Titolo originale | Yu guanyin |
Anno | 2003 |
Genere | Azione |
Produzione | Cina |
Durata | 110 minuti |
Regia di | Ann Hui |
Attori | Zhao Wei, Nicholas Tse, Yunlong Liu, Jianbin Chen, Haiying Sun . |
Tag | Da vedere 2003 |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 11 gennaio 2010
CONSIGLIATO SÌ
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Yang Rui ha una carriera sicura nelle mani della consorte-capoufficio, ma si innamora della misteriosa He Yanhong. La scelta gli costerà la povertà e anche il carcere, ma soprattutto la scoperta del passato dell'amata, che in realtà si chiama An Xin ed è un'ex-poliziotta con una storia tragica alle spalle. Ben deciso a non perderla, Yang Rui la raggiungerà nella provincia dello Yunnan, ma dovrà confrontarsi con il ritorno dei fantasmi del passato di An Xin e con il compimento di un destino inevitabile.
Ci volevano la cifra autoriale di Ann Hui - fatta di melò struggenti nella loro sobrietà, di passioni analizzate freddamente nella loro inevitabile evoluzione in tragedia - e la penna ispirata della sceneggiatrice Ivy Ho (Comrades, Almost a Love Story) - ineguagliata psicologa di faccende d'amore - per rendere merito al soggetto/romanzo di Hai Yan e realizzare una delle prime coproduzioni prestigiose e riuscite tra Cina popolare e Hong Kong.
La Hui tira fuori il meglio dal cast, trovando in Vicki Zhao Wei una (forse) inattesa attrice di rara intensità, una "dea della pietà" credibile e dimessa lontana da certe parti "ornamentali" interpretate in passato; ancor più rimarchevole l'uso che la regista fa di Nicholas Tse, il bamboccio di Heroes in Love trasformato in un Mao Jie nel contempo perfido e "umano", strumento di una crudeltà irrazionale ma scritta nel destino. La storia d'amore tra i due occupa uno spazio relativamente breve nello svolgimento del film, ma è il perno attorno a cui ruota non solo l'intreccio, ma l'intero messaggio che Ann Hui ha voluto infondere alla pellicola: la collisione tra le maschere di una società rigidamente intesa e le pulsioni dei sentimenti. Mao Jie è uno spacciatore di droga, ma quello che prova è un amore più sincero e vitale di quello che la società, la famiglia e le circostanze hanno scelto per An Xin.
Quale la scelta giusta? Ma soprattutto esiste una scelta, visto che non si può sfuggire alla condanna, che sia per opera della mala o della società? Ma in fondo il Fato ha già scelto come tirare i fili, secondo la migliore tradizione canton-buddista; opporsi ad esso è vana utopia. Goddess of Mercy ha il dono di ribadire con vigore intento e necessità della New Wave di HK - quella di cui la Hui è stata iniziatrice ancor più che autorevole esponente - trovando il giusto compromesso tra le esigenze del cinema post-handover dell'ex-colonia e il legame rinsaldato con la propria madre naturale, la sua antesignana e omonima controparte francese.