matteo fedele
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domenica 31 agosto 2014
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siamo indispensabili ingranaggi del mondo
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Incanta e insegna il primo film tridimensionale del sommo Scorsese. Avvince grazie agli occhi ipnotici dell’orfanello Hugo (Asa Butterfield), segreto manutentore degli orologi della stazione parigina di Montparnasse, e allo spirito d’avventura dell’amica Isabelle (Chloe Grace Moretz). La visione del mondo come ingranaggio in cui ogni componente è indispensabile spinge il piccolo orologiaio prima a riparare l’automa lasciatogli dal padre, poi a scoprire e aggiustare il patrigno di Isabelle, un anziano e disilluso Georges Méliès. Padre del cinema narrativo e degli effetti speciali, animato da una fantasia fanciullesca con cui si divertiva a sorprendere e affascinare il pubblico, Scorsese lo rivela a sorpresa facendolo protagonista e Ben Kingsley ne dà un ritratto magistrale e carico d’affetto.
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Incanta e insegna il primo film tridimensionale del sommo Scorsese. Avvince grazie agli occhi ipnotici dell’orfanello Hugo (Asa Butterfield), segreto manutentore degli orologi della stazione parigina di Montparnasse, e allo spirito d’avventura dell’amica Isabelle (Chloe Grace Moretz). La visione del mondo come ingranaggio in cui ogni componente è indispensabile spinge il piccolo orologiaio prima a riparare l’automa lasciatogli dal padre, poi a scoprire e aggiustare il patrigno di Isabelle, un anziano e disilluso Georges Méliès. Padre del cinema narrativo e degli effetti speciali, animato da una fantasia fanciullesca con cui si divertiva a sorprendere e affascinare il pubblico, Scorsese lo rivela a sorpresa facendolo protagonista e Ben Kingsley ne dà un ritratto magistrale e carico d’affetto. Il film in cui per il feticcio Di Caprio non c'è spazio si rivela un tributo all’illusionista del cinema, un interessante tentativo di far apprezzare il cinema delle attrazioni anche a chi non l’ha mai conosciuto. Questo riproporre un modello del passato perché nel passato non rimanga ricorda, tra i molti altri, “Stardust memories”, in cui Woody Allen, col suo fare canzonatorio e autoironico, s’ispira vistosamente a quell’“Otto e mezzo” che fruttò il terzo oscar a Fellini. Come il film di Allen dell’’80, “Hugo Cabret” evidenzia un amore contagioso per il cinema. “I Lumière lo crearono, Méliès ne fece arte” dice tra le righe questa fiaba moderna con i numeri per diventare un classico, dono d’un maestro del cinema che ne ha raccontato un altro.
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elgatoloco
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lunedì 10 gennaio 2022
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il film pià intimo ma anche "spettacolare"di scors
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"Hugo Cabret"(Martin Scorsese, sceneggiatura di John Logan, tratto da un romanzo di Brian Selznick, 2011)attraverso la storia dell'orfano, dapprima di madre poi anche di padre Hugo Cabret, che vive nelle"retovie" di una delle stazioni ferroviarie di Parigi, che vive sia riparando varie"macchine"(tra cui un interessantissimo automa)sia , talora, rubacchiando , e della sua amica Isabelle, la storia di Georges Méliès, uno dei primi registi, interpreti, autori di cinema muto dopo i fratelli Lumière. Attraverso il cinema e un percorso"attorno"alll'automa, i due ragazzi fanno riscoprire, in parte volontariamente in parte involontariamente, la realtà di Mèliès, che è il padre adottivo della ragazzina Isabelle.
