olgadik
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venerdì 22 gennaio 2010
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sentimenti
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LA PRIMA COSA BELLA di Paolo Virzì
con Micaela Ramazzotti, Stefania Sandrelli, Valerio Mastandrea, Claudia Pandolfi.
Attraverso tre decenni, dal 1970 ai giorni nostri, Paolo Virzì intraprende il suo viaggio nella memoria con la doppia finalità di riconciliarsi e ricordare due punti fermi per tutti noi: il luogo d’origine e la madre. Archetipi che spesso sembrano confondersi o sdoppiarsi ma con i quali si devono comunque fare i conti. A un certo punto della vita ci si trova, quasi inevitabilmente, ad affrontare questa analisi dove tutta la verità, nel bene e male, deve essere detta per liberarsi dal passato come peso o dolore e riuscire a ritrovarne anche la parte gioiosa. Ognuno ha i suoi tempi riguardo a tale processo e chi parla per immagini, come un uomo di cinema, traduce esperienze e ricordi in un linguaggio “pubblico”.
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LA PRIMA COSA BELLA di Paolo Virzì
con Micaela Ramazzotti, Stefania Sandrelli, Valerio Mastandrea, Claudia Pandolfi.
Attraverso tre decenni, dal 1970 ai giorni nostri, Paolo Virzì intraprende il suo viaggio nella memoria con la doppia finalità di riconciliarsi e ricordare due punti fermi per tutti noi: il luogo d’origine e la madre. Archetipi che spesso sembrano confondersi o sdoppiarsi ma con i quali si devono comunque fare i conti. A un certo punto della vita ci si trova, quasi inevitabilmente, ad affrontare questa analisi dove tutta la verità, nel bene e male, deve essere detta per liberarsi dal passato come peso o dolore e riuscire a ritrovarne anche la parte gioiosa. Ognuno ha i suoi tempi riguardo a tale processo e chi parla per immagini, come un uomo di cinema, traduce esperienze e ricordi in un linguaggio “pubblico”. La maggior parte delle persone lo fa nel silenzio del suo cuore se non può più condividere con altri la propria storia popolata di luci, ombre, sofferenze, luoghi, persone. Al centro del viaggio di Virzì in se stesso è vincente la memoria di una madre giovane, bella, confusa e vitale che semina amore ma nche rancori e complessi nei due amati figli, specie nel maschio. Sarà lei stessa a liberarli dai loro impasse psicologici quando i tre si ritroveranno nella città di origine perché la donna sta per morire. Fino all’ultimo toccherà a lei rimescolare le carte, sposando con regolare cerimonia, poco prima della morte, il vicino di casa (l’unico che l’ha sempre amata). Inoltre con la sua levità e capacità di reazione, riporterà il figlio musone, rancoroso, senza veri affetti, a gustare finalmente la vita. Lo stesso accade per la figliola incatenata a un matrimonio senza amore, dal quale si libera nel momento in cui piange dolcemente la morte della madre Anna. Interprete di tale ruolo, nella prima parte del film, è Micaela Ramazzotti, troppo caricata nel tentativo di assomigliare alla Sandrelli giovane; nella seconda, Stefania Sandrelli, appunto, che recita se stessa. Nel mentre tra flash sull’oggi e sullo ieri il racconto evolve e i personaggi si addensano, lo scenario della città natale, Livorno, muta di forme e colori: caldi e luminosi quelli degli anni ’70, grigia e notturna l’atmosfera e la fotografia degli ’80, naturale quella di oggi. D’obbligo la colonna sonora che ci riporta a canzoni sottofondo delle estati nostrane e della vita popolare nell’Italia di allora. Alcuni piani sequenza sono da maestri della commedia all’italiana, ma purtroppo nella parte finale, come da italico copione, i toni melodrammatici, tenuti a bada fino a un certo punto, tracimano, mentre la scena si fa eccessivamente affollata di personaggi e di sentimenti. La recitazione intensa, ma non sempre calibrata al punto giusto, vede un Valerio Mastandrea surclassare gli altri per capacità di comunicazione e sintesi espressiva. Bellissime a riguardo le scene del ritorno alla città da cui era fuggito ferito e senza pace, con quella difficoltà di collocarsi in mezzo a situazioni e persone che, sulle prime, accrescono la sua inadeguatezza. Alla fine la vita che si mischia alla morte nella vecchia casa di nuovo piena di voci, mostra una famiglia “particolare” mas conciliata, senza rancori e invidie, dove ognuno sembra aver trovato il suo posto. Inutile citare Scola, Monicelli, Avati; questo è il film più personale di Virzì e quindi lasciamolo solo in questa sua “autobiografia truccata” (la definizione è la sua).
