attilio gariglio
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giovedì 21 gennaio 2021
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audio scadente
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trovo il film abbastanza interessante anche se meno di quanto viene presentato , devo puntualizzare una grande difficoltà (non sempre) a percepire l'audio e ciò dispiace oltre che dare fastidio perchè diventa difficile capire il senso delle scene e dell'intero film . se non avessi letto le recensioni mi sarebbero sfuggiti impotanti significati
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eme
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lunedì 13 gennaio 2020
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che motivo c'e' di far vedere un ' ennesimo abuso?
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Caro regista Paolo Virzi' e collaboratori. Ho guardato il film "la prima cosa bella" perche' avevo sentito parlare bene di Paolo Virzi'.
Purtroppo non capisco il significato o il messaggio di questo film.
La protagonista e' una mamma che vuole proteggere se' stessa e i figli dagli abusi del padre. La maggior parte delle donne che ho conosciuto sono state in questa situazione.
E' una realta' che vediamo intorno a noi , nelle statistiche e nei telegiornali tutti i giorni.
Che bisogno c'e' di far vedere anche nel grande schermo, la perpetuazione di abuso da parte del maschio su moglie e figli innocenti ?
A meno che non ci sia un' idea di soluzione al problema, non vedo il motivo di far vedere ai maschi , un ennesima situazione di una donna bella, premurosa e onesta che subisce abusi dal maschio e muore di cancro guardando sua fglia e figlio infelici ?
Aspetto la vostra risposta,
Eme.
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accettoilcaos
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giovedì 20 aprile 2017
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la malinconia ci salverà
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In un mondo in cui il benessere è misurato in base all'efficienza e alla produttività, la tristezza e la malinconia non sono ben accette. Avere sempre il sorriso sulle labbra, sfoggiare la propria maschera migliore e divertirsi solo in compagnia, sono i must have dal XX secolo. Chi non si adegua a questo, diventa un emarginato, un individuo dal quale stare alla larga.
E Bruno (Valerio Mastandrea) è così fin da quando è piccolo. È un animo inquieto, turbato da mille pensieri. Sente il peso degli anni, fin dall'infanzia. Così è anche la sorella Valeria (Claudia Pandolfi) che soffre, dietro un'apparente atteggiamento capriccioso e infantile che continuerà fino all'età adulta.
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In un mondo in cui il benessere è misurato in base all'efficienza e alla produttività, la tristezza e la malinconia non sono ben accette. Avere sempre il sorriso sulle labbra, sfoggiare la propria maschera migliore e divertirsi solo in compagnia, sono i must have dal XX secolo. Chi non si adegua a questo, diventa un emarginato, un individuo dal quale stare alla larga.
E Bruno (Valerio Mastandrea) è così fin da quando è piccolo. È un animo inquieto, turbato da mille pensieri. Sente il peso degli anni, fin dall'infanzia. Così è anche la sorella Valeria (Claudia Pandolfi) che soffre, dietro un'apparente atteggiamento capriccioso e infantile che continuerà fino all'età adulta. Così d'altra parte è la madre Anna (Micaela Ramazzotti/Stefania Sandrelli), anima alla perenne ricerca della felicità, che però si sgretola puntualmente come un castello di sabbia.
È una donna che ci ha provato, come si suol dire, che ci ha provato con tutta se stessa per raggiungere una stabilità, forse più per gli altri che per se stessa. Ci riesce solo in vecchiaia, con l'arrivo di una malattia che non lascia scampo. Ci riesce abbandonandosi alla malinconia e ai ricordi del passato, guardando ad essi con indulgenza e amore. Riscopre una leggerezza che poche volte aveva avuto la possibilità di sperimentare, la stessa freschezza che traspare quando canta la famosa canzone di Nicola di Bari con i suoi bambini; non a caso, la stessa canzone chiuderà il cerchio, facendo sì che la fine della vita di questa Madre coincida invece con l'inizio della vita, quella vera, dei figli.
Questo film parla dei ricordi, che nonostante si cerchi di seppellirli da qualche parte nella nostra memoria, tornano sempre; tornano con fierezza, per far sì che non ci si arrenda a un'esistenza fatta di sopravvivenza.
