eli123
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domenica 26 dicembre 2010
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delusa
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bravi gli attori, bella la fotografia, scarsa la sceneggiatura, troppi canti corali lagnosi.
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dano25
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lunedì 20 dicembre 2010
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la vita vissuta fino in fondo
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Virzì ci proietta nella Livorno degli ultimi 40 anni con un film ricco di sentimenti e retto più che dalla bellezza di Micaela Ramazzotti , dalla toccante interpretazione di Stefania Sandrelli. A dirla tutta un pò troppo lungo, il film si snoda sulla vita di una donna che non lascia niente al caso ma che vive tutto con la passione e l'amore per i figli non lasciandosi travolgere dagli eventi neanche in punto di morte ma regalandosi un'ultima gioia. Curioso vedere due attori "romanacci" come Mastandrea e la Pandolfi districarsi con il Toscano certo non facile e lo stesso dicasi per la Ramazzotti. Il film è buono per una serata tranquilla d'inverno.
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Virzì ci proietta nella Livorno degli ultimi 40 anni con un film ricco di sentimenti e retto più che dalla bellezza di Micaela Ramazzotti , dalla toccante interpretazione di Stefania Sandrelli. A dirla tutta un pò troppo lungo, il film si snoda sulla vita di una donna che non lascia niente al caso ma che vive tutto con la passione e l'amore per i figli non lasciandosi travolgere dagli eventi neanche in punto di morte ma regalandosi un'ultima gioia. Curioso vedere due attori "romanacci" come Mastandrea e la Pandolfi districarsi con il Toscano certo non facile e lo stesso dicasi per la Ramazzotti. Il film è buono per una serata tranquilla d'inverno.
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walentina74
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lunedì 29 novembre 2010
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che bella.....la prima cosa bella!
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La prima cosa bella………non riesco a dimenticare la familiarità del film, tutti nella vita abbiamo vissuto le sensazioni di cui parla questa poesia d’immagini. E’ come se rivivessi il film della tua vita, anche se non hai vissuto le vicende dei personaggi, ma le sensazioni sono quelle. Gli attori sono stati fantastici, tutti dal primo all’ultimo, la trama non la racconto, perché non è quello il fulcro della pellicola. Alla fine del film mi è venuto in mente la solita frase retorica…”LA MAMMA E’ SEMRE LA MAMMA”.
La mamma può essere la causa dei ns problemi, purtroppo sbaglia, e tanto anche, e sbaglia con noi nel momento più delicato della ns vita, l’adolescenza, noi siamo il risultato delle capacità di essere madre o padre dei ns.
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La prima cosa bella………non riesco a dimenticare la familiarità del film, tutti nella vita abbiamo vissuto le sensazioni di cui parla questa poesia d’immagini. E’ come se rivivessi il film della tua vita, anche se non hai vissuto le vicende dei personaggi, ma le sensazioni sono quelle. Gli attori sono stati fantastici, tutti dal primo all’ultimo, la trama non la racconto, perché non è quello il fulcro della pellicola. Alla fine del film mi è venuto in mente la solita frase retorica…”LA MAMMA E’ SEMRE LA MAMMA”.
La mamma può essere la causa dei ns problemi, purtroppo sbaglia, e tanto anche, e sbaglia con noi nel momento più delicato della ns vita, l’adolescenza, noi siamo il risultato delle capacità di essere madre o padre dei ns. genitori. Per tutta la vita la incolperai per tutti i tuoi problemi , per quello che non sei diventato, e per tutti i tuoi sogni non avverati, ma alla fine non puoi fare a meno del suo amore, la perdoni e sorridi su tutti i suoi errori ed alla fine pensi che è vero, “però quanto ci siamo divertiti”.
