Anno | 2009 |
Genere | Commedia, |
Produzione | Belgio, Francia, Canada |
Durata | 100 minuti |
Regia di | Micha Wald |
Attori | Jonathan Zaccaï, Popeck, Abraham Leber, Irène Herz, Nassim Ben Abdeloumen Marta Domingo, Ivan Fox, David Bass, Nassim Ben Abdelmoumen, Lise De Henau, Jean Lescot, Stefan Liberski, Gustavo Miranda, Elodie Moreau, Mohamed Ouachen, Lise Roy, Denyse Schwab. |
Uscita | venerdì 9 aprile 2010 |
Distribuzione | Fandango |
MYmonetro | 2,92 su 8 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 10 maggio 2010
Simon Konianski ha trentacinque anni, un bambino e poca voglia di impegnarsi nella vita. Ipocondriaco e separato dalla moglie, una danzatrice goy, Simon è costretto a ripiegare sulla casa del padre con cui vive un rapporto conflittuale. In Italia al Box Office Simon Konianski ha incassato nelle prime 2 settimane di programmazione 102 mila euro e 35,9 euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Simon Konianski ha trentacinque anni, un bambino e poca voglia di impegnarsi nella vita. Ipocondriaco e separato dalla moglie, una danzatrice goy, Simon è costretto a ripiegare sulla casa del padre con cui vive un rapporto conflittuale. Ernest, ex deportato, abita nella provincia belga e in un passato doloroso che espone come una favola al nipotino. Alla morte del padre, Simon scoprirà che l'uomo nascondeva un segreto, una prima moglie morta giovane, accanto alla quale desidera essere seppellito. Escluso il dispendioso viaggio in aereo, Simon partirà alla volta di Lublino a bordo del suo fuoristrada e in compagnia del figlio e di una coppia di zii. La visita al campo di concentramento di Majdanek e l'incontro con la comunità ebraica locale, muoveranno Simon alla commozione e alla maturità.
Simon Konianski è un ebreo che non vuole avere niente a che fare con gli ebrei, che aspira alla "normalità" e per questo sente il bisogno di "rinnegare" il padre, o almeno di disubbidirgli. Spettinato e incerottato, Simon preferisce indossare una felpa filo-araba con la scritta "Baghdad" nel tentativo di fugare ogni possibile fraintendimento circa le sue origini e le sue posizioni. Il sipario si alza allora su un doloroso (e necessario) strappo di natura generazionale. La morte annunciata del genitore lascia tuttavia Simon con la responsabilità di doversi riappropriare di un'identità perduta. Micha Wald, regista belga al suo secondo lungometraggio, getta le premesse per un'esilarante commedia familiare, che attraverso il filtro cattivante dell'ironia, esplora temi e nodi fondamentali della cultura ebraica. Il racconto si svolge on the road, dividendo senza possibilità di riconciliazione due generazioni: quella del "giovane" Konianski, ebreo secolarizzato che rifugge la tradizione ebraica e l'ebraismo e quella degli anziani, religiosi ferventi attraversati dal fantasma della Shoah. I vecchi traumi della deportazione nazista e degli arresti della Stasi emergono dalla convivenza forzata in auto tra zii e nipote.
Gli ambienti in cui si muove il protagonista, la camera "in subaffitto" e l'automobile in panne, ne accentuano il senso di precarietà, facendone un eroe perdente e infantile, respinto dalla moglie e compatito dai parenti. Simon Konianski svolge con grazia e leggerezza argomenti lontani da ogni leggerezza. Il magnifico protagonista di Jonathan Zaccaï è posseduto da un dybbuk, lo spirito di un morto che chiede di non essere dimenticato. Quell'anima è Ernest, che dopo la dipartita riappare fantasmatizzato al figliolo prodigo, "perseguitandolo" con i suoi consigli e riconducendolo verso un'identità negata. Il risultato che conseguirà il viaggio non sarà il recupero dei valori religiosi o la riconquista di una dignità sociale, Simon è e resterà disoccupato, ma l'unità della famiglia Konianski, vero premio dell'eredità paterna. Davanti alla dimora estrema del padre, Simon scoprirà la sua vera identità, che adesso vibra di un dolore antico che ha già imparato a tramandare.
SIMON KONIANSKI disponibile in DVD o BluRay |
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La critica che al Festival di Roma, sezione Extra, ha salutato con favore il film di Micha Wald deve aver subito tutto il fascino del politicamente scorretto che viene dell’ironia audace con cui il regista belga tratta temi tanto delicati come i dissidi in merito al conflitto israelo-palestinese, interni anche alla comunità ebraica, e l’eterno ripresentarsi dell’incubo della Shoah.
E' niente più che una commediola, un divertissement, però penso che se si guarda un film così per passare un buon relax, cercando magari il divertente ... poi non si torna al cinema per un pò, come avviene pure se si vede un film perché tanto decantato dal battage pubblicitario (Baaria?). Qualche sorriso si è fatto, vedendolo, qualche elemento importante buttato là (Gaza e lo stato palestinese, gli [...] Vai alla recensione »
-"vorrei diventare ebreo" -" a che scopo?" -"così potrei finalmente fare battute anti ebraiche senza paura di essere tacciato di antisemitismo" E' una nota battuta ebraica. Wald è ebreo e può pertanto mettere impunemente alla berlina i difetti degli ebrei, quelli che tutti conosciamo.
