Miele

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Un film di Valeria Golino. Con Jasmine Trinca, Carlo Cecchi, Libero de Rienzo, Vinicio Marchioni.
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Titolo originale Miele. Drammatico, durata 96 min. - Italia 2013. - Bim Distribuzione uscita mercoledì 1 maggio 2013. MYMONETRO Miele * * * - - valutazione media: 3,36 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

UNA GOLINO AMBIZIOSA MA POCO SEDUCENTE Valutazione 2 stelle su cinque

di giugy3000


Feedback: 5907 | altri commenti e recensioni di giugy3000
martedì 7 maggio 2013

Se ne parlava come il film dell'anno, capace di far resuscitare un cinema italiano in declino, che rarissime volta porta sul piatto tematiche difficili ed attuali come quelli di vita e morte, men che mai da una donna dietro la macchina da presa e perdipiù al suo primo lungometraggio. Premettendo che a tali vicende così drammatiche e dibattute da millenni nella bioetica e fuori è impossibile dare votazioni, è bene segnalare attraverso un 7- del tutto simbolico e giocoso che la Golino ha dato vita ad una pellicola troppo ambiziosa e chi troppo vuole nulla stringe, perchè il risultato non è per nulla armonico, ma ricco di clichè imbarazzanti e bellissimi spunti riflessivi che rimangono ahimè irrisolti e mal abbozzati.
Irene, nome in codice Miele, svolge una vera e propria doppia vita. Per i parenti, amici e fidanzato è una studentessa in trasferta che divide la stanza con una coinquilina, ma in realtà è un angelo di morte che a seconda delle chiamate di un suo compare (ex fidanzato e amico medico) pratica il suicidio assistito ai malati terminali. Attività balorda che richiede sangue freddo e numerosi spostamenti in Messico, paese nel quale Miele si rifornisce di un farmaco letale ma legale per sopprimere i cani e di cui, ovviamente, fa usufruire le sue vittime che hanno liberamente deciso di porre fine alla loro non-più-vita. Un giorno però si trova di fronte all'ingegner Grimaldi, uomo di mezza età che infrange alcune regole del suo non tanto etico lavoro: non solo non vuole alcun aiuto nella sua pratica di morte, ma non è vittima di nessuna malattia fisica apparente e il motivo alla base della sua scelta parrebbe "solo" una forte depressione. La ruotine di Miele vacilla fortemente e l'interrogativo decisivo è dietro l'angolo: varrà ancora la pena dedicare la sua vita a quell'attività? Lei, che si è sempre creduta sicura ed invincibile, non è forse ancor più fragile dei pazienti che ogni giorno le chiedono una buona morte?
La temeraria Golino ci mette di fronte ad uno dei muri più alti ed invalicabili dei discorsi sociali odierni con due pregi immensi: riesce a non scivolare mai nello stucchevole pur trattando della più lacrimevole delle trame e ci porta all'attenzione del suicidio assistito, tema quasi mai intavolato che differisce dall'eutanasia per il fatto che l'atto finale di togliersi la vita - somministrandosi le sostanze necessarie in modo autonomo e volontario - è compiuto interamente dal soggetto stesso e non da soggetti terzi.
La dispensatrice di morte della regista è un personaggio così lontano e così vicino a noi: ha solo trent'anni, sa cos'è il vero dolore per aver perso un genitore in tenera età, è ferma nel suo agire come una guerriera ma addolcisce i più tragici momenti dell'esistenza altrui, facendo scegliere il sottofondo musicale con cui andarsene, stordendo prima con della vodka il/la malato/a.
Interessantissime alcune scelte di sceneggiatura, una colonna sonora accattivante che stordisce a tratti lo spettatore, come se alzando il volume dell'ipod potessimo sentire meno il rumore del dolore;torna il tema del mare, caro già ad Amenàbar, dove Irene si immerge spesso, per purificarsi dopo ogni "esecuzione" come per lavarsi le ferite dell'animo che i suoi gesti giorno dopo giorno le creano. Altro pregio l'eccellente fotografica e last but not least l'eccezionale interpretazione di Jasmine Trinca, perla del cinema italiano che emanava sentore di successo già nella sua straziante parte in "La meglio gioventù" di Giordana. Arriviamo alle note dolenti. La parte di Carlo Cecchi nell'ingegner Grimaldi è sconnessa, sopra la righe, a tratti insulsa per ciò che riguarda l'intensità di confidenza che raggiungerà con Irene, legata a lui come ad un padre mancato e in certe scene ben oltre il semplice affetto. Tutto il film pare protendere verso un finale e un significato e poi ecco che invece il tutto si ribalta e si ha la sensazione di non comprendere fino in fondo quei sorrisi equivoci che a tratti Miele riserva a sè e al giro di vite che le ruota attorno. Un prodotto confezionato in maniera poco attenta, dove si evita sì il melenso ma si riesca anche di andar lontano da quel dolce trasporto che si deve avere guardando spettacoli così tristi. (difetto, questo, bissato già da Bellocchio). Assurda la velocità dei cambiamenti di vista e prospettive, poco credibili le vicende sentimentali di Miele che anch'esse ruotano continuamente, così come i suoi credi esistenziali che arrivano a sfiorare in ultimo una prospettiva quasi religiosa nel film mai contemplata!
Se dunque ci fermiamo, come fu già per "Bella addormentata" agli interrogativi innumerevoli sollevati da cui in emergono in punta di piedi le convinzioni dei registi, la pellicola è da lodare, ma se andiamo un po' oltre le macrotematiche e ne approfondiamo il loro svolgimento e la loro portata a livello scenografico, la delusione è assai vicina. Prodotto dal compagno Riccardo Scamarcio, il debutto di Valeria Golino purtroppo riesce solo a metà, facendoci ancora una volta riflettere sulla necessità di leggi chiare e necessarie sul non morire come animali nel buio della sofferenza, ma la storia non seduce e quel che è peggio si fa dimenticare presto, troppo presto.

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freerider mercoledì 8 maggio 2013
ottimo commento
47%
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53%

Ottimo e puntuale commento che condivido in pieno. Prima di occuparsi di un tema così delicato e drammatico bisognerebbe farsi 10 esami di coscienza e chiedersi se si è veramente all'altezza, altrimenti meglio lasciare stare. Ciao

[+] io credo..... (di francesco2)
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juana venerdì 11 ottobre 2013
si
71%
No
29%

il tuo commento è un po lunghetto...ma sono piu che d accordo. un film pieno di silenzi sofistici e colpi di colonna sonora ricercata piu rivelatrice di narcisismo che di mood della scena.: )

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