the conformist
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lunedì 26 febbraio 2007
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robetta patinata
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Comincia il film in modo interessante perchè arriva un ospite inaspettato in un appartamento dove si sta preparando una cena. Non si capisce a chi sia destinato il ragazzotto che pare pronto a cadere in una trappola sessuale, poi più niente perchè ci dobbiamo sorbire le vicissitudini degli altri personaggi.
Non diresti mai che Stefano Accorsi sia sposato con la Buy (troppo vecchia per lui), che abbia come amante Isabella Ferrari (sempre troppo vecchia) e che abbia una figlia già grandicella. (La sua espressione drammatica: palpebra calata e bocca aperta)
Non diresti mai che Serra Ylmaz sia sposata con Filippo Timi (lei è troppo vecchia)
Non diresti mai che Ambra è tossicodipendente (sembra in pienissima salute).
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Comincia il film in modo interessante perchè arriva un ospite inaspettato in un appartamento dove si sta preparando una cena. Non si capisce a chi sia destinato il ragazzotto che pare pronto a cadere in una trappola sessuale, poi più niente perchè ci dobbiamo sorbire le vicissitudini degli altri personaggi.
Non diresti mai che Stefano Accorsi sia sposato con la Buy (troppo vecchia per lui), che abbia come amante Isabella Ferrari (sempre troppo vecchia) e che abbia una figlia già grandicella. (La sua espressione drammatica: palpebra calata e bocca aperta)
Non diresti mai che Serra Ylmaz sia sposata con Filippo Timi (lei è troppo vecchia)
Non diresti mai che Ambra è tossicodipendente (sembra in pienissima salute).
Paradossalemnte credi di più alla coppia gay nonostante i pregiudizi sulla provata eterosessualità di Argentero e Favino e sai benissimo che i due sono imbrazzati e stanno morendo mentre si rotolano avvinghiati sul letto.
Soprattutto non crederesti mnai che tutta questi siano amici e vadano "in vacanza insieme".
E credi di più ai personaggi di Lunetta Savino e della Vukotic, ma hanno ruoli minuscoli.
Tutto finisca a tarallucci e vino: non ci è dato sapere cosa succede a tutti i personaggi, tranne uno che muore e ci viene detto che sarà cremato.
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cutronin
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domenica 18 marzo 2007
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eccellente la forma, scarno il contenuto
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Il voto complessivo è frutto di valutazioni molteplici:
7.5 la prova degli attori. Sorprendente Argentero, garanzia Fantastichini
6.5 la trama. Abile Ozpetek ad evitare qualsiasi riferimento all'attualissimo tema dei Dico e a far sì che l'omosessualità sia soltanto uno dei tanti aspetti del mondo rappresentato, non l'unico
4.0 la conclusione.
La realtà che ci viene proposta tratta di una comitiva unitissima, che trascorre giorno e notte al capezzale di un amico e che ride divertita durante una sera qualunque. Andando alla sostanza, però, viene fuori un gruppo di persone che non si conoscono, non condividono la propria interiorità, non si correggono a vicenda. Sembra proprio che prevalga l'idea del" vivi e lascia vivere", perchè c'è chi ha la libertà di drogarsi, chi di tradire la moglie, e nessuno fa niente.
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Il voto complessivo è frutto di valutazioni molteplici:
7.5 la prova degli attori. Sorprendente Argentero, garanzia Fantastichini
6.5 la trama. Abile Ozpetek ad evitare qualsiasi riferimento all'attualissimo tema dei Dico e a far sì che l'omosessualità sia soltanto uno dei tanti aspetti del mondo rappresentato, non l'unico
4.0 la conclusione.
La realtà che ci viene proposta tratta di una comitiva unitissima, che trascorre giorno e notte al capezzale di un amico e che ride divertita durante una sera qualunque. Andando alla sostanza, però, viene fuori un gruppo di persone che non si conoscono, non condividono la propria interiorità, non si correggono a vicenda. Sembra proprio che prevalga l'idea del" vivi e lascia vivere", perchè c'è chi ha la libertà di drogarsi, chi di tradire la moglie, e nessuno fa niente.