Soggetto e sceneggiatura al di sotto delle aspettative. Commedia scialba, con personaggi goffi e inverosimili. Plot del film troppo debole: il padre di Simon muore e deve essere sepolto n Germania, accanto alla tomba della sua prima moglie (di cui pochi sanno l'esistenza). Viaggio on the road dove succedono alcuni contrattempi, al limite del banale.
Più che piacevole. La visione scorre via leggera, senza intoppi. E' una visione retorica della vita di un giovane ebreo moderno, consapevole dei limiti dell'ebraismo tradizionale. E' una pellicola intelligente, che mette in risalto le incongruenze di una visione della vita ottusa. Brava la produzione, che ha saputo cogliere nel segno. Consigliato.
Anche 3 stelle e mezzo, mi è piaciuto da matti! I film commedie-comici-brillanti-grotteschi che hanno per protagonisti gli ebrei sono tutti bellissimi ed assolutamente esilaranti! Tutti i luoghi comuni (avarizia,circoncisione, ecc...) sono sottilineati ed esaltati in maniera lampante. Ed anche questo non manca di far ridere ma anche pensare, con un b ravissimo Jonathan Zaccai nei panni [...] Vai alla recensione »
ASSOLUTAMENTE INGUARDABILE. NON SONO RIUSCITO A FINIRLO. PERSONAGGI AL LIMITE DELL'IDIOZIA, STORIA ALTRETTANTO EBETE E LUOGHI COMUNI A IOSA. PROBABILMENTE SONO TROPPO CONFORMISTA E NON RIESCO A CAPIRE L'ARTE IN UN FILM DEMENZIALE CHE VORREBBE RAPPRESENTARE SPEZZONI DI REALTA'. QUALCUNO DAVVERO CREDE CHE AL MONDO POSSA ESISTERE QUALCUNO CHE PARLA, SI MUOVE O AGISCE COME SIMON KONIANSKY E I SUOI FAMILIARI. [...] Vai alla recensione »
Come tanta letteratura firmata da autori di prestigio, come tanto cinema che la segue, spesso però con ispirazioni autonome (Woody Allen, i fratelli Coen). Questa volta senza molti voli, ma in cifre in cui, pur con modi semplici, nel candore filtra l'ironia e la comicità accoglie anche note pensose, con echi in cui si ascoltano drammi lontani. Il regista, e autore del testo, è un ebreo belga, Micha [...] Vai alla recensione »
Frontale con coppia su panchina. Padre e figlio, nonno e nipote, su un divano, su un letto. Istantanee familiari da Simon Konianski , secondo lungometraggio del trentacinquenne belga Micha Wald. Film in cui ci si può amorevolmente, dignitosamente, festosamente perdere. Sia con sinossi breve: giovane uomo perde il padre e parte verso l'est Europa assieme al figlioletto.
Niente male questa commedia on the road che conferma che si può parlare di argomenti storico-politici impegnativi e di ferite morali ancora aperte con i toni dell'ironia, con una bonaria vena iconoclasta, con figure stravaganti. È un po' tutto questo «Simon Konianski», opera seconda del belga Micha Wald, che ruota intorno alle inquietudini, alle scelte anticonformiste, alla voglia di guardare da una [...] Vai alla recensione »
Opera seconda del regista, Micha Wald (il suo cortometraggio Alice et moi e il suo esordio nel lungo hanno convinto critica e pubblico), Simon Konianski riprende umori e personaggi di Alice et moi raccontando la storia di un uomo di 35 anni che si è appena separato dalla moglie, una aitante danzatrice, e ha ripiegato nella casa del vecchio padre ebreo.
Il vecchio ebreo Ernest, scampato al lager, si ritrova in casa il figlio 36enne Simon, appena separatosi da una procace ballerina spagnola. I due si detestano: Simon è filo-palestinese, per vivere testa nuovi farmaci, è insofferente ai ricordi della Shoah; il padre, per farlo sloggiare, tiene la tv al massimo, gli impedisce di fumare e piscia nel lavandino.
Buffa, ma non troppo originale, nè abbastanza spiritosa commedia del carneade ebreo belga Micha Wald, che sbeffeggia, senza tanti complimenti, riti, usanze e manie yiddish. La storiella ruota attorno al personaggio del titolo, Simon Konianski, ansioso di rispettare l'ultima volontà del padre che viveva con lui a Bruxelles: una sepoltura in Ucraina.
Letteralmente "da non perdere". Tra i Coen e Little Miss Sunshine, un road movie picaresco, esilarante e commovente, all' insegna della memoria dolorosa, della sferzante autoironia, della brillante intelligenza della cultura ebraica. Belgio. Simon, ragazzo stagionato e svogliato, piantato dalla moglie ballerina e papà di un ragazzino sveglio, è tornato dal padre, sopravvissuto al lager di Majdanek. [...] Vai alla recensione »