antonello villani
|
venerdì 18 aprile 2008
|
quinto comandamento che arriva dritto allo stomaco
|
|
|
|
Doveva essere un piano perfetto, il colpo che assicura un buon conto in banca senza spargimenti di sangue. Ma la rapina alla gioielleria di famiglia organizzata da due fratelli con qualche problema di troppo prende una brutta piega quando ci scappa il morto e pure la mamma in coma. Sidney Lumet dirige un film amaro affidandosi ai tormenti di Philip Seymour Hoffman ed ai sensi di colpa di Ethan Hawke. Tabu’ infranto in questa tragedia che non cede al finale consolatorio, “Onora il padre e la madre” mostra il declino di una famiglia sempre piu’ in crisi e disposta a rinnegare i legami di sangue, perche’ il denaro puo’ spingere a crimini orribili anche il figlio più devoto. La telecamera indugia sulle ansie di due fratelli molto diversi tra loro e di una moglie fedifraga che ha una liaison con il cognato indebitato fino al collo, mentre l’uso spropositato del flash back svela le ragioni di vittime e carnefici.
[+]
Doveva essere un piano perfetto, il colpo che assicura un buon conto in banca senza spargimenti di sangue. Ma la rapina alla gioielleria di famiglia organizzata da due fratelli con qualche problema di troppo prende una brutta piega quando ci scappa il morto e pure la mamma in coma. Sidney Lumet dirige un film amaro affidandosi ai tormenti di Philip Seymour Hoffman ed ai sensi di colpa di Ethan Hawke. Tabu’ infranto in questa tragedia che non cede al finale consolatorio, “Onora il padre e la madre” mostra il declino di una famiglia sempre piu’ in crisi e disposta a rinnegare i legami di sangue, perche’ il denaro puo’ spingere a crimini orribili anche il figlio più devoto. La telecamera indugia sulle ansie di due fratelli molto diversi tra loro e di una moglie fedifraga che ha una liaison con il cognato indebitato fino al collo, mentre l’uso spropositato del flash back svela le ragioni di vittime e carnefici. Risvolti imprevedibili di una rapina andata storta, vecchi rancori e conflitti irrisolti nel ritorno di un cineasta che abbandona i legal movie per raccontare quel male di vivere che e’ responsabile di tanti misfatti. Il finale è crudo, per certi versi irreale, ma l’epilogo sembra tagliato per una storia d’altri tempi: colpa ed espiazione, la redenzione non puo’ esserci per i delitti contro natura. Lumet ne e’ consapevole ed il suo quinto comandamento arriva dritto allo stomaco. Senza pietismi o falsi moralismi.
Antonello Villani
(Salerno)
[-]
|
|
[+] lascia un commento a antonello villani »
[ - ] lascia un commento a antonello villani »
|
|
d'accordo? |
|
paolo schipani
|
sabato 7 novembre 2009
|
may you be in heaven half an hour...
|
|
|
|
May you be in heaven half an hour, before the devil knows you’re dead –«Che tu possa stare in paradiso mezz’ora, prima che il diavolo sappia che sei morto». Suona così il proverbio irlandese da cui Sidney Lumet ha tratto il titolo del suo film. Reso in italiano con Onora il padre e la madre (Usa, 2007, 117'), il quarto comandamento: quello che ci chiede di amare e rispettare i genitori. Proprio per quella “mezz’ora di felicità” Andy (Philip Seymour Hoffman) propone al fratello Hank (Ethan Hawke) di dis-onorare il comandamento, progettando una rapina ai danni della gioielleria dei genitori, Charles e Nanette (rispettivamente Albert Finney e Rosemary Harris). Tutto molto semplice: pistola finta, “toccata e fuga” in gioielleria e assicurazione per i vecchi.
