Titolo originale | Dogfar Nai Mae Marn |
Anno | 2000 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Tailandia |
Durata | 89 minuti |
Regia di | Apichatpong Weerasethakul |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 3 settembre 2013
Un film sperimentale che combina fiction e documentario diretto dal regista thailandese Palma d'Oro nel 2010.
CONSIGLIATO SÌ
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Una ragazza racconta al regista il suo dramma: il padre si trovava in ristrettezze economiche, e pertanto l'ha venduta allo zio. Forse per distrarla dal suo racconto doloroso, forse perché ha già un piano in mente, Apichatpong Weerasethakul per tutta risposta le rivolge un'insolita richiesta: "Ora puoi raccontarci qualche altra storia? Non importa se vera o inventata". Ed è così che questo documentario sperimentale prende forma: la ragazza inizia a raccontare una nuova storia, probabilmente l'eco di una sua vecchia lettura, la vicenda di una insegnante il cui unico allievo è un ragazzo paraplegico. Il regista e la sua troupe iniziano allora un viaggio attraverso la Tailandia, chiedendo alle persone più disparate di continuare questa storia, aggiungendovi sempre nuovi particolari, trasformandola di volta in volta in qualcosa di completamente diverso.
L'ispirazione che anima il film è squisitamente surrealista, nella fattispecie si tratta di una sorta di riproposizione, corale e amplificata, del gioco dei "Cadaveri eccellenti", tecnica di scrittura collettiva nata nei circoli surrealisti francesi nel primo dopoguerra: ciascun partecipante scrive su un foglio di carta una parola, una frase, o anche un'immagine, piega il foglio e lo passa al giocatore successivo, che dovrà aggiungervi il suo contributo, senza conoscere nulla, oppure soltanto una parte, del contributo precedente. Il nome deriva dalla prima frase in assoluto nata da questo gioco: "Il cadavere eccellente berrà il vino novello". E così, Apichatpong Weerasethakul viaggia attraverso la campagna tailandese, offrendoci uno sguardo indimenticabile su questo Paese, spronando in continuazione la gente affinché porti avanti la narrazione, che in un villaggio sarà tradotta anche in musica e danza.
Cosa sarà mai il mysterious object del titolo, che sembra la mera registrazione di un avvistamento UFO? Ad un certo punto della storia, l'insegnante interrompe la lezione col suo alunno per andare in bagno. Non torna più. Il ragazzo va a vedere che ne è stato di lei e la trova riversa al suolo, svenuta. Lui cerca di rianimarla e vede un oggetto misterioso che rotola da sotto la gonna di lei. La narrazione prosegue in un'infinità di varianti: in un caso, l'oggetto misterioso diviene una palla volante che genera un ragazzino in miniatura, in un altro caso le insegnanti diventano due, in un altro ancora lei ritorna al suo posto come se non fosse accaduto nulla, dicendogli semplicemente che era uscita a comprargli una gomma. Viene da pensare che il mysterious object del titolo altro non sia che l'immane inconscio collettivo del popolo tailandese.
Quello della storia da portare avanti è il geniale pretesto di cui Apichatpong Weerasethakul si serve per fare una vera e propria opera di maieutica con la sua gente, una sorta di regista socratico, perfettamente consapevole - come il filosofo ateniese - di quanto la verità non sia insegnabile: essa è un "sapere dell'anima", e compito del maestro è quello di aiutare il discepolo a partorirla da sé, a partorire la sua verità. E così, grazie al mero filo conduttore di una storia da sviluppare a piacere, Apichatpong Weerasethakul riesce nell'immane impresa di portare alla luce l'anima di un popolo. E se il mysterious object è appunto l'inconscio collettivo tailandese, più imbarazzati siamo nell'interpretare quel "mezzogiorno" del titolo: in Tailandia non sappiamo, ma nell'antica Grecia era il mezzogiorno - e non la nostra mezzanotte - l'ora degli spiriti, dei fantasmi. In questa ottica, il titolo diverrebbe per noi completamente chiaro: come un possente stregone, Apichatpong Weerasethakul in questo film evoca e costringe ad uscire allo scoperto i sogni, le paure, le fantasie, gli spettri, i rimandi archetipici e simbolici di un'intera nazione.
Trattandosi di un paese così lontano dal nostro inizialmente occorre insistere per cercare di capire il senso che si ciela dietro ai personaggi,i luoghi e le loro storie.Ad un certo punto tutto si "ricollega" secondo il progetto del regista;con lo stile da documentario narrare e mettere in scena una storia che si "scrive" nel tempo attraverso le "interviste" della [...] Vai alla recensione »
Mediocre film semidocumentaristico che cerca di ricostruire, in modo frammentario ed episodico, una storiella popolare nota e recitata in Thailandia fino al 1998. La storiella riguarda una maestra e il suo allievo, un ragazzino paraplegico, la momentanea sparizione della maestra, sostituita, secondo alcune versioni della storia, da un alieno che ne assume le fattezze.