12 anni schiavo |
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Un film di Steve McQueen (II).
Con Chiwetel Ejiofor, Michael Fassbender, Benedict Cumberbatch, Paul Dano, Paul Giamatti.
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Titolo originale 12 Years a Slave.
Biografico,
durata 134 min.
- USA 2013.
- Bim Distribuzione
uscita giovedì 20 febbraio 2014.
MYMONETRO
12 anni schiavo
valutazione media:
2,94
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Grandiosa vicenda di corsa verso il riscatto.di Great StevenFeedback: 70023 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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martedì 16 giugno 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
12 ANNI SCHIAVO (USA, 2014) diretto da STEVE MCQUEEN. Interpretato da CHIWETEL EJIOFOR, MICHAEL FASSBENDER, BENEDICT CUMBERBATCH, LUPITA NYONG'O, PAUL DANO, PAUL GIAMATTI, BRAD PITT, SARAH PAULSON, ALFRE WOODARD
Ispirato ad una commovente e lancinante storia vera. Quando corre l’anno 1841, Solomon Northup è un violinista di corte molto apprezzato per il suo talento fuori dal comune. Un mediatore gli fa conoscere due uomini che si spacciano per artisti circensi, i quali gli propongono di aggregarsi alla loro comitiva, ma è solo una copertura: si tratta infatti di negrieri che cercano merce umana da destinare ai campi di cotone dei ricchi proprietari terrieri del Sud statunitense. Imprigionato e costretto a lavorare come schiavo in un latifondo, Solomon assume il nome di Blett (che gli viene coercitivamente imposto dagli schiavisti) e si ritrova suo malgrado a fare i conti con una perdita della libertà personale che sembra irrevocabile e senza rimedio. Continua comunque a suonare il suo strumento prediletto e, finché gli è possibile, finge di essere analfabeta. Ma dopo aver risposto per le rime a un negriero che pretendeva di fargli aggiustare per il verso giusto una casa da costruire, viene destinato ad un’altra piantagione, sotto le direttive del dispotico e insensibile signor Epps. Agli ordini di questo tiranno, Solomon ne deve passare di tutti i colori e soffre parecchio, insieme alla schiava preferita dal ricco e spietato feudatario, la giovane Pepzee. Infine, l’incontro con un viaggiatore canadese abolizionista gli ridarà la speranza che aveva perduto in tutti e dodici gli anni della sua forzata schiavitù, e unitamente a questo aiuto insperato, Solomon scoprirà anche un insospettabile moto di fervida umanità nel suo padrone. Una volta fatti giungere i documenti necessari a testimoniare la sua vera identità e il suo diritto alla libertà, l’uomo di carnagione scura ritorna ad essere libero e si riunisce alla sua famiglia. S. McQueen (da non confondere con l’omonimo attore appassionato di corse automobilistiche che interpretò Bullitt, fra gli altri, e che visse fra il 1930 e il 1980) ha centrato in pieno un bersaglio sinceramente difficile da cogliere in tutto il senso della sua potenza e profondità: ha realizzato un film che affronta il tema della schiavitù con una marcia in più, la quale risiede nel fatto che l’opera si interroga sul perché questo male apparentemente inestirpabile esista sulla Terra, e anche sul motivo per cui debbano essere i neri a pagare sempre il prezzo più alto di una tortura che, nonostante il trascorrere dei secoli, sembra destinata a non esaurire mai la sua crudeltà. Lode, quindi, ad una sceneggiatura (che attinge a piene mani dall’autobiografia che lo stesso Solomon Northup pubblicò nel 1853, poco dopo aver riguadagnato la libertà) che sa mettere in campo pathos, desideri umanitari, speranza, lotta per la sopravvivenza, sarcasmo, voglia di ricominciare e sanguigno ardimento per uno scopo da ottenere che appare lontano anni luce, specialmente in una condizione come quella di uno schiavo vittima di razzismo e obbligato a fare i conti con un potere dittatoriale al quale non può opporsi, pena il ricevimento di sanzioni sempre più cruente e disumane. Ejiofor è uno straordinario protagonista che infonde tutto il suo impegno soprattutto nelle espressioni concitate e disperate di un uomo che sogna, più di ogni altra cosa al mondo, il proprio bene e quello di chi lo circonda, ben lungi dal desiderare che ad un essere umano vengano inflitti inutili e immeritati patimenti. Giustamente si tratta anche di una delle opere cinematografiche più premiate di tutto il 2014: Golden Globe per il miglior film drammatico, un premio BAFTA per C. Ejiofor e tre Oscar (Nyong'o, sceneggiatura non originale, film). Il personaggio di Pitt, che compare solo nell’ultima mezz’ora e in appena due scene, è la chiave di lettura indispensabile per comprendere come, all’interno di un medesimo gruppo etnico, possano sussistere diverse scuole di pensiero e differenti modi di intendere i diritti inalienabili e irrinunciabili di qualunque persona degna di chiamarsi così. Un successo di pubblico ben più che discreto, e anche questo meritevolmente sudato.
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