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marvelman
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sabato 27 novembre 2010
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che ignoranza
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Per prima cosa non è candidato all'oscar al miglior film straniero ma è stato solamente scelto per rappresentare l'italia agli oscar e poi che razza di film è...non vinceremo niente se continuano a votare questi film inutili. Il cinema italiano fa pena. Siamo incapaci di raccontare una storia come la raccontano gli americani. BAH
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doctorw58
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venerdì 26 novembre 2010
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nostalgica melassa
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"La prima cosa bella" è la dimostrazione che non bastano un buon regista e un ottimo cast per fare un buon film. La nostalgia, tema dominante di tutta la storia si trasforma ben presto in un sentimentalismo fastidioso e stucchevole. Nessuna ombra di un po' di sano e necessario cinismo che avrebbe reso più verosimile il dipanarsi degli eventi. Perfino la figura del padre di famiglia, burbero e violento, viene alla fine rivestita dalla patina di ipocrita buonismo che permea tutto il film. Bravi gli attori, anche se Mastandrea mi è sembrato un po' fuori parte, con una menzione particolare per Micaela Ramazzotti, bellissima e sempre più brava ad ogni prova.
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siper
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domenica 21 novembre 2010
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un perfetto metronomo agrodolce
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Dal genio tutto livornese di Paolo Virzì nasce “La prima cosa bella”, ambientato, manco a dirlo, a Livorno. Questa è la storia di Bruno Michelucci (Valerio Mastandrea) il quale viene convinto dalla sorella Valeria (Claudia Pandolfi) a tornare nella natia Livorno al capezzale della madre, malata terminale, Anna (Stefania Sandrelli). Qui prende vita un’enorme analisi a ritroso della vita di Anna (interpretata da giovane da Micaela Ramazzotti) che coinvolge gioco-forza l’infanzia di Bruno e Valeria. Nella Livorno degli anni ’70 Anna spiccava, oltre che per la sua bellezza, anche per il suo spirito libero e leggiadro, per questo stonante con la società dell’epoca. Oppressa da un marito geloso e possessivo (Sergio Albelli), Anna si trova a doversi districare in mille situazioni disparate, ma con la costante intenzione di essere la madre migliore possibile per i suoi figli.
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Dal genio tutto livornese di Paolo Virzì nasce “La prima cosa bella”, ambientato, manco a dirlo, a Livorno. Questa è la storia di Bruno Michelucci (Valerio Mastandrea) il quale viene convinto dalla sorella Valeria (Claudia Pandolfi) a tornare nella natia Livorno al capezzale della madre, malata terminale, Anna (Stefania Sandrelli). Qui prende vita un’enorme analisi a ritroso della vita di Anna (interpretata da giovane da Micaela Ramazzotti) che coinvolge gioco-forza l’infanzia di Bruno e Valeria. Nella Livorno degli anni ’70 Anna spiccava, oltre che per la sua bellezza, anche per il suo spirito libero e leggiadro, per questo stonante con la società dell’epoca. Oppressa da un marito geloso e possessivo (Sergio Albelli), Anna si trova a doversi districare in mille situazioni disparate, ma con la costante intenzione di essere la madre migliore possibile per i suoi figli. Virzì punta i riflettori anche sul particolare rapporto tra Bruno e sua madre. Il ragazzo, taciturno e introverso, soffre particolarmente l’estroversione della madre e la sua apertura nei confronti del mondo, nella quale prova a coinvolgere anche lui. Il regista livornese tratta, però, quest’aspetto con il giusto dosaggio di ironia e drammaticità, elemento ricorrente in tutto il film. E’ proprio quest’ultimo il carattere peculiare de “La prima cosa bella. Il film è, infatti, una sorta di commedia drammatica, agrodolce che a differenza di altre opere con pretese simili, si muove con sincronismi perfetti tra i due generi, come un vero e proprio metronomo mosso con straordinaria abilità da Virzì. Tutto questo a sostegno del vero e proprio tema centrale dell’opera ”virziniana” ossia la simbologia della prima cosa bella appunto, che il regista vuole intendere come la libertà, la freschezza di Anna che, anche in fin di vita, conserva questa sua caratteristica che si trasmette a tutto il resto del film. Una piccola nota a margine merita la straordinaria somiglianza e capacità di adattamento reciproco tra la Ramazzotti e la Sandrelli che, interpretando 2 età diverse della vita di Anna, si vengono incontro fino a trovare un punto d’equilibrio dove il carattere di Anna trova la sua giusta forma e omogeneità che rimane costante negli anni, un motivo in più per complimentarsi con Paolo Virzì, oltre che per aver diretto il suo film migliore.