Questo film parla della malinconia, quella dimensione tanto amata da Leopardi, che investiva il soggetto di grande sensibilità e di un'aura quasi sacrale.
È un film che invita ad abbandonarsi, anche per un solo istante, al flusso che ci ha portato ad essere quelli che siamo.
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stefano capasso
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martedì 19 aprile 2016
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il recupero dell'amore materno
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La vita di Bruno è caratterizzata da una grande infelicità. Insegna lettere a Milano, e i suoi rapporti sono caratterizzati dalla scarsa capacità di partecipazione affettiva. Quando la sorella Valeria lo raggiunge per portarlo nella loro città, Livorno, per assistere la madre nella fase terminale di una malattia, tentenna e quasi non vuole andare. Finalmente convinto inizia un percorso a ritroso nella sua storia caratterizzata dall’esuberanza della madre incapace di dare certezze e stabilità a lui e alla sorella. Al tempo stesso è l’occasione per ristabilire con lei una nuova comprensione, ancora tra estri e stravaganze che pure negli ultimi giorni manifesta.
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La vita di Bruno è caratterizzata da una grande infelicità. Insegna lettere a Milano, e i suoi rapporti sono caratterizzati dalla scarsa capacità di partecipazione affettiva. Quando la sorella Valeria lo raggiunge per portarlo nella loro città, Livorno, per assistere la madre nella fase terminale di una malattia, tentenna e quasi non vuole andare. Finalmente convinto inizia un percorso a ritroso nella sua storia caratterizzata dall’esuberanza della madre incapace di dare certezze e stabilità a lui e alla sorella. Al tempo stesso è l’occasione per ristabilire con lei una nuova comprensione, ancora tra estri e stravaganze che pure negli ultimi giorni manifesta.
Bello questo film di Paolo Virzi, che racconta, in parallelo, la storia di un microcosmo di persone a partire dai protagonisti, gli intrecci, i segreti e le difficoltà che coinvolgono tutti. E’ una bella storia di umanità e sentimenti caratterizzata dal recupero dell’amore materno. La comprensione che tutti i disagi vissuti nell’infanzia, ancora dolorosamente presenti, nulla tolgono all’amore che il genitore, a suo modo, ha potuto dare, rende possibile quella riappacificazione che apre nuove possibilità di vita
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fabio57
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martedì 26 gennaio 2016
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ottimo virzì
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Assolutamente d'accordo con la recensione della Gandolfi,il film di Virzì è veramente molto bello.Il regista è bravo nella descrizione di una famiglia comune,come ce ne sono tante , dove accade di tutto, dove nascono risentimenti e rancori, dove prendono forma recriminazioni e dolorosi ripensamenti e dove si commettono error su errori .Eccellenti gli attori,con un Mastrandrea in stato di grazia,perfetto nel ruolo del professore,infelice, frustrato e tossicodipendente,ma sensibile e affettuoso,Sandrelli sempre brava e La Ramazzotti straordinaria nella parte della svampita,che passa attraverso le brutture del mondo senza quasi accorgersene.
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Assolutamente d'accordo con la recensione della Gandolfi,il film di Virzì è veramente molto bello.Il regista è bravo nella descrizione di una famiglia comune,come ce ne sono tante , dove accade di tutto, dove nascono risentimenti e rancori, dove prendono forma recriminazioni e dolorosi ripensamenti e dove si commettono error su errori .Eccellenti gli attori,con un Mastrandrea in stato di grazia,perfetto nel ruolo del professore,infelice, frustrato e tossicodipendente,ma sensibile e affettuoso,Sandrelli sempre brava e La Ramazzotti straordinaria nella parte della svampita,che passa attraverso le brutture del mondo senza quasi accorgersene.Virzì ci regala un ritratto doloroso ma poetico di un gruppo di famiglia alle prese con la fatica di vivere.