[+]
May you be in heaven half an hour, before the devil knows you’re dead –«Che tu possa stare in paradiso mezz’ora, prima che il diavolo sappia che sei morto». Suona così il proverbio irlandese da cui Sidney Lumet ha tratto il titolo del suo film. Reso in italiano con Onora il padre e la madre (Usa, 2007, 117'), il quarto comandamento: quello che ci chiede di amare e rispettare i genitori. Proprio per quella “mezz’ora di felicità” Andy (Philip Seymour Hoffman) propone al fratello Hank (Ethan Hawke) di dis-onorare il comandamento, progettando una rapina ai danni della gioielleria dei genitori, Charles e Nanette (rispettivamente Albert Finney e Rosemary Harris). Tutto molto semplice: pistola finta, “toccata e fuga” in gioielleria e assicurazione per i vecchi. Almeno così dovrebbe essere. L’insicurezza di Hank causa un equivoco catastrofico che porta la vicenda ai limiti della tragedia. È qui che entra in scena il “diavolo” e la sua -comprensibile- sete di vendetta.
Lumet, dietro la macchina da presa, sviluppa la storia servendosi di una serie di flashback che ruotano attorno alla rapina; la sceneggiatura di Kelly Masterson, invece, fa percepire l’immoralità e la crudeltà del genere umano. Le musiche di Carter Burwell aggiungono quell'inquietudine che fa accelerare il ritmo cardiaco.
Il corso degli eventi permette di gettare un'occhiata al passato e al presente dei protagonisti: gelosie, avidità, tradimenti.
Il tutto inizia e finisce con (e per) Andy e Hank: disperati, frustrati, “morti”. In quanto tali, cercano di raggiungere il paradiso...prima che il diavolo sappia che sono morti!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a paolo schipani »
[ - ] lascia un commento a paolo schipani »
|
|
d'accordo? |
|
antonio bruno
|
sabato 22 marzo 2008
|
il film è il testamento di un fallito
|
|
|
|
Ieri sera ho visto il film di Sidney Lumet con un titolo italiano che non c’entra nulla con il film inneggiante all’onorare il padre e la madre. E’ una storia di maschi. Per la precisione di maschi ipnotizzati, drogati e inconsci. L’ha scritto e diretto un Sidney Lumet nato il 25 giugno 1924 e quindi di quasi 84 anni. Ogni artista produce nella sua arte, nella sua opera, quello che gli piace. Sidney Lumet è un uomo che ha impiegato la sua vita male e l’ha terminata peggio. Il film è il testamento di un fallito. E la storia di un padre che si ritrova con due figli assolutamente immersi nel danaro, pronti a tutto per danaro. Due prodotti della sua educazione, e uno in particolare, il maggiore lui dopo aver preso atto del suo fallimento ammazza perché in quel modo pensa di cancellare l’inutile e assurda vita che ha condotto come padre.
[+]
Ieri sera ho visto il film di Sidney Lumet con un titolo italiano che non c’entra nulla con il film inneggiante all’onorare il padre e la madre. E’ una storia di maschi. Per la precisione di maschi ipnotizzati, drogati e inconsci. L’ha scritto e diretto un Sidney Lumet nato il 25 giugno 1924 e quindi di quasi 84 anni. Ogni artista produce nella sua arte, nella sua opera, quello che gli piace. Sidney Lumet è un uomo che ha impiegato la sua vita male e l’ha terminata peggio. Il film è il testamento di un fallito. E la storia di un padre che si ritrova con due figli assolutamente immersi nel danaro, pronti a tutto per danaro. Due prodotti della sua educazione, e uno in particolare, il maggiore lui dopo aver preso atto del suo fallimento ammazza perché in quel modo pensa di cancellare l’inutile e assurda vita che ha condotto come padre.
Per uno di successo come Sidney Lumet arrivare a stabilire di aver sprecato la propria vita deve portare a una depressione e a un senso di fallimento che non auguro a nessuno. Comunque questa è la dimostrazione che seguendo le regole del successo si spreca la propria vita, proprio come l’ha sprecata Sidney Lumet!
[-]
[+] ..ehm...
(di gandolfo)
[ - ] ..ehm...
