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maggie69
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sabato 24 gennaio 2015
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assolutamente inutile...
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Avrò visto almeno dieci film così.
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the thin red line
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giovedì 22 gennaio 2015
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la schiavitù secondo mc queen
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Solomon è un nero libero ai tempi della schiavitù, è un apprezzato violinista e stimata persona. Viene raggirato e drogato da chi credeva amico e venduto come schiavo a un ricco proprietario terriero del sud, alcolista e ben poco tenero. Passerà ingiustamente da schiavo 12 anni della sua vita perdendo tutto ciò che aveva costruito, ma ritrovando il bene assoluto: la libertà.
Diretto con cura maniacale, "12 anni schiavo" è, tuttavia, l'ennesima opera messa in piazza in tempi di oscar per ricordarci quanto la schiavitù sia stata difficile da abolire e quante persone di colore ne abbiano sofferto vessazioni e umiliazioni.
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Solomon è un nero libero ai tempi della schiavitù, è un apprezzato violinista e stimata persona. Viene raggirato e drogato da chi credeva amico e venduto come schiavo a un ricco proprietario terriero del sud, alcolista e ben poco tenero. Passerà ingiustamente da schiavo 12 anni della sua vita perdendo tutto ciò che aveva costruito, ma ritrovando il bene assoluto: la libertà.
Diretto con cura maniacale, "12 anni schiavo" è, tuttavia, l'ennesima opera messa in piazza in tempi di oscar per ricordarci quanto la schiavitù sia stata difficile da abolire e quante persone di colore ne abbiano sofferto vessazioni e umiliazioni. Certo la scaltrezza di Steve Mc Queen di proporlo a inizio anno sa tanto di mezzuccio per tornare a casa carico di statuette e cosi è stato, uno stratagemma già pensato da Spielberg ai tempi di Schindler's List con risultati assai migliori e meritati nonchè con il precursore "Amistad". Perchè se non fosse stato per la sua tematica calda ancora ai giorni nostri questo film sarebbe scivolato via come nulla fosse. Non presenta novità in fatto di tematiche e non ci racconta nulla di nuovo, ma si limita per filo e per segno a narrare questa terribile storia vera mirando al cuore dei sempre sensibili giurati dell'oscar che hanno abboccato come di consueto votandolo addirittura come miglior film. La pesantezza dei contenuti, le barbarie dei bianchi nei confronti degli schiavi e l'ignobile indifferenza del resto della società vengono sbattute in faccia allo spettatore in ogni immagine, in ogni scena del film e in tutti i primi piani sofferenti dei protagonisti. Ma diversamente dalle precedenti opere del regista "Hunger" e "Shame" qui è tutto più liftato e meno propenso a colpire direttamente allo stomaco. Una, a volte insopportabile, denuncia di fatti mai dimenticati che ogni giorno ci vengono sbattuti in faccia dai documentari e dai telegiornali ma che qui optano esclusivamente ad ingrassare le tasche della produzione riducendo il film più ad uno spot che non ad un opera originale. Anche la durata insostenibile non facilita la visione, nemmeno le interpretazioni mi hanno esaltato al di là di quel sempre presente Fassbender che alza di sicuro il livello. Oscar alla migliore attrice a Lupita Nyong'o per aver pianto 2 ore.
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floyd80
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mercoledì 21 gennaio 2015
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intenso
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Un film crudo, estenuante che non lascia scampo.
Un plauso al protagonista (C. Ejofor) intenso e nella parte come pochi, ma tutti i personaggi sono all'altezza.
La storia si conosce fin troppo bene ma poche volte la vedrete così.
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iuriv
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domenica 18 gennaio 2015
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mcqueen non si smentisce mai.
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Il film racconta l'agghiacciante storia di Solomon Northup, nero libero, che viene rapito e portato in Louisiana per essere venduto come schiavo. Nell'affrontare il suo percorso, la trama ne ha per tutti, sia per gli oppressori, giustamente, ma anche per gli oppressi, tentando di mettere in luce alcune caratteristiche sempre presenti nell'umanità.
La messa in scena di McQueen questa volta è più trattenuta rispetto ai precedenti lavori. Il regista lascia infatti spazio ai dialoghi e a uno svolgimento più lineare, con tanto di finale al miele.