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extra
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venerdì 22 gennaio 2010
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... controcorrente
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La bravura del cast ed in particolare di Valerio Mastrandrea non hanno dipanato i miei dubbi su quanto credibile siano alcune situazioni..... seppure pertinenti con il personaggio (la madre interpretata dalle Ramazzotti e Sandrelli).
Il film è girato discretamente, ambientazione anni 70 con efficaci rimandi all'oggi, ma ciò che non mi è proprio piaciuto è il voler raffigurare una donna nella fase terminale della sua vita come nulla fosse, seppure coerentemente con il personaggio cucitole addosso.
Mi risulta difficilmente credibile che anche in quella situazione il dramma e l'approssimarsi della fine non facciano mai parte delle riflessioni della protagonista..... al pari del buonismo finale da happy end o quasi con il ricongiungimento - scontato - con i fratelli del fratellastro, la riabilitazione postuma del defunto marito - (cattivo e possessivo in vita), lo scontato ingresso del datore di lavoro-amante della sorella.
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La bravura del cast ed in particolare di Valerio Mastrandrea non hanno dipanato i miei dubbi su quanto credibile siano alcune situazioni..... seppure pertinenti con il personaggio (la madre interpretata dalle Ramazzotti e Sandrelli).
Il film è girato discretamente, ambientazione anni 70 con efficaci rimandi all'oggi, ma ciò che non mi è proprio piaciuto è il voler raffigurare una donna nella fase terminale della sua vita come nulla fosse, seppure coerentemente con il personaggio cucitole addosso.
Mi risulta difficilmente credibile che anche in quella situazione il dramma e l'approssimarsi della fine non facciano mai parte delle riflessioni della protagonista..... al pari del buonismo finale da happy end o quasi con il ricongiungimento - scontato - con i fratelli del fratellastro, la riabilitazione postuma del defunto marito - (cattivo e possessivo in vita), lo scontato ingresso del datore di lavoro-amante della sorella......
Le emozioni, quelle vere, stile Colin Firth in A Single Man, non vengono fatte percepire, non emergono dalle situazioni, non si colgono dalle ambientazioni, Mastrandrea a parte nessuno è mai protagonista di un dialogo profondo con sè stesso......
una storia discreta ma fondamentalmente banale e scontata.... a mio avviso si poteva fare molto di più......
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federer85
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giovedì 21 gennaio 2010
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bellissimo
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Bellissimo film. A MAMM E' SEMP A MAMM...Virzì oramai è un maestro...
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marezia
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giovedì 21 gennaio 2010
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avete visto, cari?
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Col tam tam al termine del prossimo weekend andrà ancora meglio.
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(di sgorgy)
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el diablo
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giovedì 21 gennaio 2010
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la prima cosa bella
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Finalmente un bel film italiano...diretto bene da paolo virzì ed interpretato bene dai protagonisti, su tutti Valerio Mastandrea...una bella storia di una mamma degli anni settanta e dei suoi figli ambientata tra la toscana di ieri e la milano di oggi...è un film che merita di essere visto!
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lalli
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giovedì 21 gennaio 2010
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eccezionale mastandrea
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un discreto film con un Mastandrea meravigliosamente monoespressivo che strappa risate anche nei momenti più tristi e drammatici. la bella Ramazzotti come al suo solito svampita, ma calata bene nella parte, bravissima la Sandrelli. un film da vedere.
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stefano73
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mercoledì 20 gennaio 2010
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paolo virzì ,il migliore
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Paolo Virzì si conferma il miglior regiata italiano in circolazione nella commedia. Ambientato nella sua Livorno verace, la storia di una mamma e dei suoi 2 figli nell'arco di 30 anni di drammi e affanni.
