il critico
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sabato 11 febbraio 2012
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hugo cabret
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Hugo Cabret è uno di quei film destinati a rimanere impressi nella tua testa.La storia,abbastanza semplice,racconta la storia dell'orfano Hugo che "lavora" presso una stazione ferroviaria e cerca disperatamente di riparare un qualcosa (non mi ricordo il nome dell'oggetto!) per scoprire dei segreti del papà deceduto anni prima,ovviamente qualcosa scoprirà ma da qui non vi rovino la sorpresa!.Beh se il lavoro dei critici professionali o meno (come nel mio caso) sarebbe quello di catagolare ciò che non va in una produzione per Hugo Cabret il lavoro durerebbe molto poco,l'unica peccha grossolana è che la pellicola tarda un po' a decollare risultando quasi noioso nella prima metà del film ma per fortuna le cose cambiano rapidamente.
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Hugo Cabret è uno di quei film destinati a rimanere impressi nella tua testa.La storia,abbastanza semplice,racconta la storia dell'orfano Hugo che "lavora" presso una stazione ferroviaria e cerca disperatamente di riparare un qualcosa (non mi ricordo il nome dell'oggetto!) per scoprire dei segreti del papà deceduto anni prima,ovviamente qualcosa scoprirà ma da qui non vi rovino la sorpresa!.Beh se il lavoro dei critici professionali o meno (come nel mio caso) sarebbe quello di catagolare ciò che non va in una produzione per Hugo Cabret il lavoro durerebbe molto poco,l'unica peccha grossolana è che la pellicola tarda un po' a decollare risultando quasi noioso nella prima metà del film ma per fortuna le cose cambiano rapidamente.Tutto il resto è molto buono a partire dalla regia,dalla fotografia ma soprattutto dalle scenografie.Gli attori sono stati bravi sia i piccoli che i grandi e il 3D veramente parte integrale del film.In conclusione Hugo Cabret è un vero e proprio omaggio al cinema di Martin Scorsese davvero bello ed a tratti toccante,consigliato specialmente se sei un appassionato di quest'arte, ma se in un film voi cercate solo azione ed esplosioni avete COMPLETAMENTE sbagliato strada.Davvero bello e ben fatto,consigliato.
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maopar
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giovedì 8 marzo 2012
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la "chiave d'oro"al collo di martin scorzese....
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Sono sicuro che Martin Scorzese rimase folgorato quando ebbe fra le mani " Hugo Cabret ", il libro di Brian Selzinick vincitore della medaglia Caldecott,” l'OSCAR” del libro illustrato per ragazzi , capì che poteve diventare un Film memorabile nella storia del cinema. Infatti egli sapeva di portare al collo quella “chiave d'oro “che avrebbe azionato il meccanismo magico della“Cinepresa”dando vita alla storia.
Il premio Randolph Caldecott ,grande illustratore di racconti per ragazzi , mette in luce il libro di Brian Selzinick , narratore e disegnatore, nel quale si parla di Georg Milès, uno dei primi cineasti innamorato della magia del cinema anche lui narratore e disegnatore.
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Sono sicuro che Martin Scorzese rimase folgorato quando ebbe fra le mani " Hugo Cabret ", il libro di Brian Selzinick vincitore della medaglia Caldecott,” l'OSCAR” del libro illustrato per ragazzi , capì che poteve diventare un Film memorabile nella storia del cinema. Infatti egli sapeva di portare al collo quella “chiave d'oro “che avrebbe azionato il meccanismo magico della“Cinepresa”dando vita alla storia.
Il premio Randolph Caldecott ,grande illustratore di racconti per ragazzi , mette in luce il libro di Brian Selzinick , narratore e disegnatore, nel quale si parla di Georg Milès, uno dei primi cineasti innamorato della magia del cinema anche lui narratore e disegnatore.Quest'ultimo nel racconto affida ad un" automa" la trasmissione ai posteri dei disegni che costituiscono i fotogrammi dei suoi film.
Un romanzo nel romanzo , La chiave è da sempre al collo del Maestro Scorzese , finalmente è giunto il momento di utilizzare la tecnica 3D che avrebbe reso meglio la dimensionalità di una Narrazione Fiabesca , per questo che è molto più che un romanzo per ragazzi.