[+] un po' contraddittoria
(di gloria)
[ - ] un po' contraddittoria
[+] e inesatta.
(di gloria)
[ - ] e inesatta.
[+] e delirante.
(di gloria)
[ - ] e delirante.
|
|
[+] lascia un commento a antonio bruno »
[ - ] lascia un commento a antonio bruno »
|
|
d'accordo? |
|
g. romagna
|
sabato 6 novembre 2010
|
onora il padre e la madre
|
|
|
|
Andy ed Hank, due fratelli, si ritrovano in serie difficoltà economiche. Andy, il più grande dei due, decide di eliminare i problemi d'entrambi organizzando una rapina in una gioelleria. Non una gioielleria qualunque: quella dei genitori. Il piano è semplice e, apparentemente, indolore: Hank dovrà entrare mascherato all'apertura (quando è presente solo la commessa) e farsi consegnare la refurtiva armato di una pistola giocattolo. L'assicurazione rifonderà il tutto ed il danno patrimoniale per i genitori sarà nullo. Tutti i beni rubati saranno poi rivenduti ad un ricettatore. Il più piccolo dei due è riluttante, ma alla fine, viste le sue difficoltà, si fa convincere. Alla vigilia del colpo tuttavia, non sentendosi pronto per un'azione del genere, assolda come esecutore un suo conoscente più esperto nella pratica.
[+]
Andy ed Hank, due fratelli, si ritrovano in serie difficoltà economiche. Andy, il più grande dei due, decide di eliminare i problemi d'entrambi organizzando una rapina in una gioelleria. Non una gioielleria qualunque: quella dei genitori. Il piano è semplice e, apparentemente, indolore: Hank dovrà entrare mascherato all'apertura (quando è presente solo la commessa) e farsi consegnare la refurtiva armato di una pistola giocattolo. L'assicurazione rifonderà il tutto ed il danno patrimoniale per i genitori sarà nullo. Tutti i beni rubati saranno poi rivenduti ad un ricettatore. Il più piccolo dei due è riluttante, ma alla fine, viste le sue difficoltà, si fa convincere. Alla vigilia del colpo tuttavia, non sentendosi pronto per un'azione del genere, assolda come esecutore un suo conoscente più esperto nella pratica. Tutto però va storto: la commessa, che doveva curare il nipotino, è stata sostituita dalla madre dei due, ed il rapinatore assoldato è armato di una reale pistola. La mamma dei fratelli non resta inerme e, durante il furto, reagisce sparando. Nello scontro a fuoco ella rimane gravemente ferita, e il ladro muore. Di lì a poco anche la donna morirà. Per il marito Charles il colpo è devastante, e così il senso di colpa che pervade i due figli. Charles cerca di risalire al mandante dell'omicida, mentre Hank deve persino sfuggire al cognato del bandito morto che cerca di estorcergli del denaro minacciandolo di morte. Ad Andy tutto va a rotoli: al lavoro rischia il licenziamento per questioni professionali e scopre persino che sua moglie lo tradisce con il fratello. E' l'inizio di una nuova fase: il senso di colpa in lui lascia gradualmente il posto ad un disperato cinismo che lo spinge non solo alle più orribili bassezze pur di salvarsi dalla terribile situazione in cui si è cacciato, ma anche ad un'operazione psicologica di autoassoluzione con la quale cercherà di proiettare sul fratello - e addirittura sui genitori, rei di aver sempre preferito quest'ultimo a lui - tutte le colpe connesse al tremendo misfatto compiuto (folgorante è in tal senso la scena in cui il padre, disperato per la morte della moglie, fa mea culpa con lui per gli errori commessi nel ruolo di genitore e, anzichè ricevere consolazione nel suo dolore, viene apertamente attaccato da Andy per la presunta disparità di trattamento con la quale è stato cresciuto). Restano comunque da trovare i soldi per salvare la vita ad Hank, e poi c'è Charles che, pur non sospettando minimamente di quella che è la realtà dei fatti, pare molto risoluto nel cercarla... Lumet, con un intreccio intenso, avvincente, ricco e strutturato in flashback (focalizzati ogni volta su un personaggio diverso) che arricchiscono man mano la narrazione di tutti i particolari necessari per decrittare la vicenda dà luogo ad un film mirabile e di enorme bellezza in cui la disperazione umana, coniugata in tutte le sue forme, raggiunge vette raramente meglio espresse da un'esperienza cinematografica. Un tunnel buio, fatto di sottile scandagliamento psicologico, ci guida in questo abisso di disperazione familiare in cui i due fratelli reagiscono antiteticamente agli eventi: l'uno facendosi sopraffare dalla tragedia, l'altro cercando di imporsi cinicamente per mascherare a se stesso la completa devastazione che ha lo ha irretito. Solo per uno dei due la realtà ha però lasciato una via di fuga, anche sè, alla fine degli eventi, non è poi così chiaro a chi davvero sia stato riservato tale privilegio...
