Un po' come l'apprendista stregone avevo deciso di raccontare una grande storia d'amore. Evidentemente ero tentato da questo azzardo e avrei potuto cavarmela benissimo, ma le mie esigenze più profonde, come le mie pretese più coscienti, mi fecero capire, che non ero in grado di realizzare da solo certe immagini, semplicemente perché non le avevo, perciò chiesi aiuto a Fagioli, alla sua esperienza e alla sua immaginazione. E Maruschka (Detmers) era d'accordo perché anche lei sentiva questa insufficienza e, come per me, le era insopportabile subirla. E così, come ho sempre detto, si lavorò in tre e ne è uscito un film originale di cui rivendico di essere l'autore, ma non il solo autore, e anche quel coraggio di aver sfidato il conformismo, l'assurda regola che un autore quasi per una sua dignità professionale non possa essere «illuminato» da nessuno che non faccia parte della famiglia dei cineasti": così affermò Marco Bellocchio, in una bella intervista di Malcom Pagani su "Micromega", su Diavolo in corpo, il film "scandaloso" del 1985 che viene riproposto a Roma, al MAXXI alle ore 21, stasera sabato 8 febbraio, insieme ad un altro film scandaloso di Ingmar Bergman che verrà proiettato alle 18 (Monica e il desiderio: secondo Truffaut, il film "che tutti dovrebbero fare quando hanno vent'anni").
Si può firmare a più mani un film molto personale (Massimo Fagioli non ha mai accettato il fatto di non apparire, né lui né l'analisi collettiva, nei crediti come coautore)? Si possono mettere insieme i film di due grandi autori e accorgersi che iniziano a "parlare" tra di loro? Si può filmare la cosa più misteriosa, attraente e impalpabile che c'è, ovvero il desiderio delle donne? Chiunque verrà al MAXXI potrà trovare qualche risposta, anche grazie a Maurizio Sciarra dei 100autori, al critico Giona Nazzaro e soprattutto a Marco Bellocchio che converseranno con me e il pubblico (tra i due film, c'è anche la possibilità di prendere respiro con un aperitivo scontato grazie al biglietto del cinema).