L'attrice è protagonista di The Breaking Ice di Anthony Chen, in cui dimostra la sua capacità di spaziare tra generi e registri con straordinaria naturalezza. Al cinema.
di Emanuele Sacchi
Il volto etereo e ialino traduce una apparente fragilità, ma sotto quello sguardo misterioso sembra nascondersi una seconda e imprevedibile personalità. Capace di esprimere un’intensità emotiva straordinaria, Zhou Dongyu è una delle attrici più affascinanti e talentuose del cinema cinese contemporaneo. Nata nel 1992, ha costruito una carriera costellata di interpretazioni profonde, in grado di catturare la vulnerabilità e la forza interiore dei suoi personaggi. Il suo recente ruolo in The Breaking Ice (2023) di Anthony Chen conferma il suo status di star in grado di spaziare tra generi e registri con straordinaria naturalezza.
Zhou Dongyu ha esordito al cinema con Under the Hawthorn Tree (2010), diretto da Zhang Yimou. Il film, un melodramma ambientato durante la Rivoluzione Culturale, le ha permesso di mostrare la sua innata abilità nell’esprimere emozioni con delicatezza e autenticità. Il ruolo le ha subito conferito visibilità e premi, inaugurando una carriera che si è rapidamente consolidata con scelte intelligenti e interpretazioni raffinate.
Negli anni successivi, Zhou ha sperimentato diversi generi, mostrando una straordinaria versatilità. In Soul Mate (2016) di Derek Tsang, figlio d’arte del grande Eric - attore e regista della new wave di Hong Kong - ha offerto un ritratto intimo e intenso di un’amicizia femminile travagliata, che le è valso il Golden Horse Award come miglior attrice. Il successo internazionale è poi arrivato con Better Days (2019), un potente dramma sulla violenza scolastica che ha conquistato pubblico e critica e sfidato la censura del governo cinese. Ritirato dai festival e poi tardivamente riproposto, è un film che ha segnato profondamente il cinema panasiatico del decennio, soprattutto grazie alla performance di Zhou, calatasi nel ruolo di una studentessa tormentata. È la definitiva consacrazione, anche grazie alla visibilità raggiunta all’estero dal film, che ottiene una nomination agli Oscar nella categoria del miglior film internazionale.
Uno degli elementi più affascinanti del percorso di Zhou Dongyu è la sua capacità di interpretare personaggi complessi di donne in bilico tra fragilità e determinazione. La sua recitazione si distingue per una naturalezza quasi documentaristica: le sue espressioni minime, la capacità di trasmettere emozioni attraverso piccoli gesti e sguardi, la rendono un’interprete profondamente empatica.
Nel corso della sua carriera, ha oscillato tra ruoli più introspettivi e altri più dinamici. In film come Us and Them (2018), ha incarnato con realismo il rimpianto di un amore giovanile, mentre in Hidden Blade (2023) ha esplorato il thriller storico con una presenza scenica magnetica. Anche in The Breaking Ice (2023), diretto da Anthony Chen, emerge la sua straordinaria capacità di creare personaggi che vivono nel sottotesto, lasciando intuire più di quanto dicano esplicitamente.
Il successo di Zhou Dongyu si deve a una combinazione di fattori: talento naturale, selezione accurata dei progetti e una presenza scenica che fonde vulnerabilità e carisma. A differenza di molte star del cinema cinese contemporaneo, Zhou ha evitato ruoli troppo costruiti o artificiosi, prediligendo storie intime e universali.
Inoltre, la sua collaborazione con registi di talento – da Zhang Yimou a Derek Tsang, da Rene Liu ad Anthony Chen – ha contribuito a costruire un percorso artistico solido e variegato. Il suo lavoro è una testimonianza di come il cinema cinese stia evolvendo, dando spazio a narrazioni più sfumate e a personaggi femminili sempre più stratificati.
Con una carriera in continua ascesa e un talento che non smette di sorprendere, Zhou Dongyu è destinata a rimanere una delle figure più importanti del cinema asiatico e internazionale nei prossimi anni.