[-]
|
|
[+] lascia un commento a g. romagna »
[ - ] lascia un commento a g. romagna »
|
|
d'accordo? |
|
giuli
|
giovedì 17 aprile 2008
|
l'inferno di lumet
|
|
|
|
I soldi. Tra i personaggi di Onora il padre e la madre (ma è molto meglio il titolo originale Before the Devil Knows You’re Dead) di Sidney Lumet non si parla praticamente d’altro. Per denaro ci si macchia di colpe per le quali non c’è redenzione possibile. Per denaro – che serva a mantenere la dignità agli occhi della propria figlia o a pagarsi l’illusione di una nuova vita a Rio – i due fratelli Hanson, (novelli Caino e Abele con la variante che Abele diventa complice di Caino) magistralmente interpretati da Philip Seymour Hoffman e Ethan Hawke, decidono di rapinare la gioielleria dei genitori, certi che la cosa non avrà conseguenze negative per nessuno (l’assicurazione rifonderà mamma e papà e le armi usate saranno giocattolo).
[+]
I soldi. Tra i personaggi di Onora il padre e la madre (ma è molto meglio il titolo originale Before the Devil Knows You’re Dead) di Sidney Lumet non si parla praticamente d’altro. Per denaro ci si macchia di colpe per le quali non c’è redenzione possibile. Per denaro – che serva a mantenere la dignità agli occhi della propria figlia o a pagarsi l’illusione di una nuova vita a Rio – i due fratelli Hanson, (novelli Caino e Abele con la variante che Abele diventa complice di Caino) magistralmente interpretati da Philip Seymour Hoffman e Ethan Hawke, decidono di rapinare la gioielleria dei genitori, certi che la cosa non avrà conseguenze negative per nessuno (l’assicurazione rifonderà mamma e papà e le armi usate saranno giocattolo). Il destino però non si governa e le cose non vanno come previsto.
Attraverso un abile gioco di inquadrature che riflettono punti di vista diversi, una ricostruzione a incastro degli eventi che, senza far mai perdere il filo del loro svolgersi, ogni volta chiarisce e approfondisce, e l’intensità dei dialoghi, Lumet ci fa apprezzare la differenza che corre tra un buon film di un bravo regista e quello di un maestro. E intanto ci racconta l’inferno.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a giuli »
[ - ] lascia un commento a giuli »
|
|
d'accordo? |
|
macss
|
domenica 7 settembre 2008
|
che tu possa passare mezz'ora in cielo......
