burton99
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lunedì 22 ottobre 2012
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scorsese: la fiaba diventa omaggio al cinema.
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Maestro assoluto del cinema contemporaneo cambia registro: non più hard boiled, noir e psyco - thriller ma la fiaba - omaggio d'avventura mostrano le capacità di un grande regista (che, fra l'altro, ci regala un cameo "alla Hitchcock" proprio durante il film). E sì, è proprio di Martin Scorsese, e della sua ultima fatica "Hugo Cabret" (tratto dal romanzo - graphic novel di Brian Selznick), omaggio di un indiscusso e consolidato talento alla sua arte, il cinema, con un film di inaudita potenza visiva e con uno struggente e sconvolgente impatto e pathos emozionale. Hugo pronuncia un'emblematica frase durante il film: "Se tutto il mondo è un grande meccanismo, senza pezzi in più, io sono qui per qualche motivo.
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Maestro assoluto del cinema contemporaneo cambia registro: non più hard boiled, noir e psyco - thriller ma la fiaba - omaggio d'avventura mostrano le capacità di un grande regista (che, fra l'altro, ci regala un cameo "alla Hitchcock" proprio durante il film). E sì, è proprio di Martin Scorsese, e della sua ultima fatica "Hugo Cabret" (tratto dal romanzo - graphic novel di Brian Selznick), omaggio di un indiscusso e consolidato talento alla sua arte, il cinema, con un film di inaudita potenza visiva e con uno struggente e sconvolgente impatto e pathos emozionale. Hugo pronuncia un'emblematica frase durante il film: "Se tutto il mondo è un grande meccanismo, senza pezzi in più, io sono qui per qualche motivo. E anche tu!". E, Martin, tu sei qui per fare cinema!
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dannyj
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giovedì 16 febbraio 2012
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that's cinema
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Quando mi hanno proposto di andare a vedere questo film di Scorsese in dicembre [a Parigi, N.d.R.], il mio entusiasmo era meno di zero: l'ultimo prodotto di un regista che ammiro senza esserne un grande fan, in più in 3D e focalizzato su un bambino...ci sono andato controvoglia, e sono stato felice di essermi sbagliato. Come già sottolineato da altri, si tratta di una celebrazione della storia del cinema e di uno dei suoi più straordinari pionieri cui il sempre ottimo Ben Kingsley ha prestato il volto.
Ho rivisto questo film pochi giorni fa per poter coglierne appieno le citazioni e la maestria: molto difficilmente mi sono lasciato trasportare come da questa pellicola nel mondo della celluloide.
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Quando mi hanno proposto di andare a vedere questo film di Scorsese in dicembre [a Parigi, N.d.R.], il mio entusiasmo era meno di zero: l'ultimo prodotto di un regista che ammiro senza esserne un grande fan, in più in 3D e focalizzato su un bambino...ci sono andato controvoglia, e sono stato felice di essermi sbagliato. Come già sottolineato da altri, si tratta di una celebrazione della storia del cinema e di uno dei suoi più straordinari pionieri cui il sempre ottimo Ben Kingsley ha prestato il volto.
Ho rivisto questo film pochi giorni fa per poter coglierne appieno le citazioni e la maestria: molto difficilmente mi sono lasciato trasportare come da questa pellicola nel mondo della celluloide...e credo che per una volta non sia stato azzardato associare l'universo infantile alla celebrazione/riscoperta della nascita del cinema
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archipic
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venerdì 2 marzo 2012
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un rispettoso omaggio alla memoria del cinema
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Scorsese ha confezionato, stavolta, una favola; ma una favola che non è destinata ai bambini (anche se i protagonisti lo sono) ma agli adulti che tanto spesso sono più affannati a rincorrere il presente invece di voltarsi indietro e guardare a quello che di buono è stato fatto in passato.
E' come se il regista abbia voluto fare critica (più o meno feroce.. dipende dai punti di vista) al cinema di oggi, troppo teso ad una finta modernità tecnologica ma molto povera di contenuti. E lo fà struttando in pieno proprio la tecnologia moderna, ma asseggettandola al passato, al racconto della nascita della settima arte e di quando i film si realizzavano con pochi mezzi e si lasciava la maggior parte dello spazio al sogno.
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Scorsese ha confezionato, stavolta, una favola; ma una favola che non è destinata ai bambini (anche se i protagonisti lo sono) ma agli adulti che tanto spesso sono più affannati a rincorrere il presente invece di voltarsi indietro e guardare a quello che di buono è stato fatto in passato.