Ottimo
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elgatoloco
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giovedì 20 novembre 2014
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flash backs irrompono intelligentemente nel film
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Film molto acuto, dove la fusione totale tra passato e presente(i flash-backs irrompono intelligentemente nel film, avevo scritto nella frase di lancio, ma lo fanno continuamente, tanto da togliere il gap passato-presente, tanto da "annullare"sostanzialmente il concetto stesso di flash-back)è latrice ma anche foriera di un nuovo modo di fare cinema con i sentimenti e sui sentimenti(e quale altro cinema, dato che i sentimenti, in realtà, ci sono sempre, nel cinema, anche in quello più"anaffettivo"?), con l'accentuazione del gap tra due generazioni, ma soprattutto tra due mentalità(madre versus figlio, i.e.Stefania Sandrelli versus Valerio Mastrandrea), dove il più"serio"(un po'paradossalmente)è il figlio, pur se occasionalmente, come riconosce, "si fa".
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Film molto acuto, dove la fusione totale tra passato e presente(i flash-backs irrompono intelligentemente nel film, avevo scritto nella frase di lancio, ma lo fanno continuamente, tanto da togliere il gap passato-presente, tanto da "annullare"sostanzialmente il concetto stesso di flash-back)è latrice ma anche foriera di un nuovo modo di fare cinema con i sentimenti e sui sentimenti(e quale altro cinema, dato che i sentimenti, in realtà, ci sono sempre, nel cinema, anche in quello più"anaffettivo"?), con l'accentuazione del gap tra due generazioni, ma soprattutto tra due mentalità(madre versus figlio, i.e.Stefania Sandrelli versus Valerio Mastrandrea), dove il più"serio"(un po'paradossalmente)è il figlio, pur se occasionalmente, come riconosce, "si fa". Forcludendo completamente la dimensione politica, Paolo Virzì e i suoi coautori hanno scelto, direi consapevolmente, scientemente, di concentrarsi completamente sul"privato", facendo irrompere anche la musica, non più solo come sound-track, come colonna sonora, ma come protagonista-segno emblematico di un'epoca. Ecco allora la musica popolare, quella che nell'Ottocento e all'inizio del 1900 era l'opera lirica, nel tardo 1900(fine anni Sessanta-inizio anni Settanta)era il "melodico"(per me insopportabile, in quella forma, ma de gustibus, come si sa, non est disputandum...)della canzone del titolo e il quasi-rock "Camaleonti"con "L'eternità"e di"Ho spento già la luce", versione italiana troppo edulcorata(ma vale quanto detto/scritto sopra)di"Homburg"dei"Procol Harum"che, ignoranza del latino a parte, erano ben più solidi, nella loro ricezione, al limite(ma senza attingerlo)del plagio verso Bach e Pachelbel... Film commovente, come afferma giustamente il co-sceneggiatore Piccolo, film toccante, film intelligente, con l'interpretazione straordinaria di Stefania Sandrelli e di Valerio Mastrandrea e di tutti i comprimari, a dimostrazione della bravura e della vitalità della"commedia"(ma come nel caso-teatrale- di Benvenuti e di Maria Cassi, la commedia sottende anche sempre il dramma)toscana e in particolare fiorentina. Tra i"comprimari"da segnalare sempre ancora un nome chiave:quello di Marco Messeri. El Gato
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enzo70
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mercoledì 10 settembre 2014
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tutto il mestiere di virzì
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Tutto il mestiere di Virzì per un film dai sentimenti facili ma che coglie nel segno. Una storia nel tempo, banale per molti profili, ma che proprio nella sua banalità riesce ad esaltare le capacità del regista livornese. E proprio a Livorno è ambientato questo film; il protagonista, Bruno, è un professore senza alcun entusiasmo per la vita, costretto ad abbandonare il suo tran tran a Milano per tornare a Livorno per assistere la madre alle prese con un tumore terminale. E questa volta la vita non è davanti, ma dietro, nella ricostruzione della vita del protagonista e del suo rapporto con la madre, Micaela Ramazzotti, da giovane, e Stefania Sandrelli poi, e con la sorella, Claudia Pandolfi.
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Tutto il mestiere di Virzì per un film dai sentimenti facili ma che coglie nel segno. Una storia nel tempo, banale per molti profili, ma che proprio nella sua banalità riesce ad esaltare le capacità del regista livornese. E proprio a Livorno è ambientato questo film; il protagonista, Bruno, è un professore senza alcun entusiasmo per la vita, costretto ad abbandonare il suo tran tran a Milano per tornare a Livorno per assistere la madre alle prese con un tumore terminale. E questa volta la vita non è davanti, ma dietro, nella ricostruzione della vita del protagonista e del suo rapporto con la madre, Micaela Ramazzotti, da giovane, e Stefania Sandrelli poi, e con la sorella, Claudia Pandolfi. Come detto è un film incentrato sulla quotidianità, senza le complessità che arricchiranno la sceneggiatura del capitale umano, ma, c’è poco da dire, il risultato è meritorio.
