giulio andreetta
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sabato 20 giugno 2020
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un film allegorico sul destino dell''uomo
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Vale sempre ribadire, all'inizio di ogni analisi estetica di un capolavoro, che qualsiasi interpretazione non rappresenta che uno tra i mille possibili sguardi sull'inesauribile ricchezza di un'opera d'arte. Indubbiamente in questa pellicola si staglia con apparente chiarezza la figura della morte. Essa tuttavia non rappresenta, come personaggio, che una proiezione della mente del protagonista, in quanto troppo sottilmente sfuggente per poter essere descritta in modo univoco. Quanto detto non significa che la morte non appaia nel film come una presenza reale, in quanto l'epidemia di peste miete vittime in tutti i villaggi ed è una presenza concreta nel racconto cinematografico, tuttavia mi sembra che il cavaliere Antonius Block conosca di essa, di volta in volta, aspetti antitetici e apparentmente contraddittori.
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Vale sempre ribadire, all'inizio di ogni analisi estetica di un capolavoro, che qualsiasi interpretazione non rappresenta che uno tra i mille possibili sguardi sull'inesauribile ricchezza di un'opera d'arte. Indubbiamente in questa pellicola si staglia con apparente chiarezza la figura della morte. Essa tuttavia non rappresenta, come personaggio, che una proiezione della mente del protagonista, in quanto troppo sottilmente sfuggente per poter essere descritta in modo univoco. Quanto detto non significa che la morte non appaia nel film come una presenza reale, in quanto l'epidemia di peste miete vittime in tutti i villaggi ed è una presenza concreta nel racconto cinematografico, tuttavia mi sembra che il cavaliere Antonius Block conosca di essa, di volta in volta, aspetti antitetici e apparentmente contraddittori. E tutto ciò non fa che enfatizzare nello spettatore la sensazione di trovarsi al cospetto di una entità incomprensibile, veramente misteriosa, oracolare e sacra. La morte dunque è la vera protagonista del racconto di Bergman, e si staglia in tutta la sua contraddittorietà di fronte alla ragione umana, che non riesce letteralmente a 'prevederne le mosse', ed infatti ciò che di questo film mi è rimasto maggiormente impresso nella memoria è la scacchiera, la partita a scacchi: un serrato confronto che può essere facilmente intepretato come allegoria dell'eterna battaglia per la vita. Tutto ciò però, nella narrazione bergmaninana, non acquisisce una valenza mitologica o epica, al di fuori di una prospettiva umana. E' un film che - pur ambientato in un'epoca, quella medievale, che tradizionalmente si associa a una tensione verso il divino - assume uno sguardo, sul mondo e sulla sua tragicità, candidamente e ingenuamente umano. Si parteggia per il cavaliere, ci si identifica con profonda partecipazione emotiva nella battaglia che Antonius sta combattendo. Ci si sente parte di un racconto universale, quello dell'eterna battaglia dell'uomo contro la morte, e Antonius Block, dunque, finisce per perdere i tratti individuali e psicologici del suo personaggio e assumere un valore universale. La scelta dell'ambientazione medievale di certo aiuta questo processo di identificazione, in quanto ritrae il personaggio in una dimensione temporale ormai lontana, e perciò non legata a una cronaca realista del presente. Sotto il profilo tecnico non si poteva probabilmente fare di meglio, in quel lontano 1957, e certe inquadrature sono destinate a rimanere impresse in modo indelebile nella memoria dello spettatore. C'è da sottolineare anche il volto privo di imperfezioni dell'attore che impersona il cavaliere, Max von Sydow, che è ritratto nel pieno della sua maturità, con una forza espressiva travolgente, e il volto inquietante, tenebroso, dell'attore che interpreta la morte, Bengt Eckerot, che si contrappone in modo perfetto all'espressione più ingenua e solare del cavaliere intrepido.
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venerdì 19 aprile 2019
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e la visione originale?
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Dal trailer qui su internet si direbbe che non è un restauro ma una versione digitale non originale. MAURO PASTORE
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fabio
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lunedì 16 luglio 2018
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capolavoro. consigliato a tutti
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Impossibile non ritrovarsi in un film come questo, tanta è stata l'influenza che ha esercitato in molti campi dell'arte: dal cinema al fumetto.
Bergman non ha piani, non ha risposte, tutto è dubbio (Dio, l'uomo, la storia).
Bisogna accostarsi con umiltà ed un profondo amore per l'arte di fare cinema.
Grazie allora al Maestro per averci regalato questa perla; parafrasando un scena chiave del film: ce ne ricorderemo e sarà per noi un conforto.
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aristoteles
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lunedì 3 agosto 2015
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scacco matto
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Poetico ,intenso , drammatico,emozionante.
La vita e la morte ,fragole appena raccolte e una partita a scacchi.
L'inevitabile si puo' rimandare ma non per sempre.
Tutto il film e' un'immensa opera teatrale, e forse l'unico appunto che si puo' fare e' che, in quanto tale, il ritmo dei dialoghi e dell'azione e' molto lento.
Meravigliosi i volti e le interpretazioni dei due protagonisti principali:il cavaliere e la morte.
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antonio tramontano
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sabato 28 febbraio 2015
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gli enigmi universali della condizione umana
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Siamo in pieno Medioevo. Il cavaliere Antonius Block al ritorno dalle Crociate incontra la Morte. Ella gli si presenta bianca e vestita di nero, scaltra e riservata, annunciandogli che la sua ora è giunta. Antonius ha perso la propria fede, è ossessionato da quesiti a cui il mondo risponde soltanto con il silenzio, domande che rivolge alla stessa Morte affinché gli
sveli i propri segreti. Ma l’unica ricompensa che ella può offrire al coscienzioso cavaliere è una sfida, e ciò si concretizza nella celebre partita a scacchi con la quale il momento temuto potrà essere, tramite una vittoria, solo rinviato.
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Siamo in pieno Medioevo. Il cavaliere Antonius Block al ritorno dalle Crociate incontra la Morte. Ella gli si presenta bianca e vestita di nero, scaltra e riservata, annunciandogli che la sua ora è giunta. Antonius ha perso la propria fede, è ossessionato da quesiti a cui il mondo risponde soltanto con il silenzio, domande che rivolge alla stessa Morte affinché gli
sveli i propri segreti. Ma l’unica ricompensa che ella può offrire al coscienzioso cavaliere è una sfida, e ciò si concretizza nella celebre partita a scacchi con la quale il momento temuto potrà essere, tramite una vittoria, solo rinviato. Questo l’incipit di uno tra i più grandi capolavori della settima arte firmato dal maestro svedese, un filosofo e drammaturgo che ha fatto del cinema il luogo in cui esternare la sua visione della condizione umana. Il film in questione, come molti altri della sua lunga filmografia, presenta temi come la solitudine dell’uomo, la ricerca di senso, la reazione agli eventi traumatici che la vita ci pone di fronte. Non manca un’intelligente ironia (qui rappresentata dal personaggio dello scudiero Jons) e una speranza esclusivamente terrena che trova risposta nell’amore, quello espresso da una famiglia di saltimbanchi, la cui bellezza è di ostacolo alla morte. Risposta tutta umana all’assenza di un Dio.
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il befe
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giovedì 19 febbraio 2015
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opera magistrale
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Un vero caposaldo di rappresentazione epica, un testo decisamente poliedrico
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marilena
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lunedì 13 ottobre 2014
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la danza finale
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Ho rivisto il Settimo Sigillo , dopo anni dalla prima volta. E' stato ancora più bello di quando da giovane. E' inutile parlare di questo grande film, i temi trattati sono universali. gli attori sono formidabili, secondo me bergmar supera se stesso. Vorrei ricordare l'ultima scena, prima del the end. Il saltimbanco, è un uomo semplica e buono e solo lui vede la danza della Morte chi si porta via il Crociato e gli altri sei personaggi, che si intravedono neri su uno sfondo glaciale da paesaggio nordico,e, in questo caso, desolato. E' una scena che non ho mai dimenticata e non si può dimenticare "Danzano solenni allontanandosi dal chiarore dell'alba a un luogo sconosciuto"( Frase ricordata a memoria e forse non esatta ).
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Ho rivisto il Settimo Sigillo , dopo anni dalla prima volta. E' stato ancora più bello di quando da giovane. E' inutile parlare di questo grande film, i temi trattati sono universali. gli attori sono formidabili, secondo me bergmar supera se stesso. Vorrei ricordare l'ultima scena, prima del the end. Il saltimbanco, è un uomo semplica e buono e solo lui vede la danza della Morte chi si porta via il Crociato e gli altri sei personaggi, che si intravedono neri su uno sfondo glaciale da paesaggio nordico,e, in questo caso, desolato. E' una scena che non ho mai dimenticata e non si può dimenticare "Danzano solenni allontanandosi dal chiarore dell'alba a un luogo sconosciuto"( Frase ricordata a memoria e forse non esatta ).Il cavaliere si è sacrificato per il saltimbanco, che è simbolodella vita, della famiglia, di tutto il buono che c'è nella vita.
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dario fireman
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giovedì 30 gennaio 2014
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tanto inquietante quanto inevitabile
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Il cavaliere Antonius Blok incontra la morte e la sfida. Cerca di evitarla, allontanandola tramandole contro e sfidandola in una partita a scacchi dove lei diceva di essere imbattibile. Alla fine il protagonista, cavaliere che non crede in Dio ed ha fatto dell'egoismo uno dei suoi punti di forza nella vita, si rende conto di non poter aggirare la morte e farà in modo di sacrificare se stesso, piuttosto che l'allegra famigliuola incontrata sul suo percorso. Tutte le scene e tutti i personaggi hanno un significato. Rappresentano i silenzi dell'uomo, i suoi malesseri, la sua pochezza, la sua fede, le sue paure. Bergman riflette molto probabilmente la sua figura nel protagonista, da uomo laico che si interroga sulla presenza di Dio e sull'impossibilità di di coglierlo con la propria mente.
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Il cavaliere Antonius Blok incontra la morte e la sfida. Cerca di evitarla, allontanandola tramandole contro e sfidandola in una partita a scacchi dove lei diceva di essere imbattibile. Alla fine il protagonista, cavaliere che non crede in Dio ed ha fatto dell'egoismo uno dei suoi punti di forza nella vita, si rende conto di non poter aggirare la morte e farà in modo di sacrificare se stesso, piuttosto che l'allegra famigliuola incontrata sul suo percorso. Tutte le scene e tutti i personaggi hanno un significato. Rappresentano i silenzi dell'uomo, i suoi malesseri, la sua pochezza, la sua fede, le sue paure. Bergman riflette molto probabilmente la sua figura nel protagonista, da uomo laico che si interroga sulla presenza di Dio e sull'impossibilità di di coglierlo con la propria mente. Il cavaliere sentirà il desiderio di salvare da una morte precoce la famiglia di saltimbanchi., l'unica senza particolari macchie o cattiverie verso il prossimo. Per tutti gli altri non ci sarà nulla da fare (epica la scena del taglio dell'albero da parte della morte, che fa presagire ad un gran finale). Verranno portati via tutti insieme dalla morte, con Antonius in testa, La morte, che lo ha beffardamente atteso e riusciva a scoprire i suoi pensieri, le sue mosse, le sue paure, non gli darà scampo. Magnifica interpretazione di Max Von Sydow e di Bergt Ekerot (nei panni della morte), che in una delle frasi più significative risponde alla domanda del cavaliere, riguardo segreti da svelargli in punto di morte. Lei risponde che non ha segreti da svelare. Perchè? "Non gli serve sapere". Monumento del cinema, capolavoro assoluto
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byrne
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sabato 9 novembre 2013
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ricordi di un altro cinema
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Verboso, ridondante e macchinoso, il film più noto all'estero dell'immenso regista scandinavo si ispira ad una sua propria pièce teatrale per portare sullo schermo un bagaglio di inquietudini, timore e impressioni in grado di spaventare il più incallito dei cinici. Con la sua particolarissima messinscena in continua imitazione e straordinaria travalicazione dei modus operandi dell'arte pittorica, narra la storia di un Crociato che, di ritorno da una guerra di cui sappiamo ben poco, avendo persa la ragione di vita incontra la Morte in persona che, su una spiaggia tormentata da onde feroci, sarà da lui impunentemente sfidata a scacchi, nella scena forse più celebrata della storia del cinema.
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Verboso, ridondante e macchinoso, il film più noto all'estero dell'immenso regista scandinavo si ispira ad una sua propria pièce teatrale per portare sullo schermo un bagaglio di inquietudini, timore e impressioni in grado di spaventare il più incallito dei cinici. Con la sua particolarissima messinscena in continua imitazione e straordinaria travalicazione dei modus operandi dell'arte pittorica, narra la storia di un Crociato che, di ritorno da una guerra di cui sappiamo ben poco, avendo persa la ragione di vita incontra la Morte in persona che, su una spiaggia tormentata da onde feroci, sarà da lui impunentemente sfidata a scacchi, nella scena forse più celebrata della storia del cinema. La partita durerà a lungo..
Allegorìa solenne e perentoria sulla ricerca della pace e della divinità. Come in un Dante in celluloide, al più tremendo dei drammi psicologici si affiancano pungenti stoccate satiriche in un cammino attraverso le tenebre in cui il protagonista, etereo fantasma in cotta di maglia interpretato da un Max Von Sydow pressochè perfetto, troverà la sua ragione e la sua fede in una felice e pezzente famiglia di dolcissimi artisti circensi. Per quanto riguarda le riprese e il lato visivo, Bergman ha gettato nel mare del cinema un monolite di forza vertiginosa ed autorità inamovibile. La bella fotografia in bianco e nero, tutta giocata su contrasti tra bianchi abbacinanti e neri cupissimi, serve su un piatto d'argento alcune delle sequenze più memorabili e strazianti che si ricordino. La partita a scacchi, ma anche la processione di fustigati, lo spettacolino degli artisti, l'allucinante corteo di morti della scena finale. Il montaggio è insolitamente fresco e moderno, l'ispirazione poetica innegabile. Con tutte le sue pecche, merita indubbiamente la gran fama che lo circonda. Grande film.
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luca scial�
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lunedì 5 agosto 2013
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la cupezza del medioevo, tra ansie e paure
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Antonius Blok è un cavaliere che torna dalla Crociata stanco e deluso, insieme al suo scudiero. S'imbatte in un villaggio dove la peste dilaga. Timoroso della morte, decide di sfidarla a scacchi. Durante la partita s'imbatte in vari personaggi, tra cui una coppia di attori che gli infondono nuova fiducia nel prossimo. Ma la morte e la cupezza la fanno sempre da padrona.
Uno dei lungometraggi più conosciuti e rappresentativi del cinema di Bergman. Cupo, oscuro, qui la Morte si manifesta nella propria totalità e filosofia. Non è un pericolo nascosto ma una certezza con la quale fare i conti. Il regista svedese ben dipinge quanto si respirava nel Medioevo, tra fanatismo religioso, peste e costante paura dell'aldilà.
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Antonius Blok è un cavaliere che torna dalla Crociata stanco e deluso, insieme al suo scudiero. S'imbatte in un villaggio dove la peste dilaga. Timoroso della morte, decide di sfidarla a scacchi. Durante la partita s'imbatte in vari personaggi, tra cui una coppia di attori che gli infondono nuova fiducia nel prossimo. Ma la morte e la cupezza la fanno sempre da padrona.
Uno dei lungometraggi più conosciuti e rappresentativi del cinema di Bergman. Cupo, oscuro, qui la Morte si manifesta nella propria totalità e filosofia. Non è un pericolo nascosto ma una certezza con la quale fare i conti. Il regista svedese ben dipinge quanto si respirava nel Medioevo, tra fanatismo religioso, peste e costante paura dell'aldilà.
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