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Waste Land: l'arte reciclata

Intervista a Peter Martin, co-produttore del documentario candidato all'Oscar.
di Tirza Bonifazi Tognazzi

L'artista Vik Muniz in una scena del documentario Waste Land.
Vik Muniz 1961, San Paolo (Brasile). Interpreta Se stesso nel film di Lucy Walker, Karen Harley, João Jardim Waste Land.

giovedì 14 aprile 2011 - Incontri

È ancora in corso nello stato di Oaxaca, Messico, Ambulante, il festival itinerante che porta i documentari in luoghi dove altrimenti difficilmente verrebbero visti. Per la prima volta da quando è stato fondato nel 2006 dal produttore cinematografico Pablo Cruz della Canana Films e dai suoi associati, gli attori Gael García Bernal e Diego Luna, Ambulante Gira de Documentales è giunto a Bahías de Huatulco. Il miracolo si è compiuto grazie alla volontà da parte del Consiglio comunale di portare la cultura in questo piccolo pueblo che si estende con le sue nove baie lungo la costa del Pacifico sud, a un paio di ore dalla Puerto Escondido di Gabriele Salvatores. Come tutti i festival che continuano a mantenere vivo il genere e costituiscono il principale se non unico punto di contatto tra registi, addetti ai lavori e pubblico, così anche Ambulante ci ha organizzato un incontro con il produttore Peter Martin in occasione della presentazione di Waste Land, il documentario che lo scorso febbraio ha ricevuto la candidatura all'Oscar. Diretto da Lucy Walker, il film segue passo passo lo straordinario progetto del celebre artista brasiliano Vik Muniz mentre racconta le storie dei cosiddetti catadores, questi raccoglitori che ogni giorno frugano tra il sudiciume e la spazzatura alla ricerca di materiale riciclabile a Gramacho Jardim, la più grande discarica del mondo che si trova nella periferia abbandonata di Rio de Janeiro.

Intanto congratulazioni per il 100% di pomodori ottenuti su Rotten Tomatoes. È rarissimo che accada.
So che per un periodo anche Inception ha avuto il 100% di critiche positive però sì, sono veramente pochi i film che vengono promossi a pieni voti su Rotten tomatoes. C'è anche da dire che non sono molte le persone che hanno visto Waste Land, tuttavia quelle poche lo hanno amato e questo non tanto per il modo in cui è stato girato quanto per i protagonisti, le loro storie.

Alla base del film però c'è anche il progetto artistico di Vik Muniz, che prende forma un poco alla volta.
L'opera è self made, non è propriamente di Vik. Lui aveva una visione che non è stata facile da spiegare quando cercavamo i fondi per il film. Nessuno capiva di cosa stessimo parlando. Non riuscivano a immaginare il risultato finale di un processo che iniziava con la scelta del materiale riciclabile dai catadores nella più grande discarica del mondo, la realizzazione di foto di questi personaggi e la successiva trasformazione delle immagini ottenute in iconografie giganti fatte con i materiali riciclabili che a loro volta sono state fotografate.

Quanto è costato il film?
Un milione di dollari. Una cifra senza dubbio considerevole che tuttavia è giustificata dalla durata della lavorazione. Ci sono voluti quattro anni per terminarlo.

Come ha preso forma il progetto a livello cinematografico?
Come ben sai nel documentario non esistono sceneggiature. Si parte da un'idea che poi potrebbe diventare qualcosa di completamente diverso con il passare del tempo e l'evolversi naturale delle cose, e assumere nuovamente nuove sembianze in sala montaggio. In questo caso l'idea di partenza di Vik era di creare un'opera legata alla spazzatura. Vik è un artista straordinario, un grande visionario. Crea le sue opere utilizzando zucchero, diamanti o polvere. Qualsiasi materiale, attraverso il suo sguardo, si trasforma in arte. Io avevo appena finito di girare un corto su di lui, quando gli è arrivata la notizia di questa immensa discarica situata a Rio de Janeiro.

È a quel punto che avete chiamato Lucy Walker a dirigere il film?
Esatto. Io e Lucy siamo amici da tempo. Sapevo che avrebbe fatto un lavoro eccellente perché aveva appena diretto il documentario Blindsight e in fondo la sfida che avevamo di fronte era un altro Lhakpa Ri da scalare alla cieca. Io sono passato alla co-produzione, e ho seguito tutte le fasi di lavorazione, fino alla fine. Tra l'altro a riprese avanzate Lucy ha dovuto abbandonare il progetto per girare un altro film che per motivi contrattuali non poteva rifiutarsi di fare e abbiamo dovuto affidare le riprese a terzi. Purtroppo il montaggio non ci ha soddisfatto, le camere erano tutto il tempo puntate su Vik mentre a noi interessava raccontare le storie dei catadores e il cambiamento che è avvenuto nelle loro vite da quando hanno preso parte al film. Così, a solo sei settimane dal Sundance Film Festival, dove Waste Land sarebbe stato presentato, abbiamo dovuto rifare il montaggio da capo. Nonostante tutto siamo molto contenti del risultato finale. Ma come ti dicevo, è stato come scalare Lhakpa Ri alla cieca.

Però siete stati ripagati con la candidatura all'Oscar.
È stato incredibile, nessuno di noi se l'aspettava. Siamo andati alla premiazione insieme a Tião (presidente della ACAMJG, l'Associazione dei raccoglitori di riciclaggio di Gramacho Jardim, ndr), comunque fosse andata era già una vittoria per noi trovarci lì. Quando è stato annunciato il vincitore, Inside Job, eravamo gli unici fra i candidati a festeggiare. Ma il motivo non erano gli Oscar: la figlia di Tião compiva gli anni e ci siamo passati il telefono per cantarle a turno gli auguri.

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