Tuttavia i momenti McQueen non mancano, come la crudezza con cui viene rappresentata la cattiveria, sia fisica che psicologica. O come l'intrusione sonora tra una sequenza e l'altra, espediente che ho trovato molto efficace in alcuni passaggi.
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Il film racconta l'agghiacciante storia di Solomon Northup, nero libero, che viene rapito e portato in Louisiana per essere venduto come schiavo. Nell'affrontare il suo percorso, la trama ne ha per tutti, sia per gli oppressori, giustamente, ma anche per gli oppressi, tentando di mettere in luce alcune caratteristiche sempre presenti nell'umanità.
La messa in scena di McQueen questa volta è più trattenuta rispetto ai precedenti lavori. Il regista lascia infatti spazio ai dialoghi e a uno svolgimento più lineare, con tanto di finale al miele.
Tuttavia i momenti McQueen non mancano, come la crudezza con cui viene rappresentata la cattiveria, sia fisica che psicologica. O come l'intrusione sonora tra una sequenza e l'altra, espediente che ho trovato molto efficace in alcuni passaggi.
Se lavorare con questo regista per un attore dev'essere difficile, però, probabilmente si nota soprattutto nei lunghi primi piani silenti, in cui tutto ciò che passa attraverso lo schermo è consegnato alla mimica degli attori. Non è un caso che per il ruolo dell'antagonista, il terribile schiavista, Steve McQueen si sia affidato all'usato sicuro chiamando Michael Fassbender, andando così a ricomporre quel sodalizio fruttuoso per entrambi. La sorpresa qui è Ejiofor, capace di dar vita a un Solomon Northup sempre credibile e a tratti davvero intenso.
La nuova linearità di McQueen non toglie potenza alla visione. Anzi, miscelandola con la sua cifra stilistica, sempre improntata sul forte impatto visivo, il regista ottiene il risultato di proporre un film semplice da seguire e al contempo molto coinvolgente.
Non resta altro da dire, se non che è una pellicola consigliatissima, ambientata in un periodo storico molto controverso e che crea uno spaccato impietoso ma toccante della storia americana.
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arbi!
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martedì 9 dicembre 2014
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ottimo
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Questo film è un film assolutamente non perdere, una tecnica ottima accompagna il film per ogni frame, se provassimo a prprenderemo qualunque frame abbiamo un quadro.
il cast secondo me è il vero punto forte del film, nupita niongo trasmetrasmeozioni molto forti nei pochi minuti che gli sono stati concessi, anche chiweterd entra perfettamente nel personaggio, cumberbatch secondo me è un Po troppo marginale.
La regia di Mcqueen è altrettanto buona e ci permette di seguire limpidamente la storia, insomma non perdetevi questo ottimo film
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kyotrix
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domenica 7 dicembre 2014
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discreto
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Ben fatto, bei paesaggi, ma emoziona poco, se non il finale scontato. Guardabile. Chiaramente visto la trama, è un film triste e fastidioso da vedere.
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onufrio
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mercoledì 27 agosto 2014
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l'odissea di solomon
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E' la vera storia di Solomon Northup, uomo di colore nato e cresciuto libero in quel di New York che, soggiocato da coloro che lui credeva fossero suoi amici, si ritrova schiavo presso lo Stato della Louisiana, dando il via ad un calvario lungo 12 anni, pieno di sofferenze e di sopprusi, lontano da suoi cari; importante il ruolo di Brad Pitt, nei panni del "liberatore" di Solomon dalla schiavitù; il film premiato ovviamente anche per via delle forti tematiche che affronta, troverà col passare degli anni una sua giusta collocazione tra le pellicole importanti nella storia del cinema. Citazione d'obbligo per Michael Fassbender, mai così a proprio agio nelle vesti del padrone cattivo e sadico, una bella interpretazione.
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E' la vera storia di Solomon Northup, uomo di colore nato e cresciuto libero in quel di New York che, soggiocato da coloro che lui credeva fossero suoi amici, si ritrova schiavo presso lo Stato della Louisiana, dando il via ad un calvario lungo 12 anni, pieno di sofferenze e di sopprusi, lontano da suoi cari; importante il ruolo di Brad Pitt, nei panni del "liberatore" di Solomon dalla schiavitù; il film premiato ovviamente anche per via delle forti tematiche che affronta, troverà col passare degli anni una sua giusta collocazione tra le pellicole importanti nella storia del cinema. Citazione d'obbligo per Michael Fassbender, mai così a proprio agio nelle vesti del padrone cattivo e sadico, una bella interpretazione.
