo , lo sterminio di un popolo e la distruzione di un enorme patrimonio culturale, come quello degli indiani d'America,sono stati giustificati nel tentativo di costruire un'identità nazionale e nel nome della laboriosità, del coraggio, del disprezzo del pericolo, dell'ottimismo e della fiducia nelle capacità umane.Eppure, anche senza aver mai concretamente realizzato un'idea di patria, su questi valori è stato costruito il paese più avanzato del mondo, il più multiculturale dove ciascuno riesce ad avere un'opportunità e, se la si sa cogliere, un afroamericano può diventare presidente e il figlio di un immigrato italiano sindaco di New York.
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Che cos'é la patria ? Forse un insieme di valori e di ideali che riescono a tenere uniti popoli e individui tanto diversi : schiavisti o liberali, sfruttatori o filantropi, generosi o intolleranti, psicopatici o saggi . Anche il più nefasto sfruttamento dell'uomo sull'uomo , lo sterminio di un popolo e la distruzione di un enorme patrimonio culturale, come quello degli indiani d'America,sono stati giustificati nel tentativo di costruire un'identità nazionale e nel nome della laboriosità, del coraggio, del disprezzo del pericolo, dell'ottimismo e della fiducia nelle capacità umane.Eppure, anche senza aver mai concretamente realizzato un'idea di patria, su questi valori è stato costruito il paese più avanzato del mondo, il più multiculturale dove ciascuno riesce ad avere un'opportunità e, se la si sa cogliere, un afroamericano può diventare presidente e il figlio di un immigrato italiano sindaco di New York. Ciò non succede in nessuna altra parte del mondo perché gli americani hanno fatto da soli la propria storia, nel bene e nel male; hanno fatto una guerra civile per abolire la schiavitù, sono stati i primi ad abolire il segregazionismo, a promuovere il pacifismo, le rivoluzioni giovanili, i cambiamenti culturali , le unioni gay e tutte le innovazioni tecnologiche che sono patrimonio di tutto il genere umano .Anche nella società schiavista ,in cui la vita umana vale meno di zero, e in cui Solomon viene catapultato suo malgrado, gli stessi valori sopravvivono : chi è laborioso , coraggioso e soprattuto riesce a mantenere la sua dignità di individuo e il suo equilibrio psichico ha qualche possibilità di farcela, di compiere il suo percorso e fare il suo pezzetto di storia .Niente gli viene regalato, nè risparmiato perchè é così che funziona in America: quello che ottieni devi sudartelo, perché non ci sarà nè la fortuna nè la provvidenza ad aiutarti, sia esso il benessere economico, una conquista civile o semplicemente la libertà.12 anni schiavo é un vero film, cioé un film tradizionale che ha tutti gli ingredienti che una volta avevanoi film perciò ha vinto l'oscar: c'è la fotografia di un documentarista, una recitazione dignitosa , un soggetto tratto da una storia vera,spargimento di sangue e violenza gratuita ,zero effetti speciali. Manca quella marcia in più che c'era una volta nei film da oscar e manca soprattutto il senso del tempo che passa , perché tutto sembra troppo immobile .
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melvin ii
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giovedì 20 marzo 2014
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la libertà non ha colore
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“12 anni schiavo” è un film del 2013 diretto da Steve McQueen, tratto dall'omonima autobiografia di Solomon Northup , pubblicata nel 1853.
Il film è interpretato da Chiwetel Ejiofor con Michael Fassbender, Benedict Cumberbatch, Paul Dano, Paul Giamatti, Lupita Nyong'o e Brad Pitt, quest'ultimo anche produttore della pellicola.
Quanto vale la libertà?
Come spesso accade, ti accorgi del valore e dell’importanza di una cosa, quando ne sei privato.
Lo Stato moderno e “civile” ti priva della tua libertà, quando commetti un crimine o per un trattamento sanitario obbligatorio (TSO).
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“12 anni schiavo” è un film del 2013 diretto da Steve McQueen, tratto dall'omonima autobiografia di Solomon Northup , pubblicata nel 1853.
Il film è interpretato da Chiwetel Ejiofor con Michael Fassbender, Benedict Cumberbatch, Paul Dano, Paul Giamatti, Lupita Nyong'o e Brad Pitt, quest'ultimo anche produttore della pellicola.
Quanto vale la libertà?
Come spesso accade, ti accorgi del valore e dell’importanza di una cosa, quando ne sei privato.
Lo Stato moderno e “civile” ti priva della tua libertà, quando commetti un crimine o per un trattamento sanitario obbligatorio (TSO).
Come sapete, io ho subito un TSO nel marzo del 2011.
Il TSO ti toglie qualsiasi dignità e diritto.
Sei alla mercé degli infermieri, viene considerato”matto” e nulla più.
Mentre vedevo il film, ripensavo alla mia”prigionia” durata solamente una settimana e pensavo quanto sia stata dura per il vero Solomon Northup, ritrovarsi a vivere un incubo ad occhi aperti.
Nortup (Ejiorfor) è un stimato violinista di colore e soprattutto uomo libero nell’America del 1841, prima della guerra di successione.
