Titolo originale | A Glimpse Inside the Mind of Charles Swan III |
Anno | 2012 |
Genere | Commedia |
Produzione | USA |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Roman Coppola |
Attori | Charlie Sheen, Jason Schwartzman, Bill Murray, Katheryn Winnick, Angela Lindvall Mary Elizabeth Winstead, Paul Benshoof, Anne Bellamy, Tyne Stecklein, Lindsey McLevis, Alexandra Nicole Hulme, Bar Paly, Margarita Kallas, August Culligan, Oliver Culligan, Marc Coppola, Brian Knutson, Aubrey Plaza, James Paradise. |
MYmonetro | 2,80 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 14 gennaio 2013
Charles Swan III è un eccentrico designer di successo. Quando la sua amata lo lascia, entra in crisi profonda. Con il supporto degli amici Kirby e Saul e della sorella, viaggia dentro se stesso per superare la perdita e rimettersi in piedi. Al Box Office Usa A Glimpse Inside the Mind of Charles Swan III ha incassato 12 mila dollari .
CONSIGLIATO SÌ
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Charles Swan III è un pubblicitario che ama le donne e, per questo, ha fatto infuriare Ivana, la sua compagna, fino al punto di rottura. Ossessionato dalla donna che ama e che ha perso, Charlie finisce con la sua splendida automobile in una piscina e da lì si ritrova in ospedale, a fare i conti con la propria vita di eterno sognatore, incapace di non cedere alle tentazioni perché è nell’esercizio del desiderio che risiede la sua felicità e la sua essenza.
Roman Coppola fantastica, proprio come il suo alter ego sullo schermo, di un mondo dove il miglior design contemporaneo convive con l’epoca d’oro degli anni Settanta, intesa in senso prima di tutto cinematografico: l’epoca di Bob Fosse, di Truffaut (“L’uomo che amava le donne”), del Polanski di “Chinatown”, dell’icona di Alain Delon, sulla quale si modella evidentemente Charlie Sheen. Insomma, il decennio del quale Coppola senior fu il rappresentante più importante.
Figlio di quel clima, artisticamente parlando, dunque figlio del grande cinema, Roman parla la lingua che conosce, componendo il suo fraseggio visivo combinando un Landis e un Godard, un Allen e un Fellini … fino a che è semplicemente troppo e la sua voce e il suo sguardo non si ritrovano più, sommersi da un saggio di citazionismo stilisticamente impeccabile ma scarsamente comunicativo.
Ciò non significa che la galleria dei personaggi di contorno, così come l’avventura tutta in una notte, non divertano a sufficienza, né significa che non si resti ammaliati dal fascino di costumi e scenografie -che non sono accessorie ma anzi incarnano il mood nostalgico e il sogno del puer aeternus che è centro del film-, ma vuol piuttosto dire che tutto questo, che altrove, nei film degli altri esponenti del suo entourage (la sorella Sofia, Wes Anderson, Noah Baumbach), è contenuto sullo sfondo, qui occupa il primo piano in ogni inquadratura, togliendo il posto alle idee e ai sentimenti.
Senza nulla togliere ad un film che ha tante ragioni di piacere e di farsi ammirare (non ultima la scelta musicale), l’impressione è che il suo autore possa servire meglio la causa dell’arte cinematografica nel ruolo di produttore o cosceneggiatore, dove il suo contributo, preziosissimo, passa però dalla scrematura di un regista che, nel migliore dei casi, tiene quel che serve e sa rinunciare a ciò che è superfluo, poco più che uno specchietto per le allodole.