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sally
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mercoledì 20 gennaio 2010
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la passione sale della vita
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Spesso i genitori ingombranti, vivendo appassionatamente, soffocano i figli.
"La prima cosa bella... da fare è riconoscere che la passione è il sale della vita e che il mondo è tutto da godere.
Argomento delicatamente affrontato da Virzì con un coro di attori d'eccezione: buca lo schermo la Ramazzotti. Tenera la Sandrelli e la Pandolfi.
Cammeo del mite Barresi. Messeri e i ragazzi indispensabili. Tutti stretti nel caldo abbraccio del buon Mastandrea. Bravo, come sempre, Paoletto
Roberta Brunori
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maxbros
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mercoledì 20 gennaio 2010
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film triste, più che drammatico
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Stefania Sandrelli ottima recitazione; mi ha deluso mastrandrea, poco espressivo. bella scenografia
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francesca meneghetti
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martedì 19 gennaio 2010
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com'è duro ritornare indietro nel tempo
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Se una sera d’inverno uno spettatore decide di andare a vedere, non casualmente, un film come “La prima cosa bella” i casi sono due: o coltiva delle aspettative positive, ed è disposto a lasciarsi trascinare dal pathos del film, di cui ha già letto qualcosa nelle recensioni, o vuole calarsi nei panni del critico-iper-critico, che studia la pellicola con distacco razionale cercandone i difetti, più che i pregi.
Nel secondo caso farà, probabilmente, le seguenti obiezioni: poco probabile che un malato terminale stia così bene nel corpo e nello spirito, benché un medico sottolinei, nel film, che la reazione al tumore della madre (la sempre brava e bella Sandrelli) ha dell’eccezionale; troppo mammismo all’italiana; troppi flashback; qualche citazione di troppo del film “Le invasioni barbariche” (il cui merito principale è stato quello di affrontare il tema della morte con leggerezza e laicità).
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Se una sera d’inverno uno spettatore decide di andare a vedere, non casualmente, un film come “La prima cosa bella” i casi sono due: o coltiva delle aspettative positive, ed è disposto a lasciarsi trascinare dal pathos del film, di cui ha già letto qualcosa nelle recensioni, o vuole calarsi nei panni del critico-iper-critico, che studia la pellicola con distacco razionale cercandone i difetti, più che i pregi.
Nel secondo caso farà, probabilmente, le seguenti obiezioni: poco probabile che un malato terminale stia così bene nel corpo e nello spirito, benché un medico sottolinei, nel film, che la reazione al tumore della madre (la sempre brava e bella Sandrelli) ha dell’eccezionale; troppo mammismo all’italiana; troppi flashback; qualche citazione di troppo del film “Le invasioni barbariche” (il cui merito principale è stato quello di affrontare il tema della morte con leggerezza e laicità).
Nel primo caso, accetterà di entrare nella storia e di simpatizzare (o empatizzare) con Bruno (Valerio Mastrandrea), un quarantenne fragile e amareggiato come un adolescente, che, dopo aver cercato di fuggire dal proprio passato, è costretto a rientrarvi, a fare i conti con una mamma tanto affascinante quanto imbarazzante, a rivivere tutti i momenti cruciali della propria infanzia e adolescenza, in un’alternanza di rabbia e tenerezza. A rivisitare i rapporti con i genitori, e con la sorella. Chi è adulto ed è stato costretto da situazioni di necessità a rientrare nella casa dell’infanzia, può capire come sia struggente e doloroso questo ritorno, perché dà la sensazione che il tempo sia passato invano e che antiche ferite siano sempre aperte.
E tuttavia, questo spettatore, ma mi spera anche l’altro, quello ipercritico, apprezzerà il senso della misura del regista, che non finisce mai nel melodramma, ricorrendo all’ironia e alla leggerezza per smorzare i toni. E’ forse questo delicato equilibrio tra sorriso e pianto l’aspetto più riuscito di questo film, che è improprio catalogare sia come “drammatico” (visto che Bruno sembra conoscere una resurrezione nata dal lutto), sia come “commedia”, perché comunque tratta di malattia e morte. Il paragone con “Le invasioni barbariche”, è, sotto questo punto di vista, pienamente legittimo, anche per quanto riguarda la laicità. Bravi tutti gli attori.
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