Anno | 2011 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia, Sudafrica |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Antonio Falduto |
Attori | Giuliana De Sio, Luca Lionello, Anna Galiena, Franco Trevisi, Lira Kohl . |
Uscita | martedì 26 giugno 2012 |
Distribuzione | Movimento Film |
MYmonetro | 2,80 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 2 marzo 2015
Girato interamente a Città del Capo, il film è incentrato sulla tragedia del traffico umano in Sudafrica. Tra i protagonisti, la cantante Lira Kohl.
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CONSIGLIATO SÌ
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La sabbia bianca delle spiagge sudafricane e un gruppo di giovani donne di colore che corrono in fuga, con la disperazione sul volto mista alla speranza. Poi, due occhi neri e profondi, femminili, africani, in primo piano. E si torna indietro nel tempo. Di pochi giorni. Per capire cosa stia succedendo. Perché tra quelle donne c'è anche Giovanna (Giuliana De Sio), console italiano a Cape Town. Elegante e sicura di sé, ostinatamente sola e indipendente. Almeno fino all'incontro con la giovane modella sudafricana Palesa (Lira Kohl) che, catapultandola nella realtà di soprusi e dolore in cui vivono migliaia di donne rese schiave dal commercio della prostituzione con l'Europa, costringerà il console a fare i conti con se stessa e con il proprio passato. Legato al presente di Palesa dall'amore per lo stesso uomo, un fotoreporter italiano misteriosamente scomparso.
Sono meritevoli e ambiziose le motivazioni che animano il lungometraggio di Antonio Falduto, Il console italiano, unico film italiano in concorso nella sezione Mediterranea al TaorminaFilmFest. Una co-produzione tra Italia e Sud Africa che affonda le radici nel dramma del traffico dei nuovi schiavi che lega con il sangue il continente nero all'Europa, speculando sui (bi)sogni di milioni di uomini, donne e bambini attratti da un miraggio. Da un'illusione, pagata a caro prezzo.
Un dramma che Antonio Falduto prova a raccontare adottando un punto di vista femminile, quello delle due protagoniste. Due donne molto diverse, per aspetto fisico e carattere, ma con in comune la stessa determinazione, interpretate dalla De Sio e dalla Kohl con un amore che rende trascurabili l'inglese non proprio "madrelingua" in cui recita l'attrice italiana e l'inesperienza della cantante africana alla sua prima prova dietro la macchina da presa. Anche se il film, purtroppo, non riesce a trovare l'emozione e la forza che ci si potrebbe aspettare da una pellicola che sfida una realtà cruda e straziante come il traffico di donne.
Ciò nonostante, Il console italiano ha comunque due meriti. Quello di farsi portavoce di una popolazione femminile abusata, ma pronta a reagire grazie anche ad associazioni locali come il Cesvi che si adoperano per difenderne i diritti. Mettendo insieme persino delle vere e proprie squadre femminili d'assalto, in grembiule invece che in divisa, "armate" di mestoli e padelle, per difendere le donne africane dai soprusi dei mariti, come racconta una delle scene migliori del film. E poi quello di essere stato girato interamente a Città del Capo, in sei settimane, in lingua inglese, con troupe e maestranze locali, come buona parte del cast, in aggiunta a quello italiano di cui fanno parte anche Anna Galiena e Luca Lionello, purtroppo sacrificato in un ruolo marginale che non dà spazio alla bravura di un attore di talento.
E per quanto, nel corso della narrazione circolare che si chiude lì dove si era aperta, negli stessi occhi neri e profondi di Palesa, Il console italiano si lasci sopraffare dai toni e dall'estetica della finzione televisiva, il film di Falduto spinge comunque a riflettere su una realtà che va raccontata. Ma con una dose di coraggio cinematografico in più.
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Cinema italiano a Città del Capo. Anche con finanziamenti sudafricani. L'impresa se l'è assunta Antonio Falduto, noto per un suo primo film nel 92, “Antelope Cobbler”, per cortometraggi, per documentari e sceneggiature. Per questo suo secondo lungometraggio si è scritto anche il soggetto e la sceneggiatura e avendolo ambientato appunto a Città del Capo ha scelto un argomento forse non nuovo al cinema [...] Vai alla recensione »