Vive una vita serena con la moglie e figli, fino a quando viene rapito a casa sua(America del Nord) e venduto come schiavo nell’America del Sud da “falsi” impresari, triste e spietata pratica dell’epoca.
Privato del suo nome e di ogni diritto, per 12 anni, subirà umiliazioni e ogni sofferenza fisica e morale.
Il film è un racconto crudo, forte e visivamente d’impatto della vita di “uno schiavo”.
McQueen , come è nel suo stile, non ci risparmia dettaglio e brutalità degli uomini bianchi
Le scene di fustigazione e di punizione contro gli schiavi sono lunghe, dettagliate e volutamente lente.
Non conoscevo Ejiofor, la sua è una interpretazione “minimalista”. Racconta con bravura ed intensità “la dignità”e la forza di non arrendersi del protagonista al crudele destino.
I primi piani del regista, sul suo sguardo, rendono più di ogni parola, la sofferenza dell’uomo.
McQueen descrive senza fronzoli e ipocrisia, la mentalità dell’uomo americano bianco dell’epoca.
Giamatti è il cinico mercante di schiavi.
Fassbender, attore feticcio del regista, è convincente nel ruolo del latifondista del cotone, schiavista, bigotto e crudele.
Il “cameo” di Brad Pitt, anche se retorico nei contenuti, è ben fatto.
Il film ha il suo limite però, nell’esasperata voglia di raccontare il vero, diventando lento e prevedibile.
La sceneggiatura tende a ripetersi e perde d’incisività.
Più che i dialoghi, alla lunga monotoni, piace la visione d’insieme del film
Coinvolgente ed intensa l’interpretazione di Lupita Nyong'o , nel ruolo della schiava, oggetto del desiderio di Fassbender.
Il finale anche se a lieto fine, lascia allo spettatore l’amaro in bocca, per una ingiustizia indegna per un mondo civile.
La piaga della schiavitù e il razzismo restano per la Democratica e Liberal America, un tallone d’Achille.
“12 anni schiavo” si aggiunge con merito, ma senza gridare al capolavoro, al genere film di denuncia.
Uscendo dal cinema, ho ripensato al momento in cui uscivo dal reparto psichiatrico, il sapore della Libertà, non ha eguali.
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lauretta aliani
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martedì 18 marzo 2014
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bellissimo
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raffaele1
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domenica 16 marzo 2014
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bel film!
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Un gran bel film ! Molto vicino al film "Django" per molti aspetti, anche se riesce a trattare un argomento complicato, quale la schiavitù, in modo quasi mai violento ( violenza alla quale ci aveva abituati la pellicola "Django" ). Il film tratta, senza mai annoiare, la drammaticità di questa storia straordinaria, realmente accaduta. Ottimo film.
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raffaele1
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domenica 16 marzo 2014
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bel film!
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Un gran bel film ! Molto vicino al film "Django" per molti aspetti, anche se riesce a trattare un argomento complicato, quale la schiavitù, in modo quasi mai violento ( violenza alla quale ci aveva abituati la pellicola "Django" ). Il film tratta, senza mai annoiare, la drammaticità di questa storia straordinaria, realmente accaduta. Ottimo film.
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fafia61
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sabato 15 marzo 2014
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questione di dettagli
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Solomon Northup è un ottimo musicista, un abile artigiano, un marito esemplare, uno splendido padre di famiglia.
Ma tutto ciò non basta per garantirgli una vita serena e tranquilla perchè, imbrogliato e drogato da una banda di delinquenti affaristi, si ritrova catapultato, in un attimo, dalla splendida vita di Saratoga Spring alla cruda e dolorosa schiavitù della Louisiana.
Qui, frustrato e stravolto, finisce nelle grinfie di vari proprietari terrieri che, ognuno a modo suo, segneranno e sconvolgeranno la sua esistenza.
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Solomon Northup è un ottimo musicista, un abile artigiano, un marito esemplare, uno splendido padre di famiglia.
Ma tutto ciò non basta per garantirgli una vita serena e tranquilla perchè, imbrogliato e drogato da una banda di delinquenti affaristi, si ritrova catapultato, in un attimo, dalla splendida vita di Saratoga Spring alla cruda e dolorosa schiavitù della Louisiana.
Qui, frustrato e stravolto, finisce nelle grinfie di vari proprietari terrieri che, ognuno a modo suo, segneranno e sconvolgeranno la sua esistenza.
Il regista - l'ottimo Steve McQueen, già apprezzato in 'Hunger' ed in 'Shame' - aveva tutto per creare un buon film e tentare così, dopo due film acclamati ma minori, il fatidico salto di qualità.
Aveva la trama: il tema della schiavitù, sempre mal digerito dall'opinione pubblica americana ma sempre di straordinaria presa e attualità.
Aveva gli attori: un cast di primordine, con star come Chiwetel Ejiofor, Michael Fassbender, Brad Pitt, Paul Dano, Paul Giamatti, ecc., e persino la scoperta Lupita Nyong'o, gratificata da un impensabile Oscar.