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khaleb83
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venerdì 25 luglio 2014
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a dir poco sopravvalutato
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Quando fra qualche anno si riguarderà questo film "a freddo", superando l'ovvia (si spera) indignazione che le sue scene suscitano, ci si renderà conto di aver premiato con l'Oscar l'intenzione, ma certo non il film in sé per sé.
Il risultato finale, in effetti, è decisamente scadente da molti punti di vista. Sarebbe anche superfluo, almeno da un punto di vista prettamente cinematografico, sottolineare come il messaggio dell'onta della schiavitù riesca a venire completamente annullato e banalizzato nell'affronto personale, perdendo tutta la profondità sociale che, con tutto il rispetto per le singole storie, ne è stata la vera piaga (l'unico guizzo si ha con Cumberbatch, ma è comunque un accenno estremamente superficiale e insufficiente), senza tuttavia riuscire a essere mai veramente profondo nell'emotività del protagonista.
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Quando fra qualche anno si riguarderà questo film "a freddo", superando l'ovvia (si spera) indignazione che le sue scene suscitano, ci si renderà conto di aver premiato con l'Oscar l'intenzione, ma certo non il film in sé per sé.
Il risultato finale, in effetti, è decisamente scadente da molti punti di vista. Sarebbe anche superfluo, almeno da un punto di vista prettamente cinematografico, sottolineare come il messaggio dell'onta della schiavitù riesca a venire completamente annullato e banalizzato nell'affronto personale, perdendo tutta la profondità sociale che, con tutto il rispetto per le singole storie, ne è stata la vera piaga (l'unico guizzo si ha con Cumberbatch, ma è comunque un accenno estremamente superficiale e insufficiente), senza tuttavia riuscire a essere mai veramente profondo nell'emotività del protagonista.
La recitazione è sorprendentemente scadente, per un film che punta così in alto. Il protagonista sembra un dilettante, assolutamente incapace di rendere qualsiasi sfumatura; caricare in quel modo le espressioni di dolore è (ovviamente parlando di livelli professionali) relativamente facili, ma i dettagli mancano completamente. Idem per la tanto decantata Nyong'o, che ha davvero un ruolo troppo piccolo per poter esprimere qualcosa di più che uno stereotipo. Si salvano solo il succitato Cumberbatch (che però, appunto, ha davvero troppo poco spazio per essere significativo) e un grande Fassbender, che però non può reggere sulle sue spalle l'intero film.
La presenza di Pitt, per quanto legata alla storia originale (e a motivi di produzione), è assolutamente fuori da qualsiasi tempistica cinematografica, poco più che un deus ex machina. Un espediente, insomma, completamente fuori contesto.
I tempi del film sono poi assolutamente sbagliati; l'idea dovrebbe essere rendere lo strazio del protagonista, non straziare lo spettatore. Eppure, i dodici anni del film non traspaiono assolutamente dalla storia: sembra un unico, ininterrotto presente, in cui ingrigire i capelli di Ejofor, mostrare bambini cresciuti e semplicemente parlare del tempo che passa non sono sufficienti a dare l'idea dello scorrere del tempo; anzi, risultano balzi assolutamente improvvisi e improbabili.
Per quanto mi riguarda, quindi, un completo fallimento come film, assolutamente sopravvalutato solamente per il messaggio che vorrebbe passare (ma che, come detto in apertura, manca completamente).
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eraserstabe
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giovedì 17 luglio 2014
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capolavoro d'emozioni e realismo.
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Ora posso ritenermi cinematograficamente soddisfatto: ho visto IL film più bello che ha concorso agli Oscar, nonchè uno fra i tre più belli che ho visto negli ultimi tempi. Sin dalla prima scena, sono riuscito a percepire la sua potenza. Ma mai avrei immaginato ciò che avrei visto nelle scene seguenti. E mai avrei immaginato di avere i brividi dall'inizio della pellicola sino alla sua fine, ininterrottamente, in un incredibile crescendo di emozioni che non tutti i film riescono a far provare. Avevo sentito pareri di diverso tipo, alcuni dei quali abbastanza negativi; ricordo che qualcuno mi disse addirittura che questa pellicola fosse intrisa di inutile retorica. Effettivamente, la retorica è sempre dietro l'angolo, in un certo tipo di Cinema, ma in questo film non si è minimamente fatta vedere.