La “folgorazione “ deriva dalla certezza di saper far scaturire tutta la Magia emotiva colta nel libro,senza perderne il fascino della ricca illustrazione.
E' il Regista che ha la" chiave del cuore" per azionare la macchina da ripresa,i tecnici possono riparare quest'ultima, mantenerla in funzione tenerla pronta per il prossimo
Ciak.Mentre“Papà George” vive nel suo chiosco, immobilizzato in una posa d'attesa come il suo automa da quando gli ha affidato le memorie delle sue fantasie, trascorre il Tempo che viene scandito inesorabilmente da giganteschi pendoli che fendono lo spazio 3D azionati da meccanismi,ingranaggi e rotori che sembrano schiacciare gli spettatori. Solo la leggerezza e l' agilità della gioventù fa sì che ci si possa muovere liberi e veloci in questo mostruoso ingranaggio trovandoci addirittura casa.
E' la voglia del sapere dei giovani , per desiderio di conoscenza e per amore filiale, contro tutte le avversità della vita , che porta alla scoperta della gioia di vivere . Creare storie fantastiche immaginando di farle viverle realmente è, come per tutti quelli che lo hanno già fatto, l'eterna giovinezza e sarà per tutti quelli che lo vorranno basta che possiedano una"chiave d'oro" che ciondoli sul cuore.
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pepito1948
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lunedì 20 febbraio 2012
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omaggio al cinema delle origini
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Se i Lumiere inventarono il cinematografo, fu Melies ad inventare il cinema. Forte della sua esperienza di prestigiatore e mago, costruì una rudimentale macchina da presa e inventò il primo studio, girandovi piccole fiction, ideando e mostrando sconosciuti effetti speciali, realizzando i primi esperimenti di colorazione. Insomma, dopo le pioneristiche riprese documentaristiche della realtà, Melies intuì i futuri sviluppi di un'invenzione rivoluzionaria creando storie, fondali, trucchi scenici; e se il successo improvvisamente venne meno, fu perchè in quel campo non esistevano ancora i diritti d'autore che compensassero e remunerassero i crescenti costi di produzione.
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Se i Lumiere inventarono il cinematografo, fu Melies ad inventare il cinema. Forte della sua esperienza di prestigiatore e mago, costruì una rudimentale macchina da presa e inventò il primo studio, girandovi piccole fiction, ideando e mostrando sconosciuti effetti speciali, realizzando i primi esperimenti di colorazione. Insomma, dopo le pioneristiche riprese documentaristiche della realtà, Melies intuì i futuri sviluppi di un'invenzione rivoluzionaria creando storie, fondali, trucchi scenici; e se il successo improvvisamente venne meno, fu perchè in quel campo non esistevano ancora i diritti d'autore che compensassero e remunerassero i crescenti costi di produzione. Dimenticato per decenni, fu riscoperto e glorificato, prima di cadere nell’oblio generale. A più di un secolo dalle origini, Scorsese rende omaggio al primo regista, sceneggiatore, montatore della storia del cinema, e lo fa utilizzando un racconto del 2007 fatto di parole e disegni che, attraverso le avventure di un adolescente rimasto senza famiglia, rievoca la figura e le tappe fondamentali della vita del primo cineasta. Naturalmente si tratta di un pretesto per lanciare in forma filmica il suo messaggio di amore e gratitudine verso uno dei padri ispiratori di tutti i cineasti che si sono successivamente cimentati nel mondo della celluloide, migliorandolo, perfezionandolo, ampliandone tecnologie e forme espressive. Del resto è noto che il regista americano in più occasioni ha riconosciuto le sue fonti d'ispirazione nel cinema del passato -come il nostro neorealismo post-bellico, per esempio- e lo fa con citazioni indirette (Oliver Twist di Dickens, autore da sempre molto amato e "saccheggiato" da produttori e registi) e dirette, come la riproposizione del filmato dei Lumiere sul Treno che entra in stazione del 1895 o la ricostruzione di alcuni spezzoni della copiosa produzione di Melies, come il Viaggio sulla Luna, suo massimo successo (in qualche modo ispirato a Verne). Un film sul cinema e per il cinema, a poca distanza dall'uscita di The Artist, inno al cinema muto ed alle sue evoluzioni. La stessa breve immagine di Scorsese in persona dietro una rudimentale mdp di legno richiama la modalità di Hitchcock di firmare i suoi film, facendosi così visibile portatore del messaggio di riconoscenza verso i grandi Autori di cui il film è pervaso dalla prima all'ultima scena. Questa volta Scorsese abbandona gli ambienti violenti della criminalità americana, i contesti cupi, sanguinolenti e senza speranza, la corruzione e le altre tare indelebili dell'uomo, la megalomania e la follia dilaganti (come in The Aviator) e si avvale di atmosfere favolistiche ed oniriche, dove dominano orologi, ingranaggi, ruote dentate; meccanismi in cui ogni elemento, ogni componente ha una funzione specifica ed è indispensabile per ottenere l'effetto finale; come in ogni società umana, dove ciascuno per il fatto di farne parte è attributario di un ruolo ben preciso anche se ne è ignaro, quasi per inesorabile predestinazione. Ma Scorsese, nonostante la favola si concluda felicemente, non rinuncia ad un sussulto del suo proverbiale pessimismo, quando fa dire a Melies: il lieto fine esiste solo nei film. Altra grande prova del Maestro americano, perfetto in ogni inquadratura, attento al più piccolo dettaglio, ineguagliabile nelle ricostruzioni d'ambiente, coadiuvato dalla fantasia e dalla creatività tecnica del fedele e straordinario Dante Ferretti. Giù il cappello.