|
|
|
|
.... prima che il diavolo s'accorga che sei morto: lo stupendo titolo originale viene tradotto in italiano in modo moralisticamente funzionale con un "onora il padre e la madre". questo è a mio avviso il capolavoro di lumet, importante cineasta da poco insignito dell'oscar alla carriera, già autore di svariati grandi film che qui raggiunge un'asciuttezza, un rigore e uno spessore da scuola di cinema. è in effetti lumet soprattutto un ottimo insegnante (il suo "fare un film" lo consiglio alla pari di altri classici, che so, di sadoul o l'hitchcock-truffaut) e in questa sua ultima fatica, da un punto di vista strettamente tecnico, la lezione è sul flashback e sul flash-forward.. questa tecnica narrativa costituisce ormai una sorta di "sottogenere" dacché tarantino ha cominciato ad utilizzarla attingendo dal classico kubrick di "the killing"; non è però un semplice esercizio di stile, tutt'altro: "before the devil" vive in funzione di questa narrazione spezzata, che serve ad approfondire al massimo la storia e i suoi personaggi per condurci, senza saltare una tappa o peggio ancora passandoci sopra in modo superficiale, ad un finale che in un certo senso è lo specchio di quello di million dollar baby (l'ultima inquadratura è praticamente uguale a quella del film di eastwood prima del sottofinale, solo che qui si assolve in un accecante bianco).
[+]
.... prima che il diavolo s'accorga che sei morto: lo stupendo titolo originale viene tradotto in italiano in modo moralisticamente funzionale con un "onora il padre e la madre". questo è a mio avviso il capolavoro di lumet, importante cineasta da poco insignito dell'oscar alla carriera, già autore di svariati grandi film che qui raggiunge un'asciuttezza, un rigore e uno spessore da scuola di cinema. è in effetti lumet soprattutto un ottimo insegnante (il suo "fare un film" lo consiglio alla pari di altri classici, che so, di sadoul o l'hitchcock-truffaut) e in questa sua ultima fatica, da un punto di vista strettamente tecnico, la lezione è sul flashback e sul flash-forward.. questa tecnica narrativa costituisce ormai una sorta di "sottogenere" dacché tarantino ha cominciato ad utilizzarla attingendo dal classico kubrick di "the killing"; non è però un semplice esercizio di stile, tutt'altro: "before the devil" vive in funzione di questa narrazione spezzata, che serve ad approfondire al massimo la storia e i suoi personaggi per condurci, senza saltare una tappa o peggio ancora passandoci sopra in modo superficiale, ad un finale che in un certo senso è lo specchio di quello di million dollar baby (l'ultima inquadratura è praticamente uguale a quella del film di eastwood prima del sottofinale, solo che qui si assolve in un accecante bianco). si crea dunque un senso di vertigine entrando in questa tragica spirale di violenza, mentre si scende nell'inferno privato di una famiglia come tante, interpretata da tre attori più una che fanno a gara a chi recita meglio. hoffmann è il triste protagonista della vicenda, il personaggio più noir del film e anche colui che scatena gli eventi, perciò il film si apre su di lui, coinvolto con marisa tomei in un'ottima scena di sesso. torna alla mente la regola di fuller secondo la quale i primi e gli ultimi cinque minuti del film sono i più importanti; a seguire hawke confeziona forse la sua miglior interpretazione, anomala nel suo curriculum quanto quella di sean penn in "carlito's way"; infine finney è il padre affranto, che ci porta con i suoi occhi sgranati al necessario finale.. ho amato fino alla commozione il sostituire i battiti del cuore del figlio con quelli del proprio cuore che proprio dal figlio è stato fatto a pezzi, mentre a sua volta il cuore del figlio era a suo tempo stato distrutto dal senso di non appartenenza alla propria famiglia che il padre aveva contribuito ad alimentare. degna di menzione anche la sceneggiatura, perfetta, essenziale quanto i movimenti di macchina (il film è stato girato in un rimarchevole HD). film da vedere e rivedere, degno di una tragedia di shakespeare o di un noir classico. la sua perfezione mi ha messo i brividi.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a macss »
[ - ] lascia un commento a macss »
|
|
d'accordo? |
|
lafcadio
|
lunedì 28 aprile 2008
|
edipo al rovescio
|
|
|
|
Lumet rilegge il Dostoevskij dei Karamazov e ripropone un tema che è una costante nel percorso dell'uomo, dal mito greco ad ogni possibile società presente e del futuro: l'assassinio(non necessariamente come azione: può essere più forte l'idea confermata nella propria coscienza che l'atto compiuto)dei dei propri genitori e l'affermazione di sé. Andy è, seguendo l'esempio dostoevskiano,Ivan e Smerdiakov insieme nel proporre la rapina al fratello Hank che di Aliosha manifesta solo una apparente e poco credibile ingenuità scevra dalla genialità del referente a cui viene qui paragonato. Quando si oltrepassa un certo limite non si torna più indietro: gli avvenimenti non si lasciano più controllare, ma si possono controllare!, ed è quanto accade nella pellicola.