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Ora posso ritenermi cinematograficamente soddisfatto: ho visto IL film più bello che ha concorso agli Oscar, nonchè uno fra i tre più belli che ho visto negli ultimi tempi. Sin dalla prima scena, sono riuscito a percepire la sua potenza. Ma mai avrei immaginato ciò che avrei visto nelle scene seguenti. E mai avrei immaginato di avere i brividi dall'inizio della pellicola sino alla sua fine, ininterrottamente, in un incredibile crescendo di emozioni che non tutti i film riescono a far provare. Avevo sentito pareri di diverso tipo, alcuni dei quali abbastanza negativi; ricordo che qualcuno mi disse addirittura che questa pellicola fosse intrisa di inutile retorica. Effettivamente, la retorica è sempre dietro l'angolo, in un certo tipo di Cinema, ma in questo film non si è minimamente fatta vedere. Avevo sentito addirittura qualcuno definire quest'Opera come "superficiale" e "furba". Pura, assoluta, BLASFEMIA. La profondità e la durezza con cui viene trattato un tema difficile come quello della schiavitù dei neri, rende questo film (tratto da una storia vera) una vetta assoluta ed indiscutibile del suo genere. Dove DJANGO UNCHAINED (con cui viene spesso, non immotivatamente, confrontato) diverte e gasa, questo film demoralizza e fa riflettere lo spettatore. McQueen è riuscito, grazie ad un'incredibile direzione degli attori (qui si raggiunge la vetta della perfezione recitativa) ad indurre lo spettatore nell'immedesimazione più totale nel personaggio protagonista SOLOMON NORTHCUP, con la sua tristezza, la sua bontà, la sua rabbia e la sua umanità; e nel distacco, nella difensiva, talvolta nell'odio più puro, nei confronti di tutti gli altri personaggi. Paul Dano, Michael Fassbender e Paul Giamatti sono solamente tre nomi presenti nel cast migliore dell'anno. La fotografia e la regia, come se non bastassero, richiamano alla memoria Terrence Malick, con quelle panoramiche indescrivibilmente meravigliose dei paesaggi di campagna. Vi dirò di più, alcune inquadrature mi hanno ricordato il Cinema Espressionista, con quelle luci opposte all'oscurità che solamente i migliori registi delle Origini (come Murnau, giusto per citarne uno) riuscivano a creare. Per quanto mi riguarda, Steve McQueen si riconferma come uno tra i migliori registi viventi, con un Capolavoro assoluto destinato a rimanere impresso nella memoria dei cinefili per molto, molto tempo. Se con HUNGER riuscì a dirigere uno tra i migliori esordi cinematografici di sempre parlando di una parte oscura(ta) della Storia; e se con SHAME riuscì a dirigere un film estremamente controverso su un tema complicato come il sesso; con 12 ANNI SCHIAVO è riuscito a dirigere un film d'Autore violento, lento (ma di quella lentezza intrisa di potenza assoluta che non rischia nemmeno lontanamente di sfociare nel temibile abisso della noia), fatto di grandi silenzi che dicono molto più di quanto potrebbero dire mille inutili parole. Insomma, un filmone capace di appagare qualsiasi tipo di spettatore, pure quelli più pignoli. Per quanto mi riguarda, lo si può già reputare un nuovo Classico sin da ora. Non mi resta che concludere ringraziando McQueen per aver donato alla Settima Arte un film meraviglioso, a parer mio P E R F E T T O, come questo.
Data l'ora tarda, avrò sicuramente scritto strafalcioni dalla prima all'ultima riga... ma va beh, è il pensiero che conta! No? :D a presto, bella gente. Un abbraccione to everybody.
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eraserstabe
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giovedì 17 luglio 2014
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capolavoro d'emozioni e realismo.