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(di barbara simoncini)
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barbara simoncini
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domenica 26 febbraio 2012
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la macchina dei sogni
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Leggo all'inizio che è un film per ragazzi e storco il naso. Vado a vederlo molto prevenuta e di mala voglia pensando alla solita noia che sfrutta la fama di un regista eccellente. Sopresa: il film è incantevole, bellissimo, delicato, complesso, coinvolgente! E' tutto eccellente: la fotografia, il montaggio, i costumi, la scenografia, il cast...gli attori poi, sono sublimi! Scorsese ha girato un film totalmente diverso daqi suoi confini e ha costruito con pazienza e precisone4 certosina una cattedrale delle meraviglie sulla storia del cinema inteso come macchina dei sogni, sfiorando con delicatezza persino il dolore di certe assenze come l'assenza di un padre, l'assenza di una famiglia, l'assenza dell'amore e il tutto visto e interpretato dal duplice sgardo di Hugo che è un bambino che ha già capito il senso della vita e di Papà George, un vecchio che invece quel senso l'ha smarrito.
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Leggo all'inizio che è un film per ragazzi e storco il naso. Vado a vederlo molto prevenuta e di mala voglia pensando alla solita noia che sfrutta la fama di un regista eccellente. Sopresa: il film è incantevole, bellissimo, delicato, complesso, coinvolgente! E' tutto eccellente: la fotografia, il montaggio, i costumi, la scenografia, il cast...gli attori poi, sono sublimi! Scorsese ha girato un film totalmente diverso daqi suoi confini e ha costruito con pazienza e precisone4 certosina una cattedrale delle meraviglie sulla storia del cinema inteso come macchina dei sogni, sfiorando con delicatezza persino il dolore di certe assenze come l'assenza di un padre, l'assenza di una famiglia, l'assenza dell'amore e il tutto visto e interpretato dal duplice sgardo di Hugo che è un bambino che ha già capito il senso della vita e di Papà George, un vecchio che invece quel senso l'ha smarrito. Il bambino è portatore della forza e della freschezza dei sogni e delle speranze e il vecchio è "l'automa rotto da aggiustare" con la linfa della creatività e dei sogni. Il cinema al apri della magia rende questo possibile! I riferimenti letterari sono molti: da Vernes (a cui si ispira lo steam-punk moderno) ad E.T.A. Hoffmann e Dickens e così i riferimenti cinematografici in una sapiente e minuziosa architettura dove nulla è lasciato al caso nemmeno le sfumature pastello delle prime pellicole cinematografiche. Anche i personaggi secondari sono dotati di uno spessore e di una umanità senza pari come la coppia di anziani alla stazione, l'ispettore (un incredibile Sacha Baron Coen) ed altri....vorrei citarli tutti ma lo spazio è poco. E' una magnifica favola ed un'opera d'arte del cinema
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(di daniele chierico)
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maxino89
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domenica 4 marzo 2012
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hugo cabret è l'essenza del cinema
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Per chi studia cinema Hugo Cabret rappresenta una delle massime essenze della cosiddetta 'settima arte'. Questo film è un continuo rimando a tutto quello che rappresenta il cinema per l'uomo. Gli orologi della stazione che supervisiona Hugo sono sinonimo dell'ossessione dell'uomo di controllare e di modellare il tempo e di come il cinema stesso ci provi a farlo. E' poi quasi un ossessione per Scorsese questo continuo 'osservare ed essere osservati': Hugo dalle finestrelle degli orologi, che lui supervisiona, osserva tutto quello che accade nella stazione ferroviaria ma allo stesso tempo è soggetto all'occhio vigile della cinepresa. Il film del regista americano però non si limita solo a focalizzarsi sulla parte estetica ma vuole far rivivere allo spettatore lo splendore dei primi del '900: la Parigi glamour degli anni '30, la magia di Houdini, lo splendore del cinema di Mélies, ecc.