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"Hugo Cabret"(Martin Scorsese, sceneggiatura di John Logan, tratto da un romanzo di Brian Selznick, 2011)attraverso la storia dell'orfano, dapprima di madre poi anche di padre Hugo Cabret, che vive nelle"retovie" di una delle stazioni ferroviarie di Parigi, che vive sia riparando varie"macchine"(tra cui un interessantissimo automa)sia , talora, rubacchiando , e della sua amica Isabelle, la storia di Georges Méliès, uno dei primi registi, interpreti, autori di cinema muto dopo i fratelli Lumière. Attraverso il cinema e un percorso"attorno"alll'automa, i due ragazzi fanno riscoprire, in parte volontariamente in parte involontariamente, la realtà di Mèliès, che è il padre adottivo della ragazzina Isabelle. Film intimo, quasi intimistco, atttaverso la storia di due"ragazzi difficili", ma anche"spettacolare"nella vera accezione del lemma, Scorsese, partendo da un romanzo di uno dei cultori di cinema e di letteratura per infanzia(è illustratore di grande spessore)Senznick, dove basta la prima sequenza, quella dall'altro su Parigi e poi su una sua stazione(chi ha esperienza della citttà sa come essa possegga varie stazioni ferorviarie)che poi si sforrerma dapprima sulla stazone in una"totale"poi su suoi aspwtti particolari, dove il prtoagonista Hugo Cabret è coinvolto"fatalmente", per seguire poi tutta la vicenda, dove la storia del ragazzo, anzi dei due ragazzi è caratterizzato da due temrini fondamentali: la sorpresa e la scoperta come avventura. Proprio qui allora è da vedere come la"spettacolatità"sia quella di un'espereizna fantasmatica, appunto di continuo"stupore", quello appunto della scoperta, sia quella den"fanttasma fi,mico", dove il cinema di Mèliès è appunto questo: la scoperta continua di elmenti fantastici, al limite hooror(e non solo, horor.fantasy etc.), ma le citazioni contenute nel film sono un vero omaggio alla storia del cinema in toto,, dai Lumière(la famosa sequenza del treno che sembra "entrare in sala uccidendo gli spettatori"a Clair a Chaplin a Harold Lloyd a Pabst, dove si vede che Scorsese, che è sempre stato regista e autore di cinema ma anche studioso e"storico"del cinema ripercorra in qualche modo la sua stessa vita e opera atttaverso le vite e le opere(sopatutto le opere)degli autori di film che lo hanno formato o contribuito a formare. Come interpreti, oltre al grande Ben Kingsley come Georges Méliès, Asa Butterfield come protagonista e Chloé Grace Moretz come Isabelle. El Gato
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runondown
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sabato 25 febbraio 2012
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la sospensione della realtà
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Quando si vede un film, i sensi che vengono coinvolti sono quelli della vista e dell’udito. Gli occhi, ovviamente, sono i primi ad essere sollecitati, e questo accade attraverso le immagini delle scene che scorrono in sequenza sullo schermo; simultaneamente, l’ascolto dei dialoghi e l’accompagnamento di rumori, suoni e musica avvolgono lo spettatore e lo portano a vivere un’esperienza per la quale lo spettatore dimentica dove si trova ed “entra” psicologicamente nella storia raccontata dal film.
Questo fenomeno di sospensione della realtà è tanto più forte e sensibile quanto più il film ha la capacità di rappresentare e suscitare emozioni, come se lo spettatore stesso si identificasse con la storia che stanno vivendo gli attori.
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Quando si vede un film, i sensi che vengono coinvolti sono quelli della vista e dell’udito. Gli occhi, ovviamente, sono i primi ad essere sollecitati, e questo accade attraverso le immagini delle scene che scorrono in sequenza sullo schermo; simultaneamente, l’ascolto dei dialoghi e l’accompagnamento di rumori, suoni e musica avvolgono lo spettatore e lo portano a vivere un’esperienza per la quale lo spettatore dimentica dove si trova ed “entra” psicologicamente nella storia raccontata dal film.
Questo fenomeno di sospensione della realtà è tanto più forte e sensibile quanto più il film ha la capacità di rappresentare e suscitare emozioni, come se lo spettatore stesso si identificasse con la storia che stanno vivendo gli attori.