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sprock93
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mercoledì 12 febbraio 2014
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il cinema italiano non è ancora morto!
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Paolo Virzi con "Tutta la vita davanti" si era già presentato come un regista ispirato, dalle grandi qualità, ma quanto fatto nel "La prima cosa bella" rimarrà per molto tempo nello scenario cinematografico italiano.
Il racconto si apre nell'estate livornese del 1971 , l'elezione di Anna (Micaela Ramazzotti) come miss mamma, porta grande scompiglio nella famiglia Michelucci. Quest'ultima ne verrà allontana,per il suo comportamento un pò libertino, stravolgendo completamente la vita dei due suoi due figli Bruno (Valerio Mastandrea) e Valeria (Claudia Pandolfi).
All'interno del film prende vita un’enorme analisi della vita di Anna e del rapporto con Bruno e Valeria.
Il rapporto è uno di quelli sinceri, veri ma di un intensità che ti tramortisce, ti schiaccia , ti logora.
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Paolo Virzi con "Tutta la vita davanti" si era già presentato come un regista ispirato, dalle grandi qualità, ma quanto fatto nel "La prima cosa bella" rimarrà per molto tempo nello scenario cinematografico italiano.
Il racconto si apre nell'estate livornese del 1971 , l'elezione di Anna (Micaela Ramazzotti) come miss mamma, porta grande scompiglio nella famiglia Michelucci. Quest'ultima ne verrà allontana,per il suo comportamento un pò libertino, stravolgendo completamente la vita dei due suoi due figli Bruno (Valerio Mastandrea) e Valeria (Claudia Pandolfi).
All'interno del film prende vita un’enorme analisi della vita di Anna e del rapporto con Bruno e Valeria.
Il rapporto è uno di quelli sinceri, veri ma di un intensità che ti tramortisce, ti schiaccia , ti logora.
Il lavoro degli attori è importante, essi sono supportati da un profondo Virzi che ne riesce a delineare l'intero apparato psicologico.
Ciò che ti rimane, dopo aver visto il film , è una grande tempesta di sentimenti. Due ore di emozioni , il pensare , il mal di pancia, tanto da legare le tue esperienze di vita con quelle della pellicola.
Presente - futuro , infanzia - età adulta , Ramazzotti - Sandrelli tutto funziona egregiamente.
Verità, amore e purezza sono i temi del racconto.
Non posso non dare 5 stelle e consigliarlo.
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birbo
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lunedì 24 settembre 2012
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mi aspettavo molto meglio
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Non sono riuscito nemmeno a vederlo tutto, un film con una trama che piu improbabile non si può ! Il marito che allontana di casa una moglie dolce e bella come una miss...??? Quando mai ??? ma semmai avrebbe dovuto essere geloso e possessivo... una madre di famiglia sconosciuta che diventa attrice di cinema ? un professore così sghangherato a Milano ? una madre in cura in un Ospedale così leggiadra e disinvolta ( SANDRELLI ) che persino sparisce ? Al di là delle interpretazioni degli attori ( buone ) ma le persone a cui è piaciuto il film, si sono chieste quanto il film fosse verosimile, credibile come trama ??
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brando fioravanti
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venerdì 20 aprile 2012
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avere una mamma attrice.
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Commedia divertete e di buon gusto. Virzi è sempre stato considerato bravo , ma qui entra nella lista dei grandi registi italiani contemporanei. Avere una madre bellissima è fastidioso per il figlio maschio, soprattutto se si entra nello squallido mondo dello spettacolo. In questo caso la protagonista è brava e affettuosa, ma anche di facili costumi. Il film ha una sua morale per quanto riguarda l'imporatnza che si da alla famiglia e alle conseguenze quando essa viene a mancare. Lontani dal padre, una zia perfida, una madre sensa una sistemazione fissa è un buon motivo per essere depressi.
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