[+]
Lumet rilegge il Dostoevskij dei Karamazov e ripropone un tema che è una costante nel percorso dell'uomo, dal mito greco ad ogni possibile società presente e del futuro: l'assassinio(non necessariamente come azione: può essere più forte l'idea confermata nella propria coscienza che l'atto compiuto)dei dei propri genitori e l'affermazione di sé. Andy è, seguendo l'esempio dostoevskiano,Ivan e Smerdiakov insieme nel proporre la rapina al fratello Hank che di Aliosha manifesta solo una apparente e poco credibile ingenuità scevra dalla genialità del referente a cui viene qui paragonato. Quando si oltrepassa un certo limite non si torna più indietro: gli avvenimenti non si lasciano più controllare, ma si possono controllare!, ed è quanto accade nella pellicola. Il fattore accidentale stravolge ogni criterio di pianificazione. A ciò si aggiunge l'incapacità di Hank che, piuttosto che rimediare i danni, li aggrava ulteriormente (la sua umanità, nell'aver scongiurato l'omicidio della donna e del suo bambino, nel finale del film, risulta falsa perché dettatta più dalla vigliaccheria che da uno spirito autentico). Hank incarna il fallimento totale: fallisce il suo tentativo di vita nei parametri regolari, fallisce sul piano affettivo e ancor più su quello della illeicità. Andy, al contrario, è volto all'autodistruzione: già si legge nell'uso che fa di sostanze stupefacenti. Il suo destino si compie sin dall'inizio(il fallimenro della rapina con la morte della madre ne segna la svolta)e i tentativi di uscirne, fino all'eliminazione del personaggio ambiguo che gli somministrava l'eroina e il furto di quei soldi destinati alla malavita, risultano come un gorgo che lo trascinerà nel suo centro. Ma sarà il Padre-Finney, bravo nel suo ruolo, che non permetterà l'affermazione del Mito, ad uccidere il figlio. Lo farà con dolore; pure, con studiata lucidità perché i valori non si possono mettere in discussione,garantiscono ciò che siamo e la direzione da seguire. Sarebbe improprio vedervi una società di stampo patriarcale, più che restìa a cedere il proprio potere alle future generazioni?
[-]
|
|
[+] lascia un commento a lafcadio »
[ - ] lascia un commento a lafcadio »
|
|
d'accordo? |
|
salinoch
|
lunedì 24 marzo 2008
|
all'ombra dell'ultima croce...
|
|
|
|
Quando il titolo d'importazione ti si pianta in faccia, fuori dal cinema, sai già(perchè lo sai!) che qualcuno ha frainteso. Perlomeno il film è firmato Lumet, uno che, pur non essendo uno di quei geniacci che il cinema se lo inventano, è pur sempre un gran buon mestierante. E non solo...
Leggi anche il titolo originale, stringi le palpebre, te lo segni nella memoria ed entri in sala.
Garantita la resa sullo schermo da un grande uso del colore (freddo e lucido come una moneta) e strettosi attorno un gran manipolo di attori, su tutti un Hoffmann decisamente titanico e Albert Finney in gran spolvero, Lumet dirige in scioltezza una pellicola che ha il potere del "togliere".
Montaggio ostico, ma, alla lunga, non sgradevole.
[+]
Quando il titolo d'importazione ti si pianta in faccia, fuori dal cinema, sai già(perchè lo sai!) che qualcuno ha frainteso. Perlomeno il film è firmato Lumet, uno che, pur non essendo uno di quei geniacci che il cinema se lo inventano, è pur sempre un gran buon mestierante. E non solo...
