Una pellicola in grado di rievocare il fanciullino che risiede nelle pieghe più inaspettate del nostro animo umano. Cosi’ in sintesi puo’ riassumersi, Hugo Cabret, recente vincitore di 5 Oscar (tra
cui uno alla scenografia ad opera degli italiani Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo) dell'americano Scorsese, in questa occasione regista di una storia dal sapore fortemente dickensiano. I riferimenti sono abbastanza evidenti: l'orfano spigliato e inventivo che vive relegato tra le mura di una stazione ferroviaria parigina di fine anni 30 (il Montparnasse) alla ricerca di un misterioso segreto lasciatogli dal padre prima di morire (che rubacchia qua e là cibo e
componenti meccaniche), un arcigno tutore della legge e del benessere cittadino, ferito di guerra e accompagnato dal (cattivissimo..ovviamente) dobermann, uno strano proprietario di un negozio di giocattoli e una verbosa e solitaria ragazzina amante dei libri sino alla follia, figlia adottiva del burbero gestore.
Gli ingredienti ci sono tutti con una ricetta abbastanza nota. In una Parigi quasi gotica sfumata e polverosa con le sue locomotive sbuffanti, i suoi avventori, le straduzze e i vicoletti dai reconditi
segreti, il vivace ragazzino rimarrà coinvolto in una drammatica avventura dalla quale rimarrà profondamente segnato, cambiando nel bene e nel male il suo destino e quello di coloro che diventeranno i suoi amici più cari e al termine di tutto una famiglia....
E' facile fare critica su questo film che si mostra "indifeso" da ogni lato: sentimentalismo ai limiti del melenso, buonismo, eccessivo semplicismo, avventura edulcorata e infantile in alcuni dialoghi,
staticità dei coprimari, critica dickensiana, scene già viste ma non importa.
Il messaggio profondo c'e' e si sente in ogni sua inquadratura: difficile rimanere impassibili dinanzi alla fotografia di una città incantata, impossibile non stupirsi alla figura dello strano automa
grigiastro,ultimo ricordo del padre, che azionato con una chiave a forma di cuore inizia a disegnare su un pezzo di carta come un essere pensante...ed infine la ricerca, la molla di ogni scintilla di vita,
la curiosità insita in ogni cuore. Qualcosa che va al di là dei dialoghi, oltre i limiti dell'immaginazione, al cuore pulsante del cinema... l'atmosfera, l'affetto e soprattutto "qualcosa" che ancora alberga in noi condividendo "l'appartamento del nostro animo". Il suo nome è Fantasia (con la F maiuscola per intenderci) e il suo più degno rappresentante è il cinema: impariamo a ricordarci di lei qualche volta...
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