Se, a tutto ciò, aggiungiamo pure un'ottima fotografia ed una strepitosa colonna sonora, ecco che il quadro è completo: 12 anni schiavo era un predestinato all'Oscar!
Ad una vicenda già toccante ed accattivante di suo - il nero buono che viene raggirato dal bianco cattivo, il bianco malvagio che schiavizza il nero, il nero che si adegua e sottomette al bianco pur di sopravvivere, il nero che riesce a scappare dal bianco e ritornare a casa- il regista aggiunge il suo tocco personale e inconfondibile, fatto di una fisicità forte, potente, veemente.
Ecco quindi le frustate, feroci, sanguinose, devastanti; ecco una quasi- impiccagione, con lo schiavo appeso e dondolante per minuti e minuti; ecco una brutale violenza carnale, ecco decine di altre scene forti in cui i corpi, i volti, gli sguardi, i sentimenti, vengono forzati, straziati, esasperati, nella loro sofferenza, nel loro dolore, nei loro sforzi, nelle loro piaghe, fisiche e psicologiche.
E, ad un certo punto, di fronte ad una trama bella ma un po' lenta, di fronte ad una storia forse già vista e rivista, e peraltro già intuibile nel titolo, si ha la sensazione che tutta questa violenza, tutta questa durezza estremizzata servano, più che altro, per vivacizzare e movimentare il racconto.
Sì, perchè è soprattutto questa fisicità cruda e straripante a catturare e a coinvolgere lo spettatore; è questo realismo sfrenato ad attrarre, a scioccare, a suggestionare, a stregare la platea.
Più della stessa trama, quindi.
Più degli stessi attori, bravi, bravissimi, ma, eccetto Ejiofor e Fassbender, vere e indiscusse stelle della pellicola, tutti sacrificati in parti o particine troppo strette o troppo poco approfondite.
Come Brad Pitt, che, pur essendo l'elemento decisivo e risolutivo della vicenda, viene rapidamente introdotto nel contesto, rapidamente delineato e rapidamente cestinato.
Ed è veloce e frettoloso pure il finale che, in poco più di 5 minuti, risolve e conclude una storia larga più di 130'!
Quasi che il regista, dopo essersi dilungato e soffermato su infiniti dettagli, peraltro non tutti necessari, voglia, all'improvviso, correre verso quella conclusione zuccherosa che il pubblico attendeva.
12 anni schiavo sembra quindi un'occasione persa, bello ma non bellissimo, godibile ma non eccezionale.
Questione di dettagli, insomma.
Già, ma certe volte, sono proprio i dettagli a trasformare un buon film in un capolavoro.
O viceversa.
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folgore94
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giovedì 13 marzo 2014
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mcqueen cinema d autore
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CHE DIRE , QUANDO TRATTA UN ARGOMENTO MCQUEEN LO PORTA ALL ESTREMO.OTTIMA RICOSTRUZIONE STORICA REGIA FORMIDABILE ATTORI IMPECCABILI(SU TUTTI CITEREI FASSBENDER),BELLA FOTOGRAFIA. PUO' ANKE ESSERE MOLTO LENTO,MA LO SPESSORE E L EMOTIVITA CHE TRASMETTE INCOLLANO LO SPETTATORE(PURCHE' APPREZZI QUESTA TIPOLOGIA DI FILM).
OSCAR MERITATO
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jennyve_65
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martedì 11 marzo 2014
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12 anni schiavo: 8 euro buttati al vento
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L'unica spiegazione possibile a questo Oscar a "miglior film" conferito a "12 anni schiavo" risiede nel debito che la popolazione statunitense paga ancora al suo passato. E' l'unica. Il film non solo non merita l'Oscar ma non avrebbe meritato neanche la nomination.. aggiungo, non vale gli 8 euro del biglietto. Grondante di stereotipi (il negro buono, il bianco cattivo) , di scene scontate, non offre mai uno spazzo di eccellenza. Regia piatta, montaggio lento, recitazione bovina, qualche cenno di fotografia, sceneggiatura con tratti di ingenuità ma sostanzialmente insulsa. Gli unici brividi nelle violenze esplicite, nelle impiccagioni al rallenty, nelle frustate splatter.
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L'unica spiegazione possibile a questo Oscar a "miglior film" conferito a "12 anni schiavo" risiede nel debito che la popolazione statunitense paga ancora al suo passato. E' l'unica. Il film non solo non merita l'Oscar ma non avrebbe meritato neanche la nomination.. aggiungo, non vale gli 8 euro del biglietto. Grondante di stereotipi (il negro buono, il bianco cattivo) , di scene scontate, non offre mai uno spazzo di eccellenza. Regia piatta, montaggio lento, recitazione bovina, qualche cenno di fotografia, sceneggiatura con tratti di ingenuità ma sostanzialmente insulsa. Gli unici brividi nelle violenze esplicite, nelle impiccagioni al rallenty, nelle frustate splatter. Nessun elemento di novità, nessuna perizia tecnica, nessuna emozione. Noia incredula.
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[+] d'accordissimo...
(di barracuda argento)
[ - ] d'accordissimo...
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