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Per chi studia cinema Hugo Cabret rappresenta una delle massime essenze della cosiddetta 'settima arte'. Questo film è un continuo rimando a tutto quello che rappresenta il cinema per l'uomo. Gli orologi della stazione che supervisiona Hugo sono sinonimo dell'ossessione dell'uomo di controllare e di modellare il tempo e di come il cinema stesso ci provi a farlo. E' poi quasi un ossessione per Scorsese questo continuo 'osservare ed essere osservati': Hugo dalle finestrelle degli orologi, che lui supervisiona, osserva tutto quello che accade nella stazione ferroviaria ma allo stesso tempo è soggetto all'occhio vigile della cinepresa. Il film del regista americano però non si limita solo a focalizzarsi sulla parte estetica ma vuole far rivivere allo spettatore lo splendore dei primi del '900: la Parigi glamour degli anni '30, la magia di Houdini, lo splendore del cinema di Mélies, ecc..
Tanto di cappello a Martin Scorsese, il miglior regista cinematografico vivente.
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jeffmayer
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martedì 3 aprile 2012
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capolavoro!
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Martin Scorsese, dopo aver parlato di gangster, uomini distrutti, psicopatici, ladri affronta la storia di un bambino alla ricerca di un messaggio da parte del padre.
Hugo Cabret è un bambino che vive nel grande orologio nella stazione di Parigi (una Parigi degli anni '20 ricostruita in modo spettacolare) poichè il padre defunto era un orolagiaio.
Fa numerosi incontri, e tra questi quello con la figlioccia di uno dei padri del cinema il francese George Melies.
Non esagero se dico che questo è uno dei migliori di Scorsese, e uno dei migliori film dell'anno.
Commovente, spettacolare, e che omaggia un genio come George Melies, e l'epoca in cui il cinema era "la fabbrica dei sogni".
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Martin Scorsese, dopo aver parlato di gangster, uomini distrutti, psicopatici, ladri affronta la storia di un bambino alla ricerca di un messaggio da parte del padre.
Hugo Cabret è un bambino che vive nel grande orologio nella stazione di Parigi (una Parigi degli anni '20 ricostruita in modo spettacolare) poichè il padre defunto era un orolagiaio.
Fa numerosi incontri, e tra questi quello con la figlioccia di uno dei padri del cinema il francese George Melies.
Non esagero se dico che questo è uno dei migliori di Scorsese, e uno dei migliori film dell'anno.
Commovente, spettacolare, e che omaggia un genio come George Melies, e l'epoca in cui il cinema era "la fabbrica dei sogni".
Scorsese ribadisce ciò: il cinema è tante cose, ma soprattutto è sognare.
Inquadrature mozzafiato una dopo l'altra, e solo la ripresa iniziale vale il prezzo del biglietto.
Grandi attori, grande regista, grandissimo film!
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nino pell.