L’ultimo film di Martin Scorsese, Hugo Cabret (Usa, 2011), racconta gli inizi dell’arte cinematografica attraverso le sperimentazioni di George Meliès, uno dei primi registi che sfruttarono con creatività e fantasia l’invenzione della pellicola in movimento.
Hugo Cabret è un bambino, figlio di un orologiaio; già orfano di madre, viene affidato ad uno zio quando anche il padre perde la vita in un incidente. Al bambino viene affidato dallo zio il compito della carica e della manutenzione degli orologi della stazione ferroviaria di Paris Montparnasse.
Hugo vive praticamente in clandestinità, si muove come un invisibile nei luoghi frequentati dai viaggiatori. Il suo scopo è quello di riparare un vecchio congegno meccanico che aveva recuperato suo padre da uno dei tanti luoghi dove si abbandonano le cose che non servono più. Questo scopo è anche una missione di vita, perché il congegno è un automa di forma umana in grado di poter scrivere. Hugo spera che una volta completata la riparazione, l’automa scriva un messaggio che gli avrebbe lasciato suo padre.
Fin qui l’avvio della storia, il seguito merita di essere lasciato in sospeso. Ma quello che non si può tacere è l’evidente aspettativa che viene riposta dal bambino nell’oggetto inanimato.
Non si può non leggere in questo anche una visione che vale ancora per i giorni di oggi, quando ci si affida a computer che sembrano saper fare tutto, o a sempre più evoluti telefoni cellulari che aiutano a comunicare virtualmente con le persone evitando però di farle incontrarle.
La sospensione della realtà può essere una scelta nel vedere un film, ma non deve rappresentare un modo di vivere che esclude le persone dalla realtà. Nessun mezzo tecnico può sostituire un abbraccio o una stretta di mano. Hugo Cabret aiuta a capire anche questo, è un film che guarda al passato ma il suo messaggio più che per il futuro resta un monito per il presente.
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michela papavassiliou
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giovedì 8 marzo 2012
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hugo cabret sogno senz'anima
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Il piccolo Hugo e' un orfano che vive di espedienti nella frenetica e spietata capitale francese dell'ottocento. Morto il padre in un incendio e lo zio ubriacone, gia' orologiaio alla stazione di Parigi, il ragazzo si trova a vivere in totale solitudine, nei cunicoli ormai abbandonati della grande stazione ferroviaria. Unica compagnia una macchina dalle sembianze umane che stava cercando di aggiustare col padre poco prima che morisse. Hugo e' convinto che sistenandola riuscira' ad avere dal compagno meccanico un messaggio paterno chiarificatore e si sentira' meno solo. Il robot e' ormai arruginito dal tempo e il ragazzo si adopera nei ritagli di tempo ad aggiustarne i meccanismi osservando il braccio arrificiale dotato di un pennino, la misteriosa serratura a forma di cuore e sognando un giorno di rimetterlo in carica.
