figliounico
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lunedì 2 ottobre 2023
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un fan di bergman che fa ridere
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La sensazione sgradevole nel finale è quella d’aver assistito a una parodia di un film di Bergman del tutto involontaria e innocente da parte di un suo fan che di professione fa il cineasta, nulla di male quindi se una scena ricorda la festosa e un po’ caotica cena in famiglia riunita per celebrare il Natale di Funny e Alexander e se uno degli attori icona di Bergman, Max von Sydow, ha una particina nel film, quasi un cameo, niente di male se non fosse che questo fan ed al contempo acclamato regista si chiama Allen e che la commedia in questione è stata celebrata come una delle sue migliori da critica, pubblico e addetti agli Oscar. Non è tutta farina del suo sacco, è vero, ma che importa se poi fa ridere, è soltanto un comico in fin dei conti che intrattiene il suo pubblico e niente ha a che vedere con il convitato di pietra svedese del suo film che rimane in ombra come il lato scuro della farsa imbastita per il nostro divertimento.
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La sensazione sgradevole nel finale è quella d’aver assistito a una parodia di un film di Bergman del tutto involontaria e innocente da parte di un suo fan che di professione fa il cineasta, nulla di male quindi se una scena ricorda la festosa e un po’ caotica cena in famiglia riunita per celebrare il Natale di Funny e Alexander e se uno degli attori icona di Bergman, Max von Sydow, ha una particina nel film, quasi un cameo, niente di male se non fosse che questo fan ed al contempo acclamato regista si chiama Allen e che la commedia in questione è stata celebrata come una delle sue migliori da critica, pubblico e addetti agli Oscar. Non è tutta farina del suo sacco, è vero, ma che importa se poi fa ridere, è soltanto un comico in fin dei conti che intrattiene il suo pubblico e niente ha a che vedere con il convitato di pietra svedese del suo film che rimane in ombra come il lato scuro della farsa imbastita per il nostro divertimento. Del resto le sue battute ciniche e fulminanti non mancano e poi c’è la Farrow, splendida tra le sorelle, ed il grande Michael Caine a rendere questo se non il migliore certo uno dei più divertenti lavori di Allen a parte la sequenza finale troppo dolciastra.
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steffa
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domenica 29 marzo 2020
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molto bello
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uno dei film più equilibrati, armoniosi e scorrevoli di quel periodo alleniano, discreto ma energico e coinvolgente, un piccolo manifesto, davvero molto bello +++++
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great steven
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sabato 7 dicembre 2019
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strade migliori per disintossicarsi dalle nevrosi.
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HANNAH E LE SUE SORELLE (USA, 1986) di WOODY ALLEN. Con MIA FARROW, WOODY ALLEN, MICHAEL CAINE, BARBARA HERSHEY, DIANNE WIEST, CARRIE FISHER, LLOYD NOLAN, MAUREEN O'SULLIVAN, DANIEL STERN, MAX VON SYDOW, JOHN TURTURRO, RICHARD JENKINS
Hannah è la figlia primogenita di due attori teatrali, e ha seguito con uno strepitoso successo le orme del padre e della madre. È la colonna emotiva portante della sua famiglia e ha un felice matrimonio col consulente fiscale Elliot. Eppure la routine sentimentale porta il marito a dedicare le proprie attenzioni a Lee, sorella minore di Hannah, accompagnata ad un intellettuale scontroso, Frederick, col quale l’intesa sessuale e personale non va troppo bene.
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HANNAH E LE SUE SORELLE (USA, 1986) di WOODY ALLEN. Con MIA FARROW, WOODY ALLEN, MICHAEL CAINE, BARBARA HERSHEY, DIANNE WIEST, CARRIE FISHER, LLOYD NOLAN, MAUREEN O'SULLIVAN, DANIEL STERN, MAX VON SYDOW, JOHN TURTURRO, RICHARD JENKINS
Hannah è la figlia primogenita di due attori teatrali, e ha seguito con uno strepitoso successo le orme del padre e della madre. È la colonna emotiva portante della sua famiglia e ha un felice matrimonio col consulente fiscale Elliot. Eppure la routine sentimentale porta il marito a dedicare le proprie attenzioni a Lee, sorella minore di Hannah, accompagnata ad un intellettuale scontroso, Frederick, col quale l’intesa sessuale e personale non va troppo bene. Tra i due cognati il rapporto clandestino funziona finché Elliot non ritorna sui suoi passi d’accordo anche con Lee, capendo quanto amore nutra ancora per la legittima moglie. Mickey è un soggettista televisivo terribilmente ipocondriaco, convinto di essere affetto da una malattia incurabile. Dopo un check-up completo dal quale risulta la sua totale sanità, precipita in una crisi esistenziale e prova a trovare un significato nella religione, convertendosi inutilmente prima al cattolicesimo e poi all’Hare Krishna. Quando poi in un pomeriggio sfiduciato vede al cinema La guerra lampo dei fratelli Marx, capisce che la vita va vissuta al meglio finché c’è la salute: ritrova il buonumore, riprende ad uscire con Holly, l’altra sorella di Hannah, la sposa e genera con lei un figlio. Holly, dal canto suo, è un’attrice frustrata, che vive all’ombra dei trionfi di Hannah nutrendo un’insidiosa invidia nei suoi confronti. Tenta con l’amica April di aprire un’agenzia di catering, ma l’impresa fallisce e, tanto più che un affascinante architetto riserva le sue attenzioni amorose ad April più che a lei, Holly si sente sempre più depressa. Ma le viene una nuova idea: scrivere un testo. Dopo un infruttuoso tentativo inflazionato da una scelta troppo vicina alla suscettibilità di Hannah, parla di qualcosa di nuovo e fa furore, ritrovando anche lei un equilibrio di prima qualità. La geometrica costruzione della più complessa commedia di Allen (dieci personaggi principali, più quarantuno secondari) fa riferimento a due triangoli che, compenetrandosi, convergono: Hannah (Farrow) che ha due sorelle (Hershey, Wiest) ed è stata sposata due volte (Allen, Caine). Il regista newyorkese tinge di dolceamaro un elogio alla famiglia che non ne lascia nascosta la trasparente pesantezza né gli oneri che comportano le relazioni interne, e si basa su una struttura seria, ma non solenne, nonché su un divertimento esplicito ma non buffo, stemperato da una vena di pathos energica e autosufficiente. L’ambiente borghese e il ceto intellettuale medio di New York fungono, come sempre, da sfondo credibilissimo per la messa in scena delle nevrosi dei personaggi, tanto implacabili quanto più fuoriesce l’entusiasmo per superarle con molta buona forza d’animo. Ancora una volta emerge il discorso dell’arte come antidoto agli insani moti del cervello: effettuare esperienze artistiche viene letto come una profonda via di guarigione dalla monotonia sfibrante dell’alienazione postmoderna. Uno dei più grandi successi al botteghino di Woody, e uno dei suoi più brillanti tiri in porta senza l’impiego di manicheismi, lentezze narrative o inutili retoriche. Fotografia di Carlo Di Palma. Oscar a Caine, attore non protagonista, e alla Wiest, attrice non protagonista.
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focabi
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domenica 25 dicembre 2016
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démodé
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Il film è invecchiato male. Il solito spot pubblicitario di New York, ma i personaggi sono incredibili, e appare impossibile che abbia avuto tanto successo. Il meglio è l'apparizione dei Fratelli Marx, quelli davvero immortali.
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fabio1957
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giovedì 9 aprile 2015
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niente di nuovo
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Per la seconda volta di seguito,dopo Manatthan, mi trovo a dare un giudizio scarso su un regista che adoro e considero il più delle volte geniale.Non me ne vogliano i suoi fan, io sono uno di loro,ma questo film è sicuramente una prova inadeguata rispetto agli standard, cui ci ha abituato Woddy Allen.Il giro di passioni,amori,tradimenti non è una novità per il nostro autore,ma qui risulta veramente poco credibile.Il senso dell'umorismo non manca ovviamente, ma perlopiù i dialoghi e i monologhi in paticolare, sono troppo cervellotici e forzati per essere verosimili.La storia si attorciglia su se stessa e non decolla.Sempre a metà tra psicanalisi e crisi esistenziali,l'attore Allen mi sembra un pò imprigionato nel suo protagonista.
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Per la seconda volta di seguito,dopo Manatthan, mi trovo a dare un giudizio scarso su un regista che adoro e considero il più delle volte geniale.Non me ne vogliano i suoi fan, io sono uno di loro,ma questo film è sicuramente una prova inadeguata rispetto agli standard, cui ci ha abituato Woddy Allen.Il giro di passioni,amori,tradimenti non è una novità per il nostro autore,ma qui risulta veramente poco credibile.Il senso dell'umorismo non manca ovviamente, ma perlopiù i dialoghi e i monologhi in paticolare, sono troppo cervellotici e forzati per essere verosimili.La storia si attorciglia su se stessa e non decolla.Sempre a metà tra psicanalisi e crisi esistenziali,l'attore Allen mi sembra un pò imprigionato nel suo protagonista.
In ogni caso da vedere
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il befe
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lunedì 9 marzo 2015
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capolavoro
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federick
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domenica 2 febbraio 2014
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rapporti umani
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Woody Allen torna a parlarci di rapporti umani, stavolta concentrandosi sulle vite di tre sorelle, ovvero Hannah, Lee e Holly. Ma perchè il titolo " Hannah e le sue sorelle? ". Perchè è proprio Hannah il punto di riferimento in questa famiglia, persino per i genitori. Hannah è una donna semplice, stabile, equilibrata, attrice teatrale di successo e madre amorevole: è semplicemente perfetta. Ma non è una donna orgogliosa, anzi è una donna con un gran cuore, e questo le sorelle lo sanno e non la invidiano. Lee è la più passionale delle tre e ha appena intrecciato una relazione con il marito di Hannah (un bravo Michael Caine), il quale probabilmente è stufo della perfezione di Hannah e vede in Lee il ritorno all'amore vero.
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Woody Allen torna a parlarci di rapporti umani, stavolta concentrandosi sulle vite di tre sorelle, ovvero Hannah, Lee e Holly. Ma perchè il titolo " Hannah e le sue sorelle? ". Perchè è proprio Hannah il punto di riferimento in questa famiglia, persino per i genitori. Hannah è una donna semplice, stabile, equilibrata, attrice teatrale di successo e madre amorevole: è semplicemente perfetta. Ma non è una donna orgogliosa, anzi è una donna con un gran cuore, e questo le sorelle lo sanno e non la invidiano. Lee è la più passionale delle tre e ha appena intrecciato una relazione con il marito di Hannah (un bravo Michael Caine), il quale probabilmente è stufo della perfezione di Hannah e vede in Lee il ritorno all'amore vero. La stessa Lee si sente soffocata dal suo fidanzato, un intellettuale fin troppo orgoglioso di se stesso, interpretata da Max von Sydow. L'ultima sorella, Holly, non riesce a trovare la sua vera vocazione nè un uomo adatto a lei. In precedenza aveva tentato una relazione con l'ex marito di Hannah, Mickey (strepitoso Woody Allen e la sua ipocondria). Tra servizi di catering e audizioni andate male, Holly alla fine riuscirà a trovare la sua vocazione (sempre grazie all'aiuto di Hannah alla quale chiede costantemente soldi), ovvero quella di scrivere e troverà l'uomo della sua vita, lo stesso Mickey, il quale ( nonostante la sua apparente sterilità che era stata uno dei motivi del fallimento del suo matrimonio con Hannah) la renderà madre. Alla fine del film troviamo Lee innamorato di un professore universitario e Eliot che ha deciso di rimanere con Hannah, perchè ha capito che " la ama più di quanto potesse pensare ".
Un'ottimo film con personaggi memorabili, brillanti dialoghi e interpretazioni perfette. Un gioiellino, uno dei migliori film di Woody Allen.
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fedeleto
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mercoledì 29 agosto 2012
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mia e le sue sorelle...
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Il giorno del ringraziamento e' un giorno molto particolare a casa dei genitori di Hannah,suo marito Elliot e' incredibilmente attratto dala sorella Lee,sua sorella Holly e' costantemente in crisi e non sa come uscirne,in compenso Hannah riesce sempre ad aiutare le sue sorelle,ma lei ha bisogno di aiuto?Woody Allen(Manhattan,stardust memories,zelig)dopo l'ottimo la rosa purpurea del Cairo,dirige un film familiare dove l'intreccio regna sovrano.Al centro c'e' appunto Hannah,una donna sicura di se',che aiuta da una parte la sorella Lee nelle scelte e nella vita,e da un'altra parte Holly con alle spalle un passato da cocainomane.Nel frattempo suo marito Elliot si innamora appunto di Lee perche' in lei vede la passione o probabilmente piu' il sesso,e lei a sua volta lascia un uomo intellettuale con il quale vive,che in compenso ora vive nel dolore quando capisce l'adulterio che gli e' stato fatto.
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Il giorno del ringraziamento e' un giorno molto particolare a casa dei genitori di Hannah,suo marito Elliot e' incredibilmente attratto dala sorella Lee,sua sorella Holly e' costantemente in crisi e non sa come uscirne,in compenso Hannah riesce sempre ad aiutare le sue sorelle,ma lei ha bisogno di aiuto?Woody Allen(Manhattan,stardust memories,zelig)dopo l'ottimo la rosa purpurea del Cairo,dirige un film familiare dove l'intreccio regna sovrano.Al centro c'e' appunto Hannah,una donna sicura di se',che aiuta da una parte la sorella Lee nelle scelte e nella vita,e da un'altra parte Holly con alle spalle un passato da cocainomane.Nel frattempo suo marito Elliot si innamora appunto di Lee perche' in lei vede la passione o probabilmente piu' il sesso,e lei a sua volta lascia un uomo intellettuale con il quale vive,che in compenso ora vive nel dolore quando capisce l'adulterio che gli e' stato fatto.Ma come se non bastasse nella pellicola Allen si regala una parte ovvero quella dell'ex marito di Hannah,un ipocondriaco che quando crede di avere un male incurabile si sottopone ad ogni controllo ,e scopre alla fine di non avere nulla,anche se tentera' di avvicinarsi alla religione del cristianesimo e poi del buddhismo perche' come dice lui deve credere in qualcosa ,non ci riuscira' ma in compenso trova l'amore e riuscira' anche ad avere figli visto che questa era stata una causa che lo aveva portato a separarsi dalla sua ex moglie.Allen stavolta mette in scena una pellicola che senza problemi potrebbe essere definita quasi teatrale,la storia appunto incentrata su Hannah(una dolcissima Mia Farrow) e su le sue sorelle che girano come satelliti intorno a lei e prendono vita in base alle sue condizioni(Lee si innamora di Elliot poiche' Hannah trascura Elliot) oppure Holly alla fine si innamora di Mickey poiche' e' stato l'ex marito di Hannah,ad ogni modo le decisioni o le azioni di Hannah sono le reazioni dei protagonisti.Meno drammatico e intenso di Interiors come dramma familiare,ma molto ironico nella parte con Allen ,ipocondriaco ossessionato dalla morte che cerca ad ogni modo di trovare qualcosa in cui credere,ma non serve perche' la vita e' fatta anche di spensieratezza.Oscar come a Dianne West e a Micheal Caine come attori non protagonisti,e buona anche la fotografia di Carlo di Palma famoso per esser stato direttore della fotografia nei film di Antonioni,e non fa' rimpiangere Gordon Willis.Ottimo film ,da vedere.
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darth vader 21
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giovedì 1 dicembre 2011
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con woody si va sul sicuro...
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Capolavoro indiscusso del Maestro Woody Allen che ancora una volta torna a farci riflettere sui temi a lui più cari tra cui si possono richiamare: la precarietà della vita umana; l'amore come motore primo di ogni cosa; l'assoluto dominio del caso; il concetto di "carpe diem" (si vive una volta sola e quindi è bene non pensare troppo alla fine della persona e godersi la vita istante per istante); il richiamo all'olocausto e al drammatico periodo storico del fascismo; la paradossale incongruenza e imprevedibilità del mondo che ci circonda; e, come si evince da un finale spettacolare, la rivalsa del Caso e dell'irrazionalità sulla scienza.
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Capolavoro indiscusso del Maestro Woody Allen che ancora una volta torna a farci riflettere sui temi a lui più cari tra cui si possono richiamare: la precarietà della vita umana; l'amore come motore primo di ogni cosa; l'assoluto dominio del caso; il concetto di "carpe diem" (si vive una volta sola e quindi è bene non pensare troppo alla fine della persona e godersi la vita istante per istante); il richiamo all'olocausto e al drammatico periodo storico del fascismo; la paradossale incongruenza e imprevedibilità del mondo che ci circonda; e, come si evince da un finale spettacolare, la rivalsa del Caso e dell'irrazionalità sulla scienza.
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everlong
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venerdì 4 febbraio 2011
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dinamismo e staticità
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Commedia corale alquanto articolata, sopratutto per la presenza di molti personaggi ma anche per il continuo spostamento del punto di vista. E' narrata così, appunto, questa vicenda fatta di relazioni familiari, decentrando il punto di vista e il focus di volta in volta (si pensi alle diverse voci fuori campo); eliminando protagonisti e fulcri narrativi. Probabilmente è proprio in questo che sta la forza di questa commedia brillante ma assolutamente non comica. Anzi, le atmosfere, seppur leggere e a tratti farsesche, ben suggeriscono l'importanza e la serietà delle relazioni che uniscono i vari personaggi, ma senza opprimere, senza risparmiare sarcasmo e colpi di genio che solo Allen sa garantire (si pensi alla trattazione del tema religioso, quasi sempre presente nei film di Allen, qui appena accennato ma forte nella sua radicalità sintetica).
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Commedia corale alquanto articolata, sopratutto per la presenza di molti personaggi ma anche per il continuo spostamento del punto di vista. E' narrata così, appunto, questa vicenda fatta di relazioni familiari, decentrando il punto di vista e il focus di volta in volta (si pensi alle diverse voci fuori campo); eliminando protagonisti e fulcri narrativi. Probabilmente è proprio in questo che sta la forza di questa commedia brillante ma assolutamente non comica. Anzi, le atmosfere, seppur leggere e a tratti farsesche, ben suggeriscono l'importanza e la serietà delle relazioni che uniscono i vari personaggi, ma senza opprimere, senza risparmiare sarcasmo e colpi di genio che solo Allen sa garantire (si pensi alla trattazione del tema religioso, quasi sempre presente nei film di Allen, qui appena accennato ma forte nella sua radicalità sintetica). I rapporti ruotano tutti intorno al personaggio di Hannah, che al contrario appare un personaggio statico, immobile, quasi etereo, in contrasto con la dinamicità, l'instabilità, l'irrequietezza psicologica e sentimentale delle sorelle. E' su questo contrasto che si dipanano i rapporti, come a voler sottolineare la superficialità della perfezione che il regista impone ad Hannah: madre, donna di successo, stimata, che non ha bisogno di nulla, altruista, cui tutti si rivolgono per avere aiuto: "una donna che ha tanto da dare ma così poco da ricevere". Cosa c'è di dinamico e di interessante nell'essere perfetti, nel non aver bisogno di nulla? poco e niente. Sottolineare le debolezze dell'uomo diventa quindi il vero scarto che separa il dinamismo da una staticità rarefatta che forse è ancora più triste della precarietà dell'animo umano. Nell'incoscienza di ciò che le accade intorno Hannah vive il suo immbilismo, mentre nel continuo interrogarsi circa scelte più o meno azzeccate, gli altri personaggi vivono di luce propria in un vortice di incertezza che ne umanizza le figure e la complessità.
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