Avrei sperato in un momento di verità forte alla fine attorno ad un tavolo ed invece solo un bicchiere di vino, ma se non si condivide la vita e ciò che sei, quel che vivi dentro e non solo la cronaca di quel che fai, quali sono le basi di una solida amicizia? E' un terreno che frana ed a questo punto non so se è una provocazione del regista o una mastodontica mancanza...
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(di la rosas)
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tina galante
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venerdì 16 marzo 2007
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saturno contro, un film laico
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Del film di Ozpetek mi hanno colpito, l'attenzione per i dettagli, la ricchezza dei dialoghi, l'indugio impietoso sui primi piani dei protagonisti. Un gruppo di amici sperimenta l'esperienza della separazione nelle sue varie manifestazioni. Di sicuro le atmosfere ricordano quelle del classico capolavoro "Il grande freddo", ma la società è mutata, e anche gli individui vivono un senso di smarrimento non solo esistenziale, ma anche sociale. Qualsiasi cosa appare precaria. In un mare di incertezze il regista azzarda nuove possibilità. L'amicizia è proposta come una possibile soluzione agli smarrimenti sociali. In uno scenario di disgregazioni familiari, a reggere il peso del tempo e dello spazio è una piccola comunità legata da sentimenti di amicizia profonda.
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Del film di Ozpetek mi hanno colpito, l'attenzione per i dettagli, la ricchezza dei dialoghi, l'indugio impietoso sui primi piani dei protagonisti. Un gruppo di amici sperimenta l'esperienza della separazione nelle sue varie manifestazioni. Di sicuro le atmosfere ricordano quelle del classico capolavoro "Il grande freddo", ma la società è mutata, e anche gli individui vivono un senso di smarrimento non solo esistenziale, ma anche sociale. Qualsiasi cosa appare precaria. In un mare di incertezze il regista azzarda nuove possibilità. L'amicizia è proposta come una possibile soluzione agli smarrimenti sociali. In uno scenario di disgregazioni familiari, a reggere il peso del tempo e dello spazio è una piccola comunità legata da sentimenti di amicizia profonda. Non che manchi l'amore, ma in almeno due casi si manifesta con estrema caducità. Fondamentale appare il ricorso all'omosessualità. Paradossalmente Ozpetek la eleva a ruolo di superamento della distanza culturale. E' proprio nella dimensione della "diversità" sessuale che è possibile l'incontro tra due culture che si fronteggiano in modo bellicoso. L'integrazione è possibile e il regista ci mostra la strada. Questo, secondo il mio punto di vista, è l'elemento più importante di tutto il film. Questo è l'elemento innovatore. Per il resto si può rimproverare a Ozpetek di aver pescato a larghe mani negli architipi del classicismo greco. Ne cito uno caso: la morte salvifica e pacificatoria. Nel dolore si riescono a superare pregiudizi che altrimenti sarebbero invalicabili. «Saturno Contro» non è un capolavoro, ma è un film ben fatto, che testimonia il cambiamento della società contemporanea, e la ricerca di un equilibrio che renda l'integrazione di culture diverse un obiettivo possibile.
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okmar75
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lunedì 19 marzo 2007
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tu chiamale se vuoi...emozioni.
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Le emozioni ci sono tutte e ben distribuite, vengono trasmesse in piccole ma molte pillole, nonostante una sceneggiattura a volte comune, da delle bravissime interpretazioni, lo strazio di Davide sul precipizio ci trasmette un dolore autentico e inaspettato lontano dal mondo delle favole, l'ironia di Sergio (ndo cojo, cojo rif. a Paolo) e Roberta (che subito ci rivela che oggi ci ha Saturno Contro) ma interpreta la fragilità, ottimo il cameo della caposale (Vukotic) che dopo le 3 di notte diventa sboccata armata di ferruzzi e sorseggiando brandy: "gli amici in questo caso non contano un cazzo", l'allontanarsi di tutto il gruppo sul terrazzo dell'ospedale dopo la straziante tel. della ragazza (russa) paura del dolore senso di inadeguatezza.
