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Com'è strano poter vedere un film di questo tipo nella marea di prodotti commerciali e fracassoni di oggi, semplicemente gustando una storia semplice e meravigliosa, come le storie di una volta. Scorsese ha la felice intuizione non solo di ispirarsi al bel libro di Brian Selznick (fatto di disegni in sequenze e testo narrativo) quanto soprattutto di ritornare alle origini della settima arte e riproporre la straordinaria esperienza di quell'eccezionale mago del Cinema che fu George Melies. A tal proposito il regista ci propone brevi ma succulenti citazioni, da Harold Lloyd appeso alle lancette dell'orologio alle primissime sequenze cinematografiche degli stessi fratelli Lumiere. In fondo, diciamolo, la sceneggiatura si svolge senza grandi sorprese e prosegue più per il puro gusto visivo che per l'intreccio narrativo. (Ottimo lavoro quello dello scenografo Dante Ferretti e degli stessi attori.) Ma la vera punta di diamante e l'emozione più straordinaria, per gli appassionati della storia del Cinema come me, è il poter vedere sul grande schermo le fantastiche sequenze originali dei film di Melies, grande dispensatore e creatore di sogni. Una sorta di suggestiva videoarcheologia che - a mio avviso - vale da solo la visione del film.
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