Mai avremmo immaginato di dover scrivere qualsiasi cosa su un regista come Lasse Hallström, del quale uscirà in sala il 18 maggio il nuovo film, Il pescatore di sogni. Un po' perché non ha regalato capitoli irrinunciabili della storia del cinema, un po' perché le sue cose migliori, pensiamo ad esempio a Buon compleanno, Mr. Grape (1993), sono ormai lontane nel tempo. Ci siamo completamente ricreduti tornando a vedere i videoclip degli Abba, dei quali Lasse fu artefice. Quel laccato gusto kitsch marchio di fabbrica di una band che neppure a noi, irriducibili rockettari, riesce a fare orrore, appare oggi irresistibile. In particolare, andrebbe studiato come si fa con il più raro dei reperti il video di "Take a Chance on Me", basato su un principio di split screen (i quattro musicisti disposti in primo piano come figurine, ma ammiccanti tra loro) che fa venire in mente più i Ricchi e Poveri dei Queen di "Bohemian Rapsody". E la macchina da presa indugia sui volti, ad esempio quello lattiginoso di Agnetha Åse Fältskog (la biondina) che immersa nel flou fa l'occhiolino allo spettatore come neanche Cicciolina in Orgia atomica. Veramente sublime. Più canonici "Dancing Queen" (ma la canzone non si discute) e "Mamma Mia" (quest'ultimo sembra addirittura amatoriale) ma non ci sono dubbi che per lo svedese Hallström i videoclip siano stati il biglietto da visita per una rispettosa carriera cinematografica culminata con la nomination all'Oscar per il suo titolo di maggior successo, Chocolat (2001).

Il primo lungometraggio a spaccare è comunque sempre all'insegna della band scandinava, ovvero ABBA Spettacolo (1977) che nonostante un'esile trama (un povero deejay insegue il gruppo per tutta l'Australia) è il pretesto per mostrare performance live. Il secondo film, prodotto in Svezia, La mia vita a quattro zampe (1985), ha un eccellente riscontro, anche di critica, e svela la vena intimista dell'autore, alle prese con un racconto di formazione adolescenziale piuttosto riuscito. Spunti sui riti di passaggio di un ragazzino costretto a passare l'estate da uno zio in campagna mentre la madre è convalescente, che si ritrovano poi nel già citato Buon compleanno, Mr. Grape. All'apparenza le due storie non si assomigliano per niente, ma sono simili l'approccio e l'attenzione al contesto da parte del regista, che per la sua avventura americana (siamo nell'Iowa rurale) si porta dietro il direttore della fotografia Sven Nykvist. Il giovane Grape (Johnny Depp) manda avanti da solo la drogheria di famiglia dopo il suicidio del padre e la malattia della madre, in più con un fratello disabile mentale a carico (Leonardo DiCaprio in un ruolo bellissimo, per il quale riceve la nomination all'Oscar). Se in La mia vita a quattro zampe era la vicinanza con una amica dodicenne a favorire la crescita del protagonista, qui è pur sempre il sopraggiungere di una ragazza emancipata, Juliette Lewis, a regalare una speranza di romanticismo al povero Depp. Purtroppo, dopo due prove intense, lo stile già a rischio leziosità di Hallström si fa definitivamente patinato, tanto che i racconti successivi soffocano per eccesso di calligrafismo. Stendendo un pietoso velo sul mieloso Le regole della casa del sidro (1999), è proprio Chocolat a imporre il suo sguardo dolciastro, non troppo lontano dai flou dei video degli Abba. Il film, però, ha un grande successo, conquista il pubblico femminile e contribuisce a rendere Johnny Depp, zingaro posticcio, un sex symbol. Tolta la parentesi cinofila e lacrimosa di Hachiko – Il tuo migliore amico (2009), ora Hallström con Il pescatore di sogni torna al suo genere preferito, il romanticismo esotico stile Baci Perugina.