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tina galante tisbe
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mercoledì 17 novembre 2010
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un'alchimia tra l’essere madre e l’essere donna
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“La prima cosa bella” è un film dalle emozioni forti. Virzì ricorre al flash-back per raccontare una storia che abbraccia tre generazioni.
Una madre vive il suo rapporto intenso con i suoi due figli, in una società in rapida evoluzione che, però, indugia nel pregiudizio. Non mancano gli spunti di riflessione sulla figura della madre, il suo ruolo imposto dalle regole sociali e la capacità di amare senza frontiere. La protagonista incarna l’idea di una donna che fa della sua vita una “rivoluzione pratica”, che sfida le convenzioni e viaggia con anticipo sul suo tempo. Se dovessimo rappresentare il suo messaggio, sarebbe quello di una donna che pur facendo ruotare la propria vita intorno all’amore per gli uomini, riesce ad essere la migliore madre possibile.
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“La prima cosa bella” è un film dalle emozioni forti. Virzì ricorre al flash-back per raccontare una storia che abbraccia tre generazioni.
Una madre vive il suo rapporto intenso con i suoi due figli, in una società in rapida evoluzione che, però, indugia nel pregiudizio. Non mancano gli spunti di riflessione sulla figura della madre, il suo ruolo imposto dalle regole sociali e la capacità di amare senza frontiere. La protagonista incarna l’idea di una donna che fa della sua vita una “rivoluzione pratica”, che sfida le convenzioni e viaggia con anticipo sul suo tempo. Se dovessimo rappresentare il suo messaggio, sarebbe quello di una donna che pur facendo ruotare la propria vita intorno all’amore per gli uomini, riesce ad essere la migliore madre possibile. Anna, dai trascorsi discutibili, ne esce vincente, perché nella lotta per la sopravvivenza ha saputo creare una sottile alchimia tra l’essere madre e l’essere donna libera, con tutto ciò che comporta, compreso il giudizio implacabile dei figli. La storia la assolve, pienamente, e fa di lei un’icona della vita che si esprime al suo massimo splendore nel momento tragico della malattia e della morte.
Il lungometraggio di Virzì è un film da non perdere. Non solo lascia emozioni forti, ma imprime nella memoria dialoghi, immagini e musiche difficili da dimenticare. Attraverso il suo fluire sullo schermo ho rivisto la mia infanzia e la mia adolescenza, non perché mia madre assomigliasse alla protagonista, ma per l’esatto contrario.
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marisasera
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mercoledì 17 novembre 2010
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la prima cosa bella
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Ho visto ieri sera questo film e devo dire che sono rimasta incantata dalla bravura degli attori, dal primo all' ultimo, dalla storia intrigante e dall' ottimo lavoro del regista che lo ha reso "unico".
Complimenti davvero!
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francesco2
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mercoledì 17 novembre 2010
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la vita è un ovosodo, né dolce né bello
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Curioso sarebbe accostare questo film al debutto di Virzì, "La bella vita" del '94, E'un (altro) accostamento che può servire, oltre a quelli fatti con "Ovosodo", "Tutta la vita davanti" ecc. Era, al contempo, speculare e distinto dal film di cui stiamo discutendo. Distinto perché "Più vero del vero", telecamera a contatto coi personaggi tramite una serie di primi piani, a costo di sentirsi dire che era privo di virtuosismi. Trovo personalmente che questo cinema non sia "Reale" ma semplicemente "Noioso", altrimenti dovremmo definire reale anche il Chiesa di "Lavorare con lentezza". Speculare perché anche lì la Ferilli sceglieva il mondo della TELEVISIONE per sperimentare, senza moralismi antimediatici (Tra i pochi meriti del film)quanto fosse un mondo più falso del falso.
