Daniele Vicari si immerge mito di Fela Kuti, inventore dell’afrobeat e simbolo di rivolta e risveglio delle coscienze, e dell'italiano che per una vita tentò di raccontarlo. ACCEDI | GUARDA ORA IL FILM »
di Emanuele Sacchi
Come si può costruire la biografia di un personaggio larger than life come Fela Kuti? Proprio come ha fatto Daniele Vicari, verrebbe da dire. Quando la realtà è talmente incredibile da non essere rappresentabile, meglio raccontare la percezione della stessa, il suo lascito, il mito che la circonda, mediando la narrazione attraverso un duplice livello di astrazione.
Fela - Il mio dio vivente – da oggi in streaming su MYmovies ONE - non è la biografia di Fela. E non è neppure la biografia di Michele Avantario, ossia di colui che cercò di girare un film su Kuti senza riuscirci. Il film di Vicari è tutte queste cose insieme: è il racconto di un nulla di fatto, attorno a cui ruotano vite così ricche e variegate da essere inafferrabili, leggende del mondo di ieri, quando ancora c’era spazio per segreti e misteri inesplicabili.
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Ma chi sono Fela e Michele? Fela Kuti è un musicista nigeriano unico, l’inventore dell’afrobeat e autore di più di cento dischi irresistibili. Una macchina da groove degna di James Brown, che per l’Africa nera è divenuto simbolo di rivolta e risveglio delle coscienze, assurgendo a figura quasi sciamanica per la gente di Lagos. Inviso al governo nigeriano e ai servizi segreti occidentali, Fela è sempre stato un coacervo di contraddizioni, poligamo e difensore dei diritti civili, padrone assoluto di una comunità-stato – la “repubblica” di Kalakuta – ma sedicente socialista e libertario. In ogni caso maggiore della somma delle sue (innumerevoli) parti.
Al punto che Avantario per lui perse la testa, fino a lasciare un lavoro redditizio come video editor in Rai per seguire Fela in Nigeria e cercare di convincerlo a lasciarsi immortalare in un film biografico. Pur restando amico fraterno e guru di Avantario, Fela si rifiuterà ostinatamente di partecipare al film, ostacolandone la realizzazione fino all’ultimo.
Dopo la scomparsa di entrambi – Fela nel 1997, Avantario nel 2003 – tutto quel materiale raccolto assume una forma nuova nelle mani di Vicari. A tratti sembra di risalire il fiume di Apocalypse Now (guarda la video recensione), con Fela nei panni del colonnello Kurtz e Avantario in quelli del fotografo adorante, interpretato da Dennis Hopper.
Ai pensieri e alle parole di Michele dà voce Claudio Santamaria e l’utilizzo di un attore agevola l’espressività e la straordinarietà dello stream of consciousness di Avantario. Nella cascata di ricordi si ripercorre anche l’irripetibile estate romana di Renato Nicolini, i concerti che Fela tenne a Roma dove conobbe anche il carcere per possesso di marijuana.
Quello assemblato da Daniele Vicari è un viaggio indimenticabile, sia per chi è già caduto vittima dell’incantesimo sciamanico di Kuti, come lo stesso Avantario, sia per chi è destinato a scoprire un artista-mondo e a rivedere quindi le proprie priorità. Perché una volta che si è entrati in contatto con il “dio vivente” non c’è scampo: si può solo seguire la corrente del suo ininterrotto flusso di suoni, danze e vita, per avvicinarsi a un mistero inafferrabile e impossibile da ingabbiare con una macchina da presa.