Leggi anche il titolo originale, stringi le palpebre, te lo segni nella memoria ed entri in sala.
Garantita la resa sullo schermo da un grande uso del colore (freddo e lucido come una moneta) e strettosi attorno un gran manipolo di attori, su tutti un Hoffmann decisamente titanico e Albert Finney in gran spolvero, Lumet dirige in scioltezza una pellicola che ha il potere del "togliere".
Montaggio ostico, ma, alla lunga, non sgradevole. Anzi...
Tutto è narrativamente giustificato, anche quando una stessa scena si cambia d'abito, ripescandosi con premeditato ritardo secondo una diversa prospettiva.
I soldi divorano la percezione delle cose,sembra urlare Lumet. I soldi sono una cosa complicata..un'illusione, grida ancora la pellicola, unendosi al coro dell'ultimo Allen: probabilmente questo più di ogni altro, è un film sull'insostenibile leggerezza del danaro.
Un colpo facile facile.
Qui si parla di un generazione molto, molto vicina.
Negli occhi di Finney, mentre soffoca il figlio maggiore, si legge la disperata consapevolezza di un epoca nella quale il sangue si mescola con le ultime gocce di pretrolio.
Ragazzi, qui si parla di noi.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a salinoch »
[ - ] lascia un commento a salinoch »
|
|
d'accordo? |
|
paperoga
|
venerdì 1 gennaio 2010
|
che sonno....
|
|
|
|
Il film si apre con una scena che non ha alcuna giustificazione narrativa. Probabilmente inserita a metà della storia avrebbe ridestato qualche spettatore appisolato....e sì, perchè il ritmo, soprattutto nella prima parte è così lento da risultare noioso....l'uso della tecnica retrospettiva non contribuisce a ravvivare l'azione, è pretestuoso ( non se ne avverte il motivo dal momento che non vi sono storie parallele e la trama è talmente lineare da sembrare banale - non venite a dirmi che riflette la frammentarietà della vita reale, ca..ate!!) e il continuo ricorrervi risulta alquanto fastidioso: i ripetuti flashback non fanno che appesantire lo svolgimento della narrazione e rendere le scene ridondanti e ripetitive.
[+]
Il film si apre con una scena che non ha alcuna giustificazione narrativa. Probabilmente inserita a metà della storia avrebbe ridestato qualche spettatore appisolato....e sì, perchè il ritmo, soprattutto nella prima parte è così lento da risultare noioso....l'uso della tecnica retrospettiva non contribuisce a ravvivare l'azione, è pretestuoso ( non se ne avverte il motivo dal momento che non vi sono storie parallele e la trama è talmente lineare da sembrare banale - non venite a dirmi che riflette la frammentarietà della vita reale, ca..ate!!) e il continuo ricorrervi risulta alquanto fastidioso: i ripetuti flashback non fanno che appesantire lo svolgimento della narrazione e rendere le scene ridondanti e ripetitive. A dispetto del dramma in cui precipitano i vari protagonisti ( attori tutti bravissimi ma P.S. Hoffman, come notato da molti, superlativo )l'atmosfera che si respira è fredda, asettica....l'occhio del regista e quindi dello spettatore è distaccato ( troppo!!); manca vero coinvolgimento, pathos, in 2 parole: non emoziona...il finale mi pare irrisolto e un po' troppo sbrigativo: il padre che poche scene prima in un tentativo di riconciliazione aveva chiesto perdono al figlio per le sue mancanze di genitore e che ora ha la lucidità di autoapplicarsi gli elettrodi con cui veniva monitorato Andy lascia quantomeno perplessi...non vorrei che nel proposito di far apparire tutti in qualche modo corrotti Lumet si sia fatto prendere la mano. Opera nel complesso passabile ma da qui a parlare di capolavoro....