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Le emozioni ci sono tutte e ben distribuite, vengono trasmesse in piccole ma molte pillole, nonostante una sceneggiattura a volte comune, da delle bravissime interpretazioni, lo strazio di Davide sul precipizio ci trasmette un dolore autentico e inaspettato lontano dal mondo delle favole, l'ironia di Sergio (ndo cojo, cojo rif. a Paolo) e Roberta (che subito ci rivela che oggi ci ha Saturno Contro) ma interpreta la fragilità, ottimo il cameo della caposale (Vukotic) che dopo le 3 di notte diventa sboccata armata di ferruzzi e sorseggiando brandy: "gli amici in questo caso non contano un cazzo", l'allontanarsi di tutto il gruppo sul terrazzo dell'ospedale dopo la straziante tel. della ragazza (russa) paura del dolore senso di inadeguatezza...
Brava Angelica personaggio forte e positivo a volte troppo, Antonio (Accorsi) bravo ma personaggio superfluo in questa storia, qui è marginale, avrei preferito molto più spazio al vigile (Filippo Timi) personaggio messo fin troppo in ombra. Non polemizzerei sul fatto che si parli di una borghesia, le classi sociali erano ben meglio distribuite ne Le Fate ignoranti, sarebbe stato troppo simile.
La vera critica che intendo muovere contro la regia, è il celare eccessivamente il brutto, la morte, l'agonia di Lorenzo, come se la bellezza dovesse durare per sempre, quando il messaggio che ci viene ripetutamente proposto è che "nulla è per sempre", come l'ottima scena finale sul tavolino da ping-pong rimasto deserto. Un ambiente troppo caloroso, quel centro storico romano, quell'appartamento arredato con buon gusto. Qualche scena e ambiente più crudi non sarebbero stati superflui.
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shingotamai
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venerdì 28 luglio 2017
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amore, amicizia e morte
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Prima di tutto,faccio i miei più sinceri complimenti a chi ha scritto la recensione della scheda,credo che abbia centrato pienamente tutti i pregi e i difetti della pellicola.
Siamo di fronte ad un buon prodotto,stilisticamente impeccabile,con un'ottima fotografia ed a suo modo molto delicato,ma non si riesce a fare il definitivo salto di qualità.
Ad un certo punto le emozioni sembrano affogare nella retorica dei luoghi comuni,dove l'amore omosessuale non può essere accettato e dove tutti hanno qualcosa da rinfacciarsi piuttosto che stringersi più forte.
Alla fine,ovviamente,nei momenti piu' difficili,l'amicizia non può essere dimenticata e la morte non può che essere accettata.
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Prima di tutto,faccio i miei più sinceri complimenti a chi ha scritto la recensione della scheda,credo che abbia centrato pienamente tutti i pregi e i difetti della pellicola.
Siamo di fronte ad un buon prodotto,stilisticamente impeccabile,con un'ottima fotografia ed a suo modo molto delicato,ma non si riesce a fare il definitivo salto di qualità.
Ad un certo punto le emozioni sembrano affogare nella retorica dei luoghi comuni,dove l'amore omosessuale non può essere accettato e dove tutti hanno qualcosa da rinfacciarsi piuttosto che stringersi più forte.
Alla fine,ovviamente,nei momenti piu' difficili,l'amicizia non può essere dimenticata e la morte non può che essere accettata.
Ottimo,tutto sommato,il lavoro dell'intero Cast.
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ivan g.
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giovedì 3 maggio 2007
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i sentimenti non hanno genere
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Un segnale di spessore a chi ritiene che i "cosiddetti diversi" (omo) non sappiano provare sentimenti autentici, non vivano sentimenti autentici. Certamente un ottimo manifesto a favore dei DICO anche se per certo il regista non ha realizzato questo ottimo film con finalità politiche.
Vera e vivace la squadra di attori che come un unico "corpo" (ricordando la metafora agrippina) rendono appieno l'atmosfera soffusa di vita normale.