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Il piccolo Hugo e' un orfano che vive di espedienti nella frenetica e spietata capitale francese dell'ottocento. Morto il padre in un incendio e lo zio ubriacone, gia' orologiaio alla stazione di Parigi, il ragazzo si trova a vivere in totale solitudine, nei cunicoli ormai abbandonati della grande stazione ferroviaria. Unica compagnia una macchina dalle sembianze umane che stava cercando di aggiustare col padre poco prima che morisse. Hugo e' convinto che sistenandola riuscira' ad avere dal compagno meccanico un messaggio paterno chiarificatore e si sentira' meno solo. Il robot e' ormai arruginito dal tempo e il ragazzo si adopera nei ritagli di tempo ad aggiustarne i meccanismi osservando il braccio arrificiale dotato di un pennino, la misteriosa serratura a forma di cuore e sognando un giorno di rimetterlo in carica. In ausilio al suo progetto il taccuino del padre pieno di schizzi che Hugo porta con se' come il piu' prezioso elemento in suo possesso. La vita si sa, puo' essere dura, cosi' il piccolo tesoro gli verra' sottratto dal vecchio edicolante Georges, che lo obblighera' a lavorare per lui aggiustando giocattoli e meccanismi inceppati. Il ragazzo ha una manualita' straordinaria e riesce a mettere in funzione qualsiasi macchinario. E' lui che, dalla morte dello zio dissoltosi un giorno nel nulla, manda avanti il ticchettio degli orologi che segnano partenze ed arrivi, fiducioso che mai nessuno possa accorgersi della dipartita del parente. Il corpo viene pero' trovato nella Senna ormai irriconoscibile ma la borraccia recante inciso il nome dello zio non lascia dubbi e Hugo viene presto scoperto e catturato dall'inflessibile gendarme in servizio alla stazione. Riuscira' a riconquistare la liberta' Hugo grazie all'amica e nipote del vecchio edicolante che si scoprira' essere il famoso cineasta ormai dimenticato Georges Melies autore di film memorabili . Lieto fine per questa storia messa in scena da Scorsese sui toni di azzurri e marroni e l' ausilio di effetti speciali in 3D. Purtroppo pero' la macchina perfetta di questo cinema Hollywoodiano si inceppa non riuscendo a coinvolgere ed emozionare come potrebbe. Qualcosa di intangibile ed importante si e' perso per strada e l'anima di questa pellicola evapora senza lasciare la sua impronta. Hugo dice guardando attraverso un grande orologio la sua Parigi dall'alto di aver sempre immaginato il mondo come un ingranaggio perfetto avente tutti i pezzi che occorrono e nessuno di piu' . Se e' vero questo, pensa, la sua presenza e' indispensabile e quindi ogni essere umano ha uno scopo per il quale ha trovato vita sul pianeta terra. Hugo Cabret ha sicuramente lo scopo pregevole di omaggiare la storia del cinema e dare qualche spunto di riflessione interessante.MP
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paolo t.
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sabato 29 settembre 2012
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un gioco di sagome di cartone
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Un film molto freddo, come i personaggi che si vedono in una di quelle bocce di cristallo che contengono un paesaggio innevato. Che mette in scena personaggi di cartone, a due sole dimensioni, e di cui è difficile innamorarsi. Che cerca di creare una coralità che Scorsese non destreggia con la naturalezza di un Altman o di un Jeunet, e che lo costringe quindi a rimanere sempre un po' in punta di penna, un po' dietro, un po' timoroso di strafare. Lo stesso Baron-Cohen è tenuto al guinzaglio (forse dopo avergli inoculato qualche dose di calmante).
Ed è un peccato che il film non riesca a "prendere", perché il lavoro visivo è il più straordinario mai visto in qualsiasi film.
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Un film molto freddo, come i personaggi che si vedono in una di quelle bocce di cristallo che contengono un paesaggio innevato. Che mette in scena personaggi di cartone, a due sole dimensioni, e di cui è difficile innamorarsi. Che cerca di creare una coralità che Scorsese non destreggia con la naturalezza di un Altman o di un Jeunet, e che lo costringe quindi a rimanere sempre un po' in punta di penna, un po' dietro, un po' timoroso di strafare. Lo stesso Baron-Cohen è tenuto al guinzaglio (forse dopo avergli inoculato qualche dose di calmante).
Ed è un peccato che il film non riesca a "prendere", perché il lavoro visivo è il più straordinario mai visto in qualsiasi film. Ogni singolo dettaglio, ogni singolo riflesso, ogni singolo ingranaggio è ritratto come in un manuale per l'assemblaggio della scena. Tutto è fatto di zuccherini colorati; la precisione è tale che sembra di stare nel film, nella torre dell'orologio o nella neve di borotalco di una Parigi fatta di lumini e lanterne con i personaggi, a questo punto sagome di cartone che ci guidano in un museo incantato.