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Ora posso ritenermi cinematograficamente soddisfatto: ho visto IL film più bello che ha concorso agli Oscar, nonchè uno fra i tre più belli che ho visto negli ultimi tempi. Sin dalla prima scena, sono riuscito a percepire la sua potenza. Ma mai avrei immaginato ciò che avrei visto nelle scene seguenti. E mai avrei immaginato di avere i brividi dall'inizio della pellicola sino alla sua fine, ininterrottamente, in un incredibile crescendo di emozioni che non tutti i film riescono a far provare. Avevo sentito pareri di diverso tipo, alcuni dei quali abbastanza negativi; ricordo che qualcuno mi disse addirittura che questa pellicola fosse intrisa di inutile retorica. Effettivamente, la retorica è sempre dietro l'angolo, in un certo tipo di Cinema, ma in questo film non si è minimamente fatta vedere.
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Ora posso ritenermi cinematograficamente soddisfatto: ho visto IL film più bello che ha concorso agli Oscar, nonchè uno fra i tre più belli che ho visto negli ultimi tempi. Sin dalla prima scena, sono riuscito a percepire la sua potenza. Ma mai avrei immaginato ciò che avrei visto nelle scene seguenti. E mai avrei immaginato di avere i brividi dall'inizio della pellicola sino alla sua fine, ininterrottamente, in un incredibile crescendo di emozioni che non tutti i film riescono a far provare. Avevo sentito pareri di diverso tipo, alcuni dei quali abbastanza negativi; ricordo che qualcuno mi disse addirittura che questa pellicola fosse intrisa di inutile retorica. Effettivamente, la retorica è sempre dietro l'angolo, in un certo tipo di Cinema, ma in questo film non si è minimamente fatta vedere. Avevo sentito addirittura qualcuno definire quest'Opera come "superficiale" e "furba". Pura, assoluta, BLASFEMIA. La profondità e la durezza con cui viene trattato un tema difficile come quello della schiavitù dei neri, rende questo film (tratto da una storia vera) una vetta assoluta ed indiscutibile del suo genere. Dove DJANGO UNCHAINED (con cui viene spesso, non immotivatamente, confrontato) diverte e gasa, questo film demoralizza e fa riflettere lo spettatore. McQueen è riuscito, grazie ad un'incredibile direzione degli attori (qui si raggiunge la vetta della perfezione recitativa) ad indurre lo spettatore nell'immedesimazione più totale nel personaggio protagonista SOLOMON NORTHCUP, con la sua tristezza, la sua bontà, la sua rabbia e la sua umanità; e nel distacco, nella difensiva, talvolta nell'odio più puro, nei confronti di tutti gli altri personaggi. Paul Dano, Michael Fassbender e Paul Giamatti sono solamente tre nomi presenti nel cast migliore dell'anno. La fotografia e la regia, come se non bastassero, richiamano alla memoria Terrence Malick, con quelle panoramiche indescrivibilmente meravigliose dei paesaggi di campagna. Vi dirò di più, alcune inquadrature mi hanno ricordato il Cinema Espressionista, con quelle luci opposte all'oscurità che solamente i migliori registi delle Origini (come Murnau, giusto per citarne uno) riuscivano a creare. Per quanto mi riguarda, Steve McQueen si riconferma come uno tra i migliori registi viventi, con un Capolavoro assoluto destinato a rimanere impresso nella memoria dei cinefili per molto, molto tempo. Se con HUNGER riuscì a dirigere uno tra i migliori esordi cinematografici di sempre parlando di una parte oscura(ta) della Storia; e se con SHAME riuscì a dirigere un film estremamente controverso su un tema complicato come il sesso; con 12 ANNI SCHIAVO è riuscito a dirigere un film d'Autore violento, lento (ma di quella lentezza intrisa di potenza assoluta che non rischia nemmeno lontanamente di sfociare nel temibile abisso della noia), fatto di grandi silenzi che dicono molto più di quanto potrebbero dire mille inutili parole. Insomma, un filmone capace di appagare qualsiasi tipo di spettatore, pure quelli più pignoli. Per quanto mi riguarda, lo si può già reputare un nuovo Classico sin da ora. Non mi resta che concludere ringraziando McQueen per aver donato alla Settima Arte un film meraviglioso, a parer mio P E R F E T T O, come questo.
Data l'ora tarda, avrò sicuramente scritto strafalcioni dalla prima all'ultima riga... ma va beh, è il pensiero che conta! No? :D a presto, bella gente. Un abbraccione to everybody.
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