Bella la sorpresa rappresentata da quell'Ambra Angiolini che ricordavo solo come ninfetta televisiva di Boncompagni. Il film lo si apprezza ancor più vedendolo una seconda volta quando ci si può concentrare sui dettagli per notare la cura dei particolari con cui regista, sceneggiatori e tutti coloro che contribuiscono a fare di un film un bel film hanno lavorato.
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Un segnale di spessore a chi ritiene che i "cosiddetti diversi" (omo) non sappiano provare sentimenti autentici, non vivano sentimenti autentici. Certamente un ottimo manifesto a favore dei DICO anche se per certo il regista non ha realizzato questo ottimo film con finalità politiche.
Vera e vivace la squadra di attori che come un unico "corpo" (ricordando la metafora agrippina) rendono appieno l'atmosfera soffusa di vita normale.
Bella la sorpresa rappresentata da quell'Ambra Angiolini che ricordavo solo come ninfetta televisiva di Boncompagni. Il film lo si apprezza ancor più vedendolo una seconda volta quando ci si può concentrare sui dettagli per notare la cura dei particolari con cui regista, sceneggiatori e tutti coloro che contribuiscono a fare di un film un bel film hanno lavorato. Bravo Ozpetek.
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silvana
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martedì 6 marzo 2007
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condivisione non.......accettazione!
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Arricchiamoci nelle diversità......attuo sempre questo profondo invito, mi piacerebbe avere dei proseliti!
Ho colto in questo film significati importanti, grande umanità, splendide amicizie e tante assenze.......la società con i suoi componenti dove si colloca?.....io non l'ho percepito!
I temi del vivere civile e della separazione vengono stupendamente esplicitati.....è auspicabile un poderoso cambiamento e un efficace riconoscimento dei diritti degli altri per......andare avanti!
OZPETEK è eccellente regista e altrettanto eccellente uomo!
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riccardo billia
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sabato 17 marzo 2007
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forse...un bluff?
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Il cinema di Ferzan Ozpetek è contrassegnato da un minimo comune divisore: il mondo borghese. Dopo le prime due prove imperniate sul suo background culturale, la Turchia, il regista ha incanalato le sue successive opere sul binario della medio borghesia con feedback decisamente positivi. Forse troppi. Dopo il tuffo nell'anima sacra di Barbora Bobulova due anni orsono, Ozpetek torna nel nucleo che sa plasmare meglio; quello della famiglia allargata, ricalcaldo i fasti de "Le fate ignoranti".
Se però quell'universo era raccontato con elegante ironia, qui c'è ben poco da sorridere. E la trama in questo caso gioca un ruolo secondario. "Saturno contro" getta in pentola diverse questioni che il regista affastella in maniera un po' corriva, senza badare a quelle affinità chimiche tra le persone che sono il succo delle relazioni interpersonali.
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Il cinema di Ferzan Ozpetek è contrassegnato da un minimo comune divisore: il mondo borghese. Dopo le prime due prove imperniate sul suo background culturale, la Turchia, il regista ha incanalato le sue successive opere sul binario della medio borghesia con feedback decisamente positivi. Forse troppi. Dopo il tuffo nell'anima sacra di Barbora Bobulova due anni orsono, Ozpetek torna nel nucleo che sa plasmare meglio; quello della famiglia allargata, ricalcaldo i fasti de "Le fate ignoranti".
Se però quell'universo era raccontato con elegante ironia, qui c'è ben poco da sorridere. E la trama in questo caso gioca un ruolo secondario. "Saturno contro" getta in pentola diverse questioni che il regista affastella in maniera un po' corriva, senza badare a quelle affinità chimiche tra le persone che sono il succo delle relazioni interpersonali.
Il cast è oggettivamente sontuoso ma è l'assortimento che lascia a desiderare. Favino, la Buy, Accorsi e la bella e seducente Isabella Ferrari sono i soli a ricoprire ruoli aventi un determinato riscontro nella realtà; una materialità evidenziata dalla loro normalità borghese, etichetta tremenda ma più che mai consona alla storia dei loro personaggi.