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lunedì 13 febbraio 2012
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elogio della nascita di un sogno fantastico
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Premesso che ritengo questo ultimo film di Martin Scorsese posizionarsi tranquillamente su livelli ottimali, mi sento anche abbastanza d'accordo con il pensiero critico espresso da Marianna Cappi nella sezione "Scheda" di questo sito. In effetti guardando questo film, anch'io ho notato una sorta di autocompiacimento nella forma, soprattutto nella prima parte del film in cui il regista si diletta negli ormai consueti effetti del 3D e, di conseguenza, i contenuti a fungere più che altro come situazioni secondarie o non aventi la stessa intensità e lo stesso ritmo dei primi. Ma queste mie impressioni vengono, comunque, via via smentite nella seconda parte del film dove il valore e lo straordinario significato del film non possono non imprimere una bellezza sublime ed indelebile a questa opera di Scorsese.
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Premesso che ritengo questo ultimo film di Martin Scorsese posizionarsi tranquillamente su livelli ottimali, mi sento anche abbastanza d'accordo con il pensiero critico espresso da Marianna Cappi nella sezione "Scheda" di questo sito. In effetti guardando questo film, anch'io ho notato una sorta di autocompiacimento nella forma, soprattutto nella prima parte del film in cui il regista si diletta negli ormai consueti effetti del 3D e, di conseguenza, i contenuti a fungere più che altro come situazioni secondarie o non aventi la stessa intensità e lo stesso ritmo dei primi. Ma queste mie impressioni vengono, comunque, via via smentite nella seconda parte del film dove il valore e lo straordinario significato del film non possono non imprimere una bellezza sublime ed indelebile a questa opera di Scorsese. La storia si svolge all'interno di una stazione parigina degli anni '30 dove praticamente vive il piccolo Hugo Cabret, figlio di un riparatore di orologi. Il giovane Cabret nutre dentro di se un sogno, ossia quello di far nuovamente funzionare un uomo meccanico appartenente al proprio padre e che si scoprirà poi appartenere nientepopodimeno che al vecchio Georges Meliés,inventore degli effetti speciali cinematografici. Questa sorta di automa vivente che, avendo un rapporto connesso con la nascita del Cinema, era stato in precedenza dallo stesso Meliés messo da parte a causa di sopravvenute ragioni di forza maggiore, rischiando così di svanire nell'oblio della memoria. Questo uomo meccanico, chiave espressiva di tutto il film, nonché emblema simbolico del sogno coltivato dal piccolo Hugo Cabret che incontra e si intreccia con quello più grande di Meliés, ritornerà alla fine nuovamente a rivivere, permettendo così al Cinema di sopravvivere nei decenni e a fare ancora straordinariamente sognare in questa epoca contemporanea milioni di appassionati in tutto il mondo. Un film nel complesso comunque molto bello. Tra i più raffinati di questi ultimi tempi.
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fabian t.
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martedì 14 febbraio 2012
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sorprendente intuizione
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Com'è strano poter vedere un film di questo tipo nella marea di prodotti commerciali e fracassoni di oggi, semplicemente gustando una storia semplice e meravigliosa, come le storie di una volta. Scorsese ha la felice intuizione non solo di ispirarsi al bel libro di Brian Selznick (fatto di disegni in sequenze e testo narrativo) quanto soprattutto di ritornare alle origini della settima arte e riproporre la straordinaria esperienza di quell'eccezionale mago del Cinema che fu George Melies. A tal proposito il regista ci propone brevi ma succulenti citazioni, da Harold Lloyd appeso alle lancette dell'orologio alle primissime sequenze cinematografiche degli stessi fratelli Lumiere.
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Com'è strano poter vedere un film di questo tipo nella marea di prodotti commerciali e fracassoni di oggi, semplicemente gustando una storia semplice e meravigliosa, come le storie di una volta. Scorsese ha la felice intuizione non solo di ispirarsi al bel libro di Brian Selznick (fatto di disegni in sequenze e testo narrativo) quanto soprattutto di ritornare alle origini della settima arte e riproporre la straordinaria esperienza di quell'eccezionale mago del Cinema che fu George Melies. A tal proposito il regista ci propone brevi ma succulenti citazioni, da Harold Lloyd appeso alle lancette dell'orologio alle primissime sequenze cinematografiche degli stessi fratelli Lumiere. In fondo, diciamolo, la sceneggiatura si svolge senza grandi sorprese e prosegue più per il puro gusto visivo che per l'intreccio narrativo. (Ottimo lavoro quello dello scenografo Dante Ferretti e degli stessi attori.) Ma la vera punta di diamante e l'emozione più straordinaria, per gli appassionati della storia del Cinema come me, è il poter vedere sul grande schermo le fantastiche sequenze originali dei film di Melies, grande dispensatore e creatore di sogni. Una sorta di suggestiva videoarcheologia che - a mio avviso - vale da solo la visione del film.