[-]
|
|
[+] lascia un commento a paperoga »
[ - ] lascia un commento a paperoga »
|
|
d'accordo? |
|
sassolino
|
lunedì 24 marzo 2008
|
un film impeccabile
|
|
|
|
L'ottantatreenne Sidney Lumet coferma il suo talento visvo in questo film praticamente perfetto. Da sempre il regista statunitense si è impegnato nel disegnare spaccati psicologici e al tempo stesso di forte risonanza sociale, come dire l'uomo con le sue nevrosi e infinte debolezze e il suo impatto con l'ambiente.
Qui un impatto devastante, guidato dal caso, dove il purgatorio diventa presto inferno e dove il dramma si consuma a poco a poco quasi cercando di trovare soluzione nei ripetuti flashback, attimi cinematografici dal taglio pressoché documetaristico in cui il rewind ci illustra l'incapacità ripetuta da parte dell'uomo di fronteggiare il caso. Ma l'autenticità di Lumet non si esprime soltanto in un profondo senso filosofico e morale, si completa piuttosto in uno stile perfetto dove i dialoghi, serrati, i continui cambi di inquadratura, la magistrale direzione degli attori contribusicono a creare un concerto visivo impeccabile.
[+]
L'ottantatreenne Sidney Lumet coferma il suo talento visvo in questo film praticamente perfetto. Da sempre il regista statunitense si è impegnato nel disegnare spaccati psicologici e al tempo stesso di forte risonanza sociale, come dire l'uomo con le sue nevrosi e infinte debolezze e il suo impatto con l'ambiente.
Qui un impatto devastante, guidato dal caso, dove il purgatorio diventa presto inferno e dove il dramma si consuma a poco a poco quasi cercando di trovare soluzione nei ripetuti flashback, attimi cinematografici dal taglio pressoché documetaristico in cui il rewind ci illustra l'incapacità ripetuta da parte dell'uomo di fronteggiare il caso. Ma l'autenticità di Lumet non si esprime soltanto in un profondo senso filosofico e morale, si completa piuttosto in uno stile perfetto dove i dialoghi, serrati, i continui cambi di inquadratura, la magistrale direzione degli attori contribusicono a creare un concerto visivo impeccabile.
E' soprattutto il cambio d'inquadratura a prevalere se osserviamo soprattutto la scena in cui si organizza la rapina; dapprima è ripresa in orizzontale trasmettendo un senso di parità con i protagonisti, successivamente il regista ce la mostra dal basso verso l'alta comunicando un'impotenza, un ineluttabile arrendersi alla schizofrenia dei personaggi. Questa è creatività! superiore persino ai cohen, ben lontana dai ritmi convulsi e farseschi di un Tarantino, qui c'e' tutta la lucidità di scrittura di un autore che si conferma classico e sorprendentemente moderno. Da applauso.
[-]
[+] bravo!
(di claudia)
[ - ] bravo!
[+] la claudia di caos calmo
(di sassolino)
[ - ] la claudia di caos calmo
[+] sì
(di claudia)
[ - ] sì
[+] non mi piace l'intorcinata,è meglio la "cubista".
(di claudia)
[ - ] non mi piace l'intorcinata,è meglio la "cubista".
[+] cena con sacher
(di sassolino)
[ - ] cena con sacher
[+] perché?
(di claudia)
[ - ] perché?
[+] inizio quiz
(di sassolino)
[ - ] inizio quiz
[+] difficile...
(di claudia)
[ - ] difficile...
[+] i miei 10
(di sassolino)
[ - ] i miei 10
[+] gli altri miei 8
(di sassolino)
[ - ] gli altri miei 8
[+] è una lista un po' varia
(di claudia)
[ - ] è una lista un po' varia
[+] la bontà non ha confini
(di tanos)
[ - ] la bontà non ha confini
[+] ci ho messo 3 mesi, ma alla fine l'ho recensito
(di gus da mosca)
[ - ] ci ho messo 3 mesi, ma alla fine l'ho recensito
|
|
[+] lascia un commento a sassolino »
[ - ] lascia un commento a sassolino »
|
|
d'accordo? |
|
|