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dado1987
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lunedì 30 aprile 2012
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poteva essere meglio
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SPOILER - SPOILER - SPOILER
Hugo Cabret è un film carino, ma che non riesce a sfondare la soglia del buono, purtroppo la sceneggiatura è una baggianata, che senso ha parlare di una storia vera, bella già di per sè e mescolarla con una inventata, superficiale e senza capo ne coda di un bambino con l'automa (nota fantasiosa quanto superflua).
Personalmente avrei trovato molto più interessante o un film biografico sulla storia di Melies o un film completamente fantastico (nel senso fantasy), mentre così come è stato fatto sembra si sia aggiunta troppa carne al fuoco, senza nulla togliere a Scorsese e al bravissimo Ben Kingsley.
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SPOILER - SPOILER - SPOILER
Hugo Cabret è un film carino, ma che non riesce a sfondare la soglia del buono, purtroppo la sceneggiatura è una baggianata, che senso ha parlare di una storia vera, bella già di per sè e mescolarla con una inventata, superficiale e senza capo ne coda di un bambino con l'automa (nota fantasiosa quanto superflua).
Personalmente avrei trovato molto più interessante o un film biografico sulla storia di Melies o un film completamente fantastico (nel senso fantasy), mentre così come è stato fatto sembra si sia aggiunta troppa carne al fuoco, senza nulla togliere a Scorsese e al bravissimo Ben Kingsley.
In definitiva non posso criticare la recitazione degli adulti, la regia o le musiche, ma devo sottolineare con la penna blu la parte dei bambini e la sceneggiatura.
Voto 6,5 (poteva essere molto meglio)
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(di rudy_50)
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jacker
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giovedì 1 marzo 2012
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aaa sceneggiatori maggiorenni cercasi
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Sviluppo tecnico apprezzabile, nonostante il montaggio lasci un po' a desiderare. La color è interessante, tanto da regalare una fotografia molto suggestiva tra il sogno e la fiaba.
Gli ambienti stessi lasciano spazio all'immaginazione per viaggiare.
Meno curati invece la recitazione e la sceneggiatura. L'aspetto recitativo è forse condizionato dagli attori bambini, ancora acerbi per impersonare determinati personaggi.
La sceneggiatura, a volte scontata, fa intendendere come i produttori abbiano investito più sulla resa estetica\3D che nel lato concettuale ed emotivo.
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boffese
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lunedì 20 febbraio 2012
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scorsese in 3d
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Hugo Cabret e' la prima opera per famiglie e in 3D del regista Martin Scorsese ; si basa sulla storia del piccolo orfano Hugo , che vive furtivamente nella stazione Montparnasse a Parigi e passa le giornate coltivando la passione del padre per i meccanismi e gli ingranaggi. ma la parte significativa della pellicola , e' l'omaggio del regista americano per la nascita del sogno della settima arte grazie all'incontro di Hugo , con l'ormai anziano George Melies.
E' poetico e geniale il fatto di inserire il 3D , ( creato soprattuto per i blockbuster ) in contrapposizione ad immagini di pellicole dei primi del novecento , regalandoci splendidi scorci delle pellicole di Melies , uno dei registi piu' creativi dell'epoca.
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Hugo Cabret e' la prima opera per famiglie e in 3D del regista Martin Scorsese ; si basa sulla storia del piccolo orfano Hugo , che vive furtivamente nella stazione Montparnasse a Parigi e passa le giornate coltivando la passione del padre per i meccanismi e gli ingranaggi. ma la parte significativa della pellicola , e' l'omaggio del regista americano per la nascita del sogno della settima arte grazie all'incontro di Hugo , con l'ormai anziano George Melies.
E' poetico e geniale il fatto di inserire il 3D , ( creato soprattuto per i blockbuster ) in contrapposizione ad immagini di pellicole dei primi del novecento , regalandoci splendidi scorci delle pellicole di Melies , uno dei registi piu' creativi dell'epoca.
Come al solito Dante Ferretti e' superlativo nel ricreare un ambiantazione perfetta della Parigi degli anni 20.