E' come se il regista abbia voluto fare critica (più o meno feroce.. dipende dai punti di vista) al cinema di oggi, troppo teso ad una finta modernità tecnologica ma molto povera di contenuti. E lo fà struttando in pieno proprio la tecnologia moderna, ma asseggettandola al passato, al racconto della nascita della settima arte e di quando i film si realizzavano con pochi mezzi e si lasciava la maggior parte dello spazio al sogno.
Ed è proprio sui sogni che il film si basa... quello di Hugo (davvero bravo il giovane interprete... una conferma) , che rincorre quello del padre che nel tempo è diventato il suo... quello di Meliès (un ottimo Kingsley) ormai svanito e svilito dai tempi più moderni di quelli in cui realizzava le sue opere... della figlioccia di Meliès, che insegue il sogno di vivere finalmente un'avventura reale e non sognare quelle scritte nei libri che divora... del gendarme della stazione (molto bravo anche Baron Cohen) che insegue il suo sogno d'amore, ostacolato dalla sua gamba inferma che gli ha inaridito l'animo...
Insomma i sogni di tutti sono trasposti nel cinema e Scorsese ha voluto omaggiare il vero cinema, quello degli esordi. Significativi gli omaggi ad Harold Lloyd, Laurel & Hardy, Charlie Chaplin, Buster Keaton... insomma le pietre miliari del muto americano.
Il film è magistralmente realizzato... un 3D di eccellente fattura e una scenografia che ha meritato senza dubbio l'Oscar. Una regia calibrata, discreta, senza forzature... leggera come si addice alla storia. La sceneggiatura, forse, è la cosa meno riuscita; il film risulta un pò lento, a tratti quasi statico. Eppure le basi narrative c'erano tutte per dare un pò di brio in più. Ad ogni modo il giudizio ampiamente positivo non ne viene di molto scalfito; ci si rende, comunque, conto di aver assistito ad un film davvero buono con un significato davvero notevole.
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molenga
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lunedì 5 marzo 2012
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eccellente
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Hugo vive nascosto nei cunicoli di una stazione di parigi; dopo che suo padre è morto lo ha preso in affidamento lo zio, che regola gli orologi del terminale, ma l'uomo è scomparso e hugo, per non farsi spedire in orfanotrofio dal capo della polizia ferroviaria, fa il suo lavoro nell'ombra. Del padre gli è rimasto solo un automa, che il ragazzino è deciso a rimettere in sesto...troverà l'amicizia di una sua coetanea e l'affetto di un sorprendente negoziante...
Ecco il vero omaggio al cinema muto, anzi, al cinema tout-court, unn filom straordinario sotto tutti i punti di vista: per chi ama il 3D, i migliori effetti speciali, le straordinarie scenografie- i 5 orscar tecnici vinti non sono un caso- e anche un cast all'altezza, in primis i due ragazzini.
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Hugo vive nascosto nei cunicoli di una stazione di parigi; dopo che suo padre è morto lo ha preso in affidamento lo zio, che regola gli orologi del terminale, ma l'uomo è scomparso e hugo, per non farsi spedire in orfanotrofio dal capo della polizia ferroviaria, fa il suo lavoro nell'ombra. Del padre gli è rimasto solo un automa, che il ragazzino è deciso a rimettere in sesto...troverà l'amicizia di una sua coetanea e l'affetto di un sorprendente negoziante...
Ecco il vero omaggio al cinema muto, anzi, al cinema tout-court, unn filom straordinario sotto tutti i punti di vista: per chi ama il 3D, i migliori effetti speciali, le straordinarie scenografie- i 5 orscar tecnici vinti non sono un caso- e anche un cast all'altezza, in primis i due ragazzini.
Avrebbe meritato il premio come miglior film.
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gpistoia39
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lunedì 12 marzo 2012
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martin scorsese il vero "artista"
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Ancora una volta Scorsese tratta il tema cosa vuol dire essere un artista vero. Lui lo è sicuramente. Al di là delle inutili scritiche sulla storia, i cinefili veri sanno apprezzare le "immagini" che sono le parole con il quale si dovrebbero esprimere tutti i film, e che molto spesso manconano, intendo immagini artistiche presentante come quadri, con un dipinti, come un enorme affresco. E Scprsese, ci regala quantità enormi di immagini stupende, cromatiche, fantastiche, divertenti che riguardano il mondo delle favole, del sogno, del fantastico. Mai come in questo film Scorsese è stato così vicino all'artista: pittore, fotografo, scultore, narratore.