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Curioso sarebbe accostare questo film al debutto di Virzì, "La bella vita" del '94, E'un (altro) accostamento che può servire, oltre a quelli fatti con "Ovosodo", "Tutta la vita davanti" ecc. Era, al contempo, speculare e distinto dal film di cui stiamo discutendo. Distinto perché "Più vero del vero", telecamera a contatto coi personaggi tramite una serie di primi piani, a costo di sentirsi dire che era privo di virtuosismi. Trovo personalmente che questo cinema non sia "Reale" ma semplicemente "Noioso", altrimenti dovremmo definire reale anche il Chiesa di "Lavorare con lentezza". Speculare perché anche lì la Ferilli sceglieva il mondo della TELEVISIONE per sperimentare, senza moralismi antimediatici (Tra i pochi meriti del film)quanto fosse un mondo più falso del falso. Meglio dunque la realtà dura, rozza dei primi piani di Virzì che non la falsità di un mondo da "Ginger e Fred".
Anche la donna interpretata dalla Ramazzotti e dalla Sandrelli subisce il fascino di un mondo più falso del falso,il cinema coi vari Mastroianni, Risi padre ecc. (pensiamo all'atmosfera da "sogno" che ricorda al figlio vedere le foto sull'album), ma poi ritorna ad una realtà più vera del vero, in un film dove però non si cerca la linearità. Il personaggio stesso non è certo lineare, cambia uomo, fa scelte bizzarre(Si sposa prima di morire), fuma in continuazione, e soprattutto porta una contraddizione: "Voglio molto bene a mia madre, ma mi ha rovinato la vita", non va interpretata come un banale amore-odio verso la madre, ma come constatazione che lei sfugge a tutti i canoni, il che forse spiega ulteriormente cme cerchi rifugio nella finzione: nquando Mastrandrea la ritrova, lo fa in un cinema, quindi un'ULTERIORE fuga ( In tutti i sensi!)dalla realtà concreta. Scappata dal mondo della celluloide non aveva trovato di meglio che il mondo tipicamente bozzettistico del buon Virzì, capace di rovinare (Parzialmente) anche "Io e Napoleone" con le sue sceneggiature pseudo-cattive ma in realtà noiosamente concilianti, dove anche qui si piange ai funerali di persone che nella vita si sono odiate. In realtà, se lei non è lineare, ma a diffefrenza della "Bella vita" non lo è neanche il film, che cerca di abbracciare vari livelli temporali ma anche artistici. Alla commedia si mescola il dranmma, non privo di momenti felici: il rapimento dei bambini, (parzialmente) la scenata durante il funerale, ma anche l'incursione di una coppia equivoca che dà vita all'altro fratello, che (Re) introduce la dimensione della "Finzione nella verità", persa a causa di una sceneggiatura più dolente di altre, con troppe macchiette. Peccato, perché questo sguardo sulla finzione come antitetica(?) alla realtà vera(?), in certi momenti, è un terzo "Genere".
Quello della protagonista è un continuo recitare, anche quando si finge"Normale", per poi cadere vittima di realtà più grandi di lei. Meno fastidiose comunque di figurine come critici improvvisati, madri presunte aristocratiche, vecchi conoscenti ritrovati all'improvviso. Nonostante le eccellenti interpretazioni femminili, la nostalgia per il nostro cinema è quasi sempre un pretesto per costruire presepi, più o meno autentici, più o meno cattivi. Se gli anni'70 sono stati un momento di trapasso tra due decenni, uno celebrato el'altro vituperato, contrassegnati dal (Vero?) benessere economico, descriverne la rabbia e la tensione significava fare un film "Maturo", non impiastricciato coi cascami della nostra commedia.
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andre89lost
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martedì 16 novembre 2010
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molto carino
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Bel film italiano con la Ramazzotti e la Sandrelli davvero bravissime. La storia è carina, a tratti triste a tratti fa sorridere, e nel complesso il film è prorio carino.
Dubito tuttavia abbia qualche chance agli oscar2011.
voto: 7.5
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