E' un ottima sorpresa Asa Butterfield e la carismatica Chloe Moretz , giovani attori molto talentuosi , affiancati dal sempre bravo Ben Kingsley.
Sicuramente il punto debole e' tutto sulla sceneggiatura , lenta per la maggior parte del film e sempre di basso livello nei confronti delle immagini che sprizzano amore per il cinema ad ogni inquadratura.
Personalmente , non lo considero un capolavoro , e' sicuramente da vedere ( anche se il prezzo in 3D per una famiglia diventa non trascurabile ) perche' e' un film interessante e ben fatto per amanti del cinema. poi , non e' il mio genere e sicuramente ho trovato eccessive le 11 nomination contro le sole 3 di un capolavoro come The tree of life , per non parlare poi della dimenticanza che hanno avuto nei confronti di Drive , Shame e Carnage. ma questo e' solo un mio giudizio personale e questi sono solo gli oscar , quindi ..............................ormai ben poca cosa.
Come avevo scritto inizialmente , Scorsese si cimenta per la prima volta con una pellicola per famiglie , ma il risultato e' un opera inedita e d'autore per un pubblico maturo e dubito che i bambini si possano divertire , anche perche' cercheranno nel corso del film l'avventura , che poi non c'è !
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[+] quando il marketing danneggia un film
(di barbara simoncini)
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roger99
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giovedì 9 agosto 2012
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un film vuoto e senza pathos
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Film senza ritmo la cui infinita staticità non contribuisce al minimo pathos persino nelle scene che lo richiamerebbero con semplici esercizi di stile, compresa la scena dell'ingresso alla casa di Meliés fiancheggiata da statue che avrebbero suggerito anche ad un bambino maggiore dinamismo e sorpresa che invece non esistono.
Il film serve soltanto a fare cassa ed è l'ennesima prova di quanto l'Oscar sia un rimborso spese per gli effetti speciali ed il marketing. Bravo il ragazzino (benché dal viso e lo sguardo che a stento si reggono per tutta la durata del film) ma se posso giustificare l'oscar alla fotografia e gli effetti speciali mi chiedo da dove provengano gli altri e non voglio nemmeno saperlo.
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Film senza ritmo la cui infinita staticità non contribuisce al minimo pathos persino nelle scene che lo richiamerebbero con semplici esercizi di stile, compresa la scena dell'ingresso alla casa di Meliés fiancheggiata da statue che avrebbero suggerito anche ad un bambino maggiore dinamismo e sorpresa che invece non esistono.
Il film serve soltanto a fare cassa ed è l'ennesima prova di quanto l'Oscar sia un rimborso spese per gli effetti speciali ed il marketing. Bravo il ragazzino (benché dal viso e lo sguardo che a stento si reggono per tutta la durata del film) ma se posso giustificare l'oscar alla fotografia e gli effetti speciali mi chiedo da dove provengano gli altri e non voglio nemmeno saperlo.
Film freddo ed inconsistente sia per contenuti che per massaggio che lascia del tutto indifferente persino il pubblico dei bambini che noto essere totalmente distaccato già nell'intervallo e boccheggiante alla fine.
Secondo tempo interminabile.
Riguardo alla esegesi proposta da My movies, cosa s'é bevuto l'autore prima di entrare al cinema?
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tomtom
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domenica 4 marzo 2012
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ben confezionato, ma contenuto scarso
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Mi ha deluso, il film di Scosese. L'impianto scenico è trabccante, stucchevole, ma non sostiene la trama, la storia. Purtroppo. Né tanto fantasy da giustificare qualche passsaggio surreale, né tanto realistico per rispondere appieno a tanti passagi, e scene, slegati tra loro. Scontato il finale, prevedibile. Si vuole salvare capra e cavoli, ma in realtà non si salva nessuno se non la discreta interpretazione di Ben Kingsley. Peccato, poteva essere un fantasy dai contorni accattivanti, ma lo scollamento degli episodi rende il film debole e mai tortalmente convincente. Come un aereo che rulla all'infinito, senza mai decollare.
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