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[+] mancano 2 *
(di rudy_50)
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donald93
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martedì 28 febbraio 2012
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tributo al cinema
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Con Hugo Cabret, Scorsese si cimenta in un genere assente nella sua inimitabile filmografia. Dopo aver sperimentato il thriller/psicologico con 'Shutter Island', il regista italoamericano adatta per il grande schermo le atmosfere di 'La straordinaria invenzione di Hugo Cabret', romanzo di Brian Selznick.
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Con Hugo Cabret, Scorsese si cimenta in un genere assente nella sua inimitabile filmografia. Dopo aver sperimentato il thriller/psicologico con 'Shutter Island', il regista italoamericano adatta per il grande schermo le atmosfere di 'La straordinaria invenzione di Hugo Cabret', romanzo di Brian Selznick.
L'occhio dello spettatore attento noterà da subito il "solito" piano-sequenza di Scorsese; tecnica che lo ha contraddistinto in altri suoi capolavori.
Con la delineazione di Hugo, la storia prende una strada particolare; con una preziosa narrazione ci viene presentato il vero soggetto del film... Georges Méliès! (interpretato da Ben Kingsley)
Dalla svolta del film, un lungo flashback ci mostra la carriera del cineasta Méliès, con un'attenta spiegazione della realizzazione dei suoi film (su tutto la spiegazione dei suoi strepitosi effetti speciali)
In conclusione, la pellicola rende soddisfatta sia la massa (lo si può vedere come un "semplice" film) sia la parte di spettatori più attenta, che avrà certamente apprezzato la riscoperta del vecchio cinema.
Hugo Cabret equivale quindi ad un gioiellino; una nostalgica storia che rispolvera gli elementi del vecchio cinema, mostrandoli alle "nuove generazioni".
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andrea levorato
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mercoledì 29 febbraio 2012
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un film perfetto
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A due anni dal buon "Avatar" e quel capolavoro incompreso che era "Coraline e la porta magica" arriva "Hugo Cabret", la nuova opera magna di Scorsese interamente in tre dimensioni. Per cominciare a parlare di tale film bisogna porre le basi del discorso (Platone parlava di "definire"). Il film è un'omaggio al cinema del passato, quello di Méliès e dei fratelli Lumìere, ma l'uso del 3D è tutto nuovo e possiamo dire perfetto. Il problema è come è stato accolto dal pubblico. Non ha il dinamismo di "The Aviator" e "The Departed", quindi potremmo dire che Scorsese stavolta non abbia voluto adeguarsi al cinema moderno (tutto BIM BUM BAM BABUM!).
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A due anni dal buon "Avatar" e quel capolavoro incompreso che era "Coraline e la porta magica" arriva "Hugo Cabret", la nuova opera magna di Scorsese interamente in tre dimensioni. Per cominciare a parlare di tale film bisogna porre le basi del discorso (Platone parlava di "definire"). Il film è un'omaggio al cinema del passato, quello di Méliès e dei fratelli Lumìere, ma l'uso del 3D è tutto nuovo e possiamo dire perfetto. Il problema è come è stato accolto dal pubblico. Non ha il dinamismo di "The Aviator" e "The Departed", quindi potremmo dire che Scorsese stavolta non abbia voluto adeguarsi al cinema moderno (tutto BIM BUM BAM BABUM!). E' invece un film che va digerito, come quelli di una volta e per questo è stato penalizzato dai critici cialtroni italiani (esempio su siti come Pellicolascaduta o sul corriere della sera dai pessimi F.Mazzarella e A.Pezzotta). A mio avviso è invece tra i tre migliori di Scorsese (insieme a "Taxi Driver" e "Toro Scatenato") e non va perso per nessun motivo. Serve a riacquistare la purezza della visione. La scelta più fortunata? Asa Butterfield e Ben Kingsley ovviamente!
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