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Ancora una volta Scorsese tratta il tema cosa vuol dire essere un artista vero. Lui lo è sicuramente. Al di là delle inutili scritiche sulla storia, i cinefili veri sanno apprezzare le "immagini" che sono le parole con il quale si dovrebbero esprimere tutti i film, e che molto spesso manconano, intendo immagini artistiche presentante come quadri, con un dipinti, come un enorme affresco. E Scprsese, ci regala quantità enormi di immagini stupende, cromatiche, fantastiche, divertenti che riguardano il mondo delle favole, del sogno, del fantastico. Mai come in questo film Scorsese è stato così vicino all'artista: pittore, fotografo, scultore, narratore. Un' artista completo, rinascimentale, un moderno Raffaello, Michelangelo, Leonardo. Questi sono i pensieri a livello intellettivo che mi sono venuti in mente, dopo essermi alzata in piedi alla fine di quella narrazione fantastica che è stato questo film. GPistoia
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marce84
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martedì 11 giugno 2013
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hugo: la magia del cinema
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Il film intreccia più piani: c'è la storia di Hugo, orfano con l'obiettivo di riparare un automa, unica cosa lasciatagli dal padre; c'è Isabelle, ragazzina sveglia e intelligente, con la passione dei libri e tanta voglia di vita e di avventura, c'è papà George, un tempo esuberante, ora deluso e vinto dalla vita. E poi c'è il tema dei due ragazzini che cercano il loro posto nel mondo (Hugo fa il paragone con le macchine dove tutti i pezzi servono per il funzionamento generale), il tema del cinema come avventura e come sogno, l’omaggio a Melies. Tutto il film è una grande celebrazione del cinema, come luogo del fantastico e invita lo spettatore a ritrovare lo stupore e l'ingenuità che si ritrovano in chi guardava i primi film, come fossero ragazzini alle prime visioni cinematografiche.
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Il film intreccia più piani: c'è la storia di Hugo, orfano con l'obiettivo di riparare un automa, unica cosa lasciatagli dal padre; c'è Isabelle, ragazzina sveglia e intelligente, con la passione dei libri e tanta voglia di vita e di avventura, c'è papà George, un tempo esuberante, ora deluso e vinto dalla vita. E poi c'è il tema dei due ragazzini che cercano il loro posto nel mondo (Hugo fa il paragone con le macchine dove tutti i pezzi servono per il funzionamento generale), il tema del cinema come avventura e come sogno, l’omaggio a Melies. Tutto il film è una grande celebrazione del cinema, come luogo del fantastico e invita lo spettatore a ritrovare lo stupore e l'ingenuità che si ritrovano in chi guardava i primi film, come fossero ragazzini alle prime visioni cinematografiche. Scorsese lo fa capire in tutti i modi, utilizzando anche una scenografia che cerca in tutti i modi di colpire, di emozionare, a volte anche di esagerare. E vi riesce benissimo. Alla fine del film ritroverete un'energia positiva e ritroverete, da qualche parte dentro di voi, quella parte di bambino che sa ancora emozionarsi e vivere le esperienze con la genuinità e la semplicità di una volta. Oltre che un amore per il cinema e la voglia di divorare storie e fantasie, come solo la "settima arte" sa raccontare. VOTO 8
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eugenio
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giovedì 17 gennaio 2013
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il fanciullino nascosto
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Una pellicola in grado di rievocare il fanciullino che risiede nelle pieghe più inaspettate del nostro animo umano. Cosi’ in sintesi puo’ riassumersi, Hugo Cabret, recente vincitore di 5 Oscar (tra
cui uno alla scenografia ad opera degli italiani Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo) dell'americano Scorsese, in questa occasione regista di una storia dal sapore fortemente dickensiano. I riferimenti sono abbastanza evidenti: l'orfano spigliato e inventivo che vive relegato tra le mura di una stazione ferroviaria parigina di fine anni 30 (il Montparnasse) alla ricerca di un misterioso segreto lasciatogli dal padre prima di morire (che rubacchia qua e là cibo e
componenti meccaniche), un arcigno tutore della legge e del benessere cittadino, ferito di guerra e accompagnato dal (cattivissimo.
