Anno | 2012 |
Genere | Drammatico |
Produzione | USA |
Durata | 116 minuti |
Regia di | P.J. Hogan |
Attori | Liev Schreiber, Toni Collette, Anthony LaPaglia, Caroline Goodall, Kerry Fox Rebecca Gibney, Lily Sullivan, Deborah Mailman, Bethany Whitmore, Chelsea Bennett, Sam Clark, Nicole Freeman, Malorie O'Neill, Natasha Bassett, Hayley Magnus, Amanda Woodhams, Rob Carlton, Michael Thomson, Anthony Miller. |
MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 27 novembre 2012
Toni Collette nei panni di una tata dai metodi rivoluzionari.
CONSIGLIATO SÌ
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Shirley Moochmore ha un sogno: far parte dei Von Trapp. Per questo canta in giardino, e perché sta andando fuori di testa, incapace di badare alla casa, a cinque figlie adolescenti che si credono pazze e ad un marito, Barry, che non la guarda più, frequenta altre donne, non torna per cena e sogna una famiglia di maschi come i Kennedy. Con Shirley in vacanza forzata in clinica psichiatrica, Barry non trova di meglio da fare che raccogliere un'autostoppista e affidarle casa e famiglia.
Shaz, sorta di Mary Poppins più brutale ma non meno efficace, avrà gioco piuttosto facile nel dimostrare alle ragazze che le matte non sono loro, ma tutte quelle vicine e parenti che dietro i vialetti curati nascondono delle sindromi compusilve, dietro il bancone del bar danno sfogo alle loro personalità sadiche o nell'acconciatura di una bambola celano sensi di colpa e focolai d'invidia repressa. Solo che Shaz non se ne tornerà su una nuvola come se niente fosse, perché ha bisogno di qualcosa in cambio, ed è quel qualcosa che trasforma una commedia scatenata in un film con qualche motivazione in più.
Scaturito dalla somma di alcuni ricordi personali del regista, oltre che dall'idea, autoironica e spassosa, secondo cui gli australiani bianchi sono davvero tutti svalvolati, perché discendenti dei matti spediti in esilio laggiù dal resto del mondo, Mental riunisce, a quasi vent'anni di distanza da Le nozze di Muriel, Toni Collette e P.J. Hogan, confermandoli un'accoppiata piacevolmente produttiva. Se la formula di base è quella ormai riconoscibile dell'invito ad abbandonare il conformismo per accettarsi, soprattutto in famiglia, per quel che si è (dunque non gli armoniosi Von Trapp ma qualcosa di meno unito e più stonato), e se dunque il testo filmico di riferimento immediato è quel Little miss Sunshine di cui la Collette era non a caso parte integrante, bisogna rendere merito al film di Hogan di aver superato l'esempio apripista, tanto nella solidità della scrittura quanto nello specifico delle singole scene, che qui contano qualche buona idea in numero maggiore e anche qualche raffinatezza di sguardo (la scena nello scivolo, per esempio).
Pur non deragliando mai dal binario della commedia corale tradizionale e non concedendosi nessuna di quelle dilatazioni del tempo e del racconto che contraddistinguono il cinema che affronta temi come questi da una prospettiva realmente e ideologicamente indipendente, il film di Hogan si avvicina alla materia della sofferenza psichica in maniera leggera e prudente ma non per questo menzognera e offre un buon ritratto dell'intelligenza della vita al femminile.