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C'erano una volta l'uomo dai sei milioni di dollari e la donna bionica

Lee Majors e Lindsay Wagner celebrati al Roma Fiction Fest.
di Tirza Bonifazi Tognazzi

Le origini di Steve Austin e Jaime Sommers

giovedì 10 luglio 2008 - Incontri

Le origini di Steve Austin e Jaime Sommers
A discapito della limitatezza dei mezzi tecnologici e dell'artigianalità degli effetti speciali, L'uomo da sei milioni di dollari (liberamente ispirato al romanzo "Cyborg" di Martin Caidin) e il suo spinoff, La donna bionica, sono divenute delle serie tv cult. Era il 1974 quando sul piccolo schermo comparve per la prima volta il colonnello Steve Austin, dotato di poteri straordinari ottenuti in seguito a un intervento "bionico". Acquisita la velocità, la forza fisica e una vista sopraffina, l'uomo da sei milioni di dollari (questo il costo complessivo dell'operazione) necessitava solamente di una donna. L'anno successivo incontrava e si innamorava della campionessa di tennis Jaime Sommers, che a sua volta, in seguito a un incidente, trovava negli arti bionici una seconda identità come paladina della giustizia celata dietro alle vesti di insegnante. Sono passati più di trent'anni dalla creazione dei primi esseri umani bionici televisivi, ma nell'immaginario collettivo Lee Majors e Lindsay Wagner continuano a rappresentare l'uomo dai sei milioni di dollari e la donna bionica, al punto che il Roma Fiction Fest ha deciso di celebrarli con la proiezione delle puntate pilota originali delle due serie tv. In attesa che esca il cofanetto dvd delle prime tre stagioni televisive di questi due miti della fantascienza.

Come siete arrivati a interpretare Steve Austin e Jaime Sommers?
Lee Majors: All'epoca avevo un contratto con la Universal e avevo appena finito di recitare in un paio di serie quando mi hanno presentato lo script che originariamente s'intitolava "Cyborg". L'ho letto e mi sembrava divertente. Inizialmente però temevo che potesse essere una cosa alla Batman e Robin e ho chiesto che il mio personaggio fosse quanto più umano possibile, altrimenti non avrei accettato la parte. Dopo qualche tempo mi sono accorto che nello show non c'erano donne, c'erano big foot, robot e altri nemici da combattere, ma nessuna presenza femminile. Così ho chiesto ai produttori di darmi una compagna e così è entrata in scena Jaime Sommers.
Lindsay Wagner: Anche io avevo un contratto con la Universal che però era giunto al termine, le nostre strade si stavano separando. Tuttavia mi chiesero di prendere parte a una puntata de L'uomo da sei milioni di dollari e quando si accorsero che il mio personaggio funzionava e che piaceva alle donne e ai bambini, mi hanno rinnovato il contratto. Da lì allo spinoff il passo è stato breve.

Quando avete realizzato che eravate diventati delle icone del XX secolo?
Lindsay Wagner: Quando ero piccola il mio nome non era molto comune in America così ero abituata al fatto che se qualcuno chiamava Lindsay si riferiva a me. Quando ho iniziato a sentire quel nome diretto a qualcun altro ho capito quanto il mio personaggio avesse influenzato le donne, al punto da dare il mio nome alle figlie. Mi capita ancora di ricevere delle lettere da donne cui genitori avrebbero voluto che facessero le estetiste o le insegnanti e che hanno trovato il coraggio di intraprendere carriere scientifiche e di opporsi ai genitori grazie a La donna bionica.
Lee Majors: L'ho realizzato molti anni dopo che la serie era terminata. Negli ultimi dieci anni mi è spesso capitato che la gente venisse da me e mi dicesse quanto aveva apprezzato la mia interpretazione ne L'uomo da sei milioni di dollari. E nonostante abbia preso parte anche a tanti altri progetti, la cosa mi rende felice.

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