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Una pellicola in grado di rievocare il fanciullino che risiede nelle pieghe più inaspettate del nostro animo umano. Cosi’ in sintesi puo’ riassumersi, Hugo Cabret, recente vincitore di 5 Oscar (tra
cui uno alla scenografia ad opera degli italiani Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo) dell'americano Scorsese, in questa occasione regista di una storia dal sapore fortemente dickensiano. I riferimenti sono abbastanza evidenti: l'orfano spigliato e inventivo che vive relegato tra le mura di una stazione ferroviaria parigina di fine anni 30 (il Montparnasse) alla ricerca di un misterioso segreto lasciatogli dal padre prima di morire (che rubacchia qua e là cibo e
componenti meccaniche), un arcigno tutore della legge e del benessere cittadino, ferito di guerra e accompagnato dal (cattivissimo..ovviamente) dobermann, uno strano proprietario di un negozio di giocattoli e una verbosa e solitaria ragazzina amante dei libri sino alla follia, figlia adottiva del burbero gestore.
Gli ingredienti ci sono tutti con una ricetta abbastanza nota. In una Parigi quasi gotica sfumata e polverosa con le sue locomotive sbuffanti, i suoi avventori, le straduzze e i vicoletti dai reconditi
segreti, il vivace ragazzino rimarrà coinvolto in una drammatica avventura dalla quale rimarrà profondamente segnato, cambiando nel bene e nel male il suo destino e quello di coloro che diventeranno i suoi amici più cari e al termine di tutto una famiglia....
E' facile fare critica su questo film che si mostra "indifeso" da ogni lato: sentimentalismo ai limiti del melenso, buonismo, eccessivo semplicismo, avventura edulcorata e infantile in alcuni dialoghi,
staticità dei coprimari, critica dickensiana, scene già viste ma non importa.
Il messaggio profondo c'e' e si sente in ogni sua inquadratura: difficile rimanere impassibili dinanzi alla fotografia di una città incantata, impossibile non stupirsi alla figura dello strano automa
grigiastro,ultimo ricordo del padre, che azionato con una chiave a forma di cuore inizia a disegnare su un pezzo di carta come un essere pensante...ed infine la ricerca, la molla di ogni scintilla di vita,
la curiosità insita in ogni cuore. Qualcosa che va al di là dei dialoghi, oltre i limiti dell'immaginazione, al cuore pulsante del cinema... l'atmosfera, l'affetto e soprattutto "qualcosa" che ancora alberga in noi condividendo "l'appartamento del nostro animo". Il suo nome è Fantasia (con la F maiuscola per intenderci) e il suo più degno rappresentante è il cinema: impariamo a ricordarci di lei qualche volta...
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fedinz
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venerdì 17 febbraio 2012
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omaggio al padre degli effetti speciali
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Il piccolo Hugo, rimasto orfano dopo un tragico incidente, viene confinato dal suo unico parente rimasto in vita, uno zio ubriacone, nell’ala abbandondata della stazione centrale di Parigi. Qui il ragazzo metterà in pratica i segreti del mestiere del padre orologiaio, rimettendo in sesto tutti gli ingranaggi degli orologi e cercando di riportare in vita un piccolo automa metallico al quale stava lavorando il papà prima di andarsene. Ad aiutarlo nell’impresa sarà Isabelle, la sua compagna d’avventure che riesce a recuperare l’ultimo pezzo mancante: una chiave a forma di cuore. I due ragazzi sono un piacevole contorno della veria storia che vuole raccontare Scorsese, quella del secondo padre del cinema dopo i fratelli Lumiere: Georges Melies.
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Il piccolo Hugo, rimasto orfano dopo un tragico incidente, viene confinato dal suo unico parente rimasto in vita, uno zio ubriacone, nell’ala abbandondata della stazione centrale di Parigi. Qui il ragazzo metterà in pratica i segreti del mestiere del padre orologiaio, rimettendo in sesto tutti gli ingranaggi degli orologi e cercando di riportare in vita un piccolo automa metallico al quale stava lavorando il papà prima di andarsene. Ad aiutarlo nell’impresa sarà Isabelle, la sua compagna d’avventure che riesce a recuperare l’ultimo pezzo mancante: una chiave a forma di cuore. I due ragazzi sono un piacevole contorno della veria storia che vuole raccontare Scorsese, quella del secondo padre del cinema dopo i fratelli Lumiere: Georges Melies. Un uomo visionario e creativo che mise su pellicola i sogni più estremi mai raccontati fino a quel momento. Una Parigi magica in 3D per un film che riesce a mischiare storia e favola ma senza colpi di scena.