A parte Luca Argentero che rappresenta la pedina-climax della vicenda, colui attorno al quale il regista intraprenderà il viatico delle conclusioni finali, il resto del cast pare aver sbagliato set di riprese. Fantastichini vaga per le pareti di casa come un fantasma non ben identificato, Ambra è la guru della sregolatezza, la Vukotic incarna l'esatto ibrido tra la filosofa da camice e la pazza da internare, il bravo Filippo Timi è un bamboccio piazzato tra le inadatte braccia della simpaticissima Serra Ylmaz che prosegue nel filone: sono io la macchietta del gruppo. Ozpetek si sente molto a suo agio ad indagare nei sentimenti e nelle tribulazioni quotidiane dell'universo borghese, ma il ghigno di disappunto giunge puntuale quando il regista turco intende risolvere la questione con una (metaforica?) partita di ping pong in cui quasi tutti in componenti del cast si dilettano a dimostrare il loro: dobbiamo andare avanti. Un altro regista, forse non italiano, avrebbe utilizzato questa ennesima chance di analisi sul cosmo della classe media nostrana con mezzi meno posticciamente approfonditi. Ozpetek deve cambiare registro: l'indugio sulla borghesia ha esaurito le sue strade.
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vales.
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martedì 8 maggio 2012
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delicato
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Per qualche ragione questo film, tutto sommato dalla trama e il messaggio abbastanza semplici, mi ha colpito molto, mi è rimasto dentro. Merito sicuramente della regia mai banale e della bravura del cast, che è interamente protagonista. Racconta il superamento di un lutto, la perdita improvvisa e dolorosa di un giovane amico che era il perno di una comitiva, tanto eterogenea quanto affiatata. Ognuno ,a modo proprio, affronta il trauma e alla fine deve accettare la realtà, continuare a vivere. E' la crudele ma inevitabile regola della vita. Ed Ozpetek la mette in scena in modo delicato, non rende mai eccessivamente pesante lo svolgimento della vicenda, arricchendola con pochi ma efficaci momenti più leggeri ed ironici ( ho apprezzato ,ad esempio, la scelta di usare una musica allegra nella scena più drammatica).
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Per qualche ragione questo film, tutto sommato dalla trama e il messaggio abbastanza semplici, mi ha colpito molto, mi è rimasto dentro. Merito sicuramente della regia mai banale e della bravura del cast, che è interamente protagonista. Racconta il superamento di un lutto, la perdita improvvisa e dolorosa di un giovane amico che era il perno di una comitiva, tanto eterogenea quanto affiatata. Ognuno ,a modo proprio, affronta il trauma e alla fine deve accettare la realtà, continuare a vivere. E' la crudele ma inevitabile regola della vita. Ed Ozpetek la mette in scena in modo delicato, non rende mai eccessivamente pesante lo svolgimento della vicenda, arricchendola con pochi ma efficaci momenti più leggeri ed ironici ( ho apprezzato ,ad esempio, la scelta di usare una musica allegra nella scena più drammatica). Non è trattato in modo morboso neppure il tema dell'omosessualità, mentre forse andavano approfonditi maggiormente certi lati dei personaggi.
Il tutto è accompagnato da una colonna sonora a mio avviso stupenda, firmata da Neffa, che in buona parte non è che una serie di diversi arrangiamenti del pezzo "Passione", cantato sempre dall'autore ed ingiustamente relegato ai soli titoli di coda. Memorabile il finale, una delle parti che ho preferito.
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dr.apocalypse
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martedì 20 febbraio 2007
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saturno contro...quando il cinema è poesia!
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Un gruppo molto affiatato di amici, dai trent'anni in su, capaci di passare intere serate attorno ad un tavolo, tra chiacchiere, litigi e divertimenti vari. Una piccola famiglia, non tradizionale, ma non per questo meno ricca d'amore. Luca Argentero ed un fenomenale PierFrancesco Favino sono una felice coppia omosessuale, conviventi, innamorati, con addirittura un conto in banca in comune. Margherita Buy e Stefano Accorsi sono una coppia eterosessuale, sposata, con due figli, ed una crisi coniugale che sfocia nel tradimento, grazie alla presenza di Isabella Ferrari. Ambra è la classica "frociarola", amica di Lorenzo, Luca Argentero nel film, da una vita, ovviamente innamorata di lui in gioventù, per poi scoprirlo gay, malinconica, fissata con l'astrologia, debole, tanto da nascondersi dietro il paravento delle droghe, di ogni tipo.
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Un gruppo molto affiatato di amici, dai trent'anni in su, capaci di passare intere serate attorno ad un tavolo, tra chiacchiere, litigi e divertimenti vari. Una piccola famiglia, non tradizionale, ma non per questo meno ricca d'amore. Luca Argentero ed un fenomenale PierFrancesco Favino sono una felice coppia omosessuale, conviventi, innamorati, con addirittura un conto in banca in comune. Margherita Buy e Stefano Accorsi sono una coppia eterosessuale, sposata, con due figli, ed una crisi coniugale che sfocia nel tradimento, grazie alla presenza di Isabella Ferrari. Ambra è la classica "frociarola", amica di Lorenzo, Luca Argentero nel film, da una vita, ovviamente innamorata di lui in gioventù, per poi scoprirlo gay, malinconica, fissata con l'astrologia, debole, tanto da nascondersi dietro il paravento delle droghe, di ogni tipo.
A completare il fantastico quadro Serra Yilmaz, una sorta di mentore del gruppo, il vero collante tra le varie personalità presenti, ed un superbo Ennio Fantastichini, "frocio" e non "gay", tristemente solo e affezionato ad un antico amore ormai perduto. Ovviamente dei tragici eventi porteranno una vera rivoluzione, nel cuore e negli animi di tutti loro.
Ozpetek è abilissimo nel dirigere un cast di altissimo livello, in un film corale che strizza l'occhio a classici del cinema, e del genere, come Il Grande Freddo.
Un film toccante, emozionante, il più maturo del regista, cresciuto sotto tutti i punti di vista, anche prettamente tecnici, oltre che narrativi, capace di crescere pian piano, svelando con minuziosa calma i lati di tutti i protagonisti.
Un film che ha come tema centrale quello dell'amicizia, vista come una sorte di famiglia allargata, oltre a quello dell'amore, della morte, e delle difficoltà che nascono in conseguenza di essa.
Ferzan tratta temi attualissimi, dalla necessità di realizzare il prima possibile una legge che regolarizzi le coppie di fatto, passando per una strizzatina d'occhio, nemmeno tanto velata, al problema dell'eutanasia. Ozpetek realizza il suo film più personale e biografico, oltrechè maturo, rappresentando quello che per lui è l'amicizia, intesa come vera famiglia, tradizionale o non, sottolineando l'importanza della sua presenza, quasi superiore a quella dell'amore, di avere al proprio fianco persone capaci di sacrificare ogni cosa, nel momento in cui si ha bisogno della loro presenza, del loro aiuto.
La pellicola affronta poi il tema della morte, delle conseguenze che questa comporta, delle difficoltà che necessariamente nascono nel momento stesso in cui qualcuno viene a mancare, dal doversi per forza di cose separare da lui.
Girato interamente a Roma, addirittura nella casa di Ozpetek, e al Circeo per la parte finale, la pellicola gode di uno struggente, caliente, latino e passionale tema musicale, realizzato da Neffa. Diversi i momenti emozionanti, cosi come quelli divertenti. Spesso ci si commuove, accompagnati dalla capacità quasi poetica di Ozpetek di utlizzare la macchina da presa.
Impeccabili tutti i personaggi, forse i più riusciti sono proprio quelli secondari, grazie a battute dirette e affilate, come quelli di Ambra e Fantastichini
Nel complesso un film duro, toccante, malinconico ma positivo, ottimamente diretto e sceneggiato, da un regista sempre più italiano, sempre più bravo, sempre più "autore", sempre più portato a trattare temi scomodi, ma attuali, da lui stesso vissuti in prima persona.
Da vedere assolutamente.
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