Il cappio

Film 1957 | Drammatico 96 min.

Regia di Wojciech Has. Un film Da vedere 1957 con Gustaw Holoubek, Aleksandra Slaska, Teresa Szmigielówna, Tadeusz Fijewski. Cast completo Titolo originale: Petla. Genere Drammatico - Polonia, 1957, durata 96 minuti. Valutazione: 4 Stelle, sulla base di 1 recensione.

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Ultimo aggiornamento mercoledì 13 novembre 2024

Un uomo è alle prese con la propria dipendenza dall'alcol. Dovrà inziare una battaglia con questo demone.

Consigliato assolutamente no!
n.d.
MYMOVIES 4,00
CRITICA
PUBBLICO
ASSOLUTAMENTE SÌ
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Un film proibito per molto tempo che mostra una dissoluzione privata e sociale che lascia poco spazio alla speranza.
Recensione di Giancarlo Zappoli
mercoledì 13 novembre 2024
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Kuba Kowalski è un artista alcolizzato che alle 8 del mattino riceve la sua fidanzata la quale gli ricorda che passerà a prenderlo alle 20 per accompagnarlo in una clinica in cui inizierà la terapia di disintossicazione. Da quel momento seguiamo l'evolversi della sua giornata in cui lo scandire del tempo lo separa da quella che per lui è una decisione difficile da prendere. Gli incontri che farà lo costringeranno a confrontarsi con il suo passato oltre che con la sua dipendenza.

L'opera prima di un regista che avrebbe poi raggiunto la fama tra i cinefili con Il manoscritto trovato a Saragozza.

Alla base di questo film c'è il racconto di Marek Hlasko dal titolo "Pierwszy krok w chmurach" al centro di una strana vicenda. Vince infatti il Premio dell'editoria polacca ma poco dopo allo scrittore, che aveva venticinque anni, viene fatto divieto di rientrare in patria in quanto traditore del socialismo. Hlasko non metterà più piede in Polonia e morirà all'estero nel 1969.

Wojciech Has, che in precedenza era un documentarista, sceglie proprio questo testo 'difficile' per il suo esordio nel lungometraggio cosiddetto 'di finzione'. Ma di finzione ce n'è così poca che il suo film non riceverà il visto per le proiezioni al di fuori dei confini. Non si vuole, da parte del Potere, che passi all'estero l'immagine di una Polonia in cui l'alcolismo è una piaga diffusa che si rivela come un chiaro sintomo di un malessere sociale ed esistenziale.

Agli appassionati di cinema che non disdegnano le opere di grandi autori del passato il film non può non far venire in mente Giorni perduti di Billy Wilder che vede nei panni dello scrittore alcolizzato Don Birman un Ray Milland che conquistò l'Oscar per questa interpretazione. Gustaw Holoubek si rivela assolutamente all'altezza dell'omologo statunitense con in più la consapevolezza di stare toccando un nervo scoperto della società socialista in cui vive. Un personaggio dirà: "Il peggiore dei sogni è la vita. Ma anche questa passa".

Come si poteva affermare ciò quando il socialismo reale rappresentava se stesso come il paradiso in terra a cui tutta l'umanità avrebbe dovuto aspirare? La regia di Has può sembrare oggi molto teatrale ma già la scelta di quel tipo di bianco e nero che lo avvicina al noir più classico ci prepara a vicende oscure che in questo caso non contemplano omicidi ma piuttosto una dissoluzione interiore. Quest'ultima, oltre che nei primi piani desolati e desolanti dei bevitori al bancone di un bar, si riassume efficacemente nelle parole di un capitano di un posto di polizia che afferma che quando combatteva da partigiano non si sarebbe mai aspettato che la società del futuro avrebbe avuto delle connotazioni così disperate.

Has è abile nel fondere il privato (un possibile amore del passato che fa la sua ricomparsa o il furto di un gioiello) con il contesto sociale che non lascia spazio alla speranza finendo con l'indicare la vodka come ineluttabile strumento di alienazione.

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