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gi4ndo
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mercoledì 29 febbraio 2012
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un'avventura dentro l'arte del cinema
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Emozionante e immenso per chi conosce il grande George Meliès e il cinema d'epoca , un ottimo kids d'avventura per tutti gli altri , distinzione obbligatoria ma non altezzosa.
Un film alla "Jeunet" che comunque difficilmente lascia delusi. Nessuna lacrima strappata , ma tanto bel sorriso e curiosità.
Scorsese continua a sorprendere nella sua artistica ecletticità , dimostrazione di una totale maturità e sconfinata fantasia da sognatore. Omaggio palese al cinema pre-anni'30 tipo Chaplin, Lloyd e i fratelli Lumière.
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Emozionante e immenso per chi conosce il grande George Meliès e il cinema d'epoca , un ottimo kids d'avventura per tutti gli altri , distinzione obbligatoria ma non altezzosa.
Un film alla "Jeunet" che comunque difficilmente lascia delusi. Nessuna lacrima strappata , ma tanto bel sorriso e curiosità.
Scorsese continua a sorprendere nella sua artistica ecletticità , dimostrazione di una totale maturità e sconfinata fantasia da sognatore. Omaggio palese al cinema pre-anni'30 tipo Chaplin, Lloyd e i fratelli Lumière. Riferimenti storici e sociali interessanti, quali la Prima guerra e l'industrializzazione tutto in una fantastica stazione di una splendente Parigi!
Proprio come Chaplin in " tempi moderni " il piccolo Hugo ci porta in un ingranaggio fatto di sogni , storia , amore , famiglia e società, un meccanismo perfetto e totalmente privo di volgarità.
Un film veramente bello che rivaluta il buon vecchio cinema muto , padre ormai dimenticato e rifiutato (non dai cinefili) della settima arte, con un tocco di assoluta modernità anche grazie al 3D.
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jacopo b98
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mercoledì 1 maggio 2013
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hugo: il capolavoro di scorsese
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Parigi, inizio degli anni ’30. Hugo vive nella stazione di Montparnasse dove, all’insaputa di tutti, ha sostituito lo zio nel ruolo di tecnico orologiaio. Il ragazzino ruba numerosi pezzi di giocattoli per aggiustare un automa, che è convinto porti un messaggio del padre morto in un incendio. Colto in flagrante mentre cerca di rubare un topolino a molla, fa conoscenza del burbero giocattolaio che, dopo molte vicissitudini, scoprirà essere Georges Méliès, grande pioniere del cinema. Tratto dal romanzo di Brian Selznick, è semplice far l’errore di considerarlo un film per bambini, cosa che non è. È un omaggio ad una passione: il cinema; un grandioso monumento visivo che omaggia Méliès e il suo modo di fare cinema.
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Parigi, inizio degli anni ’30. Hugo vive nella stazione di Montparnasse dove, all’insaputa di tutti, ha sostituito lo zio nel ruolo di tecnico orologiaio. Il ragazzino ruba numerosi pezzi di giocattoli per aggiustare un automa, che è convinto porti un messaggio del padre morto in un incendio. Colto in flagrante mentre cerca di rubare un topolino a molla, fa conoscenza del burbero giocattolaio che, dopo molte vicissitudini, scoprirà essere Georges Méliès, grande pioniere del cinema. Tratto dal romanzo di Brian Selznick, è semplice far l’errore di considerarlo un film per bambini, cosa che non è. È un omaggio ad una passione: il cinema; un grandioso monumento visivo che omaggia Méliès e il suo modo di fare cinema. La sceneggiatura di John Logan dà al film un ritmo lento che per un bambino può essere sinonimo di noioso, ma che agli appassionati di cinema regala due ore di incanto silenzioso che ci permette, forse, anche di ridiventare bambini. Non solo cinema, non solo fiaba, ma un inno alla vita, allo stare insieme, alla famiglia e alla potenza del cinema (vedi il sogno di Hugo). Visivamente impressionante grazie soprattutto alle scenografie di Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo, agli effetti speciali di Rob Legato ed ad un ottimo 3D; il film non si dimentica. Tutti gli attori sono bravi e funzionali, con una menzione particolare almeno a Baron Cohen, divertentissimo nella parte del reduce ispettore ferroviario con la gamba finta, e ai due bambini, che lasciano senza parole e potrebbero essere delle promesse per gli anni a venire). Undici nomination agli Oscar tra cui miglior film e regia e cinque statuette: fotografia, scenografie, sonoro, montaggio sonoro ed effetti speciali. Golden Globe alla miglior regia.
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