
De Sica figlio diventa serio, come papà nel Generale della Rovere.
di Pino Farinotti
Il figlio più piccolo
Nel nuovo film di Pupi Avati, Il figlio più piccolo, Christian De Sica abbandona il panettone, insomma abbandona se stesso. È una didascalia scontata e un po' generica, perché Christian ha fatto talmente tanto che se ci vai a guardare trovi anche ... roba seria. Per esempio in Compagni di scuola, di suo cognato Carlo Verdone, dove faceva una parte drammatica, seppure "sorridente", una memoria di Franco Fabrizi nel Bidone di Fellini: lo accusavano di un furto e lui, risentito e grottesco, si spogliava per mostrare di non aver niente addosso. Se è vero che il tempo screma l'essenziale, se scegli un'unica istantanea di Christian, si forma quella dei "panettoni". È riduttivo ma è così. L'ex ragazzone, l'ex figlio –ormai ha quasi sessant'anni- da tempo ha smesso di mettersi in competizione con papà. Altre categorie, nel senso stretto e in quello largo. Vittorio era un artista, Christian è un prodotto, certo buono. Sono prodotti i film di Aurelio De Laurentiis, è un prodotto la Tim, alla quale di questi tempi si dedica anima e corpo. Va detto che una competizione, Christian, l'ha certamente vinta, ha fatto molti soldi, infinitamente più del padre, e non è solo un confronto fra cinema artistico e cinema commerciale, è che Vittorio quando aveva dei soldi se li giocava.
Idolo
Comuque papà è l'idolo di Christian, e come poteva non essere così. Da anni De Sica jr. sta cercando di portare sullo schermo qualche episodio della vita di suo padre. Ma nessuno sembra volerlo aiutare, parlo di finanziamenti naturalmente. Nel documentario Vittorio D. di Mario Canale e Annarosa Morri, Christian parla a lungo di suo padre, come artista, come uomo e come padre. E non è sempre così indulgente. Racconta della sorellastra Emi, che non sapeva di avere. Un giorno la ragazza si presentò ai due fratelli, Christian e Manuel. Emi figlia di Vittorio e di Giuditta Rissone era nata nel '42. Sul set di Un garibaldino al convento, Vittorio si innamorò dell'attrice spagnola Maria Mercader, dalla quale ebbe poi Manuel ('49) e Christian ('51). Christian racconta, "papà aveva due donne, è così, e le ebbe per tutta la vita. Certo, non era facile per nessuno". Quando è arrivato Avati con la sua proposta Christian non poteva che esserne felice. Aveva la possibilità di fare come papà, qualcosa di "serio".
Ricorso
Era un ricorso che si presentava mezzo secolo dopo. Perché anche per il grande artista De Sica padre, quando nel 1959 si vide affidare da Roberto Rossellini un ruolo serio, si trattava di un precedente. La parte era quella del generale Della Rovere, nel film omonimo. Vittorio, in carriera, aveva interpretato tutto, e sempre ruoli leggeri, alcuni anche inadeguati, per via del suo continuo bisogno di soldi.
Eppure anche nel quadro "leggero", Vittorio ha fatto arte purissima. Fra i molti personaggi ne ricordo due, il nobile che gioca a scopa col bambino figlio del suo portiere ne L'oro di Napoli, e il maresciallo Carotenuto in Pane amore e fantasia e nei "pane e amore" successivi. Nel Generale della Rovere, De Sica è Giovanni Bertone, un piccolo truffatore durante la guerra a Roma. Un colonnello della S.S. lo convince a interpretare il ruolo del generale morto, per smascherare un capo partigiano. Bertone si identifica a tal punto che alla fine muore fucilato, da eroe. De Sica non fa mai sorridere in quella parte, è proprio un altro, perfetto naturalmente. Quando gli domandavano di quel ruolo, Vittorio diceva "ero pieno di paure, era la prima volta, e se non fossi stato all'altezza non mi avrebbero più chiamato". Io non credo che avesse tanta paura.
Furbetti
Nel Figlio più piccolo, Christian è un costruttore pieno di debiti che cerca cavarsela attraverso mille trucchi. Ricorda quei personaggi romani, i famosi "furbetti" che dal nulla cercavano diventare principi della finanza, magari facendo offerte per acquisire una MGM, o roba del genere. Credo che la scuola di De Sica, la parte migliore, consolidata da modelli che erano un po' Sordi e un po' il Gassman del Sorpasso, lo soccorrerà. Del resto lui è un ottimo attore. E certo non è in cattive mani. Già una volta Avati si era giocato una carta simile, e proprio col dioscuro di Christian. Nel '96 il regista diresse Massimo Boldi in Festival. L'attore faceva la parte di un comico senza più successo che interpreta un ruolo drammatico. Se la cavò benissimo Boldi, e certo De Sica